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Startup nel Mobile: Gamindo

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gamindo

Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo fatto una bella chiacchierata con Nicolò Santin, CEO e Co-fondatore di Gamindo, l’app che ti permette di fare beneficenza giocando ai videogiochi.

Ciao Nicolò, raccontaci in breve chi sei e cos’è Gamindo.

Ciao a tutti i lettori di Mobile Marketing Italia e grazie per questa opportunità. 

Mi chiamo Nicolò Santin, ho 27 anni e sono il co-fondatore di Gamindo. Dopo essermi laureato in Economia e Gestione delle aziende all’Università Ca’ Foscari di Venezia ho deciso di intraprendere questa strada e di provare a trasformare la mia idea di permettere a chiunque di donare senza spendere e divertendosi in un’azienda.

Cos’è Gamindo: Gamindo è un aggregatore di advergame, ossia videogiochi brandizzati che nascono per promuovere un’azienda ed è un’applicazione scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store. 

Come funziona. Le aziende ci commissionano un videogioco e fissano un budget da donare in beneficenza. Il budget stanziato per la donazione da parte dell’azienda viene poi diviso in gemme, che gli utenti che giocano ai giochi di Gamindo ricevono al termine di ogni loro partita in base al punteggio fatto. Gli stessi utenti scelgono poi gli enti a cui donare le gemme che hanno raccolto giocando.Il budget per la donazione viene quindi interamente devoluto in beneficenza.

Con Discovery Italia, ad esempio, abbiamo sviluppato un gioco per il cartone Oggy e i Maledetti Scarafaggi. Dopo aver studiato assieme a Discovery il brief e la struttura del gioco, ci siamo occupati di svilupparlo e distribuirlo sulla piattaforma. Nel caso di Discovery, l’ente scelto da loro è stata l’Associazione dell’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano.

In Gamindo vincono tutti: le persone donano senza spendere e divertendosi, le aziende si promuovono in modo coinvolgente e fanno un’attività di responsabilità sociale d’impresa, gli enti non profit sensibilizzano la causa e raccolgono fondi. Win-win-win.

gamindo apps

Fare beneficenza giocando ai videogiochi. Come è nata questa idea? Come è cambiata nel tempo Gamindo?

L’origine dell’idea è un po’ bizzarra. È tutto nato con Gangnam Style. Ricordo di aver letto un articolo in cui si diceva che l’artista PSY aveva guadagnato diversi milioni di dollari, per gli introiti pubblicitari presenti su YouTube, dopo il primo miliardo di visualizzazioni della canzone. Ho così pensato: creo un video, convinco la gente a guardarlo dicendo “guardalo non ti costa nulla, ma i soldi degli introiti andranno in beneficenza” e dono tutto ad uno o più enti. Far guardare un video però non è semplice. Farli divertire, con un videogioco, lo è molto di più. Sono da sempre appassionato di videogiochi e quando all’esame di marketing ho scoperto gli advergame (videogiochi brandizzati creati dalle aziende per promuoversi) ho pensato che fossero il mezzo ideale per far donare le persone senza spendere. Da lì, ho scritto la mia tesi di laurea proprio su questo argomento. Ero talmente motivato e curioso di studiare questo argomento che ho finito per scrivere 700 pagine, raccogliendo 2500 questionari grazie ai miei cuginetti di 12 anni che si sono messi una t-shirt in spiaggia con scritto “Se compili un questionario, ti regaliamo un sorriso”.

Quanto ha influito il Coronavirus all’exploit di Gamindo?

Gamindo user

Il Coronavirus, per fortuna, non ha avuto un impatto negativo sulla nostra startup. All’opposto, la gente a casa ha cercato più applicazioni per giocare e trascorrere il tempo e per questo motivo abbiamo visto un forte incremento sia del numero di utenti che del tempo medio trascorso in app quotidianamente. Per quanto riguarda le aziende, inizialmente c’è stato uno stop temporaneo con i clienti ma poi è tutto tornato alla normalità. Purtroppo però sono saltati molti progetti legati a dei grandi eventi.

Quali sono i principali competitors di Gamindo e come vi differenziate da loro?

Ci sono altre piattaforme che permettono alle persone di donare senza spendere, come Charity Miles (più corri e più doni) e Wegiveit (più guardi spot video e più doni). Noi ci differenziamo da loro per la parte del gaming, che è il nostro grande punto di forza. 

Per quanto riguarda tutti i giochi che sono disponibili su mobile, ci vogliamo differenziare da loro per la mancanza di pubblicità invasiva all’interno dell’app e soprattutto perché in Gamindo non si ha la sensazione di perdere tempo giocando, ma di avere un impatto sul mondo.

Da un punto di vista imprenditoriale, come è nata la scelta di puntare su un prodotto esclusivamente mobile?

Nel mondo ci sono oltre 2.3 miliardi di gamer da mobile. Parliamo di un mercato enorme e in continua crescita. Un mondo in cui ci sono persone di tutte le età, visto che l’età media del gamer è di 34 anni. Per questo abbiamo deciso di puntare inizialmente solo sul mobile, con l’idea in futuro di espanderci in nuove tecnologie.

Qual è il vostro modello di monetizzazione?

Il nostro modello di business è lo sviluppo del gioco per le aziende, che possono inserire sulla nostra piattaforma o sui loro canali digitali (Swipe up su Instagram, sito internet, QR code, applicazione proprietaria ecc…)

Avete in programma di espandersi all’estero?

Assolutamente si, dopo il round di finanziamento di questa estate vogliamo strutturare il team ed espanderci subito. In Silicon Valley abbiamo capito l’importanza di andare globali subito.

Da un punto di vista marketing, dove avete focalizzato i vostri sforzi per il lancio dell’app?

Sul prodotto. Abbiamo sicuramente fatto delle attività di PR per fare un minimo di awareness su quello che stiamo facendo, ma il nostro focus resta il prodotto. Una piattaforma avrà successo il giorno in cui scatterà il passaparola incontrollato tra gli utenti, non se uscirà ogni giorno su un giornale diverso. Questa almeno è la nostra opinione.

Gamindo appsCome è composto il team di Gamindo? Quante persone si occupano di acquisizione utenti?

Il team è composto da 8 persone con competenze eterogenee, sia lato business che soprattutto lato sviluppo con frontend/backend/game dev. Attualmente mi sto occupando io di tutta la parte di user acquisition, essendo ancora un team piccolo, ma nei prossimi mesi assumeremo una persona dedicata su questo aspetto.

Quanto è importante l’App Store Optimization quando non si ha un budget illimitato?

L’ASO è fondamentale, infatti stiamo cercando ogni giorno di studiare sempre di più questo mondo che non è fatto solo da icona/descrizione/screenshot/keyword come molti pensano ma da moltissimi altri aspetti.

Investite al momento in acquisizione utenti a pagamento? Se si, quali sono i principali canali di acquisizione? Se no, perché?

Sto facendo delle sperimentazioni con Business Manager, quindi Facebook e Instagram. Parliamo di budget molto bassi (circa 20 euro al giorno) ma stiamo avendo già dei buoni risultati con dei cost per install di 15-20 centesimi. Ho voluto “sporcarmi le mani” io per poter capire come funziona questo mondo, ma prossimamente inseriremo una figura che si occuperà proprio di questo.

Nelle ultime settimane Gamindo ha ricevuto molta attenzione mediatica. Come distinguete gli utenti che arrivano in modo organico (per esempio a seguito di un servizio su Sky), da quelli che arrivano tramite campagne a pagamento?

In questo momento ci stiamo basando sui dati di Firebase e dei nostro backoffice soprattutto, ma stiamo valutando altri strumenti per avere una maggior precisione dei dati.

Quali consigli daresti, in termini di sviluppo del business ed acquisizione utenti, agli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio legato al settore mobile?

In termini di sviluppo direi sicuramente di investire molto sulla ricerca del team di persone con cui sviluppare il prodotto. È importantissimo avere persone competenti e con cui si riesce a lavorare bene. Per quanto riguarda l’acquisizione utenti, non pensate che basti andare su un giornale o una televisione per avere milioni di download. Ci vuole un buon prodotto comunicato bene, a livello sia organico che paid.


Ringraziamo Nicolò per la sua disponibilità e per averci raccontato il suo percorso imprenditoriale e la storia di Gamindo.

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Cos’è il Proximity Marketing?

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Proximity Marketing

Il vantaggio del mobile marketing è di poter raggiungere l’audience di riferimento in qualsiasi momento della giornata, visto che i nostri dispositivi mobile sono ormai un’estensione del nostro braccio. Con la possibilità di poter localizzare gli utenti, i marketing managers hanno oggi il gran vantaggio di poter comunicare i loro messaggi promozionali in modo estremamente profilato. Qui di seguito cerchiamo di spiegare in termini semplice cos’è il proximity marketing quando è applicato nel mobile marketing.

Cos’è il Proximity Marketing? 

Il proximity marketing è una tecnica di engagement basata sul concetto di “prossimità“, sia essa temporale che fisica. Questa tipologia di mobile marketing permette agli inserzionisti di raggiungere gli utenti che si trovano vicino a un determinato luogo d’interesse. 

Questa tecnica marketing è molto utilizzata per diversi tipi di promozione, tra le quali possiamo menzionare:

  1. Codici sconto 
  2. Offerte speciali in negozio
  3. Contenuti sponsorizzati

Il concetto di proximity marketing è riconducibile a quello di marketing iperlocalizzato

Perché è importante il Proximity Marketing? 

Questa attività di marketing è molto utilizzata da brands che hanno anche una presenza fisica, come ad esempio grandi centri commerciali, ristoranti, ma anche marchi nel settore fashion con negozi fisici. 

Grazie al proximity marketing si possono mostrare inserzioni pubblicitarie con specifici sconti o messaggi promozionali esclusivamente a quegli utenti che sono nelle vicinanze del brand. 

I vantaggi nell’utilizzare questa tipologia di comunicazione sono abbastanza chiari e si possono raggruppare nei seguenti punti: 

  • Personalizzazione dell’esperienza utente 
  • Aumento delle visite in-store
  • Aumento delle vendite 

Quali tipi di Proximity Marketing esistono?

Qui di seguito presentiamo le tipologie di proximity marketing più diffuse tra gli inserzionisti: 

  1. Con Bluetooth Anche chiamato beacon marketing, si basa sul posizionamento dei beacon all’interno di un determinato luogo, come ad esempio i negozi. I beacon di proximity marketing inviano segnali a corto raggio ai dispositivi mobile nelle vicinanze tramite Blutooth. 
  2. Con WiFi – Offrire il WiFi gratuitamente nel proprio negozio è ormai diventata una pratica comune per attrarre e trattenere più a lungo i visitatori. Con questa opzione attiva, i brands possono sfruttare diverse opportunità per comunicare con la propria audience. 
  3. Con RFID o NFC – Queste sono due tecnologie integrate nei telefoni cellulari che possono aiutare i negozianti a raggiungere un maggior numero di clienti. Per utilizzare questa tipologia di proximity marketing è necessario però disporre nei propri prodotti dei minuscoli trasmettitori. Questa soluzione offre la possibilità agli utenti di ricevere informazioni senza l’utilizzo di WiFi. 

 

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La Guida completa a Facebook Ads per Applicazioni Mobile

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Coni 2.5 miliardi di utenti attivi al mese (MAU o monthly active users) Facebook rimane il Social Network più utilizzato al mondo. Negli Stati Uniti, paese in cui è nato, Facebook rappresenta il 45% delle visite mensili totali sui social media, smentendo di fatto le “voci di corridoio” di alcune testate che ne riportavano un utilizzo in diminuzione. 

In Italia la situazione non è molto diversa dal resto del mondo. Facebook rimane il Social di riferimento, sia per utilizzo che per audience raggiunta. Infatti, con 29 milioni di utenti, rimane in testa alla classifica delle piattaforme Social più utilizzate nel nostro paese. A questo dato, è importante aggiungere che 20 milioni di italiani usano regolarmente anche Instagram, accrescendo ancora di più l’importanza del Social Network più grande al mondo da un punto di vista marketing.

Considerato quanto detto, non ci sorprenderà scoprire che Facebook, insieme a Google, detiene la maggior parte della spesa sul digitale, sia sul mercato nazionale, ma anche su quello globale. 

Combinando il fatto che Facebook è il Social più utilizzata in Italia e che su questa piattaforma la competizione per attirare l’attenzione degli utenti è altissima, diventa fondamentale comprendere come massimizzare i risultati delle proprie inserzioni per applicazioni mobile. Partiamo però dalla base, al fine di avere una comprensione migliore del tool pubblicitario offerto da Facebook. 

Cos’è Facebook Ads? 

Facebook Ads è la piattaforma nativa di Facebook che permette di fare pubblicità all’interno del Social Network stesso, ma anche sulla piattaforma acquisita Instagram, su Messenger, WhatsApp (al momento in fase beta) e su tutto il network di applicazioni terze che hanno integrato l’SDK pubblicitario.

Come molti sapranno, Facebook Ads può essere utilizzato sia per la promozione di siti web che di applicazioni mobile. In questo articolo, ci concentreremo esclusivamente sulla parte di inserzioni che si riferiscono alle applicazioni mobile. 

È importante andare per gradi però per capire al meglio le funzionalità, ma anche le potenzialità di questo strumento pubblicitario. 

Quali obiettivi hanno le campagne pubblicitarie per applicazioni mobile? 

