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TikTok: da ora commenti e utenti si possono cancellare e bloccare in blocco

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Photo by Hello I'm Nik on Unsplash

Oggi TikTok introduce una feature che permetterà ai creator di gestire e affrontare gli hater in modo più semplice.

Precisamente, l’azienda sta lanciando nuovi tool che permetteranno ai creator di cancellare in massa i commenti e bloccare gli utenti, invece di dover moderare i commenti uno ad uno. 

Per usare la nuova funzione, è possibile premere a lungo su un commento o toccare l’icona della matita in alto a sinistra per aprire una finestra di opzioni. In seguito, è possibile selezionare fino a 100 commenti o account, rendendo più facile e veloce la procedura.

La feature arriva prima in Gran Bretagna, Sud Korea, Spagna, Emirati Arabi Uniti, Vietnam e Tailandia, e continuerà ad espandersi nelle prossime settimane.

L’aggiornamento potrebbe però creare delle controversie, siccome i creator possono curare un’immagine intorno a un personaggio, di cui i contenuti appaiono ben accolti dalla comunità, solo perché sono stati cancellati la maggior parte dei commenti, che invece risultavano negativi e contratri al contenuto pubblicato.

TikTok sta infatti dando ai creator l’intero controllo: approccio simile a Facebook, dove gli utenti possono cancellare tutto quello che non vogliono appaia sul loro profilo, inclusi i commenti ai loro post.

Source: TikTok

Tuttavia, questa potrebbe essere l’opzione giusta per TikTok, dal momento che il suo social network è principalmente caratterizzato da conversazioni attraverso i video. I formati video della piattaforma infatti offrono duetti da fare con altri utenti, come l’ultimo uscito il Green Screen Duet.

Con queste feature, alcuni utenti riprendono il video di altri  per esprimere il loro disaccordo o criticarli facendosi notare dai propri follower. In questo modo, però, gettano hater sull’account del post originale e in questa situazione risulterebbe utile ai creator avere la possibilità di eliminare i commenti e bloccare utenti. (Naturalmente, fino a che punto questa è una reazione giustificata può dipendere dalla vostra posizione sul post e sulla politica in questione).

L’azienda afferma che determinati abusi possono essere scoraggianti per i creator e di questo abbiamo la conferma con l’esperienza di alcuni di loro. Charli D’Amelio con i suoi 116 milioni di follower ne è certamente un’esempio, più volte ha comunicato pubblicamente che trovava difficile divertirsi creando contenuti sulla piattaforma, siccome riceve molti commenti negativi e di body shaming.

Certo, l’introduzione di questo nuovo tool all’applicazione non risolverà tutti i problemi, ma aiuterebbe sicuramente i creator a gestire l’odio che ricevono, dando loro un po’ più di controllo sul loro profilo e il permesso di sgomberare un po’ la loro sezione dei commenti.

Cos’è l’ATT – App Tracking Transparency di Apple?

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ATT app tracking transparency

A Luglio 2020 il mondo del mobile è stato scosso dal terremoto iOS 14, che ha introdotto – oltre che tanta incertezza – diversi concetti nuovi, come quello di ATT o AppTrackingTransparency.

Cosa è l’ATT – App Tracking Transparency?

A partire dall’aggiornamento iOS 14.5, rilasciato ufficialmente da Apple il 26 Aprile 2021, il consenso degli utenti per il monitoraggio degli annunci sarà gestito attraverso il sistema AppTrackingTransparency (ATT). 

Gli sviluppatori di app saranno quindi tenuti a utilizzare il framework ATT – AppTrackingTransparency se la loro app raccoglie dati sugli utenti e li condivide con terze parti per scopi di monitoraggio attraverso app e siti web.

A partire da iOS 14.5, quindi, l’ATT non consentirà il tracciamento cross-website e cross-app delle app, compreso l’IDFA che non sarà più disponibile a fini di tracking, a meno che l’utente non scelga attivamente di farlo.

Perché l’ATT – App Tracking Transparency è importante?

Con l’introduzione di iOS 14.5 l’ATT è diventato mandatorio per tutte le app mobile iOS, e gli sviluppatori di app, per essere conformi alle linee guida di Apple, dovranno cambiare il loro approccio alla gestione dei consensi degli utenti per l’ad tracking.

Questo significherà tenere il consenso in primo piano quando si progettano le caratteristiche dell’UX per massimizzare l’opt-in dell’utente e garantire che gli utenti siano informati.

Le conseguenze dell’ATT

Secondo i primi test, gli utenti che accetteranno di essere “tracciati” saranno in una percentuale dal 10% al 30%. Questo fattore avrà ripercussioni sull’attribuzione della acquisizione utenti a pagamento, in quanto gli MMP non saranno più in grado di utilizzare gli IDFA per attribuire le conversioni ai vari Facebook, TikTok e agli altri canali per quanto riguarda gli utenti che non abbiano accettato espressamente di essere tracciati.

Gli IDFA non potranno più essere utilizzati nemmeno per le campagne di retargeting, e per creare liste specifiche di utenti come ad esempio i Look-a-like. I nuovi modelli di attribuzione si baseranno per le campagne iOS, si baseranno direttamente sullo SKAdNetwork di Apple.

Di seguito, alcuni link utili per sopravvivere al terremoto iOS 14

 

App Review: Stocard – salva tutte le tue carte

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Stocard è l’app tedesca, presente anche in Italia, che permette di salvare tutte le proprie carte fedeltà in formato digitale sui dispositivi mobile, così da alleggerire i nostri portafogli e farci risparmiare tempo alla cassa.

Stocard è disponibile gratuitamente su Play Store e App Store ed è utilizzabile, oltre che sugli smartphone, anche sui dispositivi smartwach.

Come funziona Stocard?

L’applicazione può essere utilizzata senza obbligo di registrazione. Tuttavia, si consiglia la creazione di un account per poter sfruttare l’opzione di backup delle carte, molto utile in caso di cambio di dispositivo o se si desidera condividere l’account con gli altri membri della famiglia. La registrazione all’app può avvenire tramite account Google o Facebook o tramite indirizzo email. 

Per procedere con l’inserimento delle carte fedeltà è sufficiente premere sul pulsante “+ Aggiungi Carta” collocato nella schermata principale dell’applicazione. Dopodiché è necessario selezionare il negozio dall’elenco fornito di “Aggiunte di frequente” o effettuando una ricerca nel campo “Cerca”. È inoltre possibile registrare carte fedeltà di piccole attività non presenti sull’applicazione tramite il pulsante “+ Altra Carta”.

A questo punto si aprirà automaticamente la fotocamera del dispositivo con cui inquadrare il codice a barre della carta fedeltà e la registrazione sarà completata. In caso di mancato riconoscimento del codice a barre è prevista anche l’opzione di “Inserimento manuale” che permette di inserire manualmente il codice cliente segnato sulla tessera.

Quando ci si recherà a fare shopping sarà quindi sufficiente mostrare sul proprio dispositivo il codice a barre della carta registrata su Stocard perché venga scannerizzato in cassa.

Features

Oltre alla possibilità di salvare le proprie carte fedeltà preferite, Stocard ha recentemente aggiunto la funzione Stocard Pay che permette di effettuare pagamenti contactless tramite l’applicazione. Con Stocard Pay gli utenti possono ricevere una Mastercard virtuale direttamente nell’app con cui effettuare pagamenti in maniera facile, veloce e sicura. La registrazione al servizio è digitalizzata e richiede pochi minuti e il trasferimento di denaro sul proprio account può avvenire tramite Iban, carta di credito o debito.

Un’altra interessante feature di Stocard è la sezione “Offerte” che permette di visualizzare coupon, sconti, volantini e cataloghi dei negozi preferiti direttamente sull’app.

Infine l’Assistente Carte, sfruttando l’accesso alla posizione, mette subito a disposizione la carta giusta da usare quando ci si trova nei pressi di un determinato negozio.

