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La Guida completa alla Pubblicità su TikTok

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TikTok è senza dubbio il Social Media del momento, perlomeno sulla carta. Tutti gli esperti digitali stanno infatti sottolineando la crescita incredibile che l’app cinese ha riscontrato da due anni a questa parte, e stanno diventando sempre più i brand che stanno dedicando un budget specifico alla pubblicità su TikTok.

Cosa è TikTok?

TikTok è un’applicazione social basata sui video, in cui gli utenti creano video verticali che in genere vengono eseguiti 15 secondi prima del looping per il riavvio. Gli utenti possono anche collegare tra loro clip per creare dei video lunghi fino a 60 secondi. I video possono incorporare campioni musicali, filtri, tagli rapidi, adesivi e altri componenti aggiuntivi creativi che consentono agli utenti di sfruttare al massimo la breve lunghezza.

TikTok Interfaccia
Esempio di interfaccia di TikTok – Fonte: WalkTheChat

La storia di TikTok

ByteDance, azienda di Beijing nata nel 2012, aveva lanciato nel 2016 una prima versione del social network con il nome Douyin, disponibile solo nel mercato cinese. La vera app TikTok nasce nel 2017, ed è divenuta popolare soprattutto grazie all’acquisizione dell’ app musical.ly. Nel 2018 TikTok è stata l’app più scaricata sull’AppStore, davanti a YouTube, Instagram e Facebook, mentre nel 2019 ha avuto oltre 700 milioni di downloads.

Alcuni numeri

  • I MAU di TikTok sono stimati a 800 milioni (includendo Douyin, la versione Chinese di TikTok).
  • L’app ha avuto 738 milioni di download nel 2019
  • Il totale dei download di TikTok supera 1,5 miliardi e mezzo – il che la rende l’app più scaricata dello scorso decennio
  • Si stima che il 57% degli utenti di TikTok abbia sede in Cina, dove l’app è chiamata Douyin
  • L’India è il primo mercato per i download di TikTok nel 2019 (se escludiamo i download di Android cinese), con 323 milioni di downloads
  • Negli USA l’app ha ottenuto 46 milioni di download nel 2019
  • Il 69% dell’audience di TikTok appartiene alla generazione Z (16-24 anni)
  • Gli utenti di TikTok passano in media 52 minuti al giorno nell’app
  • Scopri 30 statistiche interessanti su TikTok in questo articolo

TikTok DownloadsI numeri del 2020 rispecchiano e confermano i trend dello scorso anno: TikTok è stata l’app non gaming più scaricata a Gennaio, sia sull’App Store che su Google Play Store, davanti alle app della famiglia Facebook e YouTube.

TikTok - Downloads Gennaio 2020E in Italia?

A Gennaio 2020 si è parlato di un incremento da 2,1 a 6,4 milioni di utenti unici (+204%), numeri che hanno attirato l’attenzione di tutti, considerando anche l’alto tasso di engagement di TikTok che la porta nella top 10 delle app più usate in Italia subito dopo Netflix.

La crescita di TikTok

Sebbene possa sembrare che la crescita di TikTok sia stata puramente organica e dovuta alla viralità, è importante sottolineare come la parte di paid user acquisition abbia giocato un ruolo fondamentale. Basti pensare che nel 2019 ByteDance è stata la seconda azienda ad aver speso di più in digital marketing in Cina (7 miliardi di Dollari nel primo semestre, pari al 23% della spesa totale in Cina). Inoltre, sembra che l’azienda cinese abbia addirittura offerto contratti fino a $ 500 pur di convincere alcuni influencer minori ad usare TikTok, piuttosto che YouTube o Instagram.

Allo stesso tempo, ByteDance non si è focalizzata solo in attività di acquisizione utenti su canali digitali: l’azienda cinese ha infatti investito moltissimo anche in pubblicità offline, comprando spazi pubblicitari in località iconiche e fulcro dei mercati di riferimenti, come Piccadilly Street a Londra o TimeS square a New York.

TikTok - Piccadilly Londra
Piccadilly Street, Londra – Fonte Walkthechat
TikTok Times Square
Times Square, New York – Fonte Walkthechat

In definitiva possiamo affermare che la crescita di TikTok non è assolutamente casuale, ma frutto di una strategia precisa sostenuta da investimenti importanti da parte di ByteDance, valutata oggi più di 78 miliardi di Dollari e considerata una delle aziende “unicorni” di maggior valore al mondo

Come monetizza TikTok?

Questa è probabilmente una domanda molto “delicata” negli uffici di ByteDance a Pechino. La verità è che TikTok non ha ancora trovato un modo per monetizzare la propria immensa base utenti, o meglio, un modo che possa portare l’azienda cinese al pari dei grandi colossi dell’Advertising.

Al momento TikTok monetizza principalmente con la pubblicità, che ha portato i ricavi a crescere esponenzialmente nel Q4 del 2019 (50 milioni di Dollari negli ultimi 3 mesi del 2019, un aumento del 310% rispetto agli ultimi 3 mesi del 2018).

TikTok Revenues & RankingIl vero problema è che tali ricavi, se paragonati al numero di utenti attivi, sono ancora abbastanza lontani da quelli di Facebook, Snapchat e addirittura Twitter, che continuano ad assicurarsi la maggior parte dei budget destinati alla pubblicità online (e nello specifico video), e di conseguenza ad avere un ARPU (Average Revenue per users) sicuramente più alto.

social media ad revenues

Social Media AARPUNel 2019 TikTok ha testato una serie di formati di contenuti sponsorizzati, tra cui video nativi “in-feed” con diversi obiettivi, brand takeovers, challenges di hashtag e filtri sponsorizzati, senza però trovare il formato più congeniale per unire i bisogni dei brand con la audience della piattaforma.

Il vero problema, sembra essere quello che TikTok non raccoglie abbastanza dati sugli utenti, e che quindi gli inserzionisti non riescono a profilare troppo il targeting delle campagne pubblicitarie. Questo è in realtà uno dei principali problemi per cui altre piattaforme come Snapchat, Twitter e Pinterest (solo per citarne alcune) non siano mai riuscite a raggiungere il gigante Facebook in termini di advertising.

Nonostante ciò, in termini di pubblicità su mobile, non possiamo permetterci di ignorare un social media mobile-first con 800 milioni di utenti attivi al mese a livello globale.

Aggiornamento Ottobre 2020: i dati del fatturato del primo quarto del 2020 dicono tuttavia che TikTok ha fatturato 5,6 miliardi di Dollari nei primi 3 mesi dell’anno, lasciando presagire ad un trend in netta crescita.

Vediamo pertanto come le aziende possiamo usare TikTok per pubblicizzare i loro prodotti e servizi.

Come i brand possono sfruttare TikTok?

Ci sono tre modi principali in cui i brand possono usare TikTok per promuovere i loro prodotti e i loro servizi:

  • Possono creare il proprio canale su TikTok e caricare i video rilevanti per la loro audience di riferimento con attività organiche di Social Media
  • Possono lavorare con gli influencer, pagandoli per diffondere contenuti ad un pubblico più ampio
  • Possono pagare per fare pubblicità su TikTok, con varie opzioni.

I brand che sono disposti a pagare per fare advertising hanno 4 possibilità:

  1. Annunci cosiddetti “biddable” – Video o immagini che appaiono nella feed di TikTok e delle altre app che fanno parte della inventory
  2. Brands take-over – Quando l’annuncio appare immediatamente dopo che un utente apre l’app nella schermata di apertura. Una volta aperto, il brand ha la possibilità di portare gli utenti da qualche altra parte, sia che si tratti di un profilo TikTok o di un sito esterno.
  3. Hashtag challenge – Formati che incoraggiano gli utenti a creare contenuti partecipando a delle sfide, vedi qui un esempio.
  4. Lenti personalizzate – Molto simile al servizio offerto da Snapchat e Instagram.
TikTok Hashtag Challenge
Un esempio di Hashatag Challenge su TikTok

Come funziona la pubblicità su TikTok?

Come visto, TikTok sta sperimentando sulla propria piattaforma varie forme di contenuti sponsorizzati, ma il formato più interessante in termini di performance marketing è sicuramente quello dei video nativi sulla news-feed del social media cinese (biddable).

Vediamo di seguito nel dettaglio come creare una campagna di pubblicità su TikTok per promuovere i nostri prodotti e servizi tramite video o immagini native sponsorizzate sulle varie app appartenenti al gruppo ByteDance.

Creazione dell’account pubblicitario

Innanzi tutto, per iniziare a fare pubblicità su TikTok, è necessario creare un account. Se non l’avete ancora fatto, potete iniziare il processo di creazione dell’account advertiser cliccando su “Create an Ad” sulla home page di TikTok Ads. Questo chiederà agli inserzionisti esistenti di accedere ai loro account o di creare un nuovo account per i nuovi inserzionisti.

Creazione Account TikTok AdsA questo punto saremo in grado di creare la nostra prima campagna, passo per passo, ed iniziare a fare pubblicità su TikTok.

Struttura: Campagne Vs Ad Groups Vs Ads

Pubblicità su TikTok - struttura campagneCampagne:

Le impostazioni delle campagne pubblicitarie TikTok Ads sono simili a qualsiasi altra piattaforma pubblicitaria. All’interno di una campagna possiamo creare una serie di annunci che hanno lo scopo comune di promuovere un prodotto, un servizio o un’app a una specifica audience di riferimento.

Pubblicità su TikTok - creazione campagne

TikTok richiede di stabilire un obiettivo pubblicitario specifico per ogni campagna.

È infatti importante stabilire sin da subito quale sia l’obiettivo della nostra campagna pubblicitaria, ovvero quale sia l’azione che vogliamo che l’utente compia quando vede l’annuncio.

TikTok Ads racchiude gli obiettivi in tre categorie: Awareness – per rendere le persone familiari con il brand, consideration – per convincere le persone a prendere in considerazione i nostri prodotti e ottenere più informazioni, e conversion – per incoraggiare le persone interessate a comprare o usare il nostro prodotto o servizio.

pubblicità su tiktok obiettivi campagneDi seguito una breve spiegazione per tipo ogni obiettivo:

  • Reach: se vogliamo che il nostro annuncio sia visto da più persone possibile
  • Traffic: se vogliamo portare più persone possibile al nostro sito web o alla nostra app (se targettizziamo gli utenti che l’hanno già scaricata)
  • App Install: Se vogliamo generare installazioni per la nostra app
  • Video views: per ottenere più visualizzazioni possibile di un video
  • Conversion: per incrementare le conversioni sul nostro sito, con la possibilità di tracciamento tramite pixel
  • Catalogue Sales: per vendere prodotti specifici di un catalogo di prodotti

A livello della campagna possiamo decidere anche il budget che vogliamo investire, che può essere giornaliero o totale:

budget campagne titktokAdGroups (gruppi di annunci):

I gruppi di annunci sono il livello successivo alla Campagna. Possono essere una particolare combinazione di annunci per i quali si stabilisce lo stesso target, lo stesso posizionamento e le stesse offerte. Ogni gruppo di annunci può includere molteplici inserzioni, mentre possono esserci più AdGroups all’interno di ogni campagna.

Al livello dell’AdGroup possiamo scegliere placement (dove gli annunci appariranno), targeting (a chi appariranno), Scheduling (programmazione della campagna), Bidding & Optimization (secondo quale parametro vogliamo ottimizzare le campagne).

In termini di posizionamento, o placement. TikTok Ads ci dà due opzioni:

  • Posizionamento automatico – in cui è TikTok stesso ad ottimizzare il placement degli annunci attraverso TikTok e le altre applicazioni che fanno parte dell’inventory (Vigo Video, TopBuzz, BuzzVideo e NewsRepublic)
  • Scelta del posizionamento – in cui siamo noi a selezionare le app dove vogliamo che appaiano gli annunci
Posizionamenti
I diversi posizionamenti offerti da TikTok Ads

Se abbiamo scelto App Installs come obiettivo della campagna, ci verrà chiesto di fornire i dettagli sugli Store dove vogliamo reindirizzare le persone a scaricare la nostra app. Nel caso di un obiettivo Traffic, verranno invece chieste informazioni sul sito web al quale sperate di inviare il traffico.

