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I Pionieri del Mobile Marketing: Tommaso Scazzocchio – Skoove

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Tommaso Scazzocchio

Per la sezioni “I Pionieri del Mobile Marketing” questa volta abbiamo avuto il piacere di incontrare Tommaso Scazzocchio, al tempo Growth Marketing and Performance Manager di Skoove, ed ora Team Lead User Acquisition per Freeletics. Tommaso ci ha parlato della sua esperienza nel campo del Mobile Marketing, e ci ha dato le sue idee su quali saranno i trend più importanti per questo anno.

Tommaso, racconta in breve ai lettori di Mobile Marketing Italia il percorso che ti ha portato a diventare Growth Marketing Manager per Skoove

Fin da quando ho iniziato a lavorare, sono sempre stato appassionato di Digital Marketing. Mi sono formato e cresciuto nei reparti marketing di tante azienda multinazionali (PlayStation, Hilton, Kingston Technology) prima in Italia e poi, per la maggior parte della mia carriera, a Londra. Ho imparato a gestire strategicamente tutti le grandi leve del marketing digitale. A un certo punto, stanco della vita corporate e dei suoi processi, sentivo di voler provare qualcosa di nuovo, e visto che il mondo delle startup e delle app stava crescendo molto e mi affascinava, ho dato le dimissioni dalla mia “sicura” posizione come responsabile e-commerce in Hilton e mi sono avventurato nel mondo delle startup. Skoove mi sembrava un’ottima occasione per provare questo mondo e allo stesso tempo lavorare nel settore della musica, altra mia grande passione.

A proposito, cos’è Skoove e di cosa ti occupi in azienda?

Skoove è una piattaforma online per imparare a suonare il pianoforte e,  in futuro, anche altri strumenti. Puoi pensare a Skoove come un maestro virtuale. Grazie a un’avanzata tecnologia riusciamo a insegnare e capire se l’utente sta suonando bene, tramite il microfono del computer, del telefono o del tablet. Molte persone ad oggi imparano una lingua nuova tramite app come Babbel e Duolingo, noi facciamo la stessa cosa, ma con la musica! Sono responsabile della crescita dell’azienda, supervisiono e gestisco tutte le attività di marketing per raggiungere i nostri obiettivi di acquisizione clienti e fatturato.

Un ricordo particolare legato al mobile marketing che ha segnato il tuo percorso e che non scorderai mai?

Un ricordo divertente riguarda la mia formazione nella gestione di campagne online, legato non direttamente al mobile marketing ma al digital in generale. Ricordo che mi ero messo in testa di voler diventare un esperto nella gestione di campagne con google AdWords, non avevo un lavoro vero che mi permettesse di imparare sul campo,  mi misi a “smanettare” con AdWords e creai una campagna test. Per farlo però avevo bisogno di un prodotto e degli annunci da scrivere, altrimenti non potevo vedere tutti gli steps per creare una campagna. Non avevo neanche un mio sito web o un prodotto reale da vendere, così presi un prodotto e landing page a caso dal web (credo si trattasse di una pagina di un prodotto Sony) solo per avere qualcosa da inserire nei campi obbligatori – e terminai la preparazione della campagna. Qualche giorno dopo rientrai nell’account per continuare il mio “training” e scoprii che in realtà la campagna era partita davvero! Avevo speso circa 400 euro (miei) per promuovere un prodotto a caso! Learning che mi porto dietro: controllare scrupolosamente tutti i setting di una campagna prima di andare live!

Qual è il tuo canale di user acquisition preferito?

Il mio canala di traffico preferito è l’organico, perché non costa niente! 🙂 Scherzi a parte (anche perché il traffico organico non è quasi mai gratis!) mi piace il lavoro di App Store Optimization che c’è da fare su Apple Store o Google Play, perché è molto competitivo. Ci sono infatti tanti fattori da tenere in considerazione, con un bel mix di competenze e bilanciamenti tra attività a pagamento, organiche e alchimie dettate dagli algoritmi degli store che sono sempre interessanti da scoprire.

E qual’è quello che reputi più efficace?

Mi piacerebbe svelare qualcosa di originale ma (ahimè) il canale di acquisizione più efficace per noi di Skoove resta il tanto amato e odiato Facebook. In questa fase del business e per i KPIs che abbiamo è quello che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi in modo migliore, e anche se richiede molta attenzione per rimanere competitivi, allochiamo ancora più del 50% alle campagne Facebook.

Come si risolve il problema di promuovere un prodotto molto di nicchia come Skoove?

E’ sicuramente una grande sfida ma in realtà gli utenti potenziali sono più di quelli che si creda. Prima di tutto dobbiamo considerare il fatto che circa una persona su tre vorrebbe imparare a suonare uno strumento. E poi, cosa più importante, il nostro utente medio non è una persona che vuole diventare il nuovo Bach. Il nostro utente è una persona che fa altro nella vita, ha già un lavoro, a volte una famiglia e vuole sostanzialmente trovare un modo per ritagliarsi del tempo per se. Vuole coltivare un hobby, scoprire qualcosa di nuovo ed evadere un po’ dalla realtà. Da questo punto di vista che sia un’app per imparare a meditare, per leggere più libri o per imparare a suonare uno strumento fa differenza fino ad un certo punto. Il fine che i nostri utenti cercano è essenzialmente una distrazione stimolante. In questo senso il mercato non è poi così piccolo. Il che è buono da una parte, ma dall’altra aumenta la realtà competitiva a livello esponenziale.

Qual è un insegnamento del passato che ti sei portata dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

Tommaso ScazzocchioHo ricevuto un insegnamento molto importante dal mio primo manager quando lavoravo in Play Station, che mi porto ancora dietro. Al momento non era riferito al mobile marketing, ma ad oggi è diventato ancora più valido se riferito al mobile: “i numeri devono parlare”. Al momento attuale abbiamo infatti accesso a una quantità veramente ampia di dati, KPIs, numeri, clicks, impressions, e tassi di conversione, e per ogni step nel funnel ci sono decine di data-point disponibili. Quando si parla di digital, possiamo avere molti più numeri rispetto al passato, ed è molto facile perdersi nella quantità di dati a cui abbiamo accesso. Basta aprire una qualsiasi dashboard di qualsiasi campagna per capire di cosa sto parlando. Un bravo mobile marketing manager sa leggere la storia dietro i numeri, sa capire quali sono i KPIs da scegliere che indicano il successo della campagna, sa capire cosa i numeri stanno dicendo e, soprattutto, sa trasformare informazioni numeriche in precise attività da eseguire per migliorare il processo e avvicinarsi ogni giorno di più ai propri obiettivi di crescita.

Cosa ti aspetti di imparare invece in questo nuovo anno?

Credo che un professionista del mobile marketing e del marketing in generale, a oggi debba avere un’ottima conoscenza di un elemento che non preoccupava molto il professionista marketing tradizionale: sviluppo e programmazione. Nei team marketing odierni non è inusuale trovare figure developers che riportano al direttore performance/growth. Per questo motivo, sto imparando un pò di basi della programmazione, per capire meglio a cosa va incontro un developer quando gli chiedo di eseguire incarichi per il marketing (creare eventi su MMP, tracking, analytics etc.)

Quali sono i tuoi KPIs chiari per definire il successo delle attività di User Acquisition?