Verdetto finale

Stocard è un’applicazione per carte fedeltà semplice e intuitiva che vanta recensioni molto positive. Presenta funzioni più elementari come quella principale di inserimento delle carte, ma anche altre più avanzate come il servizio Stocard Pay, che costituisce un valore aggiunto per un’app di questa categoria. Stocard rappresenta sicuramente un valido assistente nello shopping di tutti i giorni.


Prova Stocard:

Google Play Store Badge

App Store Badge


 

Il modello vincente “Buy now, pay later”: il caso Zilch

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Il modello “Buy now, pay later” lanciato da app come Klarna e Affirm è stato uno dei grandi successi e-commerce di questo anno: l’opzione che permette di pagare dopo ciò che si compra online è diventata molto popolare e ha portato le autorità finanziare del Regno Unito a esaminare come viene regolato questo spazio. In questo contesto una nuova azienda sta crescendo e si appresta a espandersi negli USA.

 Zilch, startup londinese che si vorrebbe espandere negli Stati Uniti, offre un servizio “Buy Now, Pay Later” molto strutturato visto che forma accordi direttamente col consumatore, bypassando integrazioni di e-commerce con i siti dei commercianti. La compagnia ha appena ottenuto $80 milioni di finanziamenti equity di serie B, raggiungendo un valore di $500 milioni. 

Il finanziamento è stato condotto da Gauss Ventures e M&F fund, insieme ad altri investitori anonimi. Per il momento la startup aveva privilegiato i finanziamenti da parte di individui e piccole imprese, ma questo potrebbe cambiare a causa delle mire espansionistiche dell’azienda. Zilch conta attualmente più di 500.000 utenti, con circa 4.000 che si aggiungono ogni giorno. 

Il metodo BNPL è diventato estremamente popolare durante la pandemia (avevamo già parlato di Klarna nella nostra recensione) e Worldpay ha riportato che nel Regno Unito, terzo paese al mondo per utilizzo dell’e-commerce, questo tipo di pagamento corrisponderà al 10% di tutte le transazioni nel 2024, quando il mondo dell’e-commerce britannico varrà £264 miliardi. Zilch si è specializzato nei pagamenti con Mastercard, unica carta che si può utilizzare: grazie ad un accordo l’utente può decidere, quando paga con Mastercard, se pagare in rate o in maniera tradizionale. 

Zilch, inoltre, non impone commissioni sui pagamenti, ma riceve una percentuale delle transazioni del commerciante ( una parte della tassa che essi pagano alla compagnia delle carte di credito, spesa considerata sostenibile tenendo in conto le maggiori conversioni): le rate corrispondono al 25% del prezzo e possono essere pagate in 6 settimane. Quando un utente non paga una rata il servizio viene bloccato ma, nel momento in cui il consumatore paga gli arretrati, non è soggetto ad ulteriori commissioni.

Questo sistema che non ha commercianti come intermediari è stato il successo di un grande sito: Amazon. La compagnia di Bezos si è infatti da subito concentrata sulla relazione con l’utente, non volendo essere ostaggio dei commercianti e venditori. Nonostante questa differenza il CEO di Klarna ha accusato Zilch di aver rubato l’idea dalla sua azienda: Zilch, tuttavia, usa un metodo leggermente differente e diretto, rivolgendosi solo a Mastercard per i pagamenti (ma a breve potrebbe arrivare anche VISA).

Proprio per il tipo di pagamento che offre Zilch è stata riconosciuta nel 2020 un azienda di credito per il consumatore, e le autorità finanziarie britanniche stanno lavorando affinché il rischio che qualcuno usi il servizio senza avere i soldi effettivi per pagare le rate sia minimo. Anche altri competitor potrebbero ottenere questo status ma sarà più difficile.

Sembra che, inoltre, Zilch si prepari a fare un ulteriore passo in avanti: collegare la carta di credito degli utenti ad una sorta di portafoglio digitale che renderà i pagamenti ancora più facili. In futuro è possibile che la competizione con Klarna ed altre firme si faccia più accesa, ma Zilch al momento sembra star avendo un periodo di forte crescita. 

App Store Preview Video – una guida completa

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I video preview degli App Store sono tra gli strumenti più potenti ed efficaci per incentivare i download e l’utilizzo della propria app mobile. Se non si è familiari con creare, usare e valutare un video preview, è possibile che non si ottengano i risultati sperati. 

In questa guida approfondiamo questo aspetto fondamentale della Pagina Store della nostra applicazione mobile.

Cosa sono i video preview  nell’App Store (iOS)?

Source: Apple App Store

I video preview sono video usati per dare agli utenti una rapida idea delle features, interfaccia, funzionalità di un’app o di un gioco pubblicato nell’App Store di Apple.

Nell’App Store i video promozionali per la propria app iOS sono chiamati “app preview”. Lo sviluppatore crea il video, il quale è poi caricato nello Store. 

Qui di  seguito riportiamo degli esempi di video preview degli Store di Winelivery e PhotoSì:

I video servono ad attrarre l’attenzione e devono essere molto interattivi; La visibilità e il ranking di una app dipendono anche da essi.

Perché fare un video preview?

Ci sono varie ragioni per cui si dovrebbe creare un preview video. Secondo StoreMaven, dal rilascio di iOS11, questi video hanno aumentato il tasso di conversione delle app di più del 47%. 

Elenchiamo alcuni motivi per cui caricare un video preview nella propria scheda Store potrebbe essere un vantaggio:

  • Le app preview sono gli asset più creativi nell’App Store
  • I potenziali utenti sono più attratti dai video che dalla lettura di un testo o delle immagini.
  • Con più di due milioni di app disponibili nell’App Store, i developer hanno molte difficoltà a far risaltare la propria: considerando che la maggior parte delle app non ha preview video si può facilmente battere la concorrenza. 
  • I video delle app sono noti a livello statistico per aumentare i tassi di conversione delle app, i download e il tasso di engagement. 
  • I video funzionano: YouTube è uno dei siti web più frequentati per un motivo. Persino Facebook è pieno di video, per non parlare di Instagram, Snapchat e Twitter.
  • Le preview hanno il massimo potenziale per far sapere alla audience di cosa tratta la propria app.
  • I video permettono all’utente di fare delle scelte consapevoli.
  • I video possono essere usati per una possibile campagna di  pre-order, disponibile per Apple.

Inoltre, più di 8/10  giochi gratis nella top 100  negli Stati Uniti hanno almeno un video preview. 

Perché non dovresti avere dei video preview?

La preview ha molti vantaggi e benefici ma purtroppo ha anche dei lati negativi, ed è bene considerarli prima di caricare il proprio video.

Questi sono gli aspetti negativi riscontrati nel creare un video preview:

  • Le app preview sono tra gli elementi più costosi del marketing, quindi, se si sta considerando l’ipotesi di fare dell’ A/B testing, creare una varietà di preview video potrebbe consumare molto budget.
  • I video sono più difficili da creare rispetto agli screenshots e altri materiali marketing, visto che richiedono creatività e tempo extra. 
  • È possibile che sia necessario cambiare i video a causa della natura in constante evoluzione delle app e della loro tecnologia.
  • Rispetto a Google Play, l’App Store ha delle regole e linee guida più stringenti. Questo presenta una grande sfida per i developer di app.
  • Se il video non è accattivante l’effetto potrebbe essere opposto: piuttosto che una promozione il risultato sarebbe un allontanamento degli utenti. Ci vuole molta energia, tempo e dedizione per creare un video perfetto.

Creare i video preview

Una volta chiariti i pro e i contro dei video preview, andiamo a vedere come crearne uno di successo. La maggior parte degli sviluppatori di app decide di impiegare dei professionisti esterni per la creazione dei video preview quindi grazie a questo outsourcing non c’è molto bisogno di conoscere i trucchi del mestiere.