Dopo il placement, dobbiamo decidere il target della campagna, ovvero il gruppo di persone al quale ci si vuole rivolgere. I parametri di profilazione sono vari: possiamo creare, per esempio, gruppi di annunci solo per un sesso, oppure per una lingua specifica, area geografica o categoria di interessi.

TikTok Ads TargetingUna volta definita la audience target, dovremo decidere in che modo spendere il nostro budget. Qui abbiamo due scelte:

  • Standard – il budget viene speso gradualmente nell’arco di una giornata
  • Accelerata – il budget pubblicitario sarà speso il prima possibile durante il periodo di campagna pianificato.

Possiamo inoltre dire a TikTok quando vogliamo che gli annunci di uno specifico AdGroup vadano live. È infatti possibile impostare le date preferite per i nostri annunci, oppure scegliere di farli girare continuamente; nel secondo caso gli annunci gireranno fino ad esaurimento del budget stabilito.

Possiamo inoltre scegliere l’opzione che TikTok chiama “Dayparting”, con la quale è possibile selezionare uno o più periodi o tutto il giorno per l’esecuzione degli annunci.

Pubblicità su TikTok - budget & scheduleL’ultimo passo per il setup dell’AdGroup è quello dove decidiamo il bidding e l’ottimizzazione.

TikTok Ads funziona in modo simile agli annunci su Facebook e Instagram: ci sono infatti solo un numero limitato di slot pubblicitari, per cui ogni potenziale inserzionista fa un’offerta (il bid, che avviene automaticamente dietro le quinte) per il diritto di presentare il proprio annuncio agli utenti TikTok interessati, entrando così in competizione con tutti gli altri inserzionisti che vorrebbero assicurarsi lo stesso spot.

In termini di bidding, al momento TikTok offre diverse possibilità:

  1. Cost per click (CPC): l’offerta è il costo che siamo disposti a pagare per ogni click. Il sistema mostra gli annunci agli utenti che hanno più probabilità di cliccarli ad un costo il più vicino possibile alla tua offerta.
  2. Optimized Cost per Click (oCPC): l’offerta è il costo che siamo disposti a pagare per ogni risultato. Il sistema mostra in questo caso i nostri annunci agli utenti che hanno maggiori probabilità di intraprendere l’azione che desiderate ad un costo il più vicino possibile alla vostra offerta.
  3. Cost per mille (CPM): l’offerta è il prezzo che siamo disposti a pagare per mille impressioni. Il sistema consegna gli annunci per ottenere la massima esposizione e raggiungere il maggior numero possibile di clienti all’interno del budget indicato.
  4. Cost per Install CPI):  limitato all’obiettivo di campagna “App Install”. In questo caso l’algoritmo mostra l’annuncio alle persone più inclini ad effettuare il download della nostra applicazione mobile.
  5. Cost per view (CPV): attualmente ancora in Beta e disponibile solo per alcuni clienti. In questo caso l’offerta è il prezzo che siamo disposti a pagare per mille visualizzazioni video (di 6 o 2 secondi). Il sistema in questo caso mostra il video con il fine di ottenere il maggior numero possibile di visualizzazioni entro il nostro budget.

Pubblicità su TikTok - Bidding & OptimizationAds (Annunci)

Una volta che abbiamo impostato la prima Campagna e almeno un Gruppo di Annunci, è il momento di iniziare a creare gli annunci veri e propri.

L’annuncio, o Ad, è il contenuto che viene presentato al pubblico target, e possono essere sotto forma di video o di immagini, anche se il secondo formato non è ancora disponibile nell’applicazione TikTok stessa, bensì solo nelle altre app della inventory. È tuttavia possibile aggirare questo problema realizzando un video a partire da una serie di immagini uguali, in modo da avere un video a immagine fissa.

Potete trovare ai seguenti link le specifiche per le immagini e quelle per i video ads.

Per la creazione degli annunci dobbiamo seguire vari passi.

Fase 1: Aggiungere la creatività
Selezionate “Immagine” o “Video” come formato dell’annuncio, aggiungendolo da Computer, dalla Biblioteca media (per accedere ai media dagli annunci precedenti), oppure Creare un video tramite gli strumenti di TikTok (Video Template o Smart Video, che analizza automaticamente i media per creare video modificati come un professionista).

Pubblicità su TikTok -  creazione annuncioFase 2: Scegliere una copertina per il video
La scelta di una foto di copertina – o cover del video – è una parte importante per attirare l’attenzione. Possiamo caricare una foto di copertina personalizzata, oppure sceglierne una dalle immagini preselezionate dal video.

Fase 3: Anteprima della creatività
In cui vediamo come il video apparirà all’utente (è consigliato di vedere in anteprima tutti gli annunci su un dispositivo reale).

Fase 4: Inserire il nome dell’annuncio
Il nome che diamo all’ad è molto importante e deve essere semplice e specifico, in quanto ci aiuta a distinguere gli annunci all’interno degli AdGroup.

Fase 5: Inserire il testo dell’annuncio
Il testo dell’ad verrà mostrato sopra l’annuncio. Sono supportati 12-100 caratteri inglesi (6-50 caratteri cinesi/giapponesi) e le emojis, mentre “{ }” e “#” non possono apparire nel testo dell’annuncio. La punteggiatura e gli spazi contano come caratteri.

Fase 6: Aggiungere la call-to-action
Dobbiamo scegliere una CTA per l’annuncio: “Scarica ora”, “Scopri di più”, “Acquista ora”, “Iscriviti”, “Contattaci”, “Prenota ora”. La CTA deve essere in linea con l’obiettivo della campagna.

Fase 7: Creare ed inviare l’annuncio
Cliccando sul pulsante “Invia” l’annuncio viene creato, e possiamo passare alla creazione di un secondo annuncio cliccando “Aggiungi”. Possiamo inoltre copiare o cancellare annunci esistenti.

A questo punto la nostra campagna su TikTok verrà messa in revisione, ed approvata dopo poco, a patto che tutte le linee guida pubblicitarie siano state rispettate.

Pubblicità su TikTok - BianchettaQuanto costa la pubblicità su TikTok?

Abbiamo raccolto alcune statistiche sui costi della pubblicità su TikTok:

  • I brand-takeover costano tra i 20,000 e i 200,000 dollari (Digiday, 2019)
  • Le Hashtag Challenge costano oltre 100.000 dollari (Adweek, 2019)
  • Le campagne pubblicitarie partono da 500 dollari al giorno (senza impegno a lungo termine)
  • TikTok raccomanda un’ulteriore spesa pubblicitaria di 100.000 – 200.000 dollari per promuovere una hashtag challenge (Adweek, 2019)
  • Gli influencer TikTok con 2,5 milioni o più di follower si aggirano intorno ai 600-1000 dollari a post rispetto ai 100-200 dollari per ogni 10.000-20.000 follower su Instagram (Telegraph, 2019)
  • Il CPM medio degli annunci biddable TikTok è di $10 (The Verge)

Consigli per fare pubblicità su TikTok

Lasciatevi andare: prendetevi mezz’ora per guardare i video su TikTok e capirete quanto i contenuti possano diventare stravaganti. Questo è un social media dove le persone si lasciano andare e ballano come se nessuno li stesse guardando (mentre in realtà hanno milioni di followers). Mostrate il lato più leggero del brand e producete contenuti con un tocco personale e creativo.

Rischiate. Gli utenti di TikTok stanno creando contenuti autentici, a volte grezzi, che hanno le stesse probabilità di fallire che di diventare virali. È l’occasione perfetta per testare contenuti che non rischiereste mai di pubblicare su Facebook o Instagram, dove la posta in gioco è molto più alta.

Impegnatevi. L’impegno è una regola d’oro in qualsiasi campagna di social media, ma è ancora più importante su TikTok Ads, dove la base di utenti è così piccola ma fervente. Impegnatevi con le persone il più possibile.

In generale, dobbiamo essere intelligenti con i nostri annunci su questa piattaforma, in quanto gli utenti di TikTok sono più difficili da accontentare rispetto a quelli della maggior parte degli altri siti social network.

Conclusioni

  • TikTok è sicuramente una piattaforma da tenere in considerazione per il marketing mix della nostra azienda, in quanto ha una base utenti molto vasta (sopratutto tra i Gen Z) e molto attiva sulla piattaforma (52 minuti in media al giorno).
  • Al momento TikTok sembra essere una piattaforma più adatta all’awareness che alla conversion. È infatti molto difficile interrompere l’esperienza degli utenti su TikTok, che una volta iniziata a scorrere la news-feed sono poco inclini a cliccare su un annuncio e compiere l’azione desiderata.
  • Dobbiamo creare contenuti originali: probabilmente i video “fashion” che usiamo per le Instagram stories non funzioneranno su TikTok, poiché gli utenti sono alla ricerca di contenuti più autentici e stravaganti.
  • Gli influencer possono essere la chiave per promuovere i propri prodotti, specialmente se riescono a mascherare la promozione dietro ad un video simpatico, e se includono un give-away per i loro followers (Leggi anche Influencer marketing per promuovere una applicazione mobile).

Stai considerando di includere TikTok nel tuo mix di performance marketing? Contattaci, e ti aiuteremo a capire tutti i vantaggi per il tuo business.

Startup nel Mobile: FantaMaster

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Fanta Master Header

Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo parlato con Marco Polidori, Head of Marketing e Co-Founder di DigitalGoal, l’azienda che ha lanciato la popolarissima app FantaMaster.

Ciao Marco, raccontaci in breve chi sei e cos’è FantaMaster.

FantaMaster AppSalve a tutti i lettori di Mobile Marketing Italia, io sono Marco Polidori e mi occupo del marketing di FantaMaster. Vengo dal mondo startup (ne avevo fondata un’altra prima di puntare tutto su FantaMaster) e per qualche anno ho lavorato nel mondo dell’affiliate marketing.

Il progetto FantaMaster nasce un po’ per caso da un’idea del mio socio Pasquale Puzio che sviluppò la versione embrionale di quella che oggi è una delle app più utilizzate per il fantacalcio. Sempre per caso io e lui ci siamo conosciuti online e per i primi 6 mesi abbiamo iniziato a collaborare assiduamente senza mai vederci dal vivo. Il nostro primo incontro offline è stato il giorno del suo matrimonio.

Da quel momento in poi il nostro rapporto si è consolidato e siamo stati in grado di trasformare un side project in un’azienda vera e propria in cui lavorano circa 10 persone. FantaMaster ad oggi ha ottenuto quasi 2 milioni di download e circa 1.1 milioni di utenti registrati con un rating medio sugli store superiore a 4.5 su 5.

Senza grossi dubbi possiamo dire di aver creato uno dei prodotti mobile più interessanti in Italia per quanto riguarda i fantasy game legati al calcio.

Quali sono le principali feature che rendono FantaMaster così popolare tra i giovani in Italia? Come fate a far tornare gli utenti ad utilizzare l’app?

Fin da subito ci è stato chiaro quale dovesse essere il nostro posizionamento nel mercato: noi volevamo creare la migliore piattaforma di gioco che fosse 100% mobile.

Mentre tutte le altre soluzioni presenti sul mercato vedevano nel mobile un’estensione di linea delle loro piattaforme web, noi avevamo chiaro fin da subito che il mercato si stava spostando verso le applicazioni mobile e abbiamo deciso di puntare forte in questa direzione. I risultati ci hanno poi dato ragione in quanto, con queste scelta, siamo riusciti a far breccia nel cuore di tutta la nuova generazione di fantallenatori che utilizza lo smartphone per molte ore durante il giorno e molto di più rispetto alla generazione precedente.