In questa fase del business ci stiamo focalizzando sulla parte di acquisizione, quindi il KPI più importante è il costo per i clienti che effettuano una registrazione al nostro servizio (CPA – dove l’azione è la registrazione). Fino a quando il CLV > CPA, possiamo dormire sogni tranquilli 🙂

Quali sono le difficoltà maggiori che un marketer incontra ad oggi quando deve promuovere una app mobile?

Quando parliamo di mobile marketing, l’ambiente competitivo è molto più grande di quello che sembra. Il tempo che le persone passano davanti al loro smartphone è in crescita, ma non è illimitato. Da questo punto di vista tutte le app sono in competizione con tutti per una valuta molto importante: il tempo degli utenti. Questa è la sfida più grande. Che sia un gioco come Candy Crush o un’app per fare esercizio fisico come Freeletics, alla fine siamo tutti in competizione per fare in modo che quando una persona ha il proprio smartphone in mano, apra la nostra app invece che quella di un altro brand. I network di advertising sono a perfetta conoscenza di questa realtà, quindi anche quando si parla di advertising, la competizione è sempre a 360 gradi. Anche se hai un’audience molto segmentata, diciamo lookalike 1%, le persone all’interno di quella tua audience  sono anche in altre centinaia di lookalike e a quel punto il newsfeed di Facebook diventa una vero campo di battaglia. Una nostra inserzione può apparire poco prima o poco dopo quella di altre app che magari hanno un budget più alto e una penetrazione nel mercato molto più ampia della nostra.

Qual è la skills numero uno più importante che i mobile marketers dovrebbero imparare per emergere nell’industria? Perché la reputi così importante?

La skill che reputo più importante è sapersi adattare e continuare ad imparare, sempre. Il mobile marketing è uno spazio in continua evoluzione, non si ferma mai. Ciò che funzionava sei mesi fa è probabile che oggi non vada più bene. Le app cambiano continuamente, i network di advertising mettono a disposizione nuovi strumenti per migliorare sempre le campagne (e fargli fare più soldi), Apple e Google cambiano le dinamiche dei loro store di continuo. Non ci si può perdere e bisogna aggiornarsi continuamente.

3 consigli per i giovani che intraprendono adesso una carriera nel mobile marketing?

  1. Iniziate il prima possibile a “smanettare” con qualcosa, un’app di un amico, un sito, qualsiasi cosa per iniziare va bene, ma fatelo. Prima si comincia, prima si inizia a scoprire tutte quelle dinamiche che sui libri non vi spiega nessuno.
  2. Specializzatevi e diventate “maestri” in uno o al massimo due canali, ma conosceteli ad un livello buono tutti. Un buon manager mobile cresce solo se ha una visione di insieme del business e capisce le dinamiche e le sfide di un approccio multichannel.
  3. Non nascondetevi dietro metriche che non hanno valore per il business. Per anni il digital marketing ha parlato di impressions e click, che hanno senso solo in certi casi. Focalizzatevi invece su cosa fa davvero crescere l’azienda: i KPIs che portano successo, clienti e fatturato. Il mobile marketing è un elemento dal quale ormai non si può prescindere ed è nostra responsabilità fare in modo che aggiunga vero valore e crescita al business.

Grazie mille a Tommaso Scazzocchio da parte dello staff Mobile Marketing Italia per il suo tempo e i suoi interessanti punti di vista!


Leggi gli articoli di Tommaso Scazzocchio

CASE STUDY – Ridurre il CPA delle campagne Facebook con ottimizzazione per eventi e reach più ampia: il caso Skoove

[INFOGRAFICA] La Guida agli SDK per la tua Applicazione Mobile

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Durante lo sviluppo di una applicazione mobile bisogna prendere in considerazione quali e quanti SDK implementare, poiché la combinazione di questi può facilitare l’analisi dei dati raccolti, ma anche migliorare l’esperienza dei propri utenti. Le tipologie di SDK sul mercato sono innumerevoli, si parte da quelli di base per analizzare il comportamento degli utenti in app, fino ad arrivare ad altri più complessi che possono facilitarne l’interazione e massimizzare l’ROI.

Il 2018 è stato un anno intenso e importante per quanto riguarda gli SDK. Ci sono stati grandi cambiamenti a causa dell’introduzione del regolamento generale sulla protezione dei dati (anche noto come GDPR) che ha forzato tutti i publishers mobile, con utenza in Europa, a un aggiornamento della gestione dei dati utenti, ma soprattutto a controllare nuovamente tutti gli SDK implementati nelle proprie applicazioni mobile.

Il rischio di non essere a norma è molto elevato e malgrado la responsabilità sia anche dei produttori di SDK, le applicazioni mobile si sono ritrovate d’un tratto sotto la luce del riflettore per quanto riguarda la sicurezza dei dati utenti. Infatti, è bene ricordarsi che ogni stringa di codice degli SDK implementata è comunque un codice sviluppato da terze parti e quindi “non controllabile” dagli sviluppatori delle app.

Quanti e Quali SDK Sono Necessari in una Applicazione Mobile? 

A partire dal 2016, il numero degli SDK implementato in applicazioni mobile è rimasto prevalentemente stabile. Probabilmente il tutto è riconducibili a tre fattori:

  1. L’introduzione della regolamentazione GDPR
  2. L’offerta rimasta costante nel tempo, senza nuove categorie di SDK
  3. Un mercato saturo e maturo

Nel seguente grafico, parte del “SDK Trends Report” preparato da SafeDK, vediamo come la media di SDK implementati in app mobile a partire dal Q4 2016 non sia cambiata.

SDK Trends Reports – SafeDK

Un altro fattore molto importante da tenere in considerazione nell’analisi dell’evoluzione di questo mercato è quale categoria di SDK ha la precedenza nel processo di sviluppo. Controllando le tipologie di SDK implementate, si può comprendere quali siano le priorità da parte degli sviluppatori, per quanto riguarda le attività da tracciare.

SDK Trends Reports

Con questi dati alla mano, siamo andati un passo più in là e abbiamo analizzato in un’infografica le 8 categorie SDK di cui ogni sviluppatore mobile non può fare a meno nel processo di sviluppo.

È importante notare però come la conoscenza di questi SDK non debba essere limitata a coloro che si occupano della parte tecnica, infatti gli esperti marketing di ogni azienda dovrebbero avere chiare le funzionalità e i vantaggi di ogni categoria di SDK. Il futuro nel mobile marketing vedrà la parte tecnica giocare un ruolo sempre più importante nelle decisioni di ogni giorno, per questo motivo i marketing managers dovranno familiarizzarsi anche con questi aspetti per massimizzare i risultati delle loro campagne pubblicitarie.

I Pionieri del Mobile Marketing: Luca Stefanutti – Runtastic

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Luca-stefanutti

Per la sezioni “I Pionieri del Mobile Marketing” abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Luca Stefanutti, Product Marketing Manager Running per  Adidas Runtastic, che ha condiviso con noi alcuni dei suoi segreti che lo hanno aiutato a scalare le campagne UA worldwide.

NB. L’intervista risale a Maggio 2019, quando Luca Stefanutti ricopriva la carica di User Acquisition & ASO Manager.

Luca, racconta in breve ai nostri lettori il tuo percorso fino ad arrivare in Austria a lavorare per Runtastic.