Naturalmente, assumere qualcuno costa: per questo potrebbe essere utile conoscere qualche tecnica, al fine di minimizzare i costi di produzione.

Registrare il video

La maniera più semplice è lo screen recording: considerando che il video sarà visto su dispositivi diversi sarebbe appropriato registrarli su diversi prodotti Apple. Per fortuna Apple stessa può venire in aiuto grazie a QuickTime Player (versione 10). Questi sono gli step da seguire.

Quando si registra una app iOS:

  • Connettere il telefono al Mac
  • Aprire QuickTime Player
  • Selezionare File e New Movie Recording 
  • Cliccare la freccia vicina al tasto “registra”
  • Scegli il telefono sotto Camera e Microfono

Quando si registra una app macOS:

  • Aprire l’app
  • Aprire QuickTime Player
  • Scegliere File e New Screen recording 
  • Cliccare la freccia vicino al tasto “Registra”
  • Scegliere un microfono interno

Quando si registra una tvOS app:

  • Usare un cavo USB-C e collegare la TV Apple al Mac
  • Aprire QuickTime Player, Scegliere File e New movie recording
  • Cliccare la freccia vicino al tasto “registra”
  • Scegliere AppleTV 

Modificare il video

La registrazione del  video è solo metà del lavoro, il resto consiste nel modificarlo. Per fare ciò si può usare iMovie o QuickTime. Se si è esperti nel settore si può ricorrere anche a Final Cut Pro X, Adobe Premiere Pro, PaintShop Pro, Pinnacle Studio, Filmora o qualsiasi altra applicazione che serva a questo scopo. 

Consigli per produrre un video preview

Non importa che tecnica o design si usa, ci sono dei consigli che possono rivelarsi utili quando si crea un video:

  • Il video deve essere disponibile sia in formato orizzontale che verticale
  • Ci deve essere un bilancio tra gameplay  e animazione
  • Aggiungere testi e sottotitoli nel video aiuta visto che in molti guardano i video senza audio
  • Le app preview devono essere brevi: un video in genere va dai 25 ai 30 secondi ma molti utenti ne vedranno solo 4-12. Per questo motivo il meglio deve essere presentato subito!

Immagini di copertina di impatto

Le immagini di copertina sono quelle foto che si vedono prima che parta il video. Alcuni si potrebbero chiedere perché faticare a crearne una accattivante quando si ha già il video.

Qui di seguito alcuni esempi in cui l’uso della copertina può risultare utile:

  • Per chi ha una connessione lenta: il video potrebbe non partire subito e il poster frame è l’unica cosa che l’utente vedrà
  • Sull’App Store le app preview sono mostrate una alla volta. Nel caso in cui vengano mostrati vari video insieme ed uno stia andando, la propria copertina verrà visualizzata sotto quest’ultimo
  • L’auto-play può essere disattivato dall’utente quindi una bella copertina potrebbe invogliare l’audience a vederlo
  • Se il telefono ha poca batteria forse il video potrebbe non partire in automatico: anche qui avere un poster frame può aiutare

Per queste ragioni è importante creare una immagine a impatto. Inoltre, se non viene selezionata una foto specifica, l’App Store ne sceglierà una in default che, se non è di proprio gusto, potrà essere cambiata tramite App Store Connect. 

Un problema potrebbe essere il processo di inserimento del poster perché in questo caso bisogna anche inviare una nuova app preview per ottenere l’approvazione. 

Qui potete trovare una guida di Apple alle impostazioni.

Quali sono le risoluzioni da usare per le App Preview?

Ci sono vari tipi di risoluzione per le app preview che uno dovrebbe conoscere, perché a seconda del dispositivo un video potrebbe non vedersi così bene. 

Non sarà necessario, tuttavia, creare tanti video per ogni Apple device, al massimo se ne dovranno creare tre: uno per iPhone, uno per iPhone X e uno per iPad. 

  • Per gli iPhone fino all’ 8 plus vale la regola: 1080 x 1920 pixel per la versione verticale, 1920 x 1080 per quella orizzontale 
  • Per gli iPhone X, Xs Max e XR: 886 x 1920 pixel per la versione verticale e 1920 x 886 per l’orizzontale.
  • Per iPad e iPad Pro: 1200 x 1600 per la versione verticale e l’opposto per quella orizzontale.

Ci sono inoltre delle linee guida che possono essere trovate nell’ App Store Connect Help

Alcune questioni tecniche…

Ci sono alcune regole da seguire prima di pubblicare il video.

Source: Apple help desk

Queste riguardano le dimensioni massime del prodotto (500 MB), la lunghezza (15-30 secondi), orientazione (verticale e orizzontale, ma i macOS usano solo l’orizzontale), la versione OS (iOS8 o successive) e le versioni Safari (8) e macOS (10.10 o successive).

Per quanto riguarda Google…

Su Google Play non ci sono grosse restrizioni, il video può durare fino a 2 minuti (consigliato al massimo 1 minuto) e deve essere mostrato in orizzontale. Ciononostante è stato notato che quando nel video si mostrano device Android e il badge Google Play la visibilità aumenta.

Cosa è cambiato con iOS 11?

 A settembre del 2017 iOS11 è stato rilasciato e, nonostante ormai si parli di diversi anni fa, l’impatto è stato notevole:

  • Autoplay: l’app preview parte in automatico quando siamo nello Store ma in muto, a meno che l’utente non ci clicchi sopra. Inoltre, il video continua ad andare in loop.
  • Il numero delle app preview: sono massimo tre, rispetto a prima quando se ne poteva caricare solo una.
  • Localizzazione: i video possono essere caricati in lingue diverse a seconda del paese
  • Testo: se prima era sconsigliato ora i sottotitoli sono ampiamente sfruttati.
  • iPhoneX: Apple ha aggiunto una feature che permette di prendere appunti quando si crea una app preview.

Il design perfetto: come creare una app preview di impatto e efficace?

Innanzitutto cercare altri esempi di app preview di app di successo può essere utile per capire cosa si vuole e cosa è meglio fare per ottenere buoni risultati. In ogni caso, qualsiasi sia lo stile che si sceglie, è importante concentrarsi sulle features e il contenuto.

È bene ricordarsi che si possono caricare fino a tre video: nel caso in cui si scelga di farne così tanti è fondamentale che ognuno di questi si concentri su aspetti diversi della propria app mobile. 

I primi secondi sono essenziali per catturare l’attenzione degli utenti, per dire loro velocemente di cosa tratta la propria app e perché dovrebbero scaricarla.

È consigliato evitare l’utilizzo di conti alla rovescia, icone, splash screen all’inizio. Si raccomanda di avere invece una storyboard per gestire in maniera ottimale ogni secondo e mostrare varie interfacce, feature e benefici. I colori dovrebbero rispecchiare quelli dell’app. 

Linee guida per le App preview 

Elenchiamo in seguito le principali linee guida da tenere a mente quando si crea un preview video.

  • Usare video appropriati: i video sono mostrati a tutti in qualsiasi momento nell’App Store, dunque il proprio dovrebbe tenere in conto le audience giovani dai 4 anni in su.
  • Usare video/foto che mostrano l’interno dell’app: Apple vuole immagini interne all’app, non persone esterne che la usano o video che mostrano l’evoluzione e sviluppo dell’app.
  • Gli elementi devono essere autorizzati: non violare i copyright e non sfruttare elementi su cui non si ha un permesso.
  • Essere corretti: niente volgarità, violenze, temi da adulti e blasfemia.
  • Onestà: non ingannare gli utenti
  • Mettere in chiaro come funziona l’app: nel caso ad esempio di acquisti in-app e iscrizioni.
  • Gameplay: per le app gaming è meglio sfruttare dei gameplay e non altri tipi di fotomontaggi.

Come usare il testo?

Il testo dovrebbe dare un contesto al video e le parole devono essere scelte con cura; il linguaggio deve essere chiaro, semplice e comprensibile. Trattandosi di sottotitoli o testi vari è bene che questi siano facili da leggere in tempi rapidi.