Inoltre, ci siamo dati fin da subito l’obiettivo di voler innovare questo settore con l’utilizzo della tecnologia e siamo stati in grado di sorprendere ogni anno i nostri utenti mettendo a loro disposizione funzionalità esclusive ed altamente ingaggianti.
Tra le tante, posso menzionare il Vice Allenatore: un algoritmo che, analizzando i dati statistici delle prestazioni dei giocatori in squadra, è in grado di stilare una classifica dal “più consigliato” al “meno consigliato”. Oppure le Sostituzioni Live che stravolgono un po’ le regole del fantacalcio tradizionale, dando un ruolo più attivo al fantallenatore anche a giornata di Serie A in corso.

Per quanto riguarda l’aspetto legato alla retention la risposta è semplice: abbiamo puntato tutto sul costruire un prodotto affidabile e super performante.
Mentre gli altri player del mercato avevano problemi tecnici sul mobile, noi siamo riusciti a sostenere la rapida crescita della nostra base utenti senza avere mai grossi problemi. Offrire una piattaforma di gioco affidabile e stabile è il miglior modo per farsi pubblicità e per affermarsi sul mercato.

Quali sono i principali competitor di FantaMaster e come vi differenziate da loro?

In Italia, nel settore in cui operiamo, il leader è Fantacalcio.it che fino allo scorso anno si chiamava Fantagazzetta.

Noi, a differenza loro, siamo focalizzati esclusivamente sul mobile come detto precedentemente e puntiamo in maniera molto più netta sugli aspetti di gaming e entertainment del fantasy game.
Infatti, mentre Fantacalcio.it è una testata giornalistica a tutti gli effetti, noi siamo esclusivamente una piattaforma di gioco: il nostro sito per noi rappresenta soltanto uno dei numerosi canali di acquisizione utenti che utilizziamo nelle nostre attività di marketing.

Da un punto di vista imprenditoriale, come mai la scelta di puntare su un prodotto esclusivamente mobile, mentre in Italia si tende invece a focalizzarsi ancora molto sul desktop?

Il mercato del mobile in Italia è ancora in una fase di sviluppo iniziale, e la differenza risulta lampante anche solo provando a vedere cosa succede in Paesi come la Germania e la Spagna.
In Italia gli advertisers, o meglio i centri media che gestiscono i grossi budget pubblicitari delle aziende, destinano gran parte delle risorse a campagne pubblicitarie che vengono erogate sul web nonostante gli utenti spendano sempre più tempo nelle app scaricate nei loro smartphone.

A mio avviso, le ragioni che ci sono dietro a questa tendenza sono molteplici.
Tra le più importanti, c’è sicuramente una mancanza di competenze tecniche sul mobile che rende più complicato il tracciamento delle performance delle campagne di mobile advertising. Probabilmente, la crescita dell’utilizzo del programmatic advertising aiuterà tutto il settore a risolvere le inefficienze che ci sono al momento.

Qual è il modello di monetizzazione di FantaMaster?

FantaMaster ha il classico modello di business freemium, con il quale gli utenti possono scaricare e utilizzare l’applicazione gratuitamente ma devono sopportare la presenza della pubblicità. Chi vuole, però, può sbloccare delle funzionalità premium a pagamento (tra cui la rimozione degli ads o l’asta live da remoto) che migliorano l’esperienza di gioco e la rendono ancora più divertente.

FantaMaster BannerInternazionalizzazione: si, no, forse?

Sicuramente l’internazionalizzazione è un qualcosa che rientra nei nostri piani aziendali. In questo momento però siamo fortemente focalizzati su FantaMaster perché siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare e che possiamo ancora crescere. Abbiamo già in cantiere alcune idee che potrebbero essere interessanti per il mercato europeo, ma in questo momento preferiamo non perdere il focus da ciò che sappiamo di dover fare in Italia.

Da un punto di vista marketing, dove avete focalizzato i vostri sforzi per promuovere FantaMaster quando avete lanciato l’app?

FantaMaster è un progetto completamente bootstrapped. Nel primo anno di attività io e il mio socio abbiamo reinvestito ogni singolo euro nella crescita del progetto. Per cui è facilmente comprensibile quanto fosse fondamentale fin dal principio spendere le poche risorse finanziarie nella maniera più efficiente possibile.

L’aspetto su cui abbiamo puntato molto all’inizio e su cui continuiamo a puntare ancora oggi è il supporto agli utenti. Sono abbastanza sicuro di non sbagliare nel dire che nessun altro player del nostro mercato riesce a rispondere ai propri utenti con la velocità con la quale lo facciamo noi. I nostri utenti possono infatti scriverci su Facebook, Instagram o via email e hanno la certezza che entro pochi minuti riceveranno una risposta. E riusciamo a farlo nonostante gli oltre 1.1 milioni di utenti registrati. Questo può dare l’idea di quanto questa attività sia centrale per noi.

Ricordo benissimo che durante i primissimi tempi, quando il team di FantaMaster era composto solo da me e dal mio socio, ci ritrovavamo a rispondere ai messaggi alle ore più assurde pur di dare l’idea ai nostri nuovi utenti che FantaMaster fosse un’applicazione seria e affidabile.

Quanto è importante l’App Store Optimization quando non si ha un budget illimitato?

L’ASO non è importante, è essenziale – soprattutto quando il budget a disposizione è limitato. FantaMaster, con un pò di fortuna e con un pò di nostra bravura nello stimolare la pubblicazione di recensioni positive da parte degli utenti, è sempre riuscita a posizionarsi nei primi posti della categoria Sport del Play Store e dell’App Store.

In particolar modo, nel periodo di punta dell’anno che va da agosto a fine settembre (momento in cui tutti gli appassionati di fantacalcio si organizzano con gli amici/colleghi per creare una Lega e quindi in cui si fa il grosso dell’acquisizione utenti) siamo stati costantemente nelle prime 3 posizioni degli store.

La campagna di acquisizione di cui vai più fiero? Quella che ha portato risultati migliori?

Senza dubbio la campagna di acquisizione di cui vado più fiero è una campagna di influencer marketing. Più precisamente nel 2017 abbiamo deciso di collaborare con Gli Autogol, famosi nel mondo del calcio per le loro parodie divertenti, con i quali abbiamo prodotto il video dell’asta del fantacalcio di inizio stagione. Questo video solo su youtube ha superato le 4 milioni di visualizzazioni e ci ha permesso di ottenere decine di migliaia di download.

Questa iniziativa è stata molto importante per due ragioni principalmente.
La prima è che per la prima volta nella storia di FantaMaster stavamo investendo diverse migliaia di euro su una singola campagna di marketing, con tutti i rischi e le preoccupazioni che ne conseguivano dato il nostro budget limitato.
La seconda è che quella fu la nostra prima presentazione al grande pubblico che, da quel momento in poi, ci ha conosciuto ed ha iniziato ad apprezzarci per la qualità del prodotto che offriamo.

Gestire le campagne di acquisizione internamente oppure affidarle ai centri media? Quale ha scelto FantaMaster? Perché?

Tutte le campagne di acquisizione utenti sono gestite internamente. Il motivo è semplice: abbiamo tutte le competenze tecniche e strategiche per farlo.
Inoltre in questo modo abbiamo sempre il controllo diretto su ciò che succede e su come viene utilizzato il budget.

Quali sono i principali vantaggi di gestire le campagne internamente?

Il vantaggio principale è sicuramente quello di poter gestire con più rapidità e reattività qualsiasi complicazione possa presentarsi. L’attività di acquisizione utenti necessita costantemente di monitoraggio e ottimizzazione. Poterlo fare in autonomia è un enorme vantaggio competitivo rispetto a chi deve delegare questo tipo di attività.

Allora perché la maggior parte delle start-up affida i propri budget ai centri media?

Bella domanda. Probabilmente per una mancanza di competenze all’interno dei team. Ad ogni modo, credo che questo è un trend destinato a cambiare nei prossimi anni data la centralità che le attività di performance marketing stanno acquisendo all’interno delle aziende.

Quali consigli daresti, in termini di sviluppo del business ed acquisizione utenti, agli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio legato al settore mobile?

Come prima cosa consiglierei loro di dare la massima importanza ai feedback dei primissimi utenti delle loro applicazioni mobile: il grosso del lavoro di sviluppo sono loro a farlo per noi. Dagli utenti arrivano i suggerimenti migliori su cosa perfezionare dell’app e su dove focalizzare l’attenzione per lo sviluppo di nuove features. Inoltre, è fondamentale costruire un brand e una community intorno alla propria applicazione. In genere gli utenti, dopo un momento di entusiasmo iniziale, tendono ad abbandonare le applicazioni a favore di altre novità del momento.

Personalmente credo che sia possibile limitare questo fenomeno puntando sulla costruzione e sulla condivisione di valori nei quali gli stessi utenti si riconoscono e in ragione dei quali decidono di partecipare attivamente ad una comunità di persone. Riuscire a coniugare questo con lo sviluppo di un ottimo prodotto mobile è la chiave per mettere in piedi un business stabile e durevole nel tempo.

E’ sicuramente un percorso lungo ma che vale la pena di affrontare.


Ringraziamo Marco per la sua disponibilità e per averci raccontato il suo percorso imprenditoriale e la storia di FantaMaster

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User Onboarding nelle Applicazioni Mobile: 5 Errori da Evitare per Fidelizzare gli Utenti

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Acquisire nuovi utenti per la propria applicazione mobile non è un lavoro semplice. Ad oggi, ci sono circa 4.5 milioni di app sugli Store principali a livello globale e riuscire a emergere e farsi notare, soprattutto quando non si hanno budget multimilionari o un team marketing ben formato e capace, può diventare impossibile. 

In media, un’ applicazione mobile perde il 77% degli utenti attivi dopo 3 giorni dall’installazione. Un altro dato, che rende la situazione ancora più preoccupante, dice che, il 23% degli utenti che fanno il download di un’ app mobile la usa una volta soltanto, per poi lasciarla nel dimenticatoio delle applicazioni nel proprio smartphone.  

Le aziende spendono milioni di Euro in attività di acquisizione ogni mese, per poi perdere la maggior parte di questi nuovi utenti dopo pochissimi giorni. Ma questi tassi di retention  così bassi sono il risultato esclusivamente di applicazioni mal realizzate? In alcuni casi la risposta è sì, ma in realtà non è il solo motivo.

È stato dimostrato che gli utenti che ritornano dopo 7 giorni nell’app, sono quelli che poi la utilizzano più a lungo. Quindi, il segreto del successo per ogni sviluppatore mobile e di riuscire a mantenere il numero più elevato di utenti attivi per questo periodo. 

Facile a dirsi…

Quello che accade subito dopo l’installazione di un’applicazione mobile è cruciale. Gli utenti, ad oggi, hanno una scelta quasi infinita. Molti servizi, all’apparenza (ma non solo) sono praticamente uguali e la fidelizzazione dell’utente, in special modo in alcuni verticali, è quasi impossibile. In più, il 44% degli utenti oggigiorno scarica un’ app solo per provarla, quindi avere un impatto immediato è fondamentale per aumentare il tasso di retention degli utenti acquisiti. 

Come possiamo fidelizzare però i nuovi utenti fin dal primo momento? 

La risposta è nei primi 60 secondi di utilizzo dell’app mobile. Se un utente scarica l’app, e non ne comprende immediatamente l’utilizzo, i vantaggi e la value proposition, molto probabilmente non continuerà a usare il nostro servizio. 

Lo user onboarding nelle applicazioni mobile aiuta a spiegare chiaramente perché l’utente deve continuare la propria esperienza con noi. Ma partiamo dalle basi. 

Che Cosa è lo User Onboarding? 

Lo user onboarding nelle applicazioni mobile è il processo che consente di spiegarne i vantaggi e coinvolgere gli utenti sin dai primi istanti al fine di aumentare il tasso di retention. 

Questo onboarding è la prima impressione che diamo del nostro prodotto. Un design semplice ma accattivante è cruciale per creare una relazione “speciale” con ogni utente, che scarica la nostra app mobile. Quando la nostra app è avviata per la prima volta, lo user onboarding rinforza il valore del nostro servizio e spiega i vantaggi, nonché le funzionalità dell’app stessa. 