Ho iniziato la mia carriera lavorativa a Cape Town, in Sudafrica, dove ho fatto il mio primo stage in una startup chiamata OurHood. Con la fine della specialistica in Economics of Innovation&Technology all’Università Bocconi a Milano, sono entrato nel team di product marketing della startup. Dopo 1 anno sono diventato Product Lead e quando il prodotto ha iniziato ad essere soddisfacente ho fatto un altro anno come Growth Lead, creando e ampliando tutto il BI & Growth stack della compagnia.

In cerca di una sfida ancora più grande, mi sono chiesto, quali fossero le app che uso di più nella mia vita quotidiana. Mi piace molto correre e Runtastic è stata una logica scelta: ho guardato tra le posizioni aperte e sono entrato come User Acquisition Manager nel Maggio 2017, quando ho iniziato a lavorare per espandere le app su scala mondiale, oltre che aiutare il team di Content Marketing con paid socials e iniziare il mio viaggio nel mondo ASO.

Un ricordo particolare legato al mobile marketing che ha segnato il tuo percorso e che non scorderai mai?

La mia prima naming convention (ben fatta): nel mobile marketing i dati sono tutto, e quando scopri che diversi dataset, di diversi canali di acquisizione, di diverse app, si possono integrare attraverso 3 o 4 formule giuste grazie alla tua prima naming convention funzionante, non te lo scordi più. E tutto il tuo lavoro da lì in poi cambierà. Ho imparato ad amare ed odiare le naming conventions. Bellissime ma intolleranti al minimo errore.

Di cosa ti occupi al momento a Runtastic?

Luca Stefanutti

Al momento sono responsabile insieme ad una collega dell’intera user acquisition & ASO dell’app Runtastic Results. Siamo attivi in più di 100 paesi nel mondo e su 5-15 canali di acquisizione differente (a seconda della stagione) con un budget medio-grande. Faccio anche parte della Growth Squad che ha l’incarico di sviluppare i prossimi cambiamenti di Results. Inoltre sono consulente del content marketing team, ASO manager per un paio di paesi europei e rappresento Runtastic come speaker ad un paio di conferenze nel mondo del mobile marketing.

Qual è il tuo canale di user acquisition preferito?

Un po’ mi dispiace ammetterlo, ma a me piacciono i canali dove hai sotto controllo la maggior parte delle variabili (dalla creazione dell’audience, al bid etc.) e Facebook è molto bravo in questo, anche se sta virando verso più automatizzazione purtroppo.  

E qual’è quello che reputi più efficace?

Questo dipende dal tipo di obiettivo che si vuole raggiungere. Monetariamente parlando, Facebook sa il fatto suo (o forse siamo noi che lo sappiamo eheh). Quando iniziamo a parlare di engagement dopo la fase iniziale invece, Apple Search Ads e Instagram funzionano meglio, almeno per noi.

Come si concilia l’attività di user acquisition per più nazioni e quella di ASO per altrettanti market?

È difficile: quando fai ASO e UA per lo stesso mercato devi stare molto attento a capire in che percentuale vai a cannibalizzare gli utenti che avresti potuto acquisire in maniera gratuita. Esiste una piccolissima area in cui UA riesce ad influire positivamente su ASO e quando la trovi, lo noti. Se sei confidente in quello che fai, puoi anche utilizzare questo meccanismo per creare una crescita costante e sostenibile, rendendo la vita impossibile ai tuoi competitors. Ma sì, prima di trovare questa terra promessa, Excel diventerà il tuo miglior nemico.

Qual è un insegnamento del passato che ti sei portato dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

Il mondo dell’User Acquisition è un mondo molto difficile, dove ci sono tante variabili che purtroppo non dipendono totalmente dal controllo di chi ne fa parte (es. stagionalità, cambiamenti agli algoritmi, errori nei dati dei MMP etc.). Potrebbe non sembrare molto etico, ma uno dei migliori insegnamenti che ho avuto è “under promise and over deliver”: quando si fanno stime di crescita, promettete l’80% di quello che potete raggiungere e, se potete, raggiungete il 250%.

Cosa ti aspetti di imparare invece in questo nuovo anno?.

Sto lavorando su due filoni contemporaneamente:

  • ASO mi ha sempre affascinato insieme al suo delicato equilibrio con UA. Spero di riuscire a comprenderne meglio le dinamiche e iniziare a creare dei modelli che possano stimare l’impatto in differenti mercati. E metterci magari dentro un po’ di automation al fine di non dover analizzare montagne di dati ogni volta.
  • Marketing Automation: questo è un’area abbastanza nuova, ma è un treno in corsa. È la promessa del futuro e non va persa. Per ora mi limito a seguire tutti gli avanzamenti in questo campo e fare un po’ di knowledge sharing, ma sto cercando l’occasione giusta per provarci!  

Quali sono i tuoi KPIs chiari per definire il successo delle attività di User Acquisition?

Ne ho tre e sono tutti immediati e operativi. Questo vuol dire che posso intraprendere decisioni sulle campagne senza se e senza ma qualora qualcuno di questi vada al di sotto di una certa soglia:

  1. ROI diretto, scorporato da tutte le spese che possono essere store fees o/e tasse: questo ti dirà quanto stai guadagnando e quanto di valore sono i tuoi utenti. Potrai usarlo per fare previsioni su LTV e su tanti altri KPIs;
  2. Retention rate D7: i tuoi utenti usano l’app, anche dopo un paio di giorni, si? Da qui puoi anche iniziare a presupporre i D30 e i MAU del prossimo mese e lavorare sul rischio di abbandono, oltre che a capire dinamiche di retaining e conversion;
  3. Install to Core Activity rate: i tuoi utenti usano l’app per ciò che è stata creata? E se si, esistono audience migliori di altre? Video che influiscono su questo? etc.;

Quali sono le difficoltà maggiori che un marketer incontra ad oggi quando deve promuovere una app mobile?

Innanzitutto sono le fonti di user acquisition: dove ci sono tanti soldi, c’è anche tanta asimmetria informativa. Bisogna sempre stare attenti da dove vengono i tuoi dati e che non siano stati gonfiati, truccati, manomessi. Distinguere un buon partner da una frode è veramente difficile e richiede molta attenzione. Consiglio di avere un buon MMP.

In secondo luogo, generalmente, la saturazione del mercato è altissima. Per quanto tu cerchi di distinguerti, ci saranno almeno altre 10 app che fanno la tua stessa cosa (se sei fortunato, qualche centinaio se hai sfortuna), e almeno 1 di loro ha probabilmente i tuoi colori nelle pubblicità o visivamente può ricordare il tuo brand. Emergere dalla massa è difficile e richiede tante analisi e tanta, ma tanta creatività, sommata a un po’ di fortuna.

Qual è la skills numero uno più importante che i mobile marketers dovrebbero imparare per emergere nell’industria? Perché la reputi così importante?

Saper guardare la “big picture”: fare mobile marketing non è solo nel piccolo della tua azienda, ma vuol dire entrare in contatto con milioni di diverse realtà, che operano con o contro di te. Chi sa prendersi cura di ciò che gli sta attorno, sa anche come emergere.

3 consigli per i giovani che intraprendono adesso una carriera nel mobile marketing?