È sconsigliato scegliere parole e testi che si riferiscono a eventi, stagioni e periodi specifici. È invece inutile mostrare le recensioni e il prezzo, dato che questi potrebbero essere diversi a seconda del paese in cui si trova l’utente e visto che si trovano già nella pagina dell’app. 

Il video può inoltre essere utile per sottolineare questioni importanti che riguardano l’app. 

Come usare l’audio? 

Cosa succede quando l’utente decide di cliccare nel video? Sentirà l’audio! 

Bisogna dunque ricordarsi di controllare se si hanno i diritti legali per usare una certa musica o suono. Nel caso in cui l’app stessa abbia una propria musica è consigliabile proporla, in modo da creare un’associazione diretta tra l’audio e il prodotto. 

Meglio una sola colonna sonora per dare un senso di continuità; nel caso si voglia usare una voce registrata questa deve essere riprodotta in maniera professionale. Senza un’alta qualità del suono gli utenti potrebbero decidere che l’app non è di valore!

L’importanza della localizzazione

Ci sono più di 40 lingue disponibili nell’App Store e ognuna di esse dà un’opportunità diversa.

Oggi è possibile creare un target e mostrare a una popolazione il video che preferiamo. È evidente che c’è un lavoro da fare in termini di scelta della linguistica e degli accenti, dell’impatto che avrà il video su una cultura ecc., ma se ben fatto si possono ottenere dei livelli di crescita notevoli!

Come testare i video preview

Mostrare un video preview, insieme a delle tecniche ASO ben studiate, può essere un asset vincente, ma, come tutte le cose, anche questo deve essere testato. 

Si può testare il contenuto e le varie combinazioni degli elementi, verificare se la presenza del video aumenta la visibilità e il tasso di conversione (e come avere uno, due o tre clip cambia queste variabili), testare la sequenza dei video, quindi quale dovrebbe apparire per primo e l’ordine. 

Per concludere…

Gli app preview video sono un elemento essenziale nel lancio di una app e i benefici superano di gran lunga i lati negativi: un video di presentazione può catturare l’attenzione dell’utente, spiegandogli brevemente come funziona l’app e convincendolo a scaricarla. Ogni Store è diverso ma in generale le regole che abbiamo riportato si applicano a tutti; consigliamo dunque la creazione di un video e una strategia ASO ben costruita (a questo proposito potete leggere la nostra guida ASO). 

I Pionieri nel Mobile marketing: Davide Pettenuzzo – Momox

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Davide Pettenuzzo - momox

Per la sezione “I Pionieri del Mobile Marketing” questa settimana abbiamo fatto due chiacchiere con Davide Pettenuzzo, SEO Team Lead a momox, azienda leader nel settore “re-commerce” per libri, CD/DVD, videogiochi e anche vestiti in Europa. 

Davide, iniziamo con una domanda semplice, racconta in breve ai nostri lettori il tuo percorso professionale fino ad arrivare a lavorare per momox a Berlino. 

Mi sono avvicinato alla SEO e a Berlino quasi per caso. Nel lontano Gennaio 2010, dopo la laurea specialistica in Lingue e comunicazione internazionale all’università di Padova ho vinto una borsa Leonardo per Berlino. Si trattava di uno stage pagato dall’Unione Europea. Ero stato assunto per sei mesi da un’agenzia internazionale che si occupava di consulenza SEO, specializzata nell’ottimizzazione off page (Linklift, R.I.P.). 

All’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse la SEO ed ero stato scelto dalla mia boss semplicemente per la mia esperienza come content manager freelance (scrivevo blog post per diversi siti in diverse lingue), sapevo bene l’inglese, lo spagnolo e abbastanza bene il tedesco. Ma esperienza di marketing online zero. 

Pensavo che sarei tornato in Italia dopo lo stage e invece sono stato assunto a tempo indeterminato. A Linklift sono partito come online marketing manager e poi sono diventato country manager per l’Italia. Dopo 3 anni e mezzo in un’agenzia e dopo aver acquisito la mia solida base di esperienza nel marketing online e soprattutto nella SEO, è iniziato il percorso che mi ha portato a migliorare la crescita organica di diverse realtà internazionali negli ambiti più diversi: comparatori di prezzi, e-commerce di moda, food delivery e infine momox.

È un gruppo che gestisce diverse piattaforme di re-commerce (acquisto e vendita di prodotti usati) sia di abbigliamento (momox fashion in Germania), che di media come libri, cd, vinili, dvd e videogiochi sotto il nome di medimops in Germania e momox shop in Francia. Siamo inoltre presenti con i nostri prodotti in diversi marketplace come amazon (di cui siamo il più grande rivenditore mondiale di libri usati) e Ebay

Un ricordo particolare legato alla tua carriera nel marketing digitale e mobile che ha segnato il tuo percorso professionale? 

Dopo aver lavorato in agenzia e aver seguito principalmente progetti già avviati, quando sono arrivato a foodpanda (piattaforma del gruppo delivery hero) mi era stata assegnata la responsabilità dell’ottimizzazione organica della piattaforma spagnola. 

Il primo giorno in cui ho messo piede in ufficio mi è stato detto: prendi, questo è il sito, questa la app, questi gli accessi, falla performare! (Chi ha lavorato per qualche venture di rocket internet sa cosa vuol dire 😉) 

Per quanto riguarda la parte SEO sapevo come muovermi e cosa fare, ma trattandosi di una piattaforma per la consegna di cibo a domicilio che acquisiva il 70% dei propri ordini tramite app ho iniziato ad imparare le prime basi dell’ottimizzazione per gli app store. È stato interessante applicare le strategie comuni dell’ottimizzazione onpage per web come la ricerca delle keywords o l’acquisizione di backlinks ma lo è stato ancora di più imparare come funzionano le dinamiche per ottimizzare la propria presenza nei diversi app store e le rispettive differenze nella performance organica. 

Un altro aspetto positivo legato al successo di quell’esperienza è stata la coesione tra i diversi team performance, dove ogni canale metteva a disposizione le proprie conoscenze e i propri apprendimenti in un determinato paese o per una determinata campagna in modo da testarli e applicarli in un paese o in un canale diverso. 

Sebbene la tua posizione sia di SEO Team Lead ti occupi, in parte, anche delle app mobile di Momox. Spiegaci in cosa consiste il tuo lavoro.

Detto in due parole mi occupo di crescita organica. Curo, per tutte le piattaforme (web/mobile e app), la loro presenza nei motori di ricerca e l’acquisizione di user tramite canali non a pagamento.  Più nel dettaglio gestisco la creazione dei contenuti, mi occupo della parte tecnica dell’ottimizzazione SEO delle piattaforme, della strategia off page, dell’App Store Optimization, fino a lavorare con il team product per migliorare la user experience e la CRO. 

Per quanto riguarda la parte mobile nello specifico, sono il responsabile dell’App Store Optimization, che ho introdotto nella strategia aziendale. Appena arrivato in azienda ho fatto un audit dei contenuti delle app, delle keywords e della performance organica per tutti i paesi (Germania, Austria, Francia e UK). Collaboro inoltre assieme al team di performance in una serie di A/B test con contenuti e creatives e ho contribuito al lancio dell’app di abbigliamentoSicuramente non c’èda annoiarsi! 

Che cosa s’intende per “re-commerce” e che ruolo gioca questo posizionamento nella vostra strategia marketing?

Per re-commerce si intendono tutti quei business che comprano e rivendono articoli usati e che sostengono una parte dell’economia circolare. Tramite il re-commerce, con il fine del riutilizzo e del riciclo, si rivendono oggetti che non vengono più usati. Detto in parole povere si tratta dell’evoluzione dei mercati di seconda mano. 