È stato mostrato che con un onboarding corretto e chiaro, i tassi di retention possono aumentare fino al 50%

Quando andiamo a creare uno user onboarding per la nostra applicazione mobile dobbiamo tenere a mente alcuni punti importanti che ci permetteranno di disegnare un’esperienza utente che invogli l’utilizzo della nostra app, ma che dia allo stesso tempo tutte le informazioni necessarie ai nostri nuovi utenti. 

D’altronde si sa, la prima impressione è quella che conta di più, specialmente in un mondo molto rapido e fluido come quello delle applicazioni mobile. 

Errore 1: Concentrarsi sulle funzionalità dell’app

Uno degli errori più comuni in cui ci imbattiamo, non solo nello user onboarding ma nella comunicazione in generale, è che molti sviluppatori concentrano il loro messaggio intorno alle caratteristiche o funzionalità del proprio prodotto, piuttosto che i suoi vantaggi per l’utente. 

La verità però è che agli utenti interessa sapere cosa poter fare con queste funzionalità, e nello specifico, quali vantaggi ci saranno per loro dall’utilizzo di queste. 

In Inglese, questo concetto è anche conosciuto come “What’s In It For Me?” (in Italiano, potremmo tradurlo con “E io che ci guadagno?”). 

Gli utenti sono letteralmente bombardati da messaggi pubblicitari e la scelta, come detto all’inizio di questo articolo, è quasi infinita. Quando riusciamo a convincere un utente a scaricare la nostra app, dobbiamo comunicare immediatamente i vantaggi che questo riceverà dall’utilizzo del nostro servizio. 

In questo esempio, possiamo vedere come Slack, mette in risalto le funzionalità dell’app collegandole ai benefici che l’utente ne ottiene dall’utilizzo. 

User Onboarding nelle Applicazioni MobileErrore 2: Chiedere troppi permessi 

Uno degli errori più comuni che si vedono in tantissime applicazioni mobile è l’abuso di richiesta dei permessi. Molte, forse troppe, volte gli sviluppatori chiedono di mandare notifiche alla prima apertura dell’applicazione, ancor prima dell’onboarding. 

Voi dareste il numero di telefono a uno sconosciuto per strada? Esatto. Allora, perché richiedere questa intrusione della privacy prima di aver comunicato il valore aggiunto che la nostra applicazione mobile porterà nella vita degli utenti? 

A seconda del verticale in cui si opera, si può poi aver bisogno di richiedere accesso a diversi tipi di informazione personale. Nello user onboarding è fondamentale limitare le richieste a quello che è strettamente necessario (e soprattutto bisogna spiegarne il perché si ha questa necessità). Gli altri permessi possono seguire man mano che l’utente scopre come utilizzare i vari elementi della nostra app. Uno studio ha dimostrato come il 60% degli utenti ha deciso di non installare un’app dopo aver scoperto quante informazioni personali questa richiedeva. 

Errore 3: Non personalizzare l’esperienza fin dall’inizio

Alcune applicazioni possono modificare il loro servizio in base alle preferenze degli utenti, basti pensare a servizi musicali o di eCommerce. Nella fase di user onboarding, aggiungere una semplice schermata che richiede all’utente di indicare le proprie preferenze potrebbe darci un vantaggio unico nel creare un’esperienza più mirata e comunicare all’utente che i suoi interessi sono il nostro principale interesse. 

In questo esempio vediamo come l’app 12 min cerchi di personalizzare l’esperienza futura chiedendo le preferenze dell’utente. 

User Onboarding Nelle Applicazioni MobileErrore 4: Complicare la registrazione 

Lo user onboarding può anche essere utile per completare la registrazione di un nuovo utente, basti pensare a servizi di telefonia o messaggistica come WhatsApp o Skype. In questo caso, è fondamentale creare una registrazione semplice e chiara, richiedendo esclusivamente le informazioni necessarie. 

È inoltre consigliabile includere la registrazione con i social per semplificare questo processo. Una ricerca ha dimostrato come il social login può far aumentare la registrazione fino al 50%.

In questo esempio vediamo come Medium dia all’utente diverse opzioni per la registrazione, facilitandone l’accesso.  

Errore 5: Dilungarsi inutilmente

A questo punto penso sia chiaro come lo user onboarding sia uno step fondamentale per fidelizzare i nuovi utenti della nostra applicazione mobile, creando un’esperienza che abbia l’utente al centro e che si concentri sulle sue necessità. Detto questo però, può risultare difficile essere succinti nel messaggio iniziale proprio perché non si vuole lasciare nulla al caso. 

In una ricerca è stato dimostrato come circa due terzi degli utenti preferiscano un onboarding di meno di 60 secondi e come questo influisca direttamente sulle possibilità di utilizzo dell’app nel futuro. 

Conclusione

Lo user onboarding perfetto forse non esiste, o comunque è sicuramente molto difficile crearne uno al primo tentativo. Come molte altre attività nel digitale, è fondamentale testare per capire cosa funzioni al meglio per la nostra applicazione mobile. Creare un’esperienza utente positiva già nella fase di onboarding può migliorare il tasso di adozione del nostro servizio nel lungo termine. Infatti, proprio nei primi momenti di utilizzo dell’app, possiamo trasmettere sia il valore del nostro prodotto, ma anche abbassare quella barriera di dubbio presente nella mente dei nostri utenti, così da fidelizzarli e aumentare il valore del LTV.

StartUp nel Mobile: AppY Lab

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Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo parlato con Cristiano Di Battista, Co-Founder e CEO di Appy Lab, azienda milanese molto attiva nel settore delle applicazioni mobile.

Ciao Cristiano, puoi raccontare in breve ai nostri lettori la storia di AppY Lab e di cosa vi occupate?

Cristiano Di Battista
Cristiano Di Battista, CEO e Founder di AppYLab

Salve a tutti i lettori, e grazie per la domanda.
AppY Lab è da due anni una startup innovativa che ha l’obiettivo di realizzare progetti digitali, progetti mobile con le componenti tecnologiche più avanzate come il machine learning (ML – un ramo dell’intelligenza artificiale) e l’IoT. E la cosa bella è che questo lo facciamo per noi stessi, quindi idee interne, per chi come noi vuole realizzare il suo progetto digitale e infine per le aziende sul mercato che desiderano innovare e sfruttare la leva del digital.

Ho detto da due anni ma in realtà il progetto AppY Lab è nato formalmente quasi 5 anni fa quando ho cominciato, anzi ricominciato a frequentare il mondo delle startup con una mia app e ho incontrato Massimo Rivolta, uno degli attuali soci, anche lui con un progetto da lanciare. Abbiamo quindi messo insieme le forze e ora siamo un team di quasi 20 persone! E tutti con la voglia di innovare, di sperimentare, di creare, di portare valore, sporcandoci le mani e mettendoci nelle scarpe dei nostri clienti.

Hai detto “sporcandosi le mani”. Quali sono quindi i progetti su cui AppY Lab sta lavorando al momento?

Scusate, ma a me piacciono i numeri 😅
Ad oggi abbiamo un portfolio di 16 progetti, di cui due falliti (e sono quelli che danno più soddisfazione poiché si impara di più), 6 consegnati e in gestione, e 8 in delivery a diversi livelli di completamento. Nella maggior parte di loro come detto abbiamo inserito le componenti del ML (machine learning).

Ne cito alcuni in ordine sparso:

  • Falleng, che permette l’invecchiamento attivo con un algoritmo predittivo per la caduta degli anziani
  • SFIDAMI, una piattaforma di gamification per il mondo della formazione
  • L’app Passaparola che aiuta i punti vendita fisici a vendere di più grazie alla condivisione delle esperienze di acquisto dei consumatori
  • YouJustice, una webapp fantastica che risolve i litigi e su cui abbiamo investito
  • Kiloraze, un app “nutrizionale” che aiuta le persone a mangiare meglio  e tenersi in forma con la piramide alimentare
  • Tre progetti sul turismo di cui un’applicazione di Machine Learning per il prezzo dinamico
  • un app nel mondo del basket per far incontrare gli allenatori e le società sportive

Ops… scusate mi sono lasciato andare ma come potete vedere mi entusiasma questa eterogeneità, infatti spaziamo dal MedTech al Fintech, dal Social al Proptech, fino al travel.

L’app che avete lanciato che ha avuto più successo.. E quella di cui vai più fiero?

Siamo molto contenti di SocialBasket, forse perché una delle prime lanciate. Un’app nata dall’idea di un allenatore di Basket e un imprenditore visionario (che opera nel mondo del digital payment), con noi che l’abbiamo realizzata partendo dal logo, dal business plan, poi la creazione dell’MPV con le prime funzioni di matching tra allenatore e società sportive, poi l’inserimento della parte della gestione tornei e poi via via le altre funzioni. Oggi sta andando molto bene con numeri molto interessanti e con manifestazioni di interesse per acquisizioni e fusioni, ma qui mi taccio per ovvi motivi. Abbiamo anche fatto una video intervista dello use case che trovate qui.

Mentre quelle di cui siamo più fieri sono quelle che fanno vibrare il cuore e risolvono problemi di salute, come Falleng, pensata per prevenire il rischio di caduta per gli anziani che entrano purtroppo in un calvario da cui è difficile uscirne e generano un costo sociale di 3.000 € annuo procapite in Italia. Poi ne abbiamo anche altre in pancia ancora embrionali, come l’app che aiuta i non-udenti con il linguaggio LISA o una per gli ipovedenti che riconoscono gli oggetti; tutte sperimentazioni che abbiamo temporaneamente sospeso per motivi di investimenti elevati.

FinTech, MedTech, Community e Social Media. Siete attivi su diversi settori di business. Qual è quello più “attrattivo” al momento?

Questa è davvero una bella domanda, e confesso di avere un certo imbarazzo nel rispondere. Ad oggi quello che ci ha guidato nella scelta dei settori sono i problemi che siamo andati a risolvere, non abbiamo pensato a creare prodotti per trovare un mercato ma identificare bisogni latenti o nicchie su cui proporre delle soluzioni a un problema condiviso. E da qui abbiamo ottenuto quei cluster di mercati che hai citato.
Per rispondere con i miei due cent su quello più attrattivo ti direi “dimmi quanto budget hai” 😊 In generale credo che l’ambito healthcare, o computer vision o deep learning richiedano investimenti importanti e in questa fase stiamo viaggiando con un politica dei piccoli passi per creare un portfolio sempre più ampio e con casi di successo. Per esempio, la Blockchain è un settore dove non ci siamo ancora cimentati, ma che anche lì teniamo monitorato.

Per quale motivo avete lasciato da parte il settore Gaming?

Per l’appunto, anche il gaming lo teniamo sotto controllo e soprattutto è molto difficile identificare qualcosa di molto differenziante. Il buon Riccardo Zacconi prima di partorire Candy Crush ha sfornato più di 50 giochi che non sono andati bene.

Anche qui comunque ci stiamo divertendo con delle sperimentazioni in ambito computer vision e VR/AR con applicazioni più di gamification.

AppY Lab si può definire un’azienda pioniera del settore mobile. Da un punto di vista imprenditoriale, quale è stato il motivo per cui avete deciso di puntare sul mobile quando in pochi lo stavano facendo?

Come detto i driver sono le idee, i problemi, le metriche, i numeri… e questo lo abbiamo applicato a ciò che in termini di competenze è nelle nostre corde. Abbiamo compreso le potenzialità del mobile, tutti noi siamo sempre con lo smartphone in mano e conosciamo le tecnologie per sviluppare applicazioni e per creare algoritmi. Insieme la visione, la voglia di sperimentare e creare innovazione ha fatto il resto 😊

App responsive Vs App Native. Quali sono le differenze, e su quali puntare?