Le inserzioni su Facebook per applicazioni mobile sono la soluzione migliore per fare in modo che più persone installino e interagiscano con la nostra app. Nel funnel di conversione l’installazione però è soltanto il primo step delle campagne di acquisizione

Infatti, nel mobile marketing, per avere successo e creare un business profittevole, è fondamentale ottimizzare le proprie campagne di installazione app per azioni “post-install”, cioè tutte quelle attività in-app che ci permettono in qualche modo di monetizzare, come ad esempio la registrazione, il free trial, o l’acquisto stesso, a seconda del tipo di applicazione promossa. 

Per tracciare le azioni in-app delle attività pubblicitarie su Facebook Ads abbiamo due alternative: 

  1. Integrare l’SDK di Facebook e controllare dal backend della piattaforma le informazioni che ci interessano
  2. Integrare una soluzione tracking di terze parti, anche dette MMP, come Adjust, Appsflyer, Kochava, o Branch. 

Integrazione dell’SDK di Facebook e Configurazione eventi

Sebbene questo guida non voglia essere un manuale tecnico per l’integrazione dell’SDK di Facebook, ci sembra opportuno fare questa piccola parentesi prima di passare alla configurazione delle campagne marketing. Infatti, anche se l’integrazione del Software Developer Kit (o SDK) è solitamente lasciata ai tecnici dell’azienda, la configurazione degli eventi da tracciare è un’opportunità per il team marketing di decidere quali azioni in-app da parte degli utenti hanno un impatto diretto sul successo delle attività pubblicitarie. 

Implementazione dell’SDK

Con l’SDK di Facebook si crea una possibilità di “comunicazione” tra la nostra applicazione mobile e la piattaforma Social. In termini pratici, consentiamo il trasferimento dei dati relativi all’utilizzo della nostra app mobile, così da poter tracciare in modo accurato sia le installazioni che le azioni in-app da parte della nostra audience. 

Configurazione Eventi 

Una volta installato l’SDK, bisogna passare alla configurazione degli eventi da tracciare. Questi altro non sono che tutte le azioni che riteniamo essere importanti per capire come si comportano gli utenti dopo il download.

Funnel di acquisizione per app mobile

Ci sono principalmente 3 modi per configurare gli eventi nella propria app mobile: 

  1. Con un MMP o Sistema di tracking – Questa è l’opzione più semplice, poiché tramite il Mobile Measurement Partner si può facilmente collegare l’account partner a Facebook e configurare in modo corretto la trasmissione degli eventi dall’app, all’MMP e Facebook. 
  2. Con lo strumento fornito da Facebook senza codice – Con il Marketing Kit implementato, si può, con relativa semplicità, scegliere quali eventi selezionare e gestire il tutto dal social network stesso. 
  3. Con l’installazione del codice dell’evento manualmente – Questa è l’opzione più complicata, poiché richiede un lavoro di programmazione. 

È importante ricordare che l’integrazione dell’ SDK di Facebook non è strettamente necessaria per iniziare a promuovere la propria applicazione mobile. Senza l’SDK però non avremo la possibilità di ottimizzare per le installazioni o eventi post-installs. Infatti, l’algoritmo di Facebook ottimizzerà solo per i click sui nostri ads, dandoci una visione a dir poco meno che ottimale per un’acquisizione utenti a pagamento con obiettivo performance. 

La struttura delle campagne Facebook Ads

Prima di creare una campagna su Facebook, è importante capire la struttura data alle campagne su questa piattaforma. Facebook Ads infatti usa una struttura gerarchica di livelli ben precisi, nello specifico abbiamo: 

  1. Livello 1: Campagna – Nel livello più alto andiamo a scegliere l’obiettivo pubblicitario principale a cui tutti i nostri annunci creati sotto questa specifica campagna dovranno fare testo. 
  2. Livello 2: Gruppo di Inserzioni – In questo livello decidiamo invece il budget, la programmazione o durata del nostro annuncio pubblicitario, il tipo di ottimizzazione e la target audience di riferimento. In questo passaggio andremo a decidere anche il posizionamento della nostra inserzione, ovvero tutti i placement in cui vogliamo far apparire i nostri annunci. È importante notare che per una campagna ci possono essere diversi gruppi di inserzione.
  3. Livello 3: Inserzioni – Nel livello più “basso” creeremo le inserzioni vere e proprie. Infatti, qui potremo aggiungere immagini, testo, pulsanti di invito all’azione, link o anche video. In termini pratici, il livello 3 corrisponde a quello che gli utenti vedranno come inserzione, quindi lavoreremo sull’ad copy e la parte visual della nostra pubblicità.
Struttura delle campagne Facebook Ads

Sebbene siano solo tre livelli e la complessità può sembrare limitata, creare una struttura organizzata e corretta, ci potrà aiutare a scalare le nostre attività di acquisizione in maniera efficiente e senza “bruciare” il nostro budget marketing inutilmente. 

Alcuni consigli pratici: 

  • Crea un gruppo di inserzione per target audience – Uniformando la nostra struttura per audience, potremo comprendere come ogni segmento di pubblico reagisce alle nostre inserzioni pubblicitarie e di conseguenza ottimizzare il messaggio per segmento.  
  • Crea più inserzioni sotto ogni gruppo di inserzione – Aumentando la varietà di messaggi sia visuale che scritti, potremo testare diversi tipi di messaggi, permettendo sia a Facebook di ottimizzare automaticamente il budget a seconda delle performance che a noi stessi di capire quale formato pubblicitario funziona meglio per le diverse audience. 
  • Usa messaggi pubblicitari che “parlino” alle persone – Decidendo il “tone of voice” delle nostre inserzioni pubblicitarie potremo analizzare le prestazioni in termini di click-through-rate (CTR) e tasso di conversione. 

Creazione di Inserzioni per Applicazioni Mobile

Come anticipato, ci sono due possibilità per creare inserzioni per campagne ad obiettivo app install. La prima è tramite il Social Network stesso e la seconda, invece, è su uno dei cosiddetti Facebook Marketing Partner.

Ci sono due passi fondamentali che dobbiamo però intraprendere prima di fare il setup delle nostre campagne: 

  1. Registrare la nostra applicazione mobile su Facebook
  2. Collegare il nostro account pubblicitario all’app mobile registrata

Registrazione dell’applicazione mobile 

Al fine di tracciare, ottimizzare e misurare le attività di acquisizione utenti a pagamento sul Facebook, è necessario registrare la nostra app (e configurare allo stesso tempo l’SDK integrato). 

Per effettuare la registrazione, basta seguire queste semplici indicazioni: 

1. Crea un account sviluppatore seguendo i passi indicati da Facebook

2. Crea un’ID app per la tua applicazione mobile, così da avere un indicatore univoco che rappresenti la tua app. 

Dopo aver creato l’app su Facebook, possiamo accedere alla dashboard di riferimento per la gestione dell’app. In questa schermata possiamo aggiungere tutte le informazioni e impostazioni necessarie della nostra applicazione mobile. Il processo è molto semplice e Facebook fornisce tutti i dati necessari, anche per i meno esperti, al fine di non incorrere in problemi. 

Una volta finita l’impostazione dell’app, è necessario verificare nello strumento di assistenza fornito, che la configurazione sia stata eseguita senza problemi. Lo stesso strumento può anche essere utilizzato per controllare che gli eventi in-app vengano registrati  correttamente. 

Collegamento dell’Account pubblicitario all’app mobile

Per creare inserzioni pubblicitarie, dobbiamo assicurarci che il nostro account pubblicitario sia collegato all’app che vogliamo promuovere. Come detto prima, questo passo non è fondamentale al fine di iniziare la promozione, poiché in caso non ci sia questo collegamento, potremo ancora proseguire nella pubblicazione delle inserzioni, ma avremo visibilità esclusivamente sui click. Come Mobile Marketing Italia però sconsigliamo vivamente di procedere in questo modo. 

Anche questo passaggio però è molto semplice, infatti basterà: 

  1. Visitare il sito dedicato agli sviluppatori su Facebook 
  2. Seguire le istruzioni per il collegamento 

Comprensione degli obiettivi disponibili per la promozione di applicazioni mobile

Una volta effettuati i passi necessari ad avere una configurazione base per la promozione di un’app mobile su Facebook, dobbiamo comprendere le opzioni che il Social Network ci propone per la promozione. 

Facebook, infatti, offre tre diversi tipi di obiettivi pubblicitari che possono essere usati per questo tipo di promozione: 

  1. Installazione dell’app
  2. Traffico 
  3. Conversione

Ogni obiettivo è stato concepito con l’idea di raggiungere un determinato target di crescita per il proprio business, per questo motivo, comprenderne l’utilizzo e il fine è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di crescita.

Obiettivi di Facebook Ads per applicazioni mobile

Naturalmente, ogni azienda ha degli obiettivi diversi e molto probabilmente questi cambieranno gradualmente con la crescita Per cui è opportuno allineare sempre gli obiettivi pubblicitari delle campagne su Facebook a quelli aziendali.. 

Obiettivo Installazione App

Con la selezione di questo obiettivo possiamo ottenere principalmente 3 risultati: 

  1. Aumentare il numero di persone che installano la nostra app
  2. Effettuare l’ottimizzazione per azioni in-app 
  3. Attirare utenti con un valore di monetizzazione elevato tramite l’ottimizzazione del valore

Obiettivo Traffico 

Selezionando questo obiettivo cercheremo di aumentare il tasso di interazione degli utenti che hanno già installato la nostra app, invogliandoli a riaprirla. Solitamente, le inserzioni con questo obiettivo possono essere definite anche come inserzioni per promuovere l’interazione in-app o campagne di re-engagement. 

Questa definizione può creare dei dubbi però, visto che anche le inserzioni con obiettivo a conversione hanno la stessa definizione. La differenza sta nel fatto che le inserzioni per app mobile con obiettivo traffico promuovono l’interazione invogliando i nostri utenti a riaprire l’app, mentre quelle a conversione a effettuare azioni specifiche in-app.

Obiettivo Conversione

In questo caso, selezionando questo obiettivo, cercheremo di invogliare i nostri utenti a eseguire una determinata azione in-app, come ad esempio effettuare un acquisto o raggiungere un determinato livello all’interno del nostro gioco. 

Con questo obiettivo possiamo invogliare: 

  1. Gli utenti che sono già paganti a spendere di più 
  2. Gli utenti che non hanno ancora effettuato azioni di monetizzazione all’interno dell’app a effettuare l’azione desiderata

Gestione dei pubblici (o audience) con Facebook Ads

Una volta scelto l’obiettivo giusto per la nostra inserzione pubblicitaria, passiamo alla gestione del pubblico target. Qui di seguito analizziamo due ipotesi per:

  1. Un’applicazione mobile completamente nuova, quindi senza dati identificativi dei propri utenti
  2. Un’applicazione mobile con dei dati esistenti a riguardo della propria audience

Definizione del pubblico target

Nell’opzione in cui promuoviamo un’applicazione completamente nuova, dobbiamo definire il nostro pubblico target da zero. Questo passo è molto delicato e importante, anche perché non avendo alcun dato a disposizione c’è molta possibilità di fare errori che possono letteralmente costare caro in termini di budget.

Le impostazioni disponibili sono parecchie e molte di queste sono impostazioni di default pensate per poter raggiungere il più ampio numero di persone disponibili nella nostra nazione di riferimento. Sebbene questa possa sembrare un’opzione allettante, dobbiamo pensare in termini pratici, o di marketing a performance

Impostando un pubblico ampio avremo la possibilità di raggiungere più persone, nonché ricevere più click sulla nostra inserzione, ma dobbiamo tenere a mente che su alla fine paghiamo ogni qualvolta il nostro annuncio viene mostrato ad un utente (o ogni volta l’utente clicca, a seconda dell’obiettivo della campagna), quindi potremmo finire per spendere il budget in impression o click che non convertono in utenti. Per questo motivo è fondamentale definire al meglio la audience che vogliamo raggiungere, in modo da mostrare l’inserzione solo agli utenti che potenzialmente sono interessati a scaricare o utilizzare la nostra applicazione mobile. 

Senza molti dati storici a disposizione, e quindi senza la possibilità di creare audience specifiche, possiamo definire la nostra target audience attraverso categorie di interessi che sono disponibili sul tool di Facebook, oltre che a specifiche aree geografiche, sesso, lingua ed età.

Creazione di pubblici specifici

Nella seconda ipotesi in cui abbiamo già dei dati a disposizione della nostra audience, Facebook offre la possibilità di creare dei pubblici specifici in base alle informazioni collezionate dal SDK (o del pixel nel caso si vogliano utilizzare i dati collezionati sul web). 

Ci sono due opzioni di cui è importante conoscere l’esistenza per quanto riguarda i pubblici specifici, poiché man mano che si scalano le attività di acquisizione, ne faremo sicuramente uso. 

I pubblici disponibili su Facebook sono:

  1. Pubblico personalizzato (o “custom audience”)
  2. Pubblico simile (o “lookalike audience”)

Definizione di un pubblico personalizzato (o custom audience) 

Una delle funzionalità più interessanti di Facebook Ads è la possibilità di creare la cosiddetta “custom audience”, o pubblico personalizzato, al fine di raggiungere tutte quelle persone che potrebbero eseguire determinate azioni in app. 

La creazione di un pubblico personalizzato è possibile grazie all’implementazione dell’SDK di Facebook. Come anticipato, l’implementazione di questo SDK permette la comunicazione tra la nostra app mobile e il Social Network. In questo caso, Facebook colleziona i dati (anonimi) degli utenti che hanno fatto una specifica azione nella nostra app, dandoci la possibilità di targettizzarli nuovamente per altre attività promozionali. 