Questo business model si può applicare a tantissimi settori, come ad esempio abbigliamento, elettronica, libri, musica, mobili, auto etc…  Questo fattore gioca un ruolo chiave nella nostra unique selling proposition (il nostro motto è “diamo una casa nuova ai vostri oggetti usati”) in quanto si tratta di un modello di business “green” nativo. 

Con l’aumento della domanda degli utenti per prodotti sostenibili e della crescente rinuncia al consumo eccessivo ecco che il fatto di comprare qualcosa di usato va a diminuire gli sprechi e la scelta di acquistare un libro, un maglione o un videogioco usati vanno a spezzare la catena della produzione infinita e, ulteriore fattore importante nella nostra strategia di marketing, il risparmio economico rispetto al nuovo.

Momox è un’azienda nata nel “lontano” 2004 come sito web. Com’è stata la transizione al mobile? E oggi che ruolo giocano le vostre app nella strategia aziendale? 

Devo fare un piccolo excursus storico su quello che fa momox per far capire l’importanza delle nostre app: momox è nata dall’intuizione di comprare e vendere articoli usati ricavando un margine, cercando di intuire la domanda e l’offerta per quel determinato articolo. La differenza principale tra momox e un marketplace come Ebay oppure un sito di annunci è che noi paghiamo immediatamente gli articoli che i privati ci vendono, evitando quindi lo stress per i venditori di dover creare annunci, gestire la comunicazione con l’acquirente e la spedizione. 

La funzione principale  delle nostre app, per iOS e Android, è lo scanner per la lettura dei codici isbn (presenti in ogni libro, film cd, dvd, videogioco e in parte minore in vinili e altri supporti audiovisivi e di gaming). Lo scanner presente nella nostra app, quando inquadra il codice a barre, permette agli utenti di vedere immediatamente il prezzo che noi offriamo per quell’articolo, inserirlo nel carrello e procedere alla scannerizzazione dell’articolo successivo che si intende vendere. 

Una volta ultimato il carrello con tutti i prodotti che si vogliono spedire, prepariamo e inviamo allo user il codice per la spedizione, che è a nostro carico. Una volta che il pacco è arrivato nei nostri magazzini viene manualmente controllato e, una volta verificato che si trovi in condizioni accettabili, viene emesso il pagamento al venditore. Gli articoli che acquistiamo vengono poi rivenduti attraverso i nostri e-commerce oppure attraverso marketplace come amazon e Ebay. Come si può capire da questi processi abbiamo quindi bisogno di acquistare continuamente prodotti da poter rivendere. Acquistando esclusivamente da persone private quindi il fatto di avere una strategia di user acquisition e di user retention di successo, soprattutto tramite app, diventa parte fondamentale del nostro business.  

Passiamo a qualcosa di più pratico. Qual è il tuo canale di acquisizione utenti preferito? 

Beh, non posso che rispondere con tutto quello che è organico! Dal mio punto di vista (ma sono ovviamente di parte) lo trovo quello più sostenibile a lungo termine. La SEO e la ASO, a differenza dei canali di pura performance, toccano molti punti diversi e riescono a coniugare aspetti tecnici e creatività. A differenza di canali dove è necessario un budget per creare e mantenere delle campagne e dove quindi la maggior parte del tempo è dedicato a monitorare, testare e controllare i numeri, la strategia organica, per come si sta indirizzando nel 2021, ha sempre più a che fare con l’esperienza utente (fortunatamente) e quindi mi sto ritrovando a lavorare sempre di più con i product manager che con gli altri marketer. Questa flessibilità e l’ampio spettro di tematiche che concorrono a migliorare la performance organica rendono questo tipo di canale, a mio avviso, il più interessante. 

E, in base alla tua esperienza, quello più efficace? 

Quello che ti fa raggiungere gli obiettivi prefissati! Un bravo CMO ma anche un bravo all-round marketer deve essere in grado di capire quali canali spingere in base al risultato che si vuole raggiungere. Quindi si tratta prima di tutto di capire dove il proprio prodotto potrebbe avere trazione. 

Sicuramente se si tratta di obiettivi e breve e brevissimo termine è meglio puntare sulla performance, a cui va affiancata una buona strategia organica se si vuole crescere e consolidarsi nel mercato. Ma è risaputo che per costruire una buona base SEO ci vuole tempo e i risultati possono vedersi anche dopo mesi. In molti casi c’è la necessità di acquisire una grande quantità di user fin da subito e quindi la lentezza della SEO può diventare frustrante. 

Dalla mia esperienza quello che ho imparato è che alla fine i canali più efficaci sono quelli che ti permettono di costruire un brand conosciuto e rispettato. Avere un brand forte è quello che porta alla fidelizzazione degli user e fa migliorare la customer lifetime value. Quindi investire in una strategia omnichannel (potendo) che riesca a toccare diversi canali, sostenuta da una solida CRM che permetta di non perdere gli user acquisiti, dovrebbe alla fine portare a costruire un brand riconosciuto che ad un certo punto auto alimenti il proprio traffico e le conversioni. 

Per portare il discorso all’estremo, la strategia di marketing più efficace è quella che ti permette di avere traffico e conversioni consistenti anche se a un certo punto decidi di mettere in pausa tutti i canali performance.  

Qual è un insegnamento del passato che ti sei portato dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

Visto che ormai sto diventando vecchio ce ne sono più di uno!  Sicuramente il fatto che, se si lavora in team, quello non vedere ogni canale come qualcosa a sé stante ma comunicare e interagire il più possibile, in quanto la comunicazione e la sinergia tra diversi canali permettono di condividere quello che funziona e di ottimizzare i costi.  

La seconda è testare poco ma testare bene: è inutile passare da un canale all’altro in poco tempo senza nemmeno aver raccolto dati. 

Ultimo ma non meno importante, non dimenticare il tuo prodotto: è controproducente portare un’enorme traffico verso la tua app in poco tempo se questo fa aumentare il tasso di abbandono e addirittura le recensioni negative. Perché poi diventa sempre più difficile l’acquisizione. 

Una delle domande più frequenti tra i nostri lettori riguarda i KPI da tracciare per valutare le performance delle campagne digitali. Se ne dovessi consigliare uno sopra tutti, quali sceglieresti? 

Sono contento di occuparmi di organico per non dover fare i conti con il ROAS . A meno che non si lavori per qualche unicorn con budget infiniti questa è dal mio punto di vista la KPI a cui bisogna fare più attenzione e di cui credo la maggior parte di chi si occupa di campagne marketing deve rendere conto. È la base di partenza credo per lo spending di ogni responsabile marketing. 

Se ho la possibilità di sceglierne due invece ci aggiungo anche customer lifetime value, visto che sul lungo termine è quello che ti fa capire la direzione in cui stai andando. 

Il 2020 è stato senza dubbio un anno molto particolare e difficile, ma guardando al futuro, cosa ti aspetti d’imparare da questo 2021?

Il 2020 ha cambiato sicuramente diversi paradigmi per molti business. Si può tranquillamente dire che le condizioni con cui abbiamo dovuto convivere abbiano accelerato certi processi inevitabili di digitalizzazione delle aziende. La pandemia ha fatto aumentare la consapevolezza verso il digital ma rimane da vedere se alla fine del 2021 la transizione al digitale continuerà allo stesso passo che stiamo vivendo o se ci sarà un rallentamento di certi processi alla fine della pandemia. Quello di cui sono sicuro è che sicuramente qualsiasi tipo di attività avrà bisogno di una minima presenza digitale e che quindi aumentando i player aumenteranno anche le spese per il marketing e la richiesta di figure che se ne occupino. 

Qual è la skill più importante da imparare per un mobile marketer per emergere nella nostra industria? E perché la reputi così importante?

Sicuramente la capacità di lettura dei dati e delle KPI´s. Solo gestendola bene puoi permetterti di non farti sottomettere da essa.

3 consigli per i giovani che intraprendono adesso una carriera nel mobile marketing?