Le app le dividiamo in webapp da un lato e app residenti negli store dall’altro. Le webapp per intenderci sono quelle che utilizzi tramite browser e si adattano al dispositivo con cui le fruisci (responsive appunto). Tipicamente non entrano in “intimità” con il device e hanno il vantaggio di non dover essere “scaricate”. Le app residenti negli store invece puoi realizzarle sviluppando in nativo (per iOS o per Android), oppure con i framework cross+platform che hanno il vantaggio di avere tempi di sviluppo più brevi (e vengono dette ibride). Non è facile rispondere alla domanda su quale puntare. Molto dipende dall’applicazione che devi realizzare, però nel nostro blog, in cui forniamo sempre contenuti sul mondo delle startup e sulle tecnologie innovative abbiamo provato a fare un quadro completo e se mi permettete, rimanderei lì i lettori 🙂 ecco il link

AppY Lab Team
Il Team dei Founder di AppY Lab

Da un punto di vista marketing, come vengono promosso le vostre app?

In tre modi: testando, testando, e testando 🙂

Come detto ci lasciamo sempre guidare dai numeri. Anche quando ci vengono in mente delle idee, proviamo a distaccarci dall’innamoramento dell’idea stessa (perché ovviamente capita) e in maniera distaccata cerchiamo di semplificare il più possibile il minimum viable product per capire se effettivamente il progetto è sostenibile. Poi ovviamente attuiamo i processi di growth hacking, dall’awareness fino alla retention. E la cosa divertente che tutto questo lo facciamo sia con strumenti digital, creando funnel e campagne, ma anche con eventi, PR, attività sul territorio.

Cosa ci dobbiamo aspettare da AppY Lab in termini di crescita ed espansione per il 2020? 

Siamo continuamente alla ricerca di nuove modalità di business per far crescere i nostri progetti e le startup italiane. Abbiamo l’ambizione di crescere nel nostro portfolio e ogni anno lanciamo da 1 a 2 applicazioni nostre. Inoltre per quest’anno per creare ancora più contaminazione abbiamo l’ambizione di realizzare uno spazio di co-working a Milano in cui confluire le startup che incubiamo, le persone che lavorano con noi e tutti quelli che credono nell’innovazione e nel digital come fattore competitivo per lo sviluppo del nostro paese. 

Quali consigli daresti, in termini di attività di acquisizione utenti, a tutti gli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio, più o meno specifico, legato al settore mobile?

Sicuramente di procedere gradualmente, identificando molto bene la propria buyer persona, dove si trova che gusti ha e come stimolarla per la conversione, ma anche di lavorare sodo, di non mollare alle prime delusioni, di circondarsi di un team professionale che lo aiuti gradualmente a capire, come detto prima, ciò che funziona di più. Oggi purtroppo il livello di attenzione è sempre più sottile ed è sempre più difficile emergere con un’app, con una soluzione mobile, quindi dobbiamo lavorare in questo contesto con tecniche professionali, mirate, puntuali in modo da non spendere a vuoto e non farsi troppo male.


Ringraziamo Cristiano per la sua disponibilità e per averci raccontato la storia della sua StartUp e il suo percorso imprenditoriale.

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StartUp nel Mobile: Secret Maps

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Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo parlato con Jody Iabichino, Founder di Secret Maps, un’app originalissima che sta rivoluzionando il modo in cui i turisti scoprono i segreti delle città che visitano.

Ciao Jody, raccontaci in breve chi sei e cos’è Secret Maps.

secret maps

Sono un attuario e mi occupo di far “parlare” i numeri. Circa 5 anni fa mi trovavo a Praga con la mia fidanzata e abbiamo avuto un problema. Volevamo capire cosa ci fosse da vedere nei paraggi, ma non volevamo comprare una guida turistica perché non aveva senso, dato che saremmo rimasti lì solo per il week-end. E così, una volta tornato a casa, mi sono messo a lavorare ad un’idea: l’idea di costruire un’app in cui collezionare soltanto curiosità. L’obiettivo non era quello di creare un’app che elencasse tutto quanto un turista potesse vedere in una determinata zona, ma soltanto una lista di curiosità interessanti. Volevo creare un sistema facile, che mi consentisse di filtrare le curiosità per tipologia: arte, storia, cinema, storie di spettri, leggende, personaggi famosi. Volevo creare contenuti brevi, che non fossero mai più lunghi di 10 righe. E volevo creare un sistema completo, che permettesse per esempio di fornire anche gli eventi caratteristici della zona oppure l’elenco delle specialità locali, con tanto di ingredienti (indispensabili quando si vuole assaggiare un piatto tipico, ma si soffre per esempio di intolleranze). E così, mi sono armato di tanta pazienza, ed una guida turistica dietro l’altra, ho creato personalmente e a mano il database su cui si basa la mia app. Così è nata Secret Maps.

Spiegaci come un Attuario a tempo pieno di Deloitte diventa un imprenditore mobile. 

Ho sempre sognato di diventare un imprenditore, fin da quando ero bambino, e la mia vita di consulente mi ha sempre consentito di fare entrambe le cose, almeno per il momento. La flessibilità della consulenza si sposa bene con le attività frenetiche di uno startupper.

Cinque anni, 15 mila curiosità, 400 guide lette e sintetizzate – Tutto da solo. È vero che ti definisci “matto” per aver fatto tutto ciò? Dove trovavi il tempo? Cosa ti ha spinto di più?

Beh, bisogna essere sicuramente un po’ matti per cercare a mano le curiosità di tutti gli 8mila comuni italiani e di tutte le capitali europee. Realizzare Secret Maps ha messo a dura prova la mia pazienza, ma credo che la costanza sia indubbiamente il mio punto di forza.

Quali sono i competitor di Secret Maps, e come vi differenziate da loro?

I competitor di Secret Maps sono diversi, perché il turismo è un settore in forte crescita e con un alto potenziale di attrattività. Al momento, tuttavia, questi tendono a concentrarsi soltanto su una o su alcune grandi città, e prendono tipicamente le loro informazioni da Wikipedia, oppure da altri aggregatori di informazioni. Il fattore distintivo di Secret Maps è indubbiamente la qualità dei suoi contenuti e la sua mappatura capillare, che arriva perfino ai piccoli borghi.

In quante nazioni e in quali lingue è disponibili Secret Maps? Quali sono i piani di espansione?

Oggi l’app funziona in 32 nazioni ed è disponibile in 3 lingue (italiano, inglese e francese). A breve contiamo di tradurre i suoi contenuti anche in cinese, una lingua fondamentale, specie considerando il flusso continuo di turisti che proviene dalla Cina.

Quale è stato il fattore principale per la crescita utenti di Secret Maps fino ad oggi? Quali attività di Marketing sono state messe in atto?

Il fatto di esserci concentrati soltanto sulle curiosità ci ha permesso di essere apprezzati molto dai nostri utenti. Tra questi, il 33% usa Secret Maps continuamente, almeno una volta al mese. In questi due anni ci siamo prevalentemente concentrati su una crescita che sfruttasse strumenti molto efficaci come Google. Oggi stiamo cercando tuttavia di costruire una crescita organica, anche sfruttando il nuovo blog che abbiamo da poco lanciato sul nostro sito.

secret maps

Quali saranno le novità del prossimo anno?

Entro pochi mesi abbiamo intenzione di lanciare alcuni nuovi servizi premium. In particolare apriremo agli utenti la sezione “Tour”, dove le guide turistiche certificate che collaborano con noi potranno creare e caricare le loro audioguide, e metterle in vendita. In questo modo affiancheremo ai contenuti gratuiti anche tutta una serie di contenuti a pagamento di alta qualità. Inoltre consentiremo agli scrittori di pubblicare su Secret Maps le citazioni dei loro libri, così da poter promuovere contemporaneamente il loro lavoro ma anche il territorio grazie alle “curiosità letterarie”.

Cercare investimenti esterni per crescere subito esponenzialmente, o provare prima che il business model stia in piedi. Quale scegli?

Scelgo senza alcun dubbio la seconda. Non ci interessa minimamente avere una crescita esponenziale, non prima di avere validato definitivamente il modello di business. Crediamo che sia una condizione indispensabile per avere una startup “sana”.

Come è formato il team al momento, e di quali collaboratori ti avvali? 

Il team è composto da me e da cinque collaboratori freelance che mi supportano in tutte le attività, dalla programmazione alla grafica, dalle traduzioni dei contenuti fino al marketing. Siamo un team giovane e piuttosto dinamico. L’età media è di circa 30 anni.

Quali consigli daresti, in termini di sviluppo del business ed acquisizione utenti, agli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio legato al settore mobile?

Il mio consiglio è di cercare di monetizzare fin da subito. Bisogna creare servizi che siano utili e per i quali gli utenti siano disposti a pagare. E se questo non risulta possibile, allora il consiglio è di spostarsi velocemente verso le aziende, verso il B2B. La velocità ad ogni modo è fondamentale. Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco continuamente e di cambiare velocemente.


Ringraziamo Jody per la sua disponibilità e per averci raccontato la storia della sua Startup e il suo percorso imprenditoriale.

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Una Guida Completa all’Ottimizzazione delle Keywords per le Applicazioni Mobile

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Il modo migliore per sostenere una crescita nel lungo termine nel settore mobile è alternare attività di acquisizione utenti a pagamento a quelle che aiutano a crescere in maniera organica. Non tutti gli sviluppatori di app e inserzionisti hanno però a disposizione un budget illimitato da spendere in acquisizione, perciò è fondamentale capire come l’ottimizzazione delle keywords della propria pagina nell’App Store o Google Play Store può avere un impatto positivo sulla crescita, non solo in termini di utenza ma anche di fatturato (Leggi anche: App Store Optimization – Una Guida Completa [eBook]).

Secondo alcuni dati di Apple, circa il 65% degli utenti ricerca direttamente nello Store le applicazioni mobile di cui ha bisogno, per questo motivo ignorare le attività base di App Store Optimization (ASO), come l’ottimizzazione delle keywords sulla propria pagina Store, è un errore che non ci possiamo permettere. 

Ma come si possono scegliere le keywords adatte? E soprattutto come si possono ottimizzare le proprie attività per queste keywords?

Prima di entrare nel dettaglio, è critico ricordarsi che gli utenti organici (a differenza di quelli acquisiti a pagamento) sono quelli che hanno un tasso di conversione a utenti paganti molto più alto. 

L’Ottimizzazione delle Keywords parte dalla Ricerca

Ricerca Ottimizzazione delle KeywordsEbbene sì, come più volte suggerito su Mobile Marketing Italia, la base del successo è dettata da una ricerca dettagliata delle attività che si vogliono intraprendere, in questo caso specifico, delle keywords per cui si vuole ottimizzare la propria pagina sullo Store ed essere “trovabili” tramite ricerche dagli utenti.

A seconda della categoria in cui si opera e del servizio o prodotto offerto, dovrebbe essere possibile mettere insieme senza grandi difficoltà una prima lista di keywords o termini di ricerca. Una volta individuate tali keywords, è bene organizzare una sessione di brainstorming con tutto il team (non solo di marketing) e iniziare ad allargare quella lista a circa 100-200 termini (per nazione e/o lingua, se necessario), includendo termini più generici e anche parole chiave long-tail. 

Finita l’analisi interna, bisogna passare a quella esterna. È infatti importantissimo analizzare sia le pagine dei nostri competitors, “spiando” la loro strategia, ma anche i termini usati dagli utenti nelle loro ricerche (ad esempio, leggendo forum, social media o  semplicemente le recensioni sugli Stores).

Per un successo nel lungo termine è fondamentale mantenere questa lista “viva”, ovvero è consigliato ripetere regolarmente l’esercizio fatto inizialmente, in modo da avere una lista di keywords “fresca” e sempre aggiornata, pertinente e pronta all’uso per il prossimo aggiornamento dell’app. 

I 3 Fattori Chiave per la Scelta delle Keywords

Scegliere per quali keywords ottimizzare non è un lavoro semplice, infatti ognuno di noi dovrà scegliere le keywords di ottimizzazione in base a questi i tre fattori: 

  1. Pertinenza al servizio/prodotto offerto
  2. Competizione
  3. Volume di ricerca

Ignorare uno di questi elementi può portare a un’analisi sbagliata e incompleta, inducendo le nostre attività  verso un’ottimizzazione errata che non porterà ai risultati sperati. 