Ad esempio, selezionando l’obiettivo Conversione per una campagna pubblicitaria, le prestazioni saranno decisamente migliori se rivolgiamo la nostra inserzione esclusivamente alle persone che hanno già installato la nostra app mobile, piuttosto che a nuova audience generica su Facebook. Se volessimo essere ancora più specifici, potremmo creare un’inserzione che si rivolge a quegli utenti che non hanno ancora effettuato il loro primo acquisto in-app con una promozione speciale o sconto. Allo stesso modo, potremmo crearne un’altra targettizzando esclusivamente quegli utenti che hanno già effettuato un acquisto e proponendogli una nuova azione, al fine di aumentarne il valore. In entrambe le opzioni, è opportuno aggiungere un deep link alla pagina specifica in-app, in modo da garantire una esperienza più fluida e reindirizzare l’utente nella pagina più vicina all’azione desiderata

Uno dei punti fondamentali per usufruire di questa funzionalità è la creazione di eventi in app, come mostrato precedentemente. Facebook offre ben 14 azioni predefinite per aiutare gli sviluppatori o marketing manager in questa fase di setup. 

Definizione di un pubblico simile (o Lookalike audience)

Un’altra opzione interessante offerta da Facebook è la possibilità di creare pubblici simili basati su interessi o informazioni demografiche di pubblici già creati, garantendo così agli inserzionisti l’opportunità di raggiungere utenti che potrebbero essere d’interesse alla nostra azienda. 

In pratica, Facebook analizza i dati del pubblico di origine e definisce, in base alle impostazioni che gli diamo, un pubblico alternativo con caratteristiche simili. Questa opzione è fondamentale per aumentare la reach delle nostre campagne di acquisizione. In genere, per avere un pubblico simile che abbia valore, si consiglia di avere un pubblico d’origine compreso tra 1.000 e 50.000 utenti. Ovviamente, più è grande il gruppo iniziale, più precise saranno le informazioni che Facebook può utilizzare per trovare utenti simili. 

Possiamo creare Lookalike audiences a partire da liste create da Facebook tramite SDK (per esempio la lista di tutti gli utenti che hanno installato l’app negli ultimi 30 giorni), ma anche sfruttando la base di liste esterne: Facebook da infatti la possibilità di caricare file esterni di email o Advertising ID (IDFA – Google ID) di utenti che, per esempio, hanno effettuato ordini, o si sono registrati, o hanno speso più tempo nell’app.

I posizionamenti pubblicitari disponibili su Facebook Ads

Un altro passo fondamentale nella creazione di campagne pubblicitarie per promuovere la propria applicazione mobile su Facebook è la scelta dei posizionamenti – anche detti placements – ovvero esattamente dove il nostro annuncio verrà mostrato.

Ci sono diverse opzioni ed è molto importante capirne la tipologia, visto che Facebook suggerisce di default il posizionamento automatico, ma questo potrebbe non necessariamente servire al meglio i nostri interessi. 

I posizionamenti possono essere gestiti sia nella fase di creazione delle proprie inserzioni oppure dopo, modificandone le impostazioni. 

Per selezionare i posizionamenti su Facebook Ads, dobbiamo seguire questi passi: 

  1. Dal Business Manager, accedi a “Gestione Inserzioni
  2. Clicca poi su “Crea”, per creare una nuova campagna pubblicitaria (nel caso non ne stia modificando una esistente)
  3. Seleziona il tuo obiettivo, come descritto poco fa

Nella sezione “Gruppo di inserzioni”, vai a “Posizionamenti” e seleziona una delle opzioni disponibili.

Come detto, Facebook predilige il posizionamento automatico per due motivi fondamentali:

  1. La reach delle campagne è maggiore su tutti i posizionamenti
  2. L’ottimizzazione del budget è fatta dall’algoritmo di Facebook in base alla performance

A seconda del budget che vogliamo investire, si può decidere di lasciar fare tutto a Facebook in termini di ottimizzazione del posizionamento e budget. 

Come Mobile Marketing Italia però, la nostra posizione discosta da quella suggerita dal Social Network. Infatti, pensiamo che ogni marketing manager debba avere totale controllo sulle proprie campagne. Per questo motivo, consigliamo di selezionare il posizionamento manuale, dandoci in questo modo la possibilità di centralizzare la responsabilità nelle nostre mani. 

LEGGI ANCHE: Una Guida Pratica a Facebook Campaign Budget Optimization (CBO)

Esempi di posizionamenti

1. Feed – L’inserzione apparirà alle persone che scorrono la posta e la sezione News sia da mobile che desktop. Questo include: Sezione Notizie di Facebook, Feed di Instagram, Marketplace di Facebook, Feed video di Facebook, Esplora di Instagram, e Messenger.

2. Storie – L’inserzione (verticale e a schermo intero) è mostrata all’interno delle Storie di Facebook, Instagram e Messenger. 

3. In-Stream – L’inserzione è mostrata prima, durante o dopo i contenuti video sulla piattaforma Social.

 

4. Ricerca – L’inserzione appare accanto ai risultati di ricerca pertinenti su Facebook e Marketplace.

5. Messaggi – Le inserzioni sono visualizzate come messaggi sponsorizzati nella casella di posta su Facebook. 

6. Articolo (Instant Article) – L’inserzione pubblicitaria è mostrata su Instant Article all’interno dell’app mobile di Facebook. 

7. Audience Network – Queste sono inserzioni in nativo, banner o interstitial, ma anche video su applicazioni di terze parti.

 

Sebbene la maggior parte dei posizionamenti su Facebook siano chiari, poiché da utenti utilizziamo il Social Network giornalmente, è importante fare una breve parentesi sull’opzione Audience Network. 

L’Audience Network di Facebook è letteralmente un network di applicazioni mobile in cui è implementato l’SDK di monetizzazione della piattaforma Social (diverso da quello di tracciamento). Questo significa che se selezioniamo questa opzione, la nostra inserzione sarà mostrata al di fuori di Facebook, Instagram e Messenger, in applicazioni di cui abbiamo pochissime informazioni e sopratutto pochissimo controllo. 

Le inserzioni pubblicitarie su Facebook Ads

L’ultimo step nel set up di una nuova campagna su Facebook Ads per applicazioni mobile è la creazione della inserzione pubblicitaria. Questo è un passaggio davvero importante per il successo delle nostre campagne, poiché dopo aver definito chi saranno i destinatari delle nostre attività pubblicitarie (la target audience), ora passiamo a creare il contenuto, sia visivo che verbale, dell’inserzione. 

La prima scelta che possiamo fare consiste nello selezionare un post esistente oppure creare un’inserzione completamente nuova. Dal nostro punto di vista, quando si parla di marketing a performance, è raccomandabile creare un’inserzione nuova, poiché i post esistenti di una pagina Facebook sono ideati con un intento diverso (solitamente non a performance). 

Come secondo step, dobbiamo decidere il tipo di creatività che vogliamo utilizzare per la nostra Inserzione, che varierà a seconda del nostro obiettivo pubblicitario. 

I formati pubblicitari disponibili su Facebook sono diversi, ma allo stesso tempo semplici da comprendere. Qui di seguito diamo una breve spiegazione dei vari formati utilizzabili:

  • Immagini – Queste sono immagini statiche o banner (rettangolari o quadrati) con una call-to-action chiara e solitamente presente nella creatività stessa
  • Video – Un formato interattivo e accattivante per stimolare l’utente all’azione desiderata
  • Slideshow – Con questo formato possiamo combinare video, immagini, audio e test fino a un massimo di 10 immagini e un video. 
  • Carosello – Questo formato mostra fino a 10 immagini o video, all’interno di una sola inserzione pubblicitaria, con la possibilità di aggiungere un link specifico per immagine. 
  • Esperienza Interattiva – Come dice il nome stesso, questo formato permette a un utente di interagire a schermo intero su un dispositivo mobile con l’inserzione. 

Best Practice per le creatività su Facebook Ads per applicazioni mobile

Sebbene la parola chiave nel mobile marketing (e su qualsiasi tipo di canale utilizzato per fare acquisizione a pagamento) sia “testare”, possiamo seguire alcuni consigli pratici per raggiungere sin dal primo momento dei risultati ottimali. 

  • Fai attenzione alle proporzioni delle immagini supportate da Facebook 
  • Usa esclusivamente immagini ad alta risoluzione
  • Mostra il prodotto o il tuo brand in primo piano per attirare immediatamente l’attenzione dell’utente
  • Evita di usare troppo testo nelle tue creatività (utilizza il tool di Facebook per vedere se la regola del 20% è rispettata) 
  • Segui le nostre indicazioni per scrivere un ad copy perfetta (7 Consigli per Scrivere una Inserzione su Facebook Perfetta)

Considerati i diversi placement offerti dalla piattaforma, è importante adattare le nostre creatività a ogni posizionamento specifico, a seconda delle caratteristiche di esso. Per esempio, se il placement delle storie è selezionato, vorremo creare degli appositi banner o video verticali. Mentre se abbiamo selezionato la feed di Instagram, potremmo personalizzare i nostri banner in formato quadrato.

Facebook da qualche anno offre la possibilità di creare diverse versioni dello stesso annuncio in modo da adattarlo a tutti i posizionamenti selezionati.

Monitoraggio delle inserzioni e performance su Facebook Ads per applicazioni mobile

Questa guida a Facebook Ads per applicazioni mobile non sarebbe completa se non facessimo almeno un breve accenno anche alla parte di monitoraggio delle performance. Sebbene non vogliamo entrare troppo nel dettaglio, poiché le attività di analisi e reporting potrebbero essere raccolte in un articolo separato, di seguito raggruppiamo le idee principali di come tenere le proprie inserzioni sotto controllo. 

Nella parte “Gestione Inserzioni” su Facebook Ads è possibile vedere una panoramica dell’account pubblicitario. Questa sezione è stata pensata per offrire a marketing manager e imprenditori un riepilogo delle prestazioni delle campagne pubblicitarie. 

In questa sezione del proprio account pubblicitario si potrà infatti: 

  • Controllare le performance per periodi di tempo ma anche per audience.
  • Usare i dati sul pubblico utilizzato, combinarlo alla performance, per ottimizzare la targettizzazione delle proprie campagne. 

Si potrà naturalmente anche accedere a uno step più avanzato, controllando il report sulle creatività utilizzate nelle proprie inserzioni. Le prestazioni delle creatività sono disponibili all’interno di ogni singola inserzione o gruppi di inserzione. 

LEGGI ANCHE: Sistema di Marketing Analytics – Cosa Sapere per un Setup Corretto

Conclusione

Senza dubbi, Facebook Ads in generale, ma anche nello specifico per le applicazioni mobile, è uno strumento completo e versatile. Considerando la gran varietà di opzioni a disposizione sulla piattaforma, se ne può comprendere la potenza, ma allo stesso tempo la difficoltà nel creare un setup corretto e che ci permetta di scalare le proprie attività di marketing a performance.

Facebook è usato da milioni di inserzionisti, sia per il desktop che per il mobile, a livello globale. Comprenderne la struttura, il funzionamento e le basi è senza alcun dubbio fondamentale per approcciare la piattaforma pubblicitaria nel migliore dei modi. Sebbene non sia troppo complicato fare il setup iniziale delle campagne e spendere piccoli budget, questa guida non si vuole sostituire all’esperienza sul campo. Infatti, consigliamo tutti i nostri lettori di affiancare alla teoria anche la pratica, In quanto riteniamo che non ci sia miglior modo  di imparare a usare uno strumento se non utilizzandolo. 

È bene infine ricordarsi che, poiché Facebook è stato un “pioniere” nel creare una piattaforma social pubblicitaria, anche altri Social Network ne hanno preso in prestito la struttura, rendendo quindi ancora più indispensabile la comprensione di Facebook Ads. 

Corso di Formazione

In questa guida, e con gli articoli ad essa collegati, ho cercato di mettere insieme tutti i punti fondamentali per iniziare o approfondire un percorso di crescita delle proprie attività su Facebook Ads per applicazioni mobile. Tuttavia ci sono ancora tantissime nozioni, suggerimenti e best practice che possono aiutarti a professionalizzare le attività pubblicitarie e scalare ancora più efficientemente le tue attività su questa piattaforma. Per questo motivo, con Mobile Marketing Italia e REPLUG, abbiamo deciso di creare un corso specifico per Facebook Marketing per app mobile.

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Contattaci senza impegno per scoprire insieme come possiamo aiutarti a crescere nelle tue attività di mobile marketing a Performance.

Marketing geo-localizzato e Automazione: come FlixBus personalizza le proprie Campagne Mobile

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La personalizzazione della comunicazione nel customer funnel è diventato, negli ultimi anni, uno degli obiettivi primari di molte aziende, specialmente nel settore viaggi e trasporti. Per raggiungere al meglio questo obiettivo, è necessario un solido mix di dati, tecnologie di automazione e contenuti.

La creazione di messaggi pertinenti e personalizzati per i clienti aiuta ad aumentare l’efficacia di ogni singola campagna e, per aziende come FlixBus, è essenziale evitare l’eccessiva comunicazione con gli utenti riducendo la quantità di interazioni ad un numero limitato di messaggi.

Qual è il vero impatto della personalizzazione della comunicazione?

In questo articolo vedremo come, per un’azienda come FlixBus, la personalizzazione della comunicazione e delle azioni di marketing basate sulla geolocalizzazione ha influito sulle prestazioni in ogni fase del funnel.