  1. Chiedete sempre da dove vengono i dati che avete, come sono stati creati e cosa vogliono dire per chi li ha raccolti. E se li avete collezionati voi, non peccate di superbia e fateli ricontrollare a qualcun’altro. Lo dico per esperienza 🙂
  2. Per ogni task che prende numeri e vi chiedono delle stime, datevi un obiettivo realistico, stimate di raggiungere dall’80% al 105% di questo e raggiungete più che potete superando le vostre stime.
  3. Documentate tutti i vostri cambiamenti alla campagne/strategie e organizzate il vostro lavoro con strumenti tipo Trello: quante volte ho ringraziato il Luca del passato per aver scritto cosa aveva fatto 2 mesi prima quando in un report non capivo delle fluttuazioni a dei KPIs

BONUS: guardatevi attorno e tenetevi informati con una buona selezione di contatti, siti di news, liste di twitter, gruppi slack. Le migliori idee per le vostre campagne verranno da qui.


Grazie a Luca Stefanutti di Runtastic per il suo tempo e per i suoi originali punti di vista sul Mobile Marketing!


Leggi gli ultimi articoli di Luca

CASE STUDY: Sviluppare una strategia paid acquisition su scala mondiale: il caso Runtastic

7 Consigli per Scrivere una Inserzione su Facebook Perfetta

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Nonostante i media ne riportino un utilizzo in calo, Facebook rimane ancora il Social Network con il più alto numero di utenti attivi giornalieri (le ultime statistiche dicono 1,66 miliardi DAU e 2,5 miliardi MAU), mentre recenti studi mostrano come sia il Social con la maggior percentuale di utenti che fanno login giornalieri (70%, contro il 59% di Instagram e il 38% di Twitter).

Per queste ragioni Facebook è ancora la piattaforma di advertising preferita dalle aziende, sia per business B2C che B2B, ed ogni mese i Marketers investono gran parte del loro budget per promuovere i propri prodotti, servizi e app.

Per creare un’inserzione su Facebook (o Facebook Ad) perfetta ed emergere dalla competizione ci sono molti fattori di cui l’inserzionista si deve prendere cura: prima di tutto il targeting, che deve essere specifico per l’inserzione; è stata sottolineata inoltre l’importanza delle creatività per le performance del mobile marketing in generale, come è importante avere anche una chiara e specifica call-to-action. 

Alcune volte ci dimentichiamo però che c’è un’altra parte fondamentale che accompagna la creatività: il testo (o copy) dell’inserzione.

Il testo è cosi importante per un’inserzione su Facebook?

La risposta è SÌ. Nonostante la parte grafica rimanga quella più di impatto in un’inserzione, e quella che riesce ad attirare principalmente l’attenzione degli user, se spendiamo soldi su Facebook vogliamo essere sicuri che i nostri ads siano efficaci al cento per cento.

Eccovi di seguito sette consigli per scrivere una inserzione perfetta.

1. Definisci una audience specifica, e scrivi rivolgendoti al tuo target

Quando si vende online, è importante cercare di scrivere come se ci rivolgessimo ad un singolo individuo, e non a grandi audience. Questa persona rappresenta il tuo target, ed è quella che devi persuadere.

Su Facebook, per esempio, è possibile restringere la target audience a donne tra i 30 e i 39 anni, interessate al fitness, con una specifica professione e comunicare con loro in modo specifico, e diverso da come parleremmo a uomini tra i 25 e i 29 anni interessati alle corse automobilistiche.

2. Assicurati che il testo dell’inserzione sia coerente con la parte grafica

Specialmente i business B2B o quelli più piccoli, non avendo a disposizione molte risorse, non si assicurano che il l’immagine dell’inserzione sia coerente con il copy, e viceversa. Tuttavia è molto importante che l’immagine vada bene insieme al testo, e che i due siano complementari l’uno per l’altro.

Se per esempio si vuole comunicare uno sconto o promozione particolare per un prodotto, è buona pratica mettere sul banner uno sticker ben visibile con la percentuale di sconto, e sul testo ripetere e spiegare le condizioni per usufruire della promozione.

La stessa cosa vale quando vogliamo promuovere una specifica feature di un prodotto o servizio: se la creatività mostra la caratteristica specifica del prodotto o una situazione in cui tale caratteristica può essere utile, il testo dovrebbe essere focalizzato sulla stessa cosa.

3. Focalizzati su una sola call-to-action

Le migliori inserzioni su Facebook hanno un goal molto preciso. Specialmente nelle campagne per una app mobile, possiamo avere come goal il semplice download, ma se si tratta di campagne engagement o retargeting il goal può essere la registrazione, l’acquisto di un prodotto, o l’utilizzo di un servizio.

Qualunque sia l’obiettivo della campagna, dovrebbe essere comunicato chiaramente sia nella grafica ma sopratutto nel testo, altrimenti gli utenti vedranno l’inserzione senza sapere cosa fare. È inoltre consigliato scegliere un bottone specifico (tra quelli offerti da Facebook) per ogni obiettivo diverso.

4. Rimani breve focalizzandoti sul valore della app e creando un senso di urgenza

Dal momento che stiamo pagando per un’inserzione, potremmo essere tentati di scrivere tutto quello che ci passa per la testa per descrivere il prodotto di cui andiamo tanto fieri.

Purtroppo, dilungarsi troppo nel testo di un’inserzione Facebook può risultare controproducente. È infatti consigliato essere coincisi e focalizzarsi sugli elementi chiave quali il valore e i vantaggi del prodotto o servizio che stiamo promuovendo, o una specifica offerta nel caso ce ne fosse una.

Inoltre, spesso risulta efficace creare un senso di urgenza offrendo un’offerta limitata ed esclusiva. Se riusciamo a trovare il giusto mix di urgenza e scarsità, l’inserzione porterà più facilmente gli utenti ad eseguire l’azione che vogliamo, soprattutto grazie all’effetto FOMO (Fear Of Missing Out) per cui l’utente non vuole lasciarsi sfuggire l’offerta.

Per esempio: “Solo per oggi (urgenza), i primi 50 utenti (scarsità) riceveranno il 25% di sconto

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Fonte AdEspresso

5. Usa un linguaggio che sia semplice da capire

Essere copywriter non significa essere maestri di letteratura. Essere (marketing) copywriter significa, spesso, trovarsi a dover descrivere un prodotto o servizio in modo chiaro e coinciso, invogliando un utente ad utilizzare o comprare qualcosa.

L’obiettivo di un (marketing) copywriter dovrebbe essere quindi quello di scrivere un testo che sia comprensibile anche per un bambino di terza elementare. Non appena un utente legge il testo dell’inserzione su Facebook, dovrebbe essere infatti in grado di definire:

  • Cosa gli sta venendo offerto
  • Il vantaggio che ne trarrebbero se decidessero di scaricare l’app
  • Cosa fare – l’azione richiesta per proseguire

6. Usa i numeri per catturare l’attenzione

L’utilizzo di numeri del testo di un’inserzione può portare risultati migliori in termini di CTR e tasso di conversione.