Malgrado implicito è bene specificare che quando si scelgono le keywords di ottimizzazione per la propria pagina App Store, la pertinenza a ciò che offriamo è il fattore più importante in assoluto. Infatti, ottimizzare la propria pagina per termini di ricerca che hanno un volume elevato ma non hanno nulla a che fare con la nostra applicazione avrà un effetto opposto a quello desiderato.

Entrambi Apple e Google valutano diversi fattori per “decidere” il ranking di una applicazione. Non si tratta esclusivamente di downloads, come molti pensano, bensì vengono presi  in considerazione anche il tasso di abbandono, il tasso di disinstallazione, e naturalmente il tasso d’interazione in-app.

L’ottimizzazione delle keywords ha come scopo ultimo quello di aumentare le impressions, il traffico alla nostra pagina, e naturalmente i downloads, ma ignorare le metriche post-installs potrebbe costarci molto caro.

Detto questo, una strategia corretta e completa di ottimizzazione delle parole chiavi deve anche bilanciare la pertinenza al servizio con il volume di ricerca e prendere in considerazione come si posizionano i nostri competitors per quelle keywords. 

Quali sono gli Elementi più importanti da ottimizzare? 

Malgrado la metodologia con cui gli algoritmi di Apple e Google funzionino non è di dominio pubblico, ci sono sicuramente degli elementi che hanno più importanza rispetto ad altri, ed è fondamentale dare priorità a questi durante la fase di ottimizzazione delle nostre pagine App Store e Google Store. 

Qui di seguito vediamo una lista degli elementi, divisa per Store, che hanno mostrato di avere un effetto positivo sul posizionamento delle applicazioni mobile. 

Apple App Store (iTunes Connect) 

  • Nome 
  • Sottotitolo
  • Area Keywords
  • Search Ads (malgrado non sia puramente “organico” è stato dimostrato che se le attività su Search Ads funzionano bene, queste hanno un effetto positivo sul posizionamento)

La descrizione dell’app non ha un effetto diretto sul ranking, però aiuta a far capire agli utenti cosa fa la propria applicazione e quindi aumenta il fattore “pertinenza” di cui parlavamo poco fa, avendo un impatto positivo anche sulla conversion rate.

Google Play Store (Developer Console)

Per essere sicuri che i cambiamenti implementati non abbiano effetti negativi sul tasso di conversione dal click, è opportuno fare A/B test per ogni modifica che implementiamo. 

Un’ultima cosa molto importante da tenere in considerazione è il posizionamento delle keywords per ogni elemento che si va a ottimizzare. Questo significa che durante l’ottimizzazione di ogni singolo fattore, bisogna valutare l’importanza delle keywords e posizionarle in maniera discendente (dalla più importante a quella meno importante). 

Tenere traccia delle parole chiave che funzionano.

L’App Store Optimization può sembrare semplice a prima vista. Purtroppo però la verità è che l’algoritmo di posizionamento per entrambi gli Store è una scatola chiusa, e l’unico modo per ottenere risultati validi è fare dei test. 

Per definire al meglio la propria strategia di ottimizzazione di keywords, c’è bisogno di sapere innanzitutto il posizionamento delle parole chiave più importanti e poi essere in grado di monitorare i cambiamenti dopo ogni test. Malgrado possa sembrare ovvio, anche questa semplice operazione può risultare più complicata del previsto poiché il posizionamento nelle classifiche degli Store può variare a seconda della versione della app, dello Store stesso e anche della localizzazione.

Per questo motivo è opportuno utilizzare un tool di tracciamento delle keywords che possa aiutarci a controllare il posizionamento delle parole chiavi su entrambi gli Store, ma anche per le varie localizzazioni della nostra applicazione mobile, in maniera semplice e chiara. 

In questo modo, potremo tenere traccia delle attività che funzionano, e di quelle invece che non portano i risultati sperati. 

Traduzione o Localizzazione? 

Traduzione o Localizzazione - Ottimizzazione delle keywordsNel momento in cui si decide di internazionalizzare il proprio prodotto o il proprio servizio, è opportuno considerare l’aiuto di un professionista per una ricerca accurata delle keywords nella lingua target d’interesse. Pensare di poter coprire il mondo esclusivamente con l’Inglese è poco previdente, poiché a seconda del servizio o prodotto offerto, una localizzazione per mercato può dare risultati ottimi. 

Affrontare la localizzazione in modo adatto significa tradurre la propria pagina dello Store in diverse lingue, così da servire la maggior parte degli utenti che cercano un’applicazione nella loro lingua madre. Un passo ulteriore è anche quello di localizzare i fattori metadata, le parole chiavi e anche gli screenshots di riferimento nella pagina tradotta. 

Bisogna ricordarsi una cosa molto importante quando si affronta un processo di  localizzazione. Molti sviluppatori pensano che una semplice traduzione degli elementi chiave possa essere sufficiente, ma la verità è che ogni lingua ha delle piccole variazioni che sono dovute a differenze culturali. Per questo motivo, utilizzare un traduttore professionista può tornare sicuramente utile nell’identificare queste differenze, anche per quanto riguarda la semplice ricerca di parole chiavi. 

Conclusione

L’ App Store Optimization è un processo iterativo, così come l’ottimizzazione delle keywords. 

Il modo migliore di affrontare l’ASO è quello di aggiornare la propria app costantemente e ottimizzare regolarmente i fattori fondamentali che hanno un impatto sul posizionamento, come visto in precedenza, così da poter aumentare la crescita organica. 

Un po’ come il lavoro di SEO, a cui molti sono abituati nel mondo online, l’ASO richiede costanza e pazienza, ma se fatto bene può portare a risultati ottimi che durano nel lungo termine. 


Scarica la nostra guida completa all’App Store Optimization
Scarica la guida app store optimization


Ne vuoi sapere di più sull’App Store Optimization e su come attirare più utenti organici alla tua app mobile? Scrivici a info@mobile-marketing.it.

I Pionieri del Mobile Marketing: Marco Scabioli – Flixbus

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marco scabioli flixbus

Per la sezione “I Pionieri del Mobile Marketing”, abbiamo parlato con Marco Scabioli, Mobile Marketing manager della nota azienda di mobilità Flixbus.

Marco, racconta in breve ai nostri lettori il tuo percorso professionale fino ad arrivare a lavorare per un’azienda prestigiosa come Flixbus.

Ho avuto le mie prime esperienze con l’online marketing quando studiavo in Francia, a Strasburgo. Lì sono entrato in contatto con molte persone che, durante il periodo di studi, lavoravano per (o avevano fondato) piccole start-up. Avevo già qualche esperienza con Google Adwords, e spesso mi trovavo con loro dare una mano con le campagne. Parlando con loro ho capito come l’ambiente start-up fosse più adatto a me rispetto a quello più “corporate” tipico di altre aziende. Sono sempre stato appassionato di tech e marketing, e non era raro trovarci con altri studenti per parlare di idee di business e di digital marketing in generale.

Da lì ho deciso di rimanere ancora un po’ fuori dall’Italia ed ho iniziato con un internship in Affiliate Marketing in FlixBus. Dopo l’internship ho lavorato per un po’ di tempo in Social Media Marketing. Ricordo come in social media ero la prima persona addetta al performance marketing e non a scrivere contenuti (probabilmente perché ero negato 😊), e questo mi ha dato molta libertà nel prendere decisioni e possibilità di imparare da solo.

Gestendo le campagne Facebook per app download e notando come più del 80% del traffico proviene da smartphone, la transizione verso mobile marketing è venuta più che naturale. Ora lavoro come manager in un team di 5 persone che si occupa esclusivamente di mobile marketing.

Un ricordo particolare legato al mobile marketing che ha segnato il tuo percorso e che non scorderai mai?

marco scabioli flixbusQuando qualche anno fa stavamo assistendo all’All-Hands meeting che viene tenuto dai fondatori di FlixBus per tutti i dipendenti, e uno dei fondatori ha mostrato uno screenshot di un ad dinamico proveniente da una campagna retargeting FB che avevo creato usandolo come esempio di “advertising innovativo”.

Mi ha fatto piacere come questo abbia cambiato la visione di Facebook da parte dei nostri team: se prima tutti vedevano FB come un canale fatto solo di pagine, likes e commenti, questo episodio ha aiutato a convincere gli altri marketing teams di FlixBus delle potenzialità di Facebook come canale di performance marketing.

Di cosa ti occupi al momento a Flixbus? 

Al momento mi occupo sia di user acquisition che di user retention gestendo la strategia per l’app engagement. Per quanto riguarda la parte di engagement, mi occupo delle attività di push notifications e di tutti canali di app retargeting (Google, FB e Ad Networks).

FlixBus è un’azienda molto grande con un servizio disponibile in tutta Europa. Come è strutturato il lavoro (ad es. responsabili per nazioni vs responsabile per canali) e come funziona la comunicazione in un team così ampio?

Per quanto riguarda la struttura dell’online marketing, è prettamente centralizzato nell’HQ a Monaco di Baviera dove i canali sono gestiti da team dedicati. Devo dire che siamo molto uniti e la comunicazione tra channel è abbastanza buona, non è raro partecipare a brainstorming sessions multicanale dove si possono fare (e ricevere) critiche costruttive. Nel nostro caso i country managers lavorano dagli uffici locali e questo ci è di grande aiuto nel ricevere insights particolari sui mercati. Ottenere informazioni e “dritte” direttamente da chi lavora sul campo ci è di grandissimo aiuto nell’adattare le nostre campagne.

In generale, le attività svolte da altri team e condividere i risultati portano sempre ispirazioni e nuove idee 😊. Ho notato che molte persone che lavorano nell’online marketing hanno spesso esperienze lavorative in svariati canali e questo porta sempre vantaggi e possibilità di imparare sempre nuove cose.

Qual è il tuo canale di user acquisition preferito?

Per ora direi Facebook! È il canale da dove ho incominciato e anche ora vedo che lascia al marketer molte possibilità di scelta riguardante il targeting, le bid e le creatività. Ogni volta che parlo con i product teams di FB ho sempre l’impressione che siano molto innovativi a riguardo delle nuove funzioni offerte. Anche il sistema di API è abbastanza completo e nel mio caso mi permette di automatizzare molto attraverso scripts.

Spero che in futuro FB Ads non diventino una sorta di “black box” dove i marketer decidono solamente il budget e l’obiettivo e le campagne saranno completamente automatizzate, ma vedremo 😉

E qual è quello più efficace invece in base alla tua esperienza?

Questo dipende molto dal business e dalla strategia in generale. Google Ads penso sia un canale che risulti valido nella maggior parte delle aziende. Negli ultimi mesi mi sto interessando molto a piattaforme DSP e i test che abbiamo fatto finora hanno portato risultati molto buoni!

Qual è un insegnamento del passato che ti sei portato dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

Direi che osservare il proprio lavoro con occhio critico aiuta sempre. Spesso infatuarsi troppo delle proprie idee non permette di rendersi conto dei loro punti deboli. Se ad esempio si vuole “pitchare” un’idea dove serve budget, piuttosto che dire “i rischi sono inesistenti” è sempre meglio “i rischi sono questi, sono derivanti da situazioni A e B e queste sono le misure che prenderemo in caso di fallimento”. Questo non vuol dire essere negativi, ma essere al corrente che qualsiasi operazione può fallire ma ogni cosa porta insegnamenti.

marco scabioli flixbusCosa ti aspetti di imparare invece in questo nuovo anno?

Dato che sto gestendo anche la parte relative all’engagement post-install, vorrei migliorare il mio approccio al testing in generale. Al momento lavoro a contatto con i developers per quanto riguarda testare le nuove funzioni dell’app e il loro impatto con conversion rate, ma vorrei esplorare di più sull’incrementality testing e A/B testing delle campagne di retargeting. Avere chiara una procedura è fondamentale per saper calcolare dati come sample population, statistical significance e impatto sul conversion rate. Dato che in università non ero proprio il miglior studente di statistica, direi che ora è giunto il tempo di rispolverare qualche libro…

Quali sono i tuoi KPIs per definire il successo delle attività di User Acquisition per l’anno che viene?