Prima di iniziare: cos’è FlixBus?

In breve, FlixBus è un operatore di mobilità che opera dal 2013 e che ha cambiato il modo di viaggiare di milioni di persone. L’app FlixBus consente agli utenti di ricercare viaggi da oltre 2.500 destinazioni e prenotare i loro biglietti senza problemi. Recentemente, la società ha inoltre ampliato la propria rete al di fuori dell’Europa per includere nuovi mercati, come gli Stati Uniti.

Personalizzare i messaggi presenta vari gradi di difficoltà, in quanto il grado di personalizzazione della comunicazione dipende dalla quantità di dati sugli utenti a cui si ha accesso. Nel settore dei viaggi, dati come la posizione dell’utente svolgono un ruolo fondamentale per effettuare comunicazioni mirate. Per questo motivo, vediamo insieme 5 punti che coprono gli obiettivi principali nella crescita degli utenti: acquisizione, attivazione, coinvolgimento (engagement), fidelizzazione (retention) e riattivazione (o re-engagement).

1. Acquisizione

Qual è il vero valore della personalizzazione della comunicazione nella parte superiore del funnel? Quanto può essere complicato personalizzare un messaggio, dato che non disponiamo ancora di informazioni valide sull’utente?

Per rendere il nostro messaggio più pertinente per l’utente, uno degli elementi chiave è quello di promuovere il prodotto giusto alla persona giusta. Nel settore turistico, la posizione dell’utente può aiutare le aziende a segmentare i prodotti in offerte relative a posizioni specifiche. Il targeting geografico è ampiamente utilizzato in canali come Facebook e Google, ma quando il numero di luoghi e di prodotti da promuovere raggiunge un determinato livello, diventa poco sostenibile modificare manualmente gli annunci e i targeting ogni volta.

Nel nostro caso specifico, FlixBus ha al momento più di 400.000 collegamenti di autobus giornalieri che devono essere pubblicizzati in oltre 2.500 città. Coloro che hanno familiarità con gli annunci Facebook sanno bene che avere messaggi diversi richiede la creazione di un set di annunci diverso per ogni città e un annuncio adatto agli utenti target. Nel nostro caso, la sola creazione di tali annunci non è sufficiente: i prezzi dei biglietti cambiano costantemente e ogni giorno vengono aggiunte nuove tratte alla nostra rete. Come possiamo risolvere questo problema, senza investire troppo tempo?

All’inizio dell’articolo abbiamo menzionato come le automazioni ci hanno aiutato a risparmiare tempo e ridurre i costi. Per avere sempre annunci up-to-date e personalizzati, abbiamo infatti sviluppato un processo che prende i dati dal nostro back-end e popola automaticamente un database con tutti gli elementi necessari per creare le inserzioni. Città, tratte popolari dalle diverse località, prezzi in diverse valute ed elementi di testo sono tutti elementi che vengono costantemente aggiornati nel database.

Attraverso una seconda automazione, possiamo poi creare o modificare il messaggio dei nostri annunci FB in tempo reale. Le modifiche vengono eseguite tramite scripts che accedono direttamente l’API di Facebook o con l’utilizzo di strumenti di automazione, come ad esempio Smartly.

personalizzazione comunicazione flixbusUna volta implementato questo sistema di automazione, la domanda è sorta spontanea: qual è l’impatto complessivo dell’automazione di campagne di acquisizione?

Per misurare l’effetto, abbiamo deciso di testare questi nuovi tipi di campagne sul mercato statunitense, con la motivazione che si trattava di un nuovo mercato e FlixBus non aveva ancora un forte riconoscimento del marchio. Pertanto, abbiamo avuto un motivo in più per dare un messaggio più chiaro (ad esempio, dicendo che con FlixBus puoi viaggiare da [tua città] alle [destinazioni suggerite] solo da [prezzo in dollari]).

I risultati sono stati positivi e hanno confermato le nostre aspettative: abbiamo riscontrato un aumento del 59% del CTR e una riduzione del CPI del 47%, la quale è stata attribuita al fatto che l’annuncio parlava direttamente all’utente e menzionava prodotti di elevata rilevanza. Non solo l’annuncio è apparso più attraente per l’utente, ma è stato anche utile per introdurre in una maniera più facile i nuovi utenti al nostro servizio.

2. Attivazione

Tutto ciò che abbiamo appena visto è bastato per generare una installazione dell’app, ma qual è il modo migliore per proseguire ed ingaggiare gli utenti?

La personalizzazione dei messaggi può essere utile durante l’esperienza di onboarding dell’utente. Ad esempio, un utente potrebbe aver scaricato l’app e averla aperta solo per esplorare le possibilità al suo interno. L’obiettivo è ora quello di inviare un messaggio iniziale che fosse efficace e che comunicasse ciò che l’utente può fare con l’app che ha appena installato. Sfortunatamente, poiché le interazioni che l’utente ha avuto con l’app sono solo poche o addirittura zero, i dati raccolti e a disposizione in a questa fase sono minimi.

Tuttavia, tra i dati ottenuti potremmo avere la città in cui l’utente ha installato o dove ha aperto l’app aperto per per la prima volta, che può essere fornita dalla nostra piattaforma di tracking. In questa fase, ogni minimo touchpoint può essere utile: se sappiamo dove si trova l’utente al momento del download, per esempio, possiamo includere nel messaggio di benvenuto una serie di città in cui l’utente potrebbe viaggiare direttamente ad un prezzo vantaggioso.

personalizzazione comunicazione flixbusQuesta operazione può essere eseguita, per esempio, con una notifica push che invogli l’utente ad aprire l’app. Mostrare cosa si può fare con l’applicazione e sopratutto dove si può viaggiare può essere sufficiente per aumentare l’engagement, e questo ci aiuta a raccogliere abbastanza touch-points per conoscere meglio l’utente.

Per quanto riguarda i risultati dell’esempio in questione, l’uplift che abbiamo registrato non è stato evidente come per il primo test. Un piccolo aumento del 2,5% nella frequenza di attivazione non è sufficiente per dire che un messaggio di benvenuto personalizzato attiva più utenti di uno statico. Tuttavia, ciò che abbiamo appreso qui è importante per i prossimi passi, e i dati raccolti possono tornare utili in un secondo momento.

3. Coinvolgimento (Engagement)

La posizione dell’utente aiuta FlixBus anche a creare i segmenti giusti per comunicare le promozioni e gli sconti sui prezzi. Come li possiamo sfruttare in termini di personalizzazione della comunicazione?

Le promozioni fanno parte della nostra routine quotidiana, e visto che la quantità di campagne che comunicano sconti effettuate in FlixBus è enorme, bisogna considerare la possibilità che alcuni utenti possano trovare certe comunicazioni irrilevanti. Ciò accade perché le nostre promozioni si basano su combinazioni di tratte autobus e città (ad esempio prezzi ridotti per i collegamenti da Milano a Roma o da Los Angeles a Las Vegas) e sono ovviamente collegate alle regioni in cui vengono comunicate. Per raggiungere questo obiettivo, i dati sulla posizione ci aiutano a definire quali utenti si trovano in una determinata regione o città, ricevendo così notifiche push (o messaggi in-app) se fanno parte del gruppo target desiderato.

È importante ricordare che la crescente quantità di comunicazioni, promozioni e canali utilizzati ci sta lentamente portando a passare dal targeting per paese ad uno più granulare, basato su regioni e addirittura città.

4. Fidelizzazione (Retention)

I messaggi inviati precedentemente, relativi ai prodotti consigliati e agli sconti, potrebbero essere sufficienti per spingere il nuovo utente a utilizzare l’app. A questo punto il coinvolgimento e i diversi punti di contatto ci aiutano a modellare il profilo dell’utente, dandoci la possibilità di sapere a cosa è interessato e in che modo la nostra app può aiutarlo.

La personalizzazione del messaggio può essere applicata anche alle campagne di remarketing che, se eseguite e testate correttamente, possono aiutare a generare conversioni di utenti nella parte bassa del funnel che altrimenti non potrebbero avvenire o, peggio ancora, far decidere all’utente di acquistare il prodotto di un concorrente.

Nel settore dei viaggi, ad esempio, gli utenti sono altamente sensibili ai prezzi: rispetto ad altri settori, una leggera differenza di prezzo o una indisponibilità di viaggio sono sufficienti per far passare il cliente a un altro operatore di mobilità in pochissimo tempo.

personalizzazione comunicazione flixbusTestare l’incrementalità di queste campagne è una sfida importante per i marketeers. Quando si parla di campagne di retargeting e re-engagement, testare l’uplift di ogni messaggio è fondamentale, e possiamo farlo solamente con una segmentazione accurata del pubblico e dimostrando la differenza di prestazioni tra le varianti di test.

Una volta che il targeting e la campagna hanno dimostrato insieme di offrire un valore incrementale, è quindi possibile ottimizzare le creatività e i messaggi promossi. Nel nostro caso, abbiamo deciso di testare un messaggio personalizzato che mostra la tratta autobus cercata e i prezzi aggiornati a tutti gli utenti che non hanno terminato l’acquisto nelle settimane passate. Le creatività dinamiche e i testi sono stati testati rispetto a quelli statici in più canali: Facebook, display networks e notifiche push. I risultati hanno mostrato un aumento sostanziale delle prestazioni nei canali a pagamento: il ROAS è aumentato di x1,9.

Siamo stati in grado di giustificare tale aumento con due motivazioni:

1. Elevata rilevanza del prodotto: mostrare all’utente la tratte autobus che hanno cercato e un’immagine della città a cui sono interessati non solo ha aumentato i KPI nell’upper funnel, ma anche il ritorno sulla spesa.

2. Campi dinamici nel messaggio: la creazione di una connessione tra il nostro back-end e i dati inoltrati ai display networks, alle varie piattaforme di advertising e al nostro sistema CRM ci ha permesso di comunicare il prezzo giusto all’utente giusto. Questo aiuta ad arricchire il messaggio e spingere gli utenti a prenotare prima di un possibile aumento dei prezzi.

5. Riattivazione

Come in ogni app, è possibile che gli utenti, dopo aver utilizzato l’applicazione per un certo periodo, diventino inattivi. La riattivazione di tali utenti può essere complicata perché i dati ricevuti non sono più aggiornati. Per creare un messaggio efficace, quindi, dovremmo basarci esclusivamente sui dati raccolti in passato e ricavare delle ipotesi.

Come mostrato negli esempi precedenti, la geolocalizzazione può rivelarsi utile anche in questa fase, e inoltre le promozioni, gli sconti localizzati e le nuove tratte possono essere altamente rilevanti e, se comunicate al momento giusto, aumentare il tasso di riattivazione. La sfida, tuttavia, risiede nei dati disponibili: l’app FlixBus viene spesso utilizzata durante le vacanze o nei viaggi con più tappe; quali sono le probabilità che un utente inattivo da tempo si trovi ancora nell’ultima città tracciata dal nostro sistema?

Per questo motivo, abbiamo creato un modello che mira a prevedere la vera città di origine degli utenti utilizzando diversi dati. Il modello è alimentato da tutte le attività a cui l’utente ha preso parte: prenotazioni, ricerche e visualizzazioni dei prodotti. Se, ad esempio, il modello verifica che un determinato utente ha prenotato diversi viaggi da New York con un intervallo di tempo considerevolmente elevato tra loro, potrebbe supporre che l’utente probabilmente viva lì. La previsione delle città di residenza dell’utente è essenziale nelle personalizzazioni e nelle notifiche degli annunci: nel nostro piccolo caso, potremmo comunicare le nuove tratte o sconti da New York o distribuire direttamente un voucher personalizzato.personalizzazione comunicazione flixbus

Per concludere

Per riassumere i risultati dei test, diamo un’occhiata a quali sono le parole d’ordine che rappresentano ogni fase che abbiamo visto:

Acquisizione: per le aziende che si espandono in diverse direzioni, dal lato del prodotto o del mercato, è importante considerare che la personalizzazione della comunicazione richiederà diversi livelli di impegno da parte degli inserzionisti. Se il tuo scopo è di crescere mantenendo lo stesso livello di personalizzazione dei messaggi, automatizzare determinati processi può essere la chiave. Nel caso di FlixBus, è qualcosa che ha aiutato a ridurre al minimo il tempo delle attività quotidiane al fine di consentire a chi si prende cura delle campagne di concentrarsi su contenuti e strategie.

Attivazione e coinvolgimento: gli utenti di FlixBus non fanno tutti parte di un segmento unico: pendolari, viaggiatori e persone che vivono all’estero utilizzano il ​​nostro servizio per scopi diversi. Educare l’utente su come può utilizzare la nostra app e massimizzare i vantaggi fa parte della nostra missione. Per fare ciò, possiamo usare il processo di personalizzazione, che ci consente di modellare i messaggi in base alle preferenze, ai desideri degli utenti e di offrire un’esperienza unica nel suo genere.

Fidelizzazione e riattivazione: non è semplice definire ciò che fa la differenza tra una campagna di riattivazione di successo e un fallimento. Qualcosa che abbiamo notato è che spesso la possibilità di successo era correlata alla quantità di dati che avevamo in possesso in quel momento. I prodotti cercati, i viaggi prenotati e le destinazioni preferite sono ciò che è necessario per definire le caratteristiche chiave di ogni cliente. Più sappiamo, maggiori sono le possibilità di personalizzazione della comunicazione e modellare un messaggio efficace che potrebbe, a sua volta, riportare l’utente in gioco


Articolo originariamente pubblicato su Business Of Apps.