I numeri hanno infatti un potere particolare nella mente delle persone. Basti pensare, per esempio, come piazzare il numero 9 alla fine di un prezzo possa da solo incrementare le vendite

I numeri possono essere applicati a qualsiasi tipo di testo, sia quando abbiamo uno sconto da offrire, sia quando vogliamo far leva sulla “social prove”. Per esempio, iniziare il copy con “1,000,000 di utenti ha già scaricato questa app” può essere un modo valido per attrarre l’attenzione dell’utente e generare curiosità sul motivo per cui così tanta gente trova tale prodotto così utile o interessante.

7. Testa il Copy dell’inserzione

L’unico modo per migliorare il testo della tua inserzione è testare, testare, e ancora testare.

Facebook offre tool integrati all’interno di Ads Manager per impostare facilmente inserzioni con la stessa immagine e testi diversi. In questo modo riuscirete a vedere se un testo più corto performa meglio di uno più lungo, se la descrizione delle feature è migliore di un elenco puntato, oppure l’efficacia di diverse call-to-action, e così via.

L’importante è testare sempre un elemento alla volta, in modo che possiamo essere sicuri di quale sia la discriminante per i risultati ottenuti.

In conclusione:

KEY LEARNINGS:

  • Per un’inserzione Facebook, il testo è importante tanto quanto l’imagine
  • Il testo deve essere semplice, chiaro e coinciso, e specifico per ogni target audience diversa
  • Testo e creatività devono essere coerenti per fornire facilitare la comprensione

SUGGERIMENTI:

  • Usa una sola call-to-action in modo che l’utente sappia cosa fare
  • Inserisci numeri nel testo per attirare attenzione e creare interesse
  • Crea un senso di urgenza e scarsità – es. “Offerta limitata”, “Solo per questo mese”, “Solo tre pezzi disponibili”
  • Testa copy diversi con la stessa creatività

Cos’è Il Blacklist Nella Frode Sul Mobile?

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cos'è il blacklist

Come sappiamo la frode sul mobile è un problema difficile da arginare. Per questo motivo avere una conoscenza dei termini che ci possono aiutare a combattere i fraudsters su questo canale è importante. Qui di seguito cerchiamo di spiegare in termini semplice cos’è il blacklist quando si parla di frode sul mobile. 

Cos’è Il Blacklist nel Mobile Marketing? 

Il blacklist nella frode sul mobile altro non è che un database dove sono raccolti i segnali fraudolenti avvenuti online; in pratica ogni attività sospetta che corrisponde ai dati in questo database è segnalato come frode dai sistemi di tracciamento (MMP) e sistemi anti-frode. 

La maggior parte di questi sistemi di analytics compra o sviluppa nel tempo un database interno di device IDs, bots e indirizzi IP, identificati come fraudolenti. Nel caso, in una campagna di mobile marketing, un evento corrisponde a uno di questi segnali, è poi automaticamente segnalato come frode e bloccato. 

Una cosa importante da tenere in considerazione però è che i fraudsters possono facilmente cambiare i propri indirizzi IP o device ID, sfuggendo ai controlli in real-time di questi sistemi. 

Dal lato inserzionista, una considerazione importante da fare è quella di usare sistemi anti-frode che utilizzano “first-party data” invece di “third-party data”, poiché il livello di sicurezza è molto più alto. 

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CASE STUDY – User Acquisition Su Snapchat: come Free2Move ha conquistato la Francia

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Per avere una strategia di User Acquisition di successo è fondamentale non dare mai nulla per scontato e continuare a provare nuove vie per ampliare lo spettro di possibilità per trovare nuovi utenti. L’esigenza di sperimentazione non è semplicemente un modo per soddisfare la curiosità dei marketer che vogliono andare sempre “above and beyond” e ampliare le proprie conoscenze ma è spesso una necessità quando i canali tradizionali non portano più i risultati sperati e pianificati.

CONTESTO

Lavorando per un’app destinata a un’utenza relativamente di nicchia come Free2Move, arriva spesso il momento in cui il mercato appare saturo e la performance inizia a calare.

Car Sharing - User Acquisition Su Snapchat

Perché La Performance Non Migliora E Basta Nel Tempo?

Le limitazioni principali sono dovute al fatto che è possibile usare l’app ovunque si trovino servizi di car, bike o scooter sharing, ovvero in grandi centri urbani, e inoltre che è necessario essere maggiorenni e in possesso di una patente di guida valida, spesso da più di due anni.

Inoltre l’utente di riferimento di Free2Move è, mediamente:

  • Di sesso maschile
  • Tra i 25 e i 40 anni
  • Locato in un centro urbano / metropolitano
  • Con un reddito medio – alto
  • Appassionato di tecnologia
  • Sensibile ai temi della sharing economy.

Pare evidente quindi che, già in una situazione ottimale, riuscire a trovare utenti in target a un costo efficiente appare essere una sfida. Pare forse meno evidente che, ad esempio, la ricerca di utenti in target non è illimitata e spesso tocca diminuire il livello di spesa in canali tradizionali.

Se Facebook da un lato permette, meglio di Google e altri canali, di affinare i parametri di targeting fino al minimo dettaglio, dall’altro l’esigenza – per non limitare la reach potenziale – di prediligere un modello di bidding e conseguentemente di pagamento basato sulle Impressions rende il canale particolarmente costoso dopo una certa soglia: gli utenti potenziali per un prodotto di nicchia non sono infiniti e man mano che passa il tempo, l’esposizione agli annunci finisce per sortire effetti negativi per la performance.

SFIDA

Cosa Si Può Fare Per Migliorare La Performance Nelle Strategie Di Acquisizione?

Nel corso dei miei due anni a Free2Move, mi sono ritrovata spesso davanti a CPI discutibili e alla conseguente necessità di trovare un nuovo equilibrio nella strategia di acquisizione tra i vari canali pubblicitari.

Il mio team e io abbiamo testato di tutto: da Reddit a campagne pre-install, da Yahoo al curated content. Abbiamo imparato moltissimo ma spesso abbiamo raccolto davvero poco in termini di risultati. Ma non su Snapchat.

La metodologia utilizzata ha seguito gli step che normalmente vengono intrapresi quando si testa un nuovo canale:

  • Analisi dei volumi di utilizzo per nazione e lingua
  • Analisi delle potenzialità disponibili e opzioni percorribili sulla piattaforma pubblicitaria
  • Analisi del linguaggio comunicativo, non solo pubblicitario, ai fini di produrre creatività di successo.

Abbiamo perciò deciso di allocare risorse in maniera proporzionale ai volumi di utilizzo e di preparare campagne con target che potessero aiutare per gli obiettivi di acquisizione.

Fin qui, tutto bene – anche perché le possibilità di targeting sono molto simili a ciò che è possibile fare su Facebook.

SOLUZIONE

L’analisi del linguaggio utilizzato sulla piattaforma, combinata al fatto che al tempo il nostro team di designer era impegnato per la produzione di materiali per grosse campagne offline, e all’intraprendenza e alla multiculturalità del team di Performance Marketing, ci ha portato a utilizzare sulla piattaforma video di sei secondi filmati con i nostri cellulari, in cui ognuno di noi su uno scooter in condivisione pronunciava nelle nostre rispettive lingue una frase semplice che racchiudesse la USP di Free2Move e la famigerata “Call to Action”: Scarica l’app GRATIS!