  1. Come dicevo prima un bravo marketer dovrebbe farsi guidare dai dati e dalle kpi´s per prendere delle decisioni, ma non esserne succube. Impara bene la lettura e l’interpretazione dei dati, ma non dimenticare l´istinto e l’approccio olistico a qualsiasi strategia di marketing. 
  2. Continuare a leggere e a studiare ma approfondendo e diventando man mano esperto in quello che più ti interessa, perché sarà quello che farà la differenza nelle tue skills. 
  3. Testare per conto proprio, anche con progetti piccoli o piccolissimi, l’esperienza diretta è quella da cui si impara di più e di cui ci si ricorda per sempre. 

Finiamo con una domanda complicata. iOS 14: sogno o incubo per i marketer? 

Non la vedo né come sogno né come incubo ma come qualcosa di inevitabile con il progresso della tecnologia e l’attenzione ai dati personali. Come tutti i grandi cambiamenti, all’inizio per chi sta dalla nostra parte della barricata può essere vista senz’altro come una gran rottura di scatole.  Sicuramente il tracking sarà più facile da gestire per i grandi player che hanno in house team di esperti preparati e dedicati. Alcuni hanno già preparato delle alternative ad hoc per tracciare le attribuzioni senza grossi problemi. Per i pesci più piccoli all’inizio è un più difficile ma sono convinto che presto arriveranno nuovi tools e nuove strategie aiuteranno a trovare dei workaround e delle soluzioni alla mancanza di dati. 

 

App Review: EasyPol – pagamenti facili e sicuri

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EasyPol è un’app italiana che rende i pagamenti facili e sicuri, presentando la possibilità di pagare oltre 22.000 enti pagoPA senza spid né registrazione. Come funziona e perché la consigliamo? In questa recensione parleremo dei vari pro e contro di questa app.

Come funziona EasyPol?

EasyPol è una app che permette di pagare bollettini postali, bancari (MAV/RAV), bollo auto e avvisi della pubblica amministrazione, il tutto in maniera facile, veloce e sicura. È disponibile su smartphone, tablet e computer. Il primo passo è registrarsi (è possibile segnalarsi come privato o business) con la propria mail personale.

Per effettuare i pagamenti basta inquadrare il QR code o il codice a barra presente nella fattura, altrimenti si possono inserire i dati manualmente. Nel caso in cui si stia pagando il bollo auto bisogna selezionare il tipo di veicolo e inserire la targa. 

Ciò che colpisce di questa app è che non è necessario avere lo SPID o registrarsi. Inoltre è possibile inserire dei promemoria per quei pagamenti ricorrenti come le rate dell’assicurazione, in modo da non dimenticartene. 

Grazie alla collaborazione con Nexi i pagamenti sono sicuri e, quando si paga con la carta di credito,  il trasferimento viene effettuato tramite la tecnologia 3D secure. 

Features



Come abbiamo già detto una delle caratteristiche principali è l’assenza di registrazione e di utilizzo dello SPID, seguita dalla possibilità di inquadrare il QR code o codice a barre per pagare, ma vi sono molte altre features interessanti. 

Quando, ad esempio, si paga un bollettino postale/MAV/RAV le ricevute vengono archiviate e sono sempre disponibili nel profilo dell’utente; è inoltre possibile creare dei promemoria per non dimenticarsi delle rate. 

In più i pagamenti sono molto veloci, addirittura a volte si riescono ad effettuare in soli 37 secondi.

Verdetto finale

EasyPol è un’app intuitiva e molto facile da usare. Per utilizzarla non è necessario passare per processi in banca o avere l’identità elettronica. Questa app è però specializzata soprattutto nei pagamenti di bolli e tasse per la pubblica amministrazione, quindi la sconsigliamo a chi vuole usarla per pagare imprese e commercianti. EasyPol rimane comunque un’eccellenza italiana nell’ ambito del mobile. 


Prova EasyPol:

Google Play Store Badge

App Store Badge


 

Cos’è lo SKAdNetwork di Apple?

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skadnetwork

Con l’annuncio di iOS 14 e la conseguente introduzione del tanto discusso ”App Tracking Transparency Framework” da parte di Apple durante il WDC 2020, oltre al grande scalpore e alla preoccupazione tra gli addetti ai lavori del mobile marketing che sono seguiti, è venuto alla ribalta il concetto di SKAdNetwork.

Cos’è lo SKAdNetwork?

Lo SKAdNetwork è un framework di Apple, introdotto per la prima volta nel 2018, per attribuire le impressioni e i click alle installazioni delle app su iOS, mantenendo allo stesso tempo il totale rispetto della privacy degli utenti.

Tale framework prevede un approccio, diverso alla misurazione delle campagne, in cui i dati a livello di utente non sono disponibili, a causa della riduzione dell’accesso degli sviluppatori all’IDFA.

In conclusione, lo SKAdNetwork è un metodo aggregato per misurare l’attribuzione delle campagne pubblicitarie mobili per le app iOS. SK sta per StoreKit, il framework di Apple per gli sviluppatori per interagire con l’App Store e gli acquisti in-app.

Il framework coinvolge tre entità principali:

  1. La rete pubblicitaria che mostra l’annuncio
  2. L’app che pubblica (dove viene visualizzato l’annuncio)
  3. L’app pubblicizzata

Perché lo SKAdNetwork è importante?

Con il rilascio di iOS 14.5 lo SKAdNetwork sarà l’unico modo per ricevere l’attribuzione delle campagne pubblicitarie su iOS. Le reti pubblicitarie devono registrarsi con Apple, e gli sviluppatori devono lavorare per garantire che le loro applicazioni siano compatibili con il framework. 

Gli sviluppatori di app mobile che vogliono promuovere le proprie applicazioni sui vari network pubblicitari, che siano essi Facebook, Google, dovranno quindi implementare lo SKAdNetwork sulle proprie app. Le impostazioni di attribuzione dello SKAd possono essere definite direttamente sulla piattaforma pubblicitaria, oppure tramite un MMP o Mobile Measuremenent Partner come Adjust o Appsflyer.

Tuttavia lo SKAdNetwork pone alcune sfide per i metodi che i marketer mobili utilizzano attualmente, come per esempio il limite di campagne che ogni advertiser può condurre contemporaneamente per la stessa piattaforma pubblicitaria.

Come funziona lo SKAdNetwork?

Essenzialmente, funziona come un piccolo giardino recintato. Il processo di attribuzione avviene all’interno dell’App Store prima di essere verificato sui server di Apple. Da lì, i dati vengono ripuliti da tutto ciò che potrebbe compromettere l’identità di una persona prima di essere condivisi con le reti pubblicitarie per l’accesso dei dirigenti pubblicitari. Le limitazioni in termini di tracciamento sono intenzionali da parte di Apple.

Apple iOS 14 Attribution
Fonte Singular

Quando un annuncio viene cliccato e lo store viene aperto, l’app di pubblicazione e la rete gli forniscono alcune informazioni di base relative alla rete, all’editore e all’ID della campagna. L’App Store invierà quindi una notifica di conversione riuscita alla rete e riporterà i valori allegati insieme a un valore di conversione che può essere riportato dall’app pubblicizzata.

Tale notifica sarà inviata almeno 24 ore dopo il primo lancio e sarà priva di qualsiasi informazione di identificazione del dispositivo o dell’utente. Inoltre, l’App Store conduce il processo in modo che l’app pubblicizzata non abbia alcuna conoscenza dell’annuncio originale e dell’editore.  In questo modo, la rete riceve un attestato che l’installazione è avvenuta, senza legare l’installazione a un utente specifico, preservando così la privacy.

Lo SKAdNetwork e i misteri legati al futuro

Tra ritardi e cambiamenti continui, il futuro del tracciamento delle campagne pubblicitarie per applicazioni mobile sembra sempre più incerto. A fine Marzo 2021, Apple non ha ancora annunciato una data ufficiale per il rilascio di iOS 14.5 e la definitiva deprecazione degli IDFA.