L’Algoritmo di Facebook: Casualità, Intenzione o Predizione?

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Come tutti sappiamo Facebook tende a tenere abbastanza nascosti i trucchi del mestiere. Tutto quello che accade “dietro le quinte” delle campagne pubblicitarie è raramente condiviso con il pubblico. Non è facile, infatti, trovare informazioni su come opera l’algoritmo di Facebook, come questo sceglie le inserzioni da presentare o i post da far vedere.

Buona parte delle informazioni che presenterò in questo articolo sono riprese da un video in cui un ricercatore, facente parte del team Facebook, ha fatto una presentazione a riguardo del funzionamento dell’algoritmo di ottimizzazione di Facebook. Il video risale al 2015 e parla prettamente della componente desktop di Facebook. Detto questo, sono sicuro che ad oggi la struttura basilare sia web che app sia ancora la stessa, seppur con adeguate modifiche.

Cosa si nasconde dietro l’annuncio di Candy Crush che compare sulla newsfeed di Facebook mentre stai allegramente stalkerando un tuo ex partner?

La risposta a questa domanda sembra essere un avanzato calcolo di probabilità unito ad un’accurata analisi del comportamento degli utenti su Facebook, con un pizzico di competizione tra i milioni d’inserzionisti che si contendono lo spazio sul tuo wall.

LEGGI ANCHE: Una Guida Pratica a Facebook Campaign Budget Optimization (CBO)

Ma partiamo dall’inizio, analizzando come Facebook sceglie quale contenuto organico offrire. Vedremo poi come inserisce gli annunci a pagamento tra quelli organici.

Come sono scelti i contenuti organici che Facebook ci mostra?

Uno degli obiettivi principali di Facebook è quello di offrire solo ed esclusivamente contenuto interessante per chi lo riceve, sia esso organico o a pagamento. Il fine di questo obiettivo è naturalmente aumentare il guadagno pubblicitario e non rovinare la user experience.

Non è un segreto che Facebook abbia a disposizione una grandissima quantità di contenuto, mentre lo spazio per mostrarlo invece è ben più ristretto.

Quindi come scegliere cosa mostrare agli utenti?

Per effettuare una sorta di prioritizzazione, Facebook effettua una classificazione del contenuto basata su una valutazione di pertinenza di tutti i contenuti disponibili per quel determinato utente. 

La valutazione è fatta in base alla probabilità che una determinata interazione con quel contenuto avvenga, unita al valore della suddetta interazione:

Algoritmo di Facebook
Fig. 1 “Expected Feed Value”

“Points”: Questi coefficienti sono assegnati ai determinati eventi in base al “peso” delle azioni stesse. Per esempio, condividere un video, molto probabilmente, genera un valore più alto rispetto a un semplice “like”.

“Probability”: La probabilità che il determinato evento avvenga è calcolata tramite un modello predittivo avanzato, formato dall’unione di due modelli preesistenti: “boosted tree decision” + “logistic regression”.

Algoritmo di Facebook
Fig.2 “Boosted decision tree + logistic regression”

P(Click | User ID=4, Ad ID=1)  indica la probabilità che l’evento click avvenga dove l’user id=4 e ad ID=1.

In parole povere, quello che l’algoritmo di Facebook cerca di identificare è la probabilità che un utente compia un certo evento per un certo post in base alla combinazione della probabilità ottenuta tramite questi due modelli. In fase successiva, li classifica per aumentare al massimo l’interazione tra l’utente mirato e i post a lui presentati. 

(NB: in questa immagine il post è denominato Ad id, non ho trovato una risposta definitiva ma presumo che sia un modello generale utilizzato sia per il contenuto organico che per le inserzioni).

Per maggiori informazioni sui modelli statistici utilizzati, e su come empiricamente siano giunti a questo precisa combinazione, potete consultare questo articolo.

Come fa Facebook a scegliere quali inserzioni mostrare?

Il concetto è molto simile anche in questa circostanza. Facebook cerca di classificare tutti gli annunci per posizione, attribuendo loro un valore complessivo prima di sottoporre gli stessi ads ad un’asta – o auction.

Questo valore tiene conto di alcuni fattori tra cui:

  • Probabilità che l’evento selezionato nella creazione della campagna avvenga per il determinato utente (fig.2)
  • Valore monetario $ dell’evento – ovvero la bid e il budget selezionato
    • Il valore di un evento su un post organico è un coefficiente arbitrario di valore x (fig.1). Per un’inserzione, invece, il valore è stabilito dalla bid, quindi per una campagna con un target CPI di $2, il valore target sarà quello della mia inserzione.
    • Un fattore che limita la quantità di ads per utente (per evitare un overflow di ads e ridurre la user experience)
  • La qualità della creatività o del post (molto importante a questo riguardo è la “relevance score” degli ads)

LEGGI ANCHE: Ottimizzazione delle inserzioni Facebook: come scegliere i giusti parametri

Una volta che questo valore complessivo è identificato, comincia la famosa asta. 

Questa sarà una VGC Auction leggermente modificata al fine di soddisfare i bisogni di Facebook. In sostanza, questa è un’asta chiusa al secondo prezzo, in cui il vincitore pagherà la seconda bid più alta. 

A cause della natura di questo tipo di asta, per l’inserzionista è importante scegliere una bid che sia il più vicino possibile al vero valore che vuole ottenere dal proprio Ad, per evitare di spendere troppo, o di non vincere l’asta.

È quindi importante tener conto di tutti questi fattori e conoscere il più possibile le meccaniche dietro la classificazione dei contenuti di FB al fine di creare campagne che abbiano la migliore performance. 

Un esempio per concludere:

Come mai se ho un target molto ampio per un prodotto di nicchia, le performance delle campagne pubblicitarie ne risente? Il motivo risiede nella probabilità che un evento avvenga per ogni utente che fa parte del nostro target.

Essendo il prodotto di nicchia, questa probabilità sarà probabilmente bassa nella maggior parte dei casi, il che renderà più difficile far sì che il nostro annuncio sia poi presentato a un utente interessato, in quanto il suo valore complessivo ormai risulta troppo basso e non potrà competere con le altre inserzioni su quell’utente.

Startup nel Mobile: iUP – 2REC

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startup iUP 2REC

Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo parlato con Marco Righetti, Founder e CEO di iUP, azienda Lombarda che vuole rivoluzionare il mondo dei messaggi vocali con l’app 2REC.

Ciao Marco, puoi raccontare in breve ai nostri lettori la storia di iUP?

iUP nasce formalmente nel mese di giugno del 2018. Tuttavia, come per molte altre startup, anche per noi c’è stata una fase di intensa attività precedente alla costituzione, durante la quale, prima io e successivamente Daniele che insieme a me è un co-founder operativo, siamo stati impegnati nello studio e nell’analisi del mercato di riferimento, a maturare le prime concrete esperienze in sviluppo di progetti strutturati e nella formazione del network di professionisti che avrebbero poi avuto un ruolo nell’attività. Tutto questo, per preparare al meglio un passo così importante come l’avvio di un’impresa.

La nostra sede operativa si trova a Lomazzo (Como) negli spazi di “ComoNExT”, un parco scientifico e tecnologico a cui abbiamo avuto accesso grazie alla vittoria del bando “Incubatore d’Impresa 2018” promosso da ComoNExT stessa in collaborazione con la Camera di Commercio di Como.

L’anno scorso, inoltre, ci siamo aggiudicati la prima edizione del “Global Startup Program”, un’iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico, diretta e coordinata dall’ICE (l’Agenzia per la Promozione e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane), che ci ha dato la possibilità di partecipare a un percorso di accelerazione di tre mesi nella Silicon Valley presso l’headquarter del Plug and Play Tech Center, uno degli accelerator hub più rinomati al mondo. 

Quanto è stata importante l’esperienza della Silicon Valley in termini di valori e insegnamenti?

Si è trattato di un’esperienza fondamentale sotto molti punti di vista. Innanzitutto perché abbiamo avuto la possibilità di conoscere, direttamente nella terra che ha dato vita alla digital technology, le dinamiche del mercato americano, che, sostanzialmente in ogni ambito tecnologico, sono un modello per tutto il mondo.

In secondo luogo, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con decine di giovani e brillanti imprenditori, con i quali abbiamo discusso e approfondito la nostra idea e la nostra visione. Circostanza, questa, che ci ha consentito di ottenere numerosi feedback, fra cui molti apprezzamenti e, come prevedibile, anche alcune critiche. Si è trattato di incontri ad alto valore aggiunto che ci hanno permesso di fare tesoro sia di molti preziosi suggerimenti, sia delle critiche, sempre formulate con spirito costruttivo.

Un confronto che si è poi esteso a tutti gli ambiti che contraddistinguono la crescita e l’affermazione di una startup: come le strategie di lancio sul mercato, la promozione marketing, la ricerca dei collaboratori e la gestione da remoto di un team internazionale. 

È stato poi utile, oltre che estremamente emozionante, incontrare alcune delle più importanti digital corporates del mondo che hanno tutte almeno una sede nella Silicon Valley. Potrà sembrare strano, ma non è difficile riuscire a sedersi al tavolo con i manager di uno di questi colossi dell’IT e discutere della tua idea di business. Certo, bisogna essere capaci di catturare la loro attenzione e incuriosirli, ma sono persone con una mentalità molto aperta e costantemente alla ricerca di nuove soluzioni. Nello specifico, io ho avuto la possibilità di confrontarmi, fra gli altri, con manager di Google e Facebook.

Al “Plug and Play Tech Center” siamo stati seguiti quotidianamente da mentor e tutor di straordinaria competenza ed esperienza, che ci hanno aiutato ad osservare il nostro progetto imprenditoriale da nuove prospettive, consentendoci così di affinare le strategie di sviluppo.

Inoltre, ci hanno aiutato a focalizzarci sui primi obiettivi che, in seguito, avrebbero fatto da apripista per i successivi. 

Da non sottovalutare, il valido network che si è venuto a creare fra le aziende partecipanti al “Global Startup Program”, in particolare con le otto con le quali abbiamo condiviso fianco a fianco l’avventura in Silicon Valley e con cui si è formato un gruppo molto affiatato e aperto, dove raccogliere informazioni, proposte e consigli.

A tal proposito, vorrei dare credito ad alcuni di loro che stanno lavorando per costituire, in Italia, un’associazione di startup con l’intento di diventare un punto di riferimento di valore per tutte le realtà emergenti, con lo scopo di offrire aiuti concreti, come per esempio stipulando convenzioni con istituti di credito, associazioni, enti di categoria. Un’iniziativa lodevole che mi auguro davvero possa incontrare l’interesse dei nuovi aspiranti imprenditori. 

Spiegaci meglio il progetto su cui state lavorando al momento?

2REC è un’applicazione per smartphone concepita per rivoluzionare l’approccio ai messaggi vocali e, più in generale, per portare la comunicazione audio tra le persone a uno stadio più evoluto. 

L’idea è venuta osservando quanto già avviene con i contenuti visuali. Da tempo infatti, sono disponibili molteplici strumenti e servizi per la gestione e l’editing di immagini, video e gif e molte applicazioni ruotano attorno a questo mondo, rendendone possibile la creazione, la personalizzazione e la condivisione.

Quella che tutti i giorni osserviamo scorrendo la feed dei nostri social è una vera gamification del visuale: tutti possono divertirsi a realizzare contenuti unici e creativi.

La sfida di 2REC è quella di garantire le medesime opportunità in campo audio, introducendo lo stesso livello di personalizzazione che già da tempo vantano immagini e video.

Con 2REC, gli utenti hanno la possibilità d’inserire filtri sulla propria voce, basi di sottofondo, sia musicali sia ambientali, e suoni di vario genere all’interno delle registrazioni, come se fossero delle emoji audio. Così 2REC trasforma i messaggi vocali, una forma di comunicazione fino ad oggi comoda ma monotona e piatta, in una pratica, dinamica e brillante, capace di sprigionare la componente emotiva degli utenti.

Il nostro obiettivo è quello di proporre uno strumento completo che sia anche utile nella vita di tutti i giorni. 2REC fornisce, infatti, un servizio d’archiviazione delle tracce audio rapido e strutturato, la loro modifica grazie a un editor multi-funzione, la conversione delle registrazioni in testo immediata e illimitata, oltre al backup sul cloud. Tutte skill aggiuntive che ci permettono di raggiungere specificatamente i professionisti, gli studenti, e tutte quelle persone che utilizzano le note audio nelle attività quotidiane.

2REC non è né un’app di messaggistica istantanea, né un social network, ma è concettualmente un’estensione di queste piattaforme. Grazie infatti ai suoi servizi innovativi è in grado di “completarle” evolvendo lo scambio comunicativo al loro interno. 

2REC - iUPQual è il modello di Business di 2REC?

Voice the (R)Evolution!” è il nostro payoff, e ben rappresenta il nostro desiderio di consentire a tutti di poter sfruttare al massimo le innumerevoli potenzialità in ambito sonoro.

Siamo quotidianamente inondati di contenuti video, ma ognuno di noi è altrettanto legato all’audio, in particolare alla voce, alla propria voce e a quella degli altri; che ha una fortissima componente emotiva poiché, da sola, è capace di stimolare le sensazioni, di comunicare i nostri sentimenti e stati d’animo, e perché alla voce leghiamo i nostri ricordi più profondi e personali.