RISULTATI

Da utilizzatori dell’app Snapchat, da un lato, e da marketer in emergenza, dall’altro, eravamo piuttosto contenti del risultato finale e soprattutto dello sforzo minimo posto nella produzione di questi brevi video per testare la piattaforma: linguaggio colloquiale in linea con il linguaggio dell’app Snapchat, poca postproduzione e chiara CTA. Eravamo anche consapevoli di quanto spesso le fasi di test di un canale non portino a nessun risultato considerevole che renda giustificabile un “investimento” di tempo e risorse grafiche.

I risultati che pian piano arrivavano, superavano chiaramente qualsiasi tipo di aspettativa. In poco tempo la performance di questi semplici video nelle varie campagne era diventata migliore di altri canali più tradizionali. I risultati, però, in termini di volumi di install, rispecchiavano abbastanza chiaramente le quote di utilizzo nei vari Paesi. E fin qui, tutto abbastanza nella norma.

Ciò che ha trasformato l’esperimento in pratica costante di acquisizione è stata l’analisi del comportamento degli utenti dopo l’installazione dell’app: a seguito di test e iterazioni abbiamo visto che gli utenti acquisiti tramite Snapchat in Francia su dispositivi iOS avevano un comportamento dopo l’installazione migliore rispetto agli stessi utenti acquisiti tramite Facebook o Google.

In altri Paesi non abbiamo riscontrato gli stessi risultati: audience troppo giovani e tanta dispersione nella distribuzione del messaggio pubblicitario senza risultati che giustificassero l’investimento.

Come conseguenza di questa analisi, abbiamo deciso di allocare più risorse su Snapchat in Francia che su altri canali con risultati ancora oggi soddisfacenti.

Quindi Snapchat è Il Futuro Dell’Acqusizione Di Utenti Per App Mobile?

L’analisi nel medio periodo della Performance su Snapchat non mi porta a dire che la pubblicità su Snapchat sia il futuro e che il 100% del budget debba essere allocato lì.

L’insegnamento principale è che bisogna sempre testare, anche quando le premesse non sono delle migliori.

Sulla carta Snapchat è un Social Network per teenagers e l’ultimo tra i canali dove trovare utenti interessati ai servizi di car, scooter e bike sharing. Ma la voglia di testare, unita all’esigenza di migliorare la performance delle campagne di acquisizione utenti a pagamento e a video convincenti che usano un linguaggio semplice e quotidiano hanno reso il canale ottimale non ovunque e non per tutte le piattaforme ma in un solo Paese.

A volte, essere un prodotto “di nicchia” rende possibile elevare a canale predefinito per una certa lingua e Paese, un canale che altrimenti sarebbe rimasto inesplorato.

Il key learning, dunque, è: non dare mai nulla per scontato, nè un canale nè un asset creativo perché possiamo sapere tutto di Performance Marketing ma spesso non conosciamo del tutto chi c’è dietro lo schermo, al di là di targeting precisi e audience di tipo Lookalike.

CONCLUSIONE

User Acquisition Su Snapchat

Promuovere La Tua App Con Google: Cosa Sapere

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Quando arriva il momento di lanciare un’app sul mercato, sono molteplici le possibilità che si possono perseguire. Tra queste vi è sicuramente l’utilizzo della piattaforma di pubblicità di Google.

Per molti che lavorano nel marketing digitale, la prima esperienza con la pubblicità online è avvenuta con Google e con le campagne Search e Display e con tanto da imparare e testare per avere campagne di successo che aiutassero nella conquista quotidiana di utenti, sottoscrittori o semplici visitatori di pagine web. Con l’avvento delle app, Google ha adattato la sua piattaforma pubblicitaria per rendere accessibili tutte queste app a migliaia di nuovi potenziali utilizzatori.

All’inizio c’era molta ottimizzazione manuale da fare, con il conseguente senso di potere che veniva dal vedere la performance aumentare a seguito di ore e ore di cambiamenti e analisi. “Fortunatamente” oggi questi tempi sembrano lontani, grazie all’automazione che piano piano si sta facendo strada nel Performance Marketing. E Google non è da meno, risultando ancora oggi uno degli strumenti più importanti per pubblicizzare un’app, specialmente all’inizio.

Negli ultimi anni molte cose sono cambiate sulla piattaforma di pubblicità di Google, a partire dal nome: da Google AdWords siamo passati a un semplicissimo Google Ads: “le pubblicità di Google”.

Per quanto riguarda la promozione delle app, il grande cambiamento è arrivato con le Universal App Campaigns, ora conosciute semplicemente come  Campagne di Promozione di App. La semplificazione non ha riguardato solo il modo con cui ci riferiamo alle campagne e alle piattaforme ma anche il modo con cui le campagne sono impostate e gestite, portando talvolta un po’ di frustrazione per la quantità limitata di azioni attuabili.

Per chi non ha mai sentito parlare delle App Campaign: sono ora l’unico modo con cui poter pubblicizzare la propria app sulle piattaforme Google, con un setup semplice e unico che permette di raggiungere utenti mentre fanno una ricerca (sul Network Search), mentre usano un’altra app (grazie al Network Display) o mentre guardano il loro video preferito (su YouTube).

Credo personalmente però che un modo per sopravvivere esista e spero di riuscire a dimostrarlo di seguito.

Prima Delle App Campaigns

Per riuscire a raggiungere potenziali utenti nell’intero ecosistema di Google, i marketer dovevano essere attivi nei tre network disponibili: Search, Display e Youtube – con specifiche e uniche campagne.

Vediamone insieme i lati positivi e negativi, nonché gli insegnamenti che da questi network si possono trarre.

Network Search – Qualità e Nicchia

Sul network Search solitamente si trovano gli utenti di maggior valore. Essendo la loro intenzione fondamentale e motrice dell’azione di ricerca, gli utenti convertiti tramite una campagna di tipo Search sono solitamente quelli che generano più ritorno sull’investimento: sono generalmente alla ricerca di una risposta o soluzione a un problema o esigenza reale, e se gli annunci sono convincenti o pertinenti abbastanza, saranno i primi a scaricare la tua applicazione. E, speriamo!, a usarla con costanza. Questo tipo di utenti mostrano generalmente maggiore retention e un costo per acquisizione ottimale.

Prima dell’avvento delle App Campaigns, le possibilità per creare e far crescere le campagne erano piuttosto infinite: da campagne su parole chiave relative al proprio brand (e anche a quello delle aziende concorrenti) o ai diversi aspetti del proprio prodotto o della propria value proposition fino ai bisogni coperti e soddisfatti dall’utilizzo della app.

La preparazione e soprattutto la gestione, però, richiedevano un livello alto di conoscenze e di pazienza. Per non citare la sfida che tradurre migliaia di parole chiave e annunci richiedeva nel momento in cui si voleva entrare in nuovi mercati.

In sintesi, quindi:

  • Parole Chiave  – che i pubblicitari dovevano gestire aggiungendone di nuove o escludendo quelle che non funzionavano bene
  • Annunci  – pertinenti per le ricerche
  • Maggiore Qualità

 

Network Display – Minore Qualità, Maggiore Potenzialità di Crescita

Come naturale contraltare del network Search, la qualità media degli utenti acquisiti tramite il network Display è minore.

Le campagne per app sul network Display, funzionavano di regola con budget più alti rendendole ottimali per obiettivi di crescita rapida, grazie anche alle diverse possibilità di targeting disponibili: categorie di app e comportamento degli utenti, tipi di dispositivo e gli antesignani delle cosiddette “Lookalike Audiences” che oggigiorno conosciamo tutti.