Il nostro consiglio di rimanere sempre aggiornati seguendo tutte le direttive di Apple in relazione all’implementazione dell’ATT e dello SKAdNetwork, in modo da non trovarsi impreparati quando il tutto diventerà realtà.


Leggi l’Infografica iOS 14: 6 Cose da sapere assolutamente e iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato su tutte le novità in tema di iOS 14.


Hai bisogno di aiuto per il setup dello SKAdNetwork nella tua app mobile e delle campagne iOS 14? Contattaci subito e sapremo offrirti la guida necessaria tramite REPLUG, la nostra agenzia di Mobile Marketing certificata iOS 14.

 

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App Review: Vinted – Vendi i tuoi vestiti di seconda mano

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Vinted

Ormai tutti parlano di Vinted: l’app che ti permette di vendere e comprare vestiti e accessori di seconda mano. Ma il successo è meritato? Oggi vi presentiamo la nostra recensione a riguardo.

Come funziona Vinted?

Dopo averla scaricata, Vinted chiede all’utente di accedere e l’iscrizione può avvenire tramite Facebook, Google o con un’e-mail. Successivamente è necessario scegliere un nome utente e il gioco è fatto. Automaticamente l’utente viene invitato a vendere un articolo e il caricamento di un annuncio è guidato e semplice.

Vanno inseriti:

  • Foto: possono essere inserite fino a 20 foto e Vinted dà dei suggerimenti sul tipo di foto da pubblicare per massimizzare la potenza dell’algoritmo;

  • Titolo: in cui inserire le informazioni principali, il resto potrà essere inserito nella descrizione;

  • Categoria: si spazia da Donna a Uomo fino a Casa, ovviamente ci sono sottocategorie per ognuna di esse.

  • Brand: in cui inserire la marca del vestito che stai vendendo;

  • Condizioni: l’articolo può essere “nuovo” oppure in “ottime, buone o discrete condizioni”;

  • Prezzo: qui Vinted consiglierà il prezzo più adatto, facendo vedere articoli simili a quelli dell’utente che sono già stati venduti nell’app;

  • Voglio scambiarlo: l’ultima opzione è per chi volesse scambiare il proprio articolo con un altro utente.

Features

Vinted

La particolarità di Vinted, rispetto alle altre app di compravendita, è che le spese di spedizione sono già calcolate nel totale dell’acquisto. La spedizione rimane a carico dell’acquirente e chi vende non è assoggettato a commissioni di alcun tipo.

Chi compra può pagare in-app tramite PayPal o saldo Vinted, un metodo considerato sicuro e che può facilitare il processo. Inoltre, per chi volesse, esiste un programma “protezione pagamenti” dove l’acquirente può essere certo che i suoi pagamenti siano al sicuro spendendo un 5% e 0.70 euro in più su ogni acquisto.

Nel caso in cui l’ordine arrivi danneggiato, diverso da come descritto o non arrivi, si può chiedere il rimborso entro due giorni dalla consegna (il reso è a carico dell’acquirente).

Un’altra feature interessante, per chi vende, è la possibilità di inserire degli Sconti sui set: questa funzione, che può essere selezionata dalla schermata profilo, permette di offrire degli sconti agli acquirenti se acquistano più di un articolo dal medesimo venditore. Gli sconti sono preimpostati per quanto riguarda il numero di articoli acquistabili in contemporanea (2, 3 o 5) ma può essere liberamente scelto l’ammontare degli sconti per ogni fascia di acquisto.

Verdetto finale

Per chi vende, l’app è semplice da utilizzare e inoltre non ha alcuna commissione. Questo la rende perfetta per svuotare il proprio armadio in piena tranquillità. Per chi ama comprare oggetti usati è perfetta, basta fare un po’ di attenzione e assicurarsi sulla qualità dell’oggetto prima di comprarlo.


Google Play Store BadgeApp Store Badge


 

Black Hat ASO: il lato dark dell’App Store Optimization

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Lanciare un’app e trovare una audience è difficile, richiede tempo e impegno, soprattutto ora che creare applicazioni mobile è molto comune e gli utenti hanno fame di nuove piattaforme. Per questo alcuni utilizzano il Black hat ASO. Se non sapete cos’è vi diamo un indizio: ha a che fare con trucchi e metodi che le persone usano per aumentare i ranking delle proprie app, ricevere più popolarità e guadagnare di più. Tuttavia, se si analizza cos’è nello specifico, si realizza velocemente che è illegale: ecco perché è fondamentale sapere cos’è, come funziona e perché si dovrebbe evitarlo. 

Cos’è il Black hat ASO?

Per Black Hat ASO si intende una pratica illegale che utilizza varie tecniche per aumentare la visibilità della app e il suo ranking, senza rispettare le regole e le linee guida degli App Store. Queste tecniche proibite potrebbero portare a un improvviso ma temporaneo aumento nel numero dei download, un risultato più quantitativo che qualitativo.

Forse potreste aver sentito parlare di black hat SEO, che è usato nei motori di ricerca per ingannare il sistema: il black hat ASO è simile ma riguarda gli App Store. Se non siete esperti di ASO vi consigliamo questa guida e questo articolo per leggere un’introduzione sull’argomento. 

L’ASO è, infatti, l’opposto del black hat ASO, ovvero la versione legale e standard grazie alla quale i developer migliorano la visibilità e posizione della loro app.

Perché alcuni sfruttano il black hat ASO?

Questa domanda ha molte risposte ma la ragione più importante è legata al desiderio di scalare le classifiche con la propria app, cosa che può essere difficile se nell’App Store ce ne sono già altre affini popolari e di successo (il che è quasi sempre la norma): la competizione è molto grande e può essere difficile riuscire nei propri obiettivi. Come abbiamo già riportato in precedenza nell’Apple App Store ci sono 1.96 milioni di app e su Google Play Store 2.87 milioni. Secondo Build Fire il 21% dei millennials apre una app più di cinquanta volte al giorno.  Proprio per questo spiccare tra i tanti è complicato e richiede tempo, ma non tutti sono disposti a lavorare duramente per affermarsi.

Come funziona il black hat ASO?

Questo tipo di ASO sfrutta metodi illegali, proibiti e scorretti, per incrementare la visibilità e popolarità di una app, quindi i suoi download organici. Sia Google Play che App Store sono contrari a queste pratiche. Per chiarire meglio come funziona analizzeremo le varie tecniche in seguito.

Keyword stuffing

Il keyword stuffing è forse il trucco più vecchio, nato quando  i developer di siti e app hanno capito come funzionavano i motori di ricerca. Le parole chiave, o keyword, sono infatti quelle parole utilizzate dagli utenti nelle ricerche sul web (o sugli Store): più una tal keyword è precisa e popolare, più la propria pagina/app  sarà ritenuta rilevante (e quindi resa più visibile) dal motore di ricerca. 
L’utilizzo delle keyword è originato dal SEO ma la pratica si è diffusa anche nell’ambito dell’ASO. Qui possiamo vedere come l’utilizzo eccessivo delle parole chiave sia presente in entrambi i campi.

Nel SEO un esempio di keyword stuffing può essere creare un URL che contiene non solo le parole essenziali alla ricerca (es. Facebook, app, play store) ma anche molte altre keyword non necessarie, che servono a rendere il prodotto raggiungibile attraverso molti più tipi di ricerca sul web (es. Facebook, app, Play Store, games, fatlion, crafting, dating, teen, high school, romance..).

Questo processo può essere sfruttato anche nell’ App Store riempiendo le descrizioni delle app di tante parole chiave che, da una parte non sono strettamente collegate al servizio offerto, e dall’altra sono composte soprattutto da sinonimi. Se ad esempio si vuole lanciare un gioco sulla moda si può cercare di inserire più parole chiave possibili riguardanti moda, fashion world, crafting game, girls e così via. Le descrizioni nate sotto questa tecnica non sono scritte per le persone ma per l’algoritmo, risultano difficili da leggere e a volte non hanno neanche senso. 