Sappiamo benissimo che si tratta di un progetto ambizioso, rivolto al mercato globale, e che per concretizzarsi deve raggiungere il maggior numero di persone possibili, dai giovanissimi agli adulti. Per questo motivo abbiamo sviluppato l’applicazione sia per i sistemi operativi iOS sia per quelli Android. Sarà distribuita gratuitamente, non conterrà pubblicità, e per favorirne l’adozione sarà tradotta in 15 lingue, di cui cinque saranno disponibili fin dal giorno del lancio sul mercato. 

D’altro canto però, siamo imprenditori e facciamo impresa, per cui è naturale che desideriamo sviluppare un business non solo sostenibile, ma anche profittevole. Le diverse soluzioni che abbiamo valutato ci hanno portato ad affinare il compromesso migliore: in una prima fase i profitti deriveranno dall’upgrade alla versione PRO e dalla vendita di effetti sonori “extra”, direttamente acquistabili nello Store interno all’applicazione; un vero e proprio eShop progettato e organizzato per una navigazione semplice, veloce, intuitiva.

L’upgrade a 2REC PRO consentirà agli utenti di sbloccare e aggiungere servizi destinati a un uso “smart” dell’applicazione, capaci di rappresentare un significativo valore aggiunto per le persone che utilizzano le note audio per lavoro o studio.

I contenuti “extra”, invece, si vanno ad affiancare agli oltre 400 scaricabili gratuitamente. Realizzati da esperti Content Creator e Sound Designer, sono stati concepiti appositamente per espandere le potenzialità di personalizzazione e condivisione. 

Successivamente, quando avremo una community di utenti sufficientemente ampia, ci concentreremo sul “reward marketing”, una consolidata e vantaggiosa forma di advertising non invasiva che permette alle aziende inserzioniste di offrire gratuitamente agli utenti contenuti aggiuntivi da usufruire in-app. Un meccanismo “win-win” dove, a fronte della sua attenzione nei confronti di un contenuto promozionale, l’utente viene ricompensato con effetti sonori esclusivi altrimenti acquistabili solo nello Store, mentre le aziende, distribuendo contenuti gratuiti, hanno la possibilità di ottenere dal loro investimento un doppio beneficio: da una parte, un potenziale maggiore in termini di profitti; dall’altra, un positivo e proficuo ritorno d’immagine.

Per quando è previsto il lancio ufficiale di 2REC?

Avevamo previsto di lanciare 2REC a fine febbraio, contestualmente alla nostra partecipazione al Mobile World Congress di Barcellona, all’interno del quale avremmo dovuto avere un piccolo stand. Purtroppo però, a seguito dell’annullamento della manifestazione a causa del Coronavirus, abbiamo dovuto necessariamente rivedere la nostra strategia.

Il rilascio è stato così posticipato alla prima metà di aprile, inizialmente solo in Italia, ovvero il mercato che conosciamo meglio. L’intento è anzitutto quello di validare l’applicazione, sia dal punto di vista tecnico e di usabilità, sia dal punto di vista promozionale e comunicativo. L’Italia sarà il nostro “case study” per verificare l’impatto del prodotto e l’efficacia delle nostre iniziative marketing.

In seguito, con l’arrivo dell’estate e dell’ondata di leggerezza e libertà che porta con sè, realizzeremo dei contenuti ancor più freschi e “vacanzieri”, per sfruttare al massimo questo cambio di spirito e per lanciare l’app anche negli altri principali Paesi target della mobile economy. Poi gradualmente renderemo 2REC disponibile sugli store di tutto il mondo.

Naturalmente esprimersi così in questi giorni può suonare strano e fuori luogo, ma noi vogliamo essere positivi e ottimisti. Ci auguriamo infatti che per allora saremo usciti dalla situazione d’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in queste settimane, e che le persone possano quindi avere voglia di spensieratezza e di rifarsi un po’ dai i sacrifici fatti, e 2REC, con la sua carica divertente e spassosa, potrà contribuire a soddisfare questo desiderio di “good vibes”.

Per quanto riguarda lo sviluppo, continueremo ad investire energie e risorse per aggiornare le funzionalità esistenti e integrare nuovi servizi, così da rendere il prodotto sempre più completo e accattivante. Diverse features aggiuntive hanno già superato le fasi di studio e verifica della fattibilità, e saranno rese disponibili agli utenti tramite gli aggiornamenti. Non si tratta di complementi marginali, bensì di nuove (R)Evolution nella creazione di contenuti sempre più coinvolgenti e personalizzati.

Qual è la vostra target audience?

Ricordando che 2REC si presenta come prezioso supporto per tutte le app di messaggistica e per tutti i social network, possiamo provocatoriamente affermare che 2REC ha la possibilità di avvicinarsi a chiunque possieda uno smartphone.

Grazie alla sua natura “fun” nella creazione dei contenuti, apparentemente rivolta ai giovani ma in realtà pensata per tutti, e grazie alle features “smart” di gestione delle note audio, che estendono il target ai professionisti, 2REC ha infatti la concreta capacità di attrarre persone di tutte le età.

Siamo inoltre convinti di poter stuzzicare l’interesse anche di quegli utenti solitamente lontani dal mondo dei social network, i quali non avvertono il bisogno di creare assiduamente dei contenuti personalizzati. Anzi. Chi, ad esempio, il giorno di Natale, non invia un’immagine di auguri agli amici o ai parenti? E lo stesso vale per tante altre ricorrenze come Capodanno, San Valentino, Pasqua. Da oggi, grazie a 2REC, sarà possibile realizzare facilmente un messaggio vocale con la propria voce accompagnata da un jingle natalizio. Perché non farlo? Perché non invitare a cena la propria compagna o il proprio compagno sfruttando la forza coinvolgente di una canzone romantica in sottofondo? Oppure ancora: perché ad Halloween non simulare la voce di uno zombie per scherzare con i propri amici? Perché non inviare, in risposta a una barzelletta, il suono di una risata particolarmente divertente anziché la solita emoji?

Fatte queste premesse, riteniamo comunque che il nostro target principale sia in via privilegiata composto da giovani e giovanissimi, più propensi all’utilizzo di uno strumento con queste caratteristiche in quanto sentono maggiormente l’esigenza di esprimersi in maniera libera, unica, personale, divertente e soprattutto differente. La nostra speranza, come quasi sempre accade per i prodotti digitali di massa, è che i giovani possano fungere da “fuoco vivo” per il mercato capaci di innescare la miccia della viralità, permettendoci di raggiungere anche gli utenti più maturi. 

Quali saranno i mercati di riferimento di 2REC?

Naturalmente, è nostra ambizione riuscire a raggiungere un successo globale. Per questo motivo, dopo il lancio in Italia, renderemo progressivamente disponibile 2REC sugli store di tutto il mondo.

All’inizio focalizzeremo gli sforzi sui mercati più significativi nell’app economy, ossia dove il settore è più maturo, come gli Stati Uniti, la Sud Corea, il Giappone e il Regno Unito, e verso i Paesi “emergenti” dove le prospettive di crescita nel breve periodo sono più interessanti, come il Brasile, l’India e l’Indonesia. 

Come avete intenzione di promuovere la vostra app da un punto di vista marketing? Su quali canali di acquisizione punterete per 2REC?

Attraverso una strategia di performance marketing articolata e ben pianificata, andremo a presidiare efficacemente tutti i canali significativi per il raggiungimento del nostro target, sia online sia offline, ricorrendo anche a degli incentivi che lo Stato mette a disposizione per sostenere i media tradizionali.

Nonostante risulti evidente che la comunicazione si stia da tempo concentrando sulle piattaforme digitali, la stampa cartacea continua a rivestire un ruolo di attore autorevole, soprattutto quando l’obiettivo è quello di valorizzare il percorso di crescita di una società e il “motore” che ha permesso all’idea di muoversi, ossia le persone che dietro le quinte hanno creduto nell’impresa, ne hanno condiviso la visione, e da anni lavorano instancabilmente a un progetto per renderlo il più performante possibile. La nostra intenzione, quindi, è quella di investire sia nell’applicazione sia, parallelamente, nel “branding iUP”, così che, rafforzando la nostra immagine societaria e acquisendo sempre più credibilità, avremo la possibilità di persuadere altri importanti player del settore a discutere possibili sinergie. 

Ciò nonostante, e non potrebbe essere diversamente vista la natura del nostro prodotto, la strategia di comunicazione prevede di stanziare la quota più considerevole del budget marketing nella promozione sui social network. Prevalentemente, concentreremo le nostre energie sulla pubblicità su TikTok e Instagram, che per utenza e usability costituiscono il luogo perfetto dove incontrare il nostro target.

Contestualmente realizzeremo campagne su Facebook, YouTube, Spotify e LinkedIn, che, per la sua natura incentrata al business, ci aiuterà a far risaltare le funzionalità di gestione dell’app dedicate a un’utenza più professionale.

Lavoreremo per creare contenuti di impatto, provocanti ed esilaranti, avvantaggiati dalla natura di 2REC, predisposta al divertimento. Un po’ come un comico che realizza uno spot promozionale del suo show attraverso il personaggio che sarà il protagonista dello spettacolo, allo stesso modo, saranno direttamente i contenuti di 2REC a generare gli sketch promozionali adatti per i canali specifici.

Abbiamo intenzione di avviare collaborazioni di influencer marketing e microinfluencer, in particolar modo quelli attivi su Instagram e TikTok, le due piattaforme che, come detto, meglio si prestano a interagire con il nostro target di riferimento e che, allo stesso tempo, sono perfettamente affini a questo tipo di comunicazione.

Siamo convinti che la soluzione più efficace per attirare l’attenzione dell’utenza sia quella di mostrare senza intermediazioni l’utilizzo pratico dell’app direttamente per mano di quelle persone che, con il tempo il talento e la costanza sono riuscite ad accattivarsi la simpatia e il seguito dei fan.

Siamo inoltre convinti che 2REC costituisca un prodotto ideale da promuovere anche per gli influencer stessi, in quanto nuovo, divertente, coinvolgente, gratuito e adatto alla comunicazione sui social network. Insomma, totalmente in linea con la loro immagine e i loro modelli comunicativi.

Ad esempio, mi immagino dei contest nei quali stimolare l’interazione con i fan: “Chi realizza l’audio più simpatico utilizzando una battuta dell’influencer vince un premio, un gadget o una giornata in sua compagnia”. Le idee sono molteplici e variegate. Insomma, non ci mancano.

Agli influencer con cui collaboreremo saranno assegnati dei codici promozionali che permetteranno ai loro follower di scaricare gratuitamente ulteriori effetti e contenuti, che renderanno la loro esperienza con 2REC ancora più originale. Ovviamente, ci sarà anche un compenso economico che, in una prima fase sarà legato ai risultati raggiunti, così da motivarli ulteriormente a incoraggiare la nostra “(R)Evolution”. 

Da un punto di vista imprenditoriale, come mai la decisione di puntare specificamente su un’app?

Premetto che, da sempre, sono un appassionato di computer e informatica, e sono rimasto affascinato dagli smartphone fin dalla loro nascita. Considero la loro invenzione una delle innovazioni tecnologiche più rivoluzionarie di sempre, con un’impressionante riflesso sulla società in tutto il mondo. Oggi, tutti diamo per scontate la loro utilità e la loro praticità; chiunque possiede uno smartphone lo vive, nel vero senso della parola, come un’estensione di sé stesso. Ma basta voltarsi indietro e andare con la memoria a qualche anno fa per rendersi conto di quanto fosse diversa la nostra vita prima della loro comparsa. 

Una novità sociale che si traduce nell’opportunità, tramite una semplice app, di raggiungere e avere un impatto, seppur piccolo, nella vita di milioni, o addirittura miliardi, di persone. Una possibilità già di per sé affascinante e che, implicitamente, significa anche avere a disposizione un mercato immenso.

Fin dall’inizio la mia vision è stata quella di pensare in grande: desideravo realizzare qualcosa che potesse interessare il maggior numero possibile di persone. L’ambizione, mia e di tutto il team di iUP, è sempre stata quella di sviluppare un servizio che potesse essere apprezzato dagli utenti in quanto completo e innovativo, e che evolvesse la loro user experience con gli smartphone.

Abbiamo iniziato studiando differenti progetti e soluzioni interessanti e, in principio, abbiamo provato a farne camminare più d’uno parallelamente, ma quando ci è venuta l’idea di 2REC ci è stato immediatamente chiaro quale fosse la direzione giusta sulla quale focalizzare le nostre energie. 

Quali consigli daresti agli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio o prodotto legato al settore mobile? 

In virtù della mia formazione, mi rivolgo a coloro che stanno riflettendo su un business orientato all’utenza, e non al B2B, in quanto sono modelli di business regolati da dinamiche piuttosto differenti fra di loro.

È sotto gli occhi di tutti quanto il mercato del mobile sia ormai da tempo maturo, e per certi versi anche saturo. Fatta eccezione per il gaming, dove è fisiologica la continua ricerca da parte degli utenti di nuove forme di intrattenimento specifico, l’uso degli smartphone si è concentrato sull’utilizzo di poche app divenute “fondamentali” e raramente ne vengono scaricate e provate di nuove.

In questo scenario è difficile per chi si affaccia sul mercato affermarsi con un servizio di successo largamente diffuso, a meno che non si riesca a proporre qualcosa di veramente innovativo, in grado coinvolgere l’utente in una nuova esperienza, emozionante e stimolante.

In questo senso, ritengo che il principio cardine dal quale partire per lo sviluppo di un nuovo progetto sia l’esperienza.