Per farle funzionare correttamente, processi di ottimizzazione manuale su annunci e placements erano all’ordine del giorno e richiedevano tantissimo tempo e attenzione.

Riepilogando:

  • Maggiore Volume
  • Ottimizzazione Manuale
  • Minore Qualità

YouTube – Qualità Elevata, Ottimizzazione Sfidante

Il terzo network, YouTube, è stato l’ultimo ad approdare nell’inventario pubblicitario di Google. Sfortunatamente, non è stato molto longevo come canale autonomo per pubblicizzare app ma, per quello che ho potuto sperimentare, ha dimostrato di essere in grado di attrarre utenti forse più costosi ma sicuramente con un maggiore lifetime value (LTV). La ragione, probabilmente, risiede nel fatto che, con un video di 15 o 30 secondi, è possibile raccontare una storia per bene piuttosto che provare a convincere un potenziale utente con un banner un po’ “pushy”, tipico del Performance Marketing.

Nonostante risultati promettenti, la piattaforma in sé non era pronta per essere un canale autonomo per performance marketing, anche per l’altissimo livello di ottimizzazione manuale richiesto.

Era interessante, comunque, vedere prima di quali video la performance degli annunci video fosse migliore, dando così ai marketer uno strumento potente per creare campagne attorno a video specifici o argomenti con un pacchetto creativo appropriato alla audience.

In poche parole:

  • Elevata LTV
  • Ottimizzazione manuale
  • Potente strumento per iterare elementi di successo delle campange (video, annunci video, placements etc.)

Era possibile in passato sapere quindi cosa l’utente aveva cercato, quali app (singole o come categorie) erano le fonti migliori di traffico, quale storia non percepita come pura pubblicità avevano piacere a guardare, lasciando ai marketer l’arduo lavoro di ottimizzazione e di iterazione per risultati migliori nelle attività di acquisizione utenti.

Tutto ciò era incredibile e potentissimo, ma richiedeva tanto tempo e un team marketing diversificato e altamente competente.

E Ora?

Possiamo prendere tutti gli insegnamenti del passato per gestire al meglio le App Campaign su Google ma anche per fare i conti con le aspettative quando si gestiscono le campagne.

La gestione delle aspettative è una delle prime cose su cui un marketer deve focalizzarsi quando ha a che fare con le App Campaign di Google e tutto il bagaglio di insegnamenti dal passato può davvero aiutare quando si scelgono le creatività o il tono per gli annunci di testo, le dimensioni delle immagini o la durata dei video.

Abbiamo visto prima, ad esempio, come nel tempo Google abbia migliorato e ampliato lo spettro per pubblicizzare app per dispositivi Android e le Campagne di Promozione di App sembrano essere lo strumento migliore per la promozione di un’app disponibile sul Play Store dal momento che è compreso anche l’inventario di ricerche sullo store come placement per risultati a pagamento. Questo è decisamente un vantaggio competitivo enorme rispetto a ciò che è possibile fare con le Campagne di Promozione di App di Google per le app iOS.

Sempre parlando di app iOS, è importante sottolineare come una delle più grandi limitazioni che i marketers incontrano al giorno d’oggi è la possibilità di avere volume per le campagne iOS. Così come per le vecchie campagne Search, non è possibile tracciare le conversioni sulla dashboard di Google. Ciò non vuol dire che il network Search è fuori dalle possibilità di target con le Campagne di Promozione di App ma solo che l’algoritmo che governa le Campagne di Promozione di App non prende in considerazione la conversioni “di valore” del network Search diminuendone il potere globale. Se il prodotto pubblicizzato dai marketer è forte per sua natura nel network Display – come un gioco ad esempio – non dovrebbe essere un problema. Se invece il prodotto è perfetto per una nicchia di consumatori che di solito trovano un prodotto cercando attivamente su internet la soluzione per un bisogno, beh, le Campagne di Promozione di App potrebbero non essere utili a supportare i bisogni di crescita. Per cui, se per caso, si è attivi in mercati in cui le campagne Search di Apple non sono ancora disponibili, si potrebbe perdere una quota considerevole di utenti.

Le Campagne Di Promozione Di App Sono Facili Da Implementare

La semplicità con cui si preparano le CPA, così come la possibilità di ottimizzare per diversi obiettivi con davvero poco sforzo, le rendono un buon strumento di acquisizione utenti.

Non c’è bisogno di tanto per iniziare: 4 Idee di Testo indipendenti, da 25 caratteri l’una per girare sul network Search e Display; fino a 20 (ma ne bastano anche meno) immagini statiche o animate in diversi formati per il network Display e fino a 20 annunci video per YouTube e il network Display.

Scegliere questi asset, però, potrebbe non essere così semplice.

Non potendo decidere o sapere, ad esempio, quali parole chiave faranno comparire l’annuncio, sarà necessario disporre di annunci “potenti “ che offrano allo stesso tempo la completezza delle informazioni richieste dall’utente che sta cercando qualcosa e soddisfino  anche il bisogno dell’utente, espresso da una semplice query. È consigliato quindi avere sempre una buona combinazione tra testi collegati alle caratteristiche uniche del prodotto e testi relativi ai bisogni soddisfatti dal prodotto, che potrebbero portare un utente a effettuare una ricerca.

Ecco come sembra un annuncio, formato da due Idee di Testo:

Creatività: Quali Funzionano Davvero?

Per le immagini le possibilità sono maggiori.

Nel tempo, grazie all’esperienza acquisita gestendo campagne Display e all’analisi della performance delle Campagne di Promozioni di App, ho scoperto le mie tre dimensioni preferite per gli annunci di tipo visivo:

  • 320 x 480
  • 480 x 320
  • 300 x 250

Al momento, però, di questi tre formati, è disponibile solo il terzo (300 x 250), che continua comunque a essere uno dei migliori rispetti a formati più larghi come 1200 x 628.

Due suggerimenti a proposito di questo tema:

  • Testare continuamente e iterare gli elementi di successo fino a trovare l’equilibrio perfetto per le campagne;
  • Tenere sempre sotto controllo i formati “Mobile” (300 x 50, 320 x 50 e 320 x 100) dal momento che sono quelli che solitamente acchiappano clic non volontari e portano meno conversioni.

Per i più coraggiosi (ed esperti), esiste la possibilità di caricare fino a 20 creatività HTML che, grazie all’interattività possibile, possono probabilmente portare a risultati interessanti.

Video: Quanti Ne Sono Necessari?

I video sono l’ultima e opzionale parte degli asset creativi necessari per lanciare una Campagna di Promozione di App. Non tutti i marketer dispongono di un team creativo interno in grado di produrre molti video. Fortunatamente Google è in grado di creare dei video a partire dai materiali grafici e di testo presenti nella pagina dell’app sul Play Store: probabilmente non è la soluzione migliore ma è comunque un piccolo aiuto per cercare di acquisire utenti su YouTube che abbiamo visto avere maggiore LTV.

Oltre a essere uno strumento di acquisizione potente, i video si prestano anche ad A/B (ma anche C/D) testing.