Insieme a CPI, CTR e ROAS il Life-Time Value e probabilmente una metrica che non và sottovalutata. Personalmente, giudico sempre ROAS e LTV su basi cohort che vanno da 1 giorno a 30+ giorni dopo l’install. Se nella vostra azienda le attività di retargeting occupano una buona parte del budget, è sempre opportuno eseguire test di incrementalità per avere un’idea del ROAS incrementale.

Quanto è importante il geo targeting per l’advertising nel settore mobility, e nello specifico per Flixbus?

Per settore mobility, molto molto importante direi! FlixBus offre tratte in 29 paesi connettendo svariate città: promuovere la tratte più convenienti a seconda della località dell’utente è molto importante per noi.

Fortunatamente molti canali di mobile marketing offrono possibilità di geotargeting, anche a livello molto granulare. Se si parla di canali paid, bisogna sempre tener conto i pro e i contro. Una comunicazione mirata a città/aree geografiche può aumentare il CTR ma anche aumentare i costi per la reach, sfavorendo i vantaggi che porta l’uso di un audience ampio (ex. L’algoritmo di FB). Anche qua la soluzione migliore è quella di testare sempre 😊

Anche per quanto riguarda push notifications, molti tool offrono possibilità di targetizzare persone a seconda della loro posizione in tempo reale. Al momento abbiamo iniziato svariati test dove sfruttiamo la geolocation nei push messages, in futuro decideremo dove focalizzarci di più.

Qual è la competenza più importante che i mobile marketers dovrebbero imparare per emergere nell’industria? Perché la reputi così importante?

Penso che la skill più importante sia saper interpretare i numeri. Spesso capita di guardare un report e non essere in grado di dare una spiegazione ad un peggioramento delle performance (o anche ad un miglioramento 😊) e pensare che sia solo colpa del set-up delle campagne o del proprio canale in particolare. Quando ad esempio si inizia un test bisogna tener presente che ci sono altri fattori che possono creare “rumore” disturbando la misurazione dei risultati. È sempre meglio fermarsi e analizzare la “big picture”, e nel caso di FlixBus: può essere dovuto al periodo dell’anno? È un fenomeno che copre tutti i canali di marketing? Un altro canale ha deciso di runnare una campagna che può influenzare i nostri risultati? Il trucco è avere in mente a cosa può essere soggetto il consumatore al momento e pensare alle conseguenze.

3 consigli per i giovani che intraprendono adesso una carriera nel mobile marketing?

  1. Trovare un lavoro che motivi ogni mattina ad alzarsi dal letto ed ad imparare nuove cose.
  2. Essere sempre aperti a critiche costruttive, le persone che sono troppo sicure di sé non sono mai durate molto
  3. Se si vive all’estero, ricordarsi che nella carbonara non ci va la panna (!)

Ringraziamo Marco Scabioli di FlixBus per la sua disponibilità e per aver condiviso con noi la sua storia piena di spunti interessanti.

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App Store Optimization: I Tool ASO di cui non puoi fare a Meno

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Prima di parlare di Tool ASO, è opportuno comprendere che pubblicare la propria app sugli Stores è solo il primo passo di un lungo percorso che parte dallo sviluppo tecnico fino all’acquisizione utenti, sia organica che a pagamento. Infatti, una volta online, dobbiamo fare in modo che la nostra audience scopra l’app organicamente e che gli utenti che portiamo tramite campagne a pagamento capiscano immediatamente il tipo di servizio offerto e il vantaggio di scaricarla. (Leggi anche: App Store Optimization – Una Guida Completa [eBook]).

Molto spesso però, gli sviluppatori di applicazioni mobile si ritrovano a scegliere tra tantissimi tool per l’ottimizzazione delle pagine sugli Store e si perdono tra le varie opzioni. Avere un’idea chiara su quali siano le possibilità e per quali fini utilizzare tali tool è molto importante sia per un’ottimizzazione online, ma anche (e forse soprattutto) per un’ottimizzazione di risorse e tempi. 

La prima cosa da mettere in chiaro è che gestire l’App Store Optimization (ASO) non è una cosa semplice da fare, quindi non vi preoccupate se tali operazioni possono sembrare inizialmente fuori della vostra portata. È tuttavia  fondamentale capire che questo tipo di attività diventa impossibile senza l’utilizzo degli strumenti adatti. 

I tool ASO non ci aiutano semplicemente a tracciare il ranking della nostra app negli Stores o a vedere come il nostro posizionamento per alcune keywords migliora, bensì possono fornire informazioni importantissime sulla competizione e il verticale in cui si opera, riducendo in maniera sostanziale il tempo dedicato alla ricerca e soprattutto aumentando la precisione delle nostre ipotesi. 

Ci sono diverse categorie di tool dedicati all’App Store Optimization, in questo articolo li suddividiamo nel seguente modo: 

  1. Ricerca nello Store
  2. A/B Testing
  3. Competitive & Market Intelligence
  4. Recensioni, Valutazioni e Feedback
  5. Gestione degli Stores
  6. Creazione Screenshots
  7. Ricerca Keywords

1. Tool di Ricerca nello Store

Tool ASO ricerca

Questi strumenti sono tra i più comuni e utilizzati tra gli app developers, poiché aiutano a capire il proprio posizionamento negli Store con semplicità e riducono i problemi che possono crearsi nel riportare certe metriche, come ad esempio l’andamento di determinate keywords.

Questi strumenti possono essere usati dagli sviluppatori per: 

  • Tracciare l’andamento nelle classifiche
  • Ricerca e prioritizzazione delle keywords
  • Vedere su quali keywords i competitors rankano
  • Fare una stima dei download organici
  • Fare una stima dei download dei propri competitors

I tool ASO di riferimento in questa categoria sono: 

2. Tool di A/B Testing

Tool ASO AB testing

Da bravi marketers sappiamo già l’importanza di fare A/B testing per qualsiasi strategia o idea si voglia implementare. Anche nelle attività di ASO è fondamentale fare A/B testing delle proprie ipotesi, prima di rilasciare aggiornamenti della propria pagina Store alla nostra audience. 

Sebbene Google offra già un servizio per fare A/B testing, ci sono altri tools esterni con funzionalità aggiuntive che completano il servizio offerto dai tool di base. Gli strumenti in questa categoria possono fornire informazioni sul comportamento dell’utente nella pagina dello Store (come ad esempio quanti screenshot della pagina gli utenti hanno visualizzato), oppure permettere di fare test approfonditi sulla pagina, fornendo anche un “livello di confidenza” dei test fatti in base alle performance.

Migliorare il tasso di conversione della propria app non è il risultato di ipotesi; l’A/B testing è fondamentale per generare i giusti approfondimenti e basare le proprie decisioni su dati.

I tool ASO di riferimento in questa categoria sono: 

3. Tool di Competitive & Market Intelligence

Tool ASO intelligence

Questi strumenti tendono a essere una soluzione a 360°, includendo un po’ tutto quello necessario per fare un’analisi completa delle pagine App Store e Google Play Store. Con questi tools, gli sviluppatori di app possono avere informazioni sul verticale, sul mercato in generale, ma anche sui competitors, e hanno la possibilità di provare a identificare possibili macro trends a seconda della stagionalità.

Questi strumenti possono essere utilizzati nello specifico per controllare: 

  • Il tasso di retention dei competitors e della categoria
  • Il numero di downloads e ricavi delle app concorrenti
  • Il budget pubblicitario di altre app mobile
  • Le creatività utilizzate da app simili alle nostre
  • I trends di monetizzazione
  • Le dimensioni del mercato
  • I dati demografici delle app concorrenti

Avere accesso a questo tipo d’informazioni è cruciale per ogni sviluppatore che voglia crescere nella giusta direzione ed eliminare (o diminuire) tutti i dubbi che ci possono essere sia sui competitors che sul mercato. 

I tools di riferimento in questa categoria sono: 

4. Tool ASO di Gestione delle Recensioni, Valutazioni e Feedback

Tools ASO recensioni

Uno degli aspetti più importanti, e spesso sottovalutato dagli sviluppatori, è la gestione delle recensioni e valutazioni da parte degli utenti. Non tutti sanno che sia le recensioni che le valutazioni hanno un effetto diretto sulla conversione in Store da parte di utenti organici e a pagamento. In particolare, se andiamo a vedere le attività di paid UA, un aumento delle valutazioni medie dell’app nello Store, si traduce spesso anche in una diminuzione del costo per install (CPI). 

La gestione delle recensioni può essere fatta direttamente dagli Store con le soluzioni offerte da Google e Apple, ma avere un tool che permetta di collezionare in maniera corretta e gestire il feedback degli utenti può facilitare il lavoro. 

I tools di riferimento in questa categoria sono: 

5. Tool di Gestione degli Stores

Avere la propria applicazione mobile sull’App Store e Google Play Store solitamente basta per coprire una gran fetta del mercato, ma può essere utile avere la propria app anche su altri Stores (naturalmente si parla di Android), poiché, anche se il traffico sugli Store aggiuntivi è di solito abbastanza limitato, può sicuramente portare alcuni utenti attivi. 

Per questa categoria abbiamo trovato solamente un tool di riferimento: 

6. Tool per la Creazione di Screenshot

Tools ASO ScreenshotMalgrado la creazione di screenshots sia spesso fatta in-house e da uno o più designer, nel caso ciò non fosse possibile o si stesse cercando una soluzione più semplice, questi strumenti offrono un servizio facile da usare.

L’ottimizzazione degli screenshot è fondamentale  per aumentare il tasso di conversione, ed è una pratica molto comune nel cosiddetto processo di “conversion rate optimization (o CRO)”. 

I tools di riferimento in questa categoria sono: 

7. Tool di Ricerca Keywords

L’App Store Optimization ha come fondamenta l’utilizzo delle giuste keywords per cui si vuole “rankare”, o essere trovati dagli utenti. Un po’ come le attività di SEO, nell’ASO si possono decidere delle keywords da implementare nella propria pagina App Store e poi ottimizzare tutti gli altri elementi in base a queste. L’utilizzo delle keywords, naturalmente non si ferma all’ottimizzazione della pagina, infatti ha ramificazioni più ampie anche sulle campagne che si possono fare ad esempio su Apple Search Ads. 

I tools di riferimento in questa categoria sono: 

Tool ASO: Conclusioni

A seconda degli strumenti d’interesse, l’investimento da fare per le attività di ASO può essere più o meno alto. Naturalmente avere accesso a uno o più tool che ci permettano di avere una overview generale delle attività e performance della propria pagina negli Stores potrebbe essere la soluzione migliore (a volte però anche quella più costosa). Scegliere gli strumenti adatti però può fare la differenza tra crescita e stagnazione. 

Hai qualche tool da suggerire che non abbiamo messo nella nostra lista? Suggeriscicelo nella sezione dei commenti.


Scarica la nostra guida completa all’App Store Optimization
Scarica la guida app store optimization


Ne vuoi sapere di più sull’App Store Optimization e su come attirare più utenti organici alla tua app mobile? Scrivici a info@mobile-marketing.it

Startup nel mobile: DiscoEat

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DiscoEat App

Per la nostra sezione dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, oggi abbiamo incontrato a Berlino Nicolò Luti, Co-Founder di DiscoEat, una delle app mobile che da qualche anno sta rivoluzionando il modo in cui le persone scoprono nuovi ristoranti. 

Ciao Nicolò, puoi spiegare ai nostri lettori, in modo semplice, cos’è DiscoEat?