Usare keyword irrilevanti 

A volte l’utilizzo sfrenato delle keyword di cui abbiamo parlato prima arriva all’eccesso e porta all’inserimento nelle descrizioni, o addirittura nei titoli, di parole che non hanno niente a che vedere con l’app stessa ma che servono solamente a includere altri temi popolari; può succedere che, addirittura, queste parole chiave includano nomi di altri brand e competitor.

Quando iOS8 fu lanciato Apple introdusse una nuova feature: nasceva la sezione trending nella ricerca che permetteva a tutti di vedere quali app erano più popolari. Questo tool è stato utilizzato da quel momento dai programmatori di black hat ASO per aggiungere nei loro metadata le keyword presenti in questa lista, anche quelle non collegate all’app. Per esempio nel periodo natalizio  aggiungere la keyword Natale alla descrizione della propria app può sicuramente aumentare la visibilità ma probabilmente può anche venire definita una tecnica illegale. Invece di seguire questo trend si può provare a ottimizzare le proprie keyword in maniera legale. 

Installazioni false 

Tra gli elementi più importanti da considerare c’è il numero di installazioni di un’app. Il processo è semplice: più download, più chance di finire nella Top Chart. Perciò non è difficile capire come una delle preoccupazioni principali di chi usa il black hat ASO riguardi proprio questo argomento. Ecco qui alcune delle tecniche utilizzate:

  • Pagare delle persone per installare l’app (traffico incentivato)
  • Usare bot per installare l’app 
  • Chiedere agli utenti di usare una specifica keyword per cercare l’app e poi installarla (search incentivized installs): questo approccio aumenta l’index del CTR e la posizione organica della keyword
  • Assumere una compagnia con un network di persone reali che installeranno l’app in cambio di una ricompensa 

Sebbene il black ASO dia una spinta iniziale, la crescita non rimane costante nel tempo, perché l’app non serve davvero agli utenti o non è stata scaricata in base a necessità effettive, quindi lo user engagement crolla. In questo caso gli utenti sono soliti usare l’app molto poco oppure disinstallarla subito dopo essere stati pagati. 

Source: Mobile action

Rating e recensioni falsi

Le recensioni e i voti che vengono dati ad un’app sono essenziali per convincere un utente a scaricarla. Più alti sono i rating, più persone vorranno l’app.

Il problema riguarda però come e quando chiedere agli utenti di scrivere una recensione o valutare l’app: a volte il momento potrebbe non essere quello giusto o le persone potrebbero non voler dare la loro opinione a meno che l’app non sia eccellente.  Quello che accade con il black hat ASO consiste nel pagare gli utenti per ricevere buone recensioni e voti, o avvalersi delle compagnie che offrono questo servizio. 

Non è semplicissimo, per questo motivo, capire quali sono i commenti veri e quali no, ma ci si può avvalere di qualche trucco: normalmente queste recensioni vengono pubblicate tutte nello stesso giorno e gli utenti che le pubblicano non hanno una immagine del profilo, a volte neanche il nome. Perché? Perché di solito questi commenti sono generati da dei computer in automatico.

Google ha cercato di arginare il danno negli ultimi anni, migliorando i filtri e bannando in automatico quelle review che non sembrano autentiche. Bisogna considerare, inoltre, che può capitare che alcune di queste tecniche sopra elencate siano, a tratti, considerate legali e per questo vengano definite una zona grigia.

Source: mobile action

 

Nomi dei developer falsi

A volte i developer potrebbero cambiare il loro nome e utilizzare emoji e numeri per far cadere in equivoco l’utente: mettere al posto del nome cinque stelle o “+50000 download” fa pensare a chi scarica l’app che essa sia di qualità, perché equivoca quei nomi falsi per recensioni e numero di installazioni. Chi attua questa tecnica molto spesso viene bannato da App Store o Google Play. 

Attaccare i competitor

Una delle tecniche più sleali è quella di attaccare i competitor, pubblicando delle (false) recensioni negative sulle app altrui o affidando a una terza parte il compito di creare account reali o bot per scaricare, usare e valutare con voti bassi le app dei rivali per indebolirli. Così alcuni riescono a battere gli avversari nelle classifiche. 

Usare traffico bot

Alcuni programmatori hanno creato dei software che imitano i comportamenti di un utente nell’App Store: possono cercare, scaricare e usare un’app come persone reali e farlo in pochi minuti!

Per fortuna Google Play Store, Apple App Store e altre piattaforme hanno cambiato il loro algoritmo, concentrandosi sulla qualità, non la quantità dei download; adesso non viene considerato solamente il numero di installazioni, ma anche lo user engagement e l’app retention. Inoltre, capita spesso che prima di scaricare qualcosa o accedervi venga chiesto di identificare alcune immagini, cosa che un bot non riesce a fare.

Manipolare le top charts

Fra le varie classifiche possiamo vedere le top trending, best app o top grossing: quest’ultima riguarda le app con più valore. 

Quello che alcuni programmatori fanno è aumentare il prezzo delle loro app, a volte raggiungendo migliaia di euro. A quel punto dei complici comprano queste app e vengono poi rimborsati dai developer. In teoria però l’app così riceve molti soldi, il che fa aumentare il suo valore. 

Appena raggiungono la Top Chart il prezzo viene abbassato, ma la visibilità è stata guadagnata in tempi record. Tuttavia questo non può più essere fatto nell’App Store perché, nel 2017, Apple ha rimosso la top grossing chart; Google Play però la mostra ancora. 

Copiare app popolari

Se si va in un supermercato ci si accorgerà che ci sono alcune marche che imitano quelle più popolari per vendere di più: questo accade anche con le app, con alcuni developer che sviluppano app molto simili, per funzionalità e grafica, a quelle più conosciute. 

Ciò succede spesso con app come Facebook, Messenger e Whatsapp, ma il plagio non si limita a queste tre; nonostante l’App Store ponga l’App originale in prima posizione e aggiunga un check verde accanto, molti sbagliano e scaricano comunque app non ufficiali. Questo processo non è comunque molto favorevole ai programmatori perché, appena l’utente si accorge che l’App che ha scaricato non è quella che voleva, la disinstalla, diminuendo lo user engagement (come abbiamo già visto con le installazioni false). 

Source: Mobile Marketing Masterclass

 

Perché non bisognerebbe usare il black hat ASO?

Vorreste essere descritti come falsi, amorali, bugiardi, sleali e criminali? Certamente no, e probabilmente non vorreste che la vostra app venga considerata tale. 

Se non siete convinti, ecco alcune ragioni per non sfruttare il black hat ASO:

  1. I programmatori che usano queste tecniche vengono sconsigliati e bannati negli Store
  2. Gli Store normalmente sconsigliano o eliminano l’App dalla loro offerta per ripetute violazioni al regolamento 
  3. Il black hat ASO dà dei risultati rapidi ma poi porta a perdite consistenti 
  4. Usare queste pratiche vuol dire manipolare e truffare l’algoritmo e questo può portare a gravi conseguenze, anche legali
  5. Non si avranno dei clienti leali e affezionati; la maggior parte delle persone disattiverà o disinstallerà l’App dopo poco
  6. Molti non si fideranno della app
  7. Il black hat ASO porta ad avere bassi livelli di user engagement e retention
  8. Ci si espone a ricevere molte recensioni negative

In breve possiamo concludere che usare queste tecniche porti a delle sostanziali perdite a lungo termine e per questo sia sconveniente. 

Conclusione

Se la vostra app è valida il successo arriverà. È sconveniente usare i trucchi del black hat per motivi etici e pratici: è consigliabile usare invece il white hat ASO che può portare a dei grandi benefici e vantaggi.