Si può testare lo stesso concept in due diverse durate e controllare qual è la durata migliore per un video pubblicitario. Una volta compresa la durata, si può testare il primo concept con un secondo diverso e così via. Essendo comunque uno strumento di performance, credo personalmente che la durata ottimale per un video pubblicitario sia di 15 secondi, nei quali mostrare elementi chiave dell’app sia come funzioni che come User Interface: l’utente potenziale deve essere in grado di capire cosa sia il prodotto prima di saltare l’annuncio e godersi il video desiderato.

Con la crescita delle piattaforme di pura pubblicità video, la mia raccomandazione è di trovare risorse da investire nella produzione di video, per la già citata maggiore LTV comparabile a quella degli utenti che arrivano da una campagna Search.

In breve, sarebbe buono avere almeno 3 video diversi da testare e iterare gli elementi di successo; produrre idee di testo potenti in grado di sintetizzare i benefici della app; avere alcune immagini per il network Display tenendo sempre in mente che la qualità degli utenti che arrivano da lì è in media più bassa.

Gli sforzi impiegati per la produzione di questi asset devono sempre comunque essere commisurati all’obiettivo della campagna, che sia Installazioni o Azioni-in-App.

E Poi Arriva L’Ottimizzazione

Una volta che tutto è pronto, l’ottimizzazione è decisamente semplice: si possono controllare le metriche rilevanti direttamente sulla dashboard e decidere cosa fare con le creatività: se lasciarle andare, metterle in pausa, crearne di nuove e cominciare daccapo. È solo iterazione.

Una domanda lecita potrebbe essere: “Quanto spesso devo aggiornare i miei asset?” Dato che ogni volta che un asset viene caricato c’è una fase di apprendimento per l’algoritmo di durata variabile, il suggerimento è sempre quello di aspettare e osservare finché la performance diventa stabile (è comunque piuttosto usuale osservare picchi di volume e caos quando si lancia una campagna), aspettare finché gli asset abbiano volume e iniziare ad analizzare come la performance cambia a seconda anche di cambiamenti in budget e bids. Ciò che succede solitamente è che, ad esempio, la performance di un banner cambi drasticamente dopo un aumento di budget: dando più budget si dà implicitamente permesso all’algoritmo di esplorare nuovi inventari che il più delle volte possono essere trovati sul Network Display. Se la performance di un banner cambia all’improvviso, può essere dovuto non tanto al banner in sé ma al cambio improvviso di inventario.

Non esiste, dunque, una risposta univoca ma, una volta presa familiarità con lo strumento e sapendo cosa aspettarsi da Google, sarà decisamente più semplicemente prevedere cambiamenti e agire velocemente.

Conclusioni

Gestire questo tipo di campagne significa spesso gestire aspettative che spesso non sono soddisfatte. La semplicità, ma allo stesso tempo la totale mancanza di controllo su questo tipo di campagne non dovrebbe scoraggiare: è richiesto tempo per creare i vari elementi e soprattutto per iterare gli elementi vincenti.

Il bagaglio di esperienza del passato può anche aiutare nella creazione degli asset e anche nella gestione di budget e bid, lasciando quindi al marketer tempo per dedicarsi ad attività più interessanti dell’ottimizzazione manuale come l’analisi dei dati e la strategia.

Per quelli che invece iniziano a muovere i primi passi nel mondo della promozione di app su Google, è importante ricordare che sono uno strumento semplice ed efficace per acquisire utenti in tre diverse piattaforme allo stesso tempo.

Cos’è la User Acquisition?

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user acquisition

La user acquisition – o acquisizione utenti – è la pratica fondamentale su cui si basa il performance marketing nel mobile, ed è per questo fondamentale averne chiaro il significato. Qui di seguito spieghiamo in termini semplice cosa è e perché è importante per le strategie di crescita di un’azienda. 

Cos’è la User Acquisition? 

La user acquisition (anche detto UA) è la pratica di acquisizione di nuovi utenti sul mobile, ma anche per altri servizi di acquisizione. È una strategia di marketing sviluppata per aumentare gli utenti che interagiscono con il proprio servizio, solitamente associata a delle campagne a pagamento. Nel mobile la metrica di riferimento è il cost-per-install (CPI).

Perché L’Acquisizione Utenti è Importante?

Senza una strategia di acquisizione utenti può essere molto complicato per un’azienda aumentare la propria presenza sia online che offline. Infatti, in termini generali, la user acquisition è una pratica comune a tutte le aziende che vogliono crescere; nel marketing digitale però ad essa si associa una conoscenza dei propri dati ma anche dei trends della audience che si vogliono raggiungere. 

Considerando che il mercato delle app mobile è in continua crescita, avere una strategia di acquisizione utenti chiara è fondamentale per stabilire una crescita continua del proprio business. 

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Cos’è Il Cost-per-Install (CPI)?

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Cos'è Il cost-per-install (CPI)

Nel mobile marketing avere chiare le metriche di acquisizione è fondamentale per una pianificazione di successo, per questo motivo andiamo a esplorare il significato dei vari costi nello user acquisition. Qui di seguito spieghiamo in parole semplici cos’è il cost-per-install (CPI). 

Cos’è Il Cost-per-Install (CPI)?

Il cost-per-install (CPI) rappresenta la metrica per eccellenza quando si parla di campagne a performance nel mobile marketing. Il cost-per-install indica il costo per ogni singola installazione della propria app mobile sui vari canali utilizzati. È importante notare come nelle campagne a performance, il cost-per-mille (CPM) o cost-per-click (CPC) non sono importanti ai fini del ROI, poiché nella maggior parte dei casi, gli inserzionisti pagano per installazione, piuttosto che a impressions o click. 

Perché è Importante il cost-per-install (CPI)?

Il cost-per-install è importante nelle campagne di app install perché rappresenta il costo effettivo di acquisizione di un utente attivo. Agli inizi del mobile marketing, ci si riferiva spesso al CPD (cost-per-download), però questo si limitava a tracciare il momento in cui una app mobile era solamente scaricata e non aperta sul dispositivo mobile. Con il passare del tempo, gli inserzionisti hanno iniziato a comprendere che il download non è una metrica d’interesse poiché non rappresenta nessuna attività ed può risultare in attività fraudolente. 

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Cos’è Un VPN?

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Cos'è Un VPN

Nel mobile marketing è importante avere una conoscenza, anche se minima, della parte tecnica per facilitare le nostre attività di pianificazione. Una delle conoscenze di base, ma molto importante, è capire cos’è un VPN. Qui di seguito cerchiamo di spiegarlo in maniera semplice. 

Cos’è Un VPN? 

Un VPN (o virtual private network) è una tecnologia benigna che permette agli utenti di accedere contenuti online o mobile da indirizzi IP diversi da quelli originali.

Perché è Importante Capire Cos’è Un VPN? 

Di per sé la tecnologia VPN non è considerata pericolosa per quanto riguarda il marketing digitale, però negli ultimi periodi si è notato come alcuni fraudsters che utilizzano click farms tramite VPN possono mascherare la provenienza dei clicks e installazioni e aumentare la frode in campagne mobile. Ad oggi esiste un database che contiene tutti gli indirizzi IP che sono stati identificati come sospetti, però è giusto ricordare che i fraudsters che sono più avanzati usano soluzioni sviluppate appositamente per ingannare gli inserzionisti. 

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