Nicolò Luti
Nicolò Luti, Co-founder di DiscoEat

La nostra missione è quella di fornire una piattaforma che ispiri gli utenti a scoprire nuovi ristoranti e tipi di cucina, e gli consenta di mangiare al ristorante più spesso, permettendo loro di prenotare tavoli con uno sconto fino al 50%. Il nostro obiettivo è inoltre quello di aumentare i ricavi dei ristoranti affiliati migliorando l’utilizzo delle loro risorse con l’aiuto del Dynamic pricing. Vogliamo aiutare i ristoranti a noi affiliati a riempire i tavoli vuoti e far sì che si concentrino maggiormente su ciò che sanno fare meglio: preparare ottimi piatti con ottimi ingredienti.

Alcuni potrebbero pensare, in modo errato, che il servizio offerto da DiscoEat sia molto simile a quello che offre Groupon, ovvero sconti per ristoranti. Ci spieghi in che modo siete diversi? 

La differenza tra noi e Groupon – o altre applicazioni simili – è che da una parte noi ci focalizziamo nell’aiutare il ristorante a coprire i costi fissi, portando clienti quando i ristoranti ne hanno più bisogno. Quello che facciamo non è molto diverso da quello che hotel e linee aeree fanno da quasi quarant’anni: Yield Management, ovvero variare i prezzi in base a domanda e offerta. Al giorno d’oggi i ristoranti sono infatti pieni per circa 3/4 ore al giorno, ma pagano costi fissi come affitto e corrente elettrica anche se sono vuoti o chiusi. Questi costi fissi incidono sul prezzo finale del cibo, visto che i ristoranti devono poi coprire tutti questi costi durante le ore di punta (circa 3 ore al giorno).

Dall’altra parte ci differenziamo da altre piattaforme “deal oriented” come Groupon in quanto noi non cambiamo l’esperienza del cliente al ristorante, poiché il cliente stesso non deve comprare un deal per usufruire dello sconto, ma lo sconto si applica al menu al momento del pagamento. L’utente deve solo prenotare il tavolo per l’ora e il giorno desiderati e informare il ristorante della prenotazione al suo arrivo.

Nata nel 2018 a Berlino, DiscoEat ha iniziato a crescere sin da subito, anche con investimenti esterni, in 3 città: Berlino, Colonia e Londra. Come scegliete le città su cui espandere il business? 

Abbiamo iniziato a Berlino in realtà per una questione più pratica, visto che sia io che il mio socio in affari viviamo qui da anni e di conseguenza abbiamo creato il nostro network qui.

La scelta delle città in cui espandere è legata a vari parametri tra cui la concentrazione di ristoranti in varie aree della città, frequenza e abitudini a pranzare e cenare fuori casa, penetrazione del mercato internet e di utilizzo di app per prenotare ristoranti, etc.

In generale, c’è un’analisi dettagliata e numerica su ogni decisione che viene presa, dalla scelta della città fino alla decisione di quale ristorante avere sulla piattaforma.

DiscoEat - Sito e App
DiscoEat – Sito Web e App

L’app DiscoEat è stata lanciata successivamente al servizio web: quali vantaggi ha portato l’introduzione del servizio mobile?

L’introduzione dell’app, oltre al sito, ha sicuramente avuto un grosso impatto sulla frequenza di utilizzo del servizio da parte del cliente. Avere il servizio “a portata di mano” aiuta a non essere dimenticati e di personalizzare l’esperienza del cliente.

Tornando allo sviluppo di DiscoEat, in che modo siete riusciti a crescere esponenzialmente sia dal lato utente che dal lato ristorante? 

La crescita lato clienti è legata alla concentrazione di ristoranti affiliati nelle vicinanze degli utenti, di conseguenza un marketing mirato è fondamentale per crescere e per attirare clienti che possono essere interessati a utilizzare il servizio. In questo modo si possono utilizzare i fondi in maniera più efficiente ed efficace. La nostra strategia principale è quella di suddividere la città in aeree, e crescere area per area in termini sia di domanda che di offerta.

Da un punto di vista marketing, invece, quali sono stati i canali di acquisizione utenti più efficaci? 

La strategia di marketing deve essere basata sul servizio e su come i clienti accedono ad esso, e di conseguenza creare un percorso per attrarre i potenziali clienti al servizio e ad utilizzarlo.

L’efficacia di un canale di marketing varia da settore a settore, da città a città e dL’efficacia di un canale di marketing varia da settore a settore, da città a città e dal budget attribuito ad esso. All’inizio è molto importante avere anche una presenza offline, soprattutto per farsi conoscere e avere un primo contatto con i potenziali clienti. È fondamentale “colpire” il cliente in modo da incuriosirlo a scoprire di cosa tratti il servizio, avendo allo stesso tempo un messaggio chiaro. A questo punto bisogna assicurarsi di essere presenti online e avere il brand e il servizio visibile a coloro che lo ricercano. Quindi lavorare con i motori di ricerca è molto importante, anche se in principio non è il canale più efficace.

Nelle fasi iniziali, i canali di promozione più efficaci sono i social media, poiché danno l’opportunità di fare pubblicità più mirate (ad esempio: aree della città specifiche e audience per interessi comuni). Una volta creata la brand awareness, il canale più efficace è il passaparola, che per noi è il canale più importante per l’acquisizione di nuovi clienti.

L’efficacia del canale specifico dipende da molti fattori tra cui la brand awareness, l’importante è testare il più possibile, collezionare le informazioni, analizzarle e identificare le pubblicità con le performance migliori.

Noi a DiscoEat, per esempio, abbiamo notato che nel nostro caso Facebook è un canale che performa meglio rispetto ad altri, poiché che ci da la possibilità di comunicare meglio cosa facciamo. Nello specifico, i video hanno una performance molto più alta.

Se potessi tornare indietro, cosa faresti diversamente da un punto di vista marketing per sostenere la crescita del business? 

Credo sia normale fare errori e che anche tornando indietro probabilmente rifarei gli stessi, perché ogni errore ti da la possibilità di migliorare. Una cosa che probabilmente avrei iniziato prima è l’integrazione di un MMP (noi usiamo Adjust), visto che ci avrebbe permesso di avere più numeri per valutare i risultati e di conseguenza ottimizzare prima le campagne di user acquisition.

DiscoEat Team
Nicolò e Moritz, fondatori di DiscoEat

Quali consigli daresti, in termini di attività di acquisizione utenti, a tutti gli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio, più o meno specifico, legato al settore mobile?

Ritengo che la cosa più importante sia avere delle basi solide a livello di tracking e struttura dei vari canali, dall’implementazione di un sistema di marketing analytics al setup di un MMP. Solo avendo una struttura che ti consente di collezionare ed analizzare i dati correttamente, si possono prendere le decisioni. Assumere dei consulenti per costruire la struttura corretta può essere la scelta vincente.

Un’ultima domanda in prospettiva futura. Cosa ci possiamo aspettare da DiscoEat nei prossimi 12 mesi? Ma soprattutto, ci sarà un’opzione in Italia? 

L’obiettivo nei prossimi mesi è di automatizzare i processi il più possibile per migliorare la scalabilità del business ed espandersi più velocemente. Inoltre ci focalizzeremo molto anche per migliorare ulteriormente la nostra app per renderla più interattiva e più sociale.

Di sicuro mi piacerebbe espandere le attività anche in Italia, ma ovviamente ci sono molte valutazioni da fare. Che sia il 2020 l’anno per espandersi in Italia? Lo scoprirete presto 🙂

 

Il Futuro dell’Identity Resolution: l’alternativa ai cookie e i trend del 2020

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L’evoluzione è l’unica costante nel futuro del marketing digitale e con gli ultimi aggiornamenti di Google, si conferma il fatto che ormai i cookie stanno perdendo di rilevanza.

Giganti come Google, Safari e Firefox stanno limitando sempre più l’uso di questi identificativi digitali, forzando i marketing managers a muoversi verso nuove direzioni. L’identity resolution si pone come possibile alternativa in questo scenario in cui per i brand sta diventando sempre più importante avere la migliore tecnologia di customer intelligence al fine di sopravvivere in un panorama pubblicitario in costante competizione, in cui l’approccio customer-centrico è fondamentale.

Di seguito sono riportati cinque trend che andranno ben oltre il 2020 e saranno di esempio ai brand.

Identity Resolution senza Cookie in un Mondo Mobile-first

I cookie permettono ai marketer di monitorare il comportamento delle persone online, misurare i flussi della pubblicità programmatic, indirizzare meglio gli utenti e analizzare l’erogazione della campagna. Ma nuove restrizioni, come il blocco di Safari sui cookie di terze parti e l’imminente blocco di Google, stanno costringendo gli esperti di marketing a trovare nuove opportunità per sopravvivere in un mondo cookie-less.

Per i brand, convincere gli utenti ad accettare i loro cookies o in alternativa ad iscriversi a un servizio, come contenuti premium o funzioni speciali del dominio Web, consente loro di associare le diverse identità di un singolo utente a Ad Ids, e-mail, numeri di telefono e altri identificativi online. Questi nuovi identificativi digitali diventeranno l’unica alternativa ai cookies in un mondo mobile-first poiché terranno traccia dei dispositivi e non dei browser, funzionando in-app con maggiore affidabilità e durata.

Elevare la Customer Experience attraverso una Gestione Personalizzata dell’Identità dei Clienti

Salesforce ha stimato che l’80% dei clienti apprezza la brand experience tanto quanto i prodotti stessi. Mentre secondo McKinsey, la personalizzazione della customer experience può ridurre i costi di acquisizione fino al 50%, aumentare i ricavi dal 5% al 15% e migliorare l’efficacia degli investimenti di marketing dal 10% al 30%. Grazie a queste azioni, la customer experience porta ad avere un maggiore ritorno sugli investimenti, motivo per cui i marchi stanno concentrando le loro energie in questo campo.

L’identity resolution svolgerà un ruolo importante nel definire quale strategia di personalizzazione dovrà essere implementata per ogni tipologia di cliente.

Identità dei Dati Proprietari

Anche se i brand hanno investito nell’acquisto di first-party data, archiviati localmente in CRM e DMP/CDP, le informazioni sparse dei clienti, popolate da dati scadenti o di scarsa qualità, causano difficoltà nell’utilizzo di questi sistemi.

Ad esempio, un marchio che utilizza i dati del CRM di acquisto dei propri clienti potrebbe non averne il quadro completo, ma piuttosto uno parziale. Le decisioni prese sulla base di questi dati incompleti potrebbero causare delle inefficienze. Tuttavia, grazie a queste tecnologie ricche di dati, i brand potranno proattivamente digitalizzare il loro CRM in modo da raggiungere costantemente il pubblico su tutti i canali, creare look-alike accurati in base alle caratteristiche dei clienti più fedeli e utilizzare il targeting negativo per i clienti attuali in modo tale che non visualizzino annunci non pertinenti.

Gli Effetti del 5G e dell’IoT sull’Identity Resolution

Le capacità del 5G consistono, non solo nella produzione di una serie di dati, ma anche nel tracciamento di micro-momenti durante il percorso di acquisto. Queste funzionalità aumentano le possibilità di duplicare le informazioni in possesso e il numero di dispositivi su cui vengono distribuiti, rendendo però più difficile ai brand tenere traccia e agire su questi. È nell’interesse dei brand combinare diverse tecnologie in modo da poter unificare i dati frammentati per avere una visione completa dei clienti.

Senza una visione a 360 gradi sui clienti non possono essere formate solide strategie di marketing.

Identity Resolution e Digital Transformation

L’identity resolution consente ai brand di agire oltre le loro strategie di marketing. Le aziende che hanno una profonda conoscenza dei propri clienti – quali dispositivi possiedono, cosa amano, dove fanno acquisti e cosa intendono acquistare – possono iniziare a prendere decisioni mirate che superano il marketing digitale.

Gli insights ottenuti sui clienti permettono di conoscere i loro desideri e le loro esigenze che possono essere utilizzate per adeguare le caratteristiche dei prodotti, le roadmap e rinnovare i modelli di business.

L’identity resolution consente ai brand non solo di soddisfare al meglio i propri clienti ma di acquisirne anche di nuovi, fare up e cross-selling con quelli esistenti e aumentare la fidelizzazione, portando massimo vantaggio competitivo ai marchi di nuova generazione.