Ipotizzando di cominciare oggi da zero, credo che studierei con attenzione soluzioni legate alla realtà aumentata. L’AR offre incredibili campi applicativi, non solo nel gaming ma anche in altri settori, come per esempio nel retail e nella formazione, e per sua stessa natura rappresenta perfettamente il concetto di evoluzione dell’esperienza d’uso al quale si deve puntare.

2REC - iUP TeamCosa dobbiamo aspettarci da iUP e 2REC in termini di crescita per il 2020?

Stiamo crescendo, e desideriamo continuare a farlo collaborando con giovani talenti entusiasti di poter partecipare attivamente a un percorso ambizioso qual è il nostro di iUP. L’obiettivo è integrare nel team ragazzi e ragazze appassionati e determinati, che sceglieremo senza focalizzarci eccessivamente sulle loro esperienze ma piuttosto sul loro “spirito”.

Stiamo valutando sviluppatori, grafici e illustratori, marketer, testimonial (per l’appunto influencer e microinfluencer), ma soprattutto sound designer e dj, vale a dire quelle figure professionali che possono arricchire l’offerta di effetti e contenuti audio della nostra app. 

Se volete contattarci, anche solo per una chiacchierata conoscitiva, scriveteci al seguente indirizzo email: hr@i-up.it

È sicuramente un percorso lungo ma che vale la pena di affrontare.


Ringraziamo Marco per la sua disponibilità e per averci raccontato il suo percorso imprenditoriale e la storia di iUP

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Cos’è il CAC – Customer Acquisition Cost

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cac customer acquisition cost

Il Customer Acquisition Cost (abbreviato “CAC”) è il costo di marketing e vendite complessivamente richiesto per acquisire un nuovo cliente durante uno specifico periodo di tempo (tipicamente: settimana, mese, anno). 

Le aziende utilizzano questo KPI strategico per valutare la profittabilità di un business, poiché esso mette a confronto l’ammontare di denaro speso per allargare la base di clienti con il numero di clienti effettivamente acquisiti.

Come si calcola il CAC – Customer Acquisition Cost?

Una formula base di calcolo del CAC prevede di sommare i costi di marketing a quelli di vendita e dividere questo ammontare per il numero di nuovi clienti acquisiti nel periodo x:

CAC = (cost of sales + cost of marketing)/new customers acquired

Questa voce di costo include tutte le spese riconducibili alla funzione di marketing e vendite: spese pubblicitarie, salari, commissioni, bonus e tutti i costi generali associati all’attività di attrarre nuovi potenziali clienti (leads) e convertirli in clienti effettivi.

Tra i costi di vendita e marketing, a titolo esemplificativo, rientrano quindi:

  • Costi pubblicitari: ovvero quelli sostenuti sui media (TV, social media) per le campagne pubblicitarie 
  • Costi per creatività: quelli sostenuti per produrre contenuti in qualsiasi forma (audio, video, testo, immagini)
  • Costi tecnici: ad esempio, per specifici tool e software utilizzati dal team per reportistica, gestione di account
  • Costi di produzione: ad esempio i costi associati alla produzione di contenuti (es: videocamera, microfono, attrezzature per produrre audio o video).

Perché il CAC è importante?

Oltre che utile a valutare la profittabilità di un determinato business, Il CAC è un KPI significativo anche per stakeholders esterni all’azienda, come gli investitori. Essi sono interessati infatti a conoscere il valore che un singolo cliente può generare nel tempo (ad esempio attraverso indicatori quali il CLV – Customer Lifetime Value), e a contrapporre a questo indicatore il costo complessivo che si sostiene per acquisire un singolo cliente.

 

Performance KPIs: monitoraggio e ottimizzazione del CPO – Cost per Order

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Come molti di voi converranno, la principale responsabilità di coloro che lavorano nel performance marketing è quella di focalizzarsi sulle metriche che hanno impatto sul business e sulla crescita aziendale.

Innanzitutto bisogna avere una visione completa di tutto il funnel di acquisizione, dalla prima “ad impression” fino alla conversione più rilevante per il nostro business: ciò significa conoscere in modo approfondito dati, tassi di conversione, opportunità e difficoltà di ogni singolo step del funnel. Questo ci aiuta a raggiungere il nostro obiettivo principale, che nella maggior parte dei casi è quello di generare nuovi utenti e fatturato, rispettando certi specifici KPIs di crescita e/o di profittabilità.

L’ottimizzazione di ogni step del funnel è finalizzata ad aumentare il tasso di conversione e diminuire il costo di ogni step, per fare in modo che a parità di costo del canale riusciamo ad acquisire il maggior numero di clienti possibile.

Una delle metriche più importanti per le applicazioni a sottoscrizione (cosiddette subscription app) e non solo, è il “Cost Per Action” o CPA, ovvero il costo medio di un’azione che desideriamo l’utente completi sulla nostra app. Un altro importante indicatore di profittabilità da monitorare è il CAC, ovvero il costo di acquisizione di un singolo utente, che prende in considerazione i costi diretti (come quelli di marketing) e indiretti (come i salari, i costi generali) necessari per convertire ogni utente in cliente. 

Un CPA specifico per ogni azienda

Ogni azienda ha il proprio CPA specifico, ciò dipende da quella che risulta essere l’azione dell’utente più importante per generare valore, nonché ricavi. Nel caso di un e-commerce, per esempio, il KPI di riferimento è il CPO, o Cost per Order (Costo per ordine). Per altri tipi di azienda è la registrazione l’azione dell’utente che genera valore, e quindi il KPI principale è il CPR, o Costo per Registrazione.

Nel caso di Freeletics – l’azienda per cui lavoro – e di moltissime altre app a sottoscrizione, il CPO – Cost per order – è il KPI principale per l’ottimizzazione delle nostre campagne di acquisizione. Il CPO indica, in sostanza, quanto paghiamo in media perché ogni singolo cliente si iscriva al nostro servizio.

Per valutare la sostenibilità di un certo canale di marketing è quindi importante analizzare il funnel, tenendo a mente i KPI del proprio modello di business. Per il performance marketeer la decisione di continuare ad investire su un canale sarà quindi determinata molto di più dal relativo CPO che da altre metriche, come ad esempio il CTR (Click Through Rate, metrica che ci aiuta in genere a valutare l’efficacia di step molto più in alto nel funnel) o il CPI (Cost per install).

In sede di presentazione dei risultati del trimestre precedente ai nostri superiori (CEO, CMO o chi per essi, dipende dalla dimensione aziendale), la valutazione del nostro canale di acquisizione sarà molto più focalizzata su queste metriche, in quanto hanno a che fare con l’effettiva conversione dell’utente in cliente. 

Il CPO è solo un esempio, naturalmente tutti i KPIs che rappresentano il valore aggiunto portato dal cliente saranno parte della discussione, come il ROAS, ARPU, CLV, solo per citarne alcune. In questo post vedremo in dettaglio il CPO – Cost per Order, mentre nei prossimi contributi affronterò altre metriche.

In sostanza, il calcolo del CPO è molto semplice. Si tratta, come molti sapranno, del costo medio unitario di un ordine: nel caso di Freeletics, il costo medio di un ordine completato dall’utente (che sottoscrive un abbonamento con alla nostra app).

Come si calcola il CPO – Cost per Order?

Facciamo un esempio concreto: se volessimo valutare il CPO per il mese scorso di un canale di acquisizione avremmo:

  • Totale budget speso nel canale durante il mese: € 200.000
  • Totale utenti paganti acquisiti tramite tale canale: 2.500
  • CPO = 200.000/2.500 = € 80

Fino a qui, niente di complicato. Naturalmente, più basso il CPO meglio è. Più basso il CPO, più il vostro capo sarà felice 🙂

Quali sono gli elementi da tenere in considerazione quando calcoliamo il CPO – Cost per Order?

Sicuramente ci sono molti elementi critici, ma in questo post affrontiamo l’analisi del CPO su un orizzonte temporale di più giorni. In seguito, ne vedremo altri nella speranza che possano aiutare a capire meglio questo KPI fondamentale tutti coloro che operano nel mobile marketing.

Day 1, Day 7, Day xx: quando è opportuno analizzare il CPO?

Cerchiamo di capire in quale momento dobbiamo analizzare il nostro CPO.

Ovviamente, a seconda di quando analizziamo i risultati relativi alle conversioni, i risultati saranno diversi. 

Nell’analizzare una coorte di traffico, dobbiamo decidere quale giorno andremo a valutare per contare il numero di conversioni.

Esempio:

È il giorno 15/03/2020 e stiamo analizzando  la performance delle campagne del giorno 1/03/2020. Il costo della campagna per il 1/03 è di € 25.000

Vediamo l’andamento delle conversioni qui sotto:

Data

02/03

03/03

04/03

05/03

06/03

07/03

08/03

09/03

Conv.

80

90

75

50

20

8

3

2


Analizzando le conversioni, possiamo notare come per la stessa cohort del 1/03, gli utenti si convertono non solo nel giorno 1 ma anche per tutti i giorni successivi. Ci sarà infatti sempre una parte di clienti che converte di “impulso” e senza perdere troppo tempo, poi avremo una “long tail” di clienti che invece convertiranno nei giorni successivi.

Ovviamente a seconda di quanti giorni includiamo nell’analisi il CPO sarà diverso:

  • Fino al 02/03 (Day 1) il CPO è: € 25.000/80 = € 312
  • Fino al 03/03 (Day 2) il CPO è: € 25.000/(80+90) = € 147
  • Fino al 04/03 (Day 3) il CPO è: € 25.000/(80+90+75) = € 102
  • Fino al 09/03 (Day 8) il CPO è: € 25.000/(80+90+75+50+20+8+3+2) = € 76

Come possiamo notare, col passare del tempo il CPO della stessa coorte diminuisce, perché non tutti gli utenti convertono il primo giorno. Allo stesso tempo dobbiamo anche tenere conto che, soprattutto nel business delle subscription app, passati i primi giorni, l’incremento percentuale di vendite solitamente diminuisce e seguirà un andamento simile a quello illustrato qui di seguito. Certamente questa curva è influenzata, come vedremo più avanti, dalle attività che vengono fatte in-app e quelle di CRM per incentivare la conversione.

cpo cost per order

Qual è il CPO a cui dobbiamo fare affidamento? 

In realtà è importante avere una chiara visione di come nel nostro business il CPO cambia con il passare dei giorni e relazionare il nostro CPO con il target che ci siamo prefissati.

Continuando l’esempio precedente, poniamo il caso che il nostro target CPO sia 60 Euro. Come evidente, nel giorno 1 siamo ben lontani dal nostro target e anche nei giorni successivi non raggiungiamo mai il nostro obiettivo.  

A questo punto abbiamo un po’ di lavoro da fare:

Un primo approccio è quello di calcolare la curva di conversione dei giorni successivi all’ottavo e capire in quale giorno raggiungeremo i 60 Euro di costo di acquisizione. Questo può essere fatto basandosi sulle coorti precedenti o, nel caso in cui non fossero disponibili, assumendo un calo percentuale di conversione con il trascorrere dei giorni.

Ma attenzione, potrebbe essere che dopo il giorno 8 o 10 o 30 le conversioni calino drasticamente e il raggiungimento dell’obiettivo non sarà possibile.

A questo punto possiamo adottare diversi approcci, tra i quali vediamo i principali e più efficaci.

Re-engagement della coorte

Possiamo creare delle campagne di mobile CRM con notifiche push o in-app messages per stimolare la conversione. Se dal giorno 10 vediamo che le conversioni sono quasi nulle, potremmo provare a riattivare la coorte del 1 Marzo con notifiche push, e-mail or messaggi in-app. Nel caso in cui non siamo preoccupati di un possibile ROI negativo ma ci vogliamo solo focalizzare sul numero di conversioni, uno sconto le stimolerà probabilmente, ma anche attività di engagement potrebbero aiutare a riaprire il canale di comunicazione e il processo di conversione.

Lavorare sul day1 delle coorti future

Per individuare opportunità di miglioramento per le coorti future possiamo operare su più fronti:

Sapendo che il CPO target è di 60 Euro e sapendo (grazie alla coorte del 1 Marzo) quali sono le percentuali di conversione di giorno in giorno, possiamo calcolare quale deve essere il CPO al giorno 1 che dovremmo raggiungere per avere un CPO al giorno (x) che sia allineato con i nostri obiettivi. Abbiamo visto che dopo il giorno 8 le conversioni iniziano ad essere molto poche, quindi diciamo che l’obiettivo è arrivare al CPO di 60 Euro al giorno 8. 

Dal giorno 1 al giorno 8 abbiamo un decremento percentuale del CPO di circa il 75% . Quindi ipotizzando che la qualità del traffico rimanga invariata, per raggiungere il CPO di 60 Euro al giorno 8, dovremmo puntare ad avere un CPO giorno 1 di massimo 250 Euro. Ciò significa che, con questo approccio, ci dovremmo focalizzare sull’ottimizzazione degli step precedenti alla conversione. 

I fattori su cui operare prima del giorno 1 sono rappresentati dagli step del funnel precedenti al “sign up”, che è il nostro evento più importante precedente alla conversione. Come dicevamo all’inizio, il CPO varia in funzione dell’ottimizzazione degli step precedenti. Quindi diminuire il CPO al giorno 1 da € 312 a € 250 può essere fatto ottimizzando gli step a un livello superiore del funnel tipo il CTR, o l’install rate sull’App Store tramite specifiche pratiche di ASO (Scarica la Guida completa ASO). Oppure, lavorando con il team di prodotto per aumentare il tasso di conversione dal sign up all’acquisto. 

Nel caso in cui fossimo sicuri che non ci siano margini di miglioramento nell’ottimizzazione del canale, dobbiamo seriamente pensare se conviene ancora investire.

In generale, individuare il CPO massimo al giorno 1 necessario per raggiungere l’obiettivo al giorno (x) ci da una guida importante per l’ottimizzazione giornaliera del canale. Ogni giorno possiamo infatti vedere se il canale sta performando in modo sostenibile o no, perché già conosciamo il CPO al giorno 1 (e non dobbiamo aspettare più giorni per capire se raggiungeremo il target).

Ottimizzare il CPO grazie ad attività di CRM 

Un altro approccio potrebbe essere quello di accettare il CPO al giorno 1 di 312 Euro, ma lavorare con attività di CRM per fare in modo che ci sia un decremento del CPO più incisivo dal giorno 1 al giorno 8. Abbiamo visto sopra che al momento abbiamo un decremento del CPO del 75% fino al giorno 8.

Come fare per migliorare questo dato? Ad esempio, potremmo creare un on-boarding via email che guidi l’utente e gli faccia apprezzare il valore aggiunto di pagare per i servizi all’app. Oppure, come detto in precedenza, potremmo includere uno sconto via email e una notifica push al giorno 2 o 3. In questo caso, per massimizzare il ROI e non offrire sconto a tutti gli utenti, sarebbe buona pratica offrire gli sconti unicamente a quegli utenti che sono meno attivi già a poche ore dopo il sign up. Sarebbe inutile infatti offrire una promozione agli utenti che convertirebbero comunque (gli utenti che comprano d’impulso, come abbiamo visto sopra).

Conclusioni sul CPO – Cost per Order

In sostanza il CPO è un KPI che oltre ad essere un elemento cardine della nostra routine di performance marketers, è anche un KPI che si presta a diverse finalità e, soprattutto, diversi modi di agire per raggiungere i nostri obiettivi. In futuro vedremo altre sfaccettature del CPO con il fine di essere preparati ad ogni scenario che ci si presenta.


Vuoi approfondire come monitorare e ottimizzare il CPO – Cost per Order tramite adeguate analisi cohort? Contattaci!


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App Store Optimization – Una Guida Completa [eBook]

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Prima di scaricare l’eBook

Ti sei mai chiesto come fare a raggiungere più utenti organicamente? Oppure perché alcune app mobile appaiono prima della tua per alcune ricerche negli Store? Il segreto risiede in specifiche tecniche di App Store Optimization, che abbiamo racchiuso in questa guida scaricabile gratuitamente.

Il termine appare per la prima volta nel lontano 2009, ma è soltanto nel 2015 che l’ASO inizia a essere implementato attivamente nelle strategie delle aziende attive nel settore mobile. Con oltre 5 milioni di app pubblicate negli Store, trovare un modo efficiente per ottenere download organici può sembrare difficile, ma seguendo i consigli pratici riportati in questa guida potrete ottenere risultati eccellenti nel breve-medio termine.

Scarica la guida app store optimization


Contenuto dell’eBook:

  1. Introduzione all’App Store Optimization
  2. Come funziona l’ASO
  3. Le strategie migliori di App Store Optimization
  4. Errori da evitare
  5. Deep-dive: Google Play Store
  6. Deep-dive: Apple App Store
  7. Le migliori pratiche per l’ASO

Questo eBook ti aiuterà a capire:

  • Cos’è l’App Store Optimization
  • Perché è importante l’ASO
  • Come ottimizzare la tua app per entrambi gli Store
  • Come implementare una strategia ASO efficace

Per chi è questo eBook:

  • Digital Marketing Managers
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  • CMO e CEO
  • Imprenditori


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    Dai una sbirciata all’interno dell’eBook

    I Pionieri del Mobile Marketing: Carolina Bertini – Whatwapp

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    Carolina Bertini Whatwapp

    Per la sezione “I Pionieri del Mobile Marketing” questa settimana abbiamo incontrato a Milano Carolina Bertini, Digital Marketing Manager di Whatwapp, una delle aziende Italiane operanti nel settore gaming più interessanti al momento. 

    Carolina, racconta in breve ai nostri lettori il tuo percorso professionale fino ad arrivare a lavorare per Whatwapp. 

    Ho iniziato la mia carriera nel digital marketing in una scale-up Svizzera operante nel settore del recruiting online, un aggregatore di offerte di lavoro presente in 34 paesi, dove mi occupavo inizialmente di Business Development, tramite partnership e accordi di affiliazione per acquisizione di traffico con i più grandi player americani ed europei. Amante delle sfide, ho intrapreso la strada del Performance Marketing, focalizzando la mia attività sulla gestione delle campagne di Facebook Ads.  

    Dopo più di due anni nel settore, ho sentito la necessità di mettere le mani su qualcosa di diverso, e di sviluppare le mie competenze oltre il web marketing. 

    Sono così approdata, ad Agosto 2019, in Whatwapp, il principale developer e publisher di mobile games italiano.

    Un ricordo particolare legato al mobile marketing che ha segnato il tuo percorso e che non scorderai mai?

    Sicuramente il momento in cui, monitorando il posizionamento di una delle nostre app rispetto ad alcune keyword, ho visto un balzo dalla 40esima alla settima posizione, in meno di una settimana. Ormai abituata agli effetti immediati delle campagne di acquisizione, sono rimasta stupita dai risultati che alcune ottimizzazioni avevano portato. Questo mi ha fatto comprendere la potenza delle parole e la forza che il prodotto può avere, se raccontato nel modo giusto.

    Di cosa ti occupi al momento a Whatwapp? 

    In Whatwapp sono Digital Marketing Manager e mi occupo della definizione della strategia di acquisizione paid e organica per le nostre app di giochi tradizionali, su 3 paesi, su Facebook Ads, Google Ads, Apple Search Ads e Unity Ads, con l’aiuto di un team di designer dedicato alle attività di marketing. 

    Distribuisco i budget tra le diverse piattaforme, mi occupo della gestione delle campagne e dell’analisi dei risultati. I numeri mi parlano e mi spingono a trovare nuovi metodi di ottimizzazione.

    Mi occupo inoltre della creazione dei contenuti per la pagina LinkedIn di Whatwapp, insieme alla mia Co-Ceo, e supporto il team content per le pagine e i gruppi Facebook dei nostri giochi. 

    Nella Home Page di Whatwapp c’è scritto “People are at the center of what we do”, un messaggio chiaro e allo stesso tempo molto forte. A cosa si riferisce in particolare che influenza ha nelle tue attività giornaliere? 

    Se in molte aziende le persone sono al centro solo quando si fa “employer branding”, in Whatwapp questo valore si respira in ogni attività che facciamo. I co-Ceo della società mettono le persone al centro di ogni decisione, il loro obiettivo è che siano felici di venire in ufficio tutti i giorni, e per questo fanno il possibile per eliminare stress e ostacoli. In Whatwapp crediamo fortemente che per ottenere il miglior prodotto possibile, sia necessario concentrarsi al 100% sulle persone che ci lavorano, e non viceversa. 

    Le persone sono al centro non solo dentro il nostro ufficio, ma anche sulle nostre app: i nostri utenti hanno un customer care interno dedicato per ogni app. La gestione delle pagine e dei gruppi su Facebook richiede tantissima energia, ma ripaga con la soddisfazione di vedere una community che cresce sempre di più, non solo nel mondo virtuale, ma anche in quello reale. 

    I gruppi di utenti che si formano online, si organizzano per incontrarsi a metà strada, nelle più grandi città italiane, per condividere la loro passione. E noi lo consideriamo uno dei nostri più grandi successi. 

    Passiamo a qualcosa di un po’ più pratico. Qual è il tuo canale di user acquisition preferito?

    Preferito da quale punto di vista? Scherzi a parte, il mio preferito è quello da cui sono partita, Facebook Ads. Offre diverse possibilità di ottimizzazione, è intuitivo, mostra la preview degli ad, sia da piattaforma che su dispositivo, e consente di targettizzare gli utenti con un dettaglio che nessun’altra piattaforma mette a disposizione. Negli anni poi si vedono i grandi progressi che sono stati fatti in termini di usabilità dell’interfaccia.

    Mi trovo molto bene anche con Google, principalmente per il magnifico supporto fornito dagli account manager. 

    E qual è quello che reputi più efficace invece in base alla tua esperienza?

    Carolina Bertini WhatwappSecondo me l’efficacia del canale dipende da tre fattori: strategia, mercato e prodotto. Ogni nostro prodotto ha una monetizzazione, target e logiche differenti. Per non parlare dei mercati: ciò che funziona in US, non è detto che funzioni in Italia. Il canale top performer in America per uno dei nostri giochi, in Francia potrebbe essere semplicemente in linea con gli altri.

    Per quanto riguarda la strategia, un buon esempio lo offre Apple Search Ads: se la priorità è la difesa del posizionamento rispetto a keyword importanti, Apple offre la piattaforma giusta, a scapito però dei volumi (a meno di non voler investire grandi budget solo per questo obiettivo).

    Quali sono i tuoi KPIs per definire il successo delle attività di User Acquisition?

    In primo luogo il CPI: devo garantire ai miei Game Producer un volume costante di utenti. Naturalmente però gli utenti devono essere di qualità, e quindi monitoro fin dai primi giorni ARPDAU e Retention, confrontandole con i risultati portati dagli utenti acquisiti dagli altri canali. 

    Infine, monitoro costantemente il rapporto LTV/CAC, con un LTV a diversi giorni (15, 30, 60). 

    Guardando ai vostri giochi, possiamo identificare principalmente 2 categorie: Giochi di carte, come la Scopa o il Burraco, e giochi tradizionali di differenti tipologie. Come cambiano le attività di acquisizione, nonché la profilazione della audience, da gioco a gioco? 

    Carolina Bertini WhatwappLa mission di Whatwapp è di conquistare il cuore di chi ama i giochi evergreen. Abbiamo sviluppato, negli anni, tutti i principali giochi di carte tradizionali, italiani e non, come Scopa, Burraco (anche in versione brasiliana), Briscola, Tressette e molti altri. 

    Nel 2019 il desiderio di creare un gioco che potesse portarci alla crescita internazionale si è fatto sempre più forte, per questo abbiamo deciso di intraprendere una strada diversa da quella dei giochi di carte, ma sempre legata ai giochi evergreen.  

    Come potrete immaginare, per i giochi che puntano a un mercato internazionale, la competizione è fortissima, il mercato è molto affollato, e scalare le classifiche è una sfida molto impegnativa, che stiamo affrontando lavorando sulla diversificazione dell’acquisizione paid e l’ottimizzazione del posizionamento organico. 

    Per i giochi tradizionali italiani abbiamo costruito negli anni una reputazione che ci consente di conquistare diverse categorie di giocatori, offrendo loro un prodotto di grande qualità, costantemente aggiornato e ricco di novità per l’intrattenimento.

    Qual è un insegnamento del passato che ti sei portata dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

    Rischia, sbaglia e impara dagli errori. Rischia, mettiti in gioco: ad un certo punto commetterai uno sbaglio, ma sarà proprio quello che ti renderà un professionista sempre più esperto.

    Sembra una grande banalità, ma le lezioni che ho imparato dai miei errori (bruciare 1500 dollari in una notte, impostare un budget di 700 euro invece che di 7), sono quelle che mi hanno fatto crescere di più. 

    Cosa ti aspetti di imparare invece in questo nuovo anno?

    Quest’anno voglio imparare a sfruttare al meglio le potenzialità di Apple Search Ads, una piattaforma molto complessa, a mio parare, da tenere sempre ottimizzata (almeno manualmente). Sarà una sfida interessante, che vorrei portare avanti insieme alla Marketing Automation. Inoltre, testando e iterando, vorrei trovare creatività sempre più efficaci per il nostro target, sia in paid acquisition che in ASO.

     

    Qual è la competenza più importante che i mobile marketers dovrebbero imparare per emergere nell’industria? Perché la reputi così importante?

    I mobile marketers non possono smettere mai di aggiornarsi, sia sul mercato e la competizione sia sulle piattaforme. Il pro e il contro del digital marketing è che non si ferma mai, è in continua evoluzione. Quello che fino a ieri pensavi non fosse possibile, oggi lo è. Ma allo stesso tempo, ciò che funzionava perfettamente fino a ieri, oggi non va più. Nuovi trend, nuovi metodi di comunicazione.
    Pensate a come Instagram ha cambiato il mondo del marketing e guardate come lo sta facendo Tiktok. Ma soprattutto, osservate le diverse velocità di diffusione di queste piattaforme: questo mercato deve essere monitorato, studiato, e se si è bravi, anticipato. 

    3 consigli per i giovani che intraprendono adesso una carriera nel mobile marketing?

    1. Studiate Marketing: il digital marketing, le campagne su Facebook e Google sono un mezzo, non il fine! Concentratevi sullo studio delle strategie, sull’analisi del mercato, del target e del prodotto. Solo dopo potrete pensare al messaggio e al canale per veicolarlo. 
    2. Non perdete il contatto con il mondo reale. Ciò che pensiamo e programmiamo in digitale, raggiunge persone, con sentimenti, emozioni e stati d’animo. Osservate i vostri utenti, parlateci, ascoltateli: vi daranno le informazioni più preziose. 
    3. Siate data driven: i numeri non mentono. Testate, analizzate e traete le vostre conclusioni. I nuovi strumenti di machine learning vi aiuteranno, ma dovete essere in grado valutare l’efficacia del vostro lavoro in autonomia