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Startup nel mobile: PhotoSì

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Photosì - startup nel mobile

Per la nostra sezione dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, oggi abbiamo parlato con Manuel Mainetti, responsabile della crescita di PhotoSì sul lato mobile. 

Ciao Manuel, iniziamo con una semplice descrizione di cosa è PhotoSì, così da dare un’idea ai nostri lettori. 

PhotoSì stampa le tue emozioni. Il nostro claim racchiude in sé il DNA dell’azienda che da oltre 40 anni si impegna a trasformare in prodotti fisici le storie contenute nei nostri scatti fotografici, che prima erano intrappolati in pellicole analogiche, mentre oggi sono nascosti nei nostri telefoni in attesa di essere stampati. 

I canali di vendita sono tre: il sito photosi.com, l’app PhotoSì e gli oltre 7 Mila punti vendita distribuiti sul territorio italiano. 

PhotoSì non è necessariamente quella che in molti definirebbero una “StartUp”, poiché ormai operate da tantissimi anni. Dopo un passaggio di successo dall’offline al digitale, negli ultimi anni state puntando molto sulla parte mobile, quasi creando una startup nell’azienda originale. Ci racconti in breve di come siete sopravvissuti al passaggio dalla pellicola fotografica al digitale, e in particolare da offline a mobile? 

Ho chiesto consiglio a mio padre di rispondere a questa domanda dato che è stato lui il pioniere del digital in questo settore. 

“Siamo riusciti a sopravvivere al cambio tecnologico più dirompente della storia del business insieme all’invenzione degli smartphone, grazie al fatto che lo abbiamo previsto con largo anticipo. Altre aziende come Kodak, per fare un esempio non ce l’hanno fatta. A differenza loro abbiamo intuito che il business della stampa non era un “gioco finito” bensì un “gioco infinito”, come lo definirebbe Sinek, che risponde a un bisogno umano molto intimo: far vivere nel tempo la propria storia e quella della propria famiglia. Abbiamo capito in anticipo che con l’avvento del digitale sarebbe cambiato solo il mezzo.

Per rispondere alla minaccia / opportunità del cambiamento l’azienda ha creato nuove competenze nel marketing e nella ricerca & sviluppo. Era necessario creare nuovi bisogni e nuovi tool per ordinare i prodotti fotografici.

Ci siamo ispirati ai migliori: abbiamo copiato da chi faceva meglio di noi, definendo però la nostra strada in questo gioco. Abbiamo sbagliato tanto. Ma senza quegli errori non saremmo qui oggi”. 

La competizione nel settore fotografico è altissima. Oltre ad altre aziende che operano nel settore, ci sono anche smartphone e fotocamere digitali che sono la ragione per cui molte molte persone hanno smesso di stampare foto. Vedi questa situazione come un problema o un’opportunità di crescita?

È vero, ad oggi non è più necessario stampare una foto per poterla vedere, come accadeva ai tempi delle pellicole analogiche. Tuttavia abbiamo individuato un nuovo bisogno, quello di “godere” dei propri scatti fotografici trasformandoli in storie e prodotti di arredamento per la casa. Sono nati così i Fotolibri e i Fotoquadri, prodotti di design che ai tempi dell’analogico non esistevano e che oggi valgono più del 50% del nostro fatturato. Tutto questo è stato possibile anche grazie all’avvento dello smartphone che si è dimostrato il nostro migliore amico. Lo smartphone ha distrutto la barriera fra desiderio (di stampare) e consumo. Prima dell’iPhone, il processo di acquisto era molto più lungo: una persona doveva scattare le foto, caricare una scheda USB su un PC, selezionare le foto e stampare. Ora basta scaricare l’app, selezionare le foto e il gioco è fatto. Gli acquisti e i potenziali clienti si sono moltiplicati grazie all’app e questo lo dobbiamo all’avvento degli smartphone. 

PhotoSì non è un prodotto esclusivamente mobile, almeno in Italia. Come gestite i vari “touch-points” con gli utenti che arrivano da diversi canali desktop e mobile?

Questa è la sfida più difficile. Le persone si aspettano un’esperienza coerente su tutti i canali di vendita: sito, app e negozio fisico. Si aspettano ad esempio di trovare gli stessi prodotti sia sul web e sull’app. Per questo motivo lavoriamo tantissimo sull’ampliamento della gamma prodotti sulla nostra applicazione.

La necessità di gestire l’esperienza delle persone (mai “user”) nei tanti touchpoint è la sfida più grande che ci siamo posti per il 2020. Ad oggi su questo aspetto siamo ancora nella fase di learning. Abbiamo fatto un primo passo in avanti quest’anno dotandoci di una DMP (data management platform) che ci permette di gestire i dati di prima parte. Sappiamo però che per essere efficaci dobbiamo munirci anche di una customer data platform che ci permetta di tracciare il comportamento degli utenti lungo tutti i canali di vendita. Solo così potremo essere in grado di ingaggiare il cliente giusto, con il messaggio giusto, al momento giusto. Per fare ciò è fondamentale gestire il data flow.

PhotoSì - Team User Acquisition
Il team UA di PhotoSì – Alessandro Tripi, Rocco Casadei, Manuel Mainetti, Simone Ciccioni, Elena Silvi Marchini, Mirko Garattoni

Quali sono stati gli ostacoli che avete dovuto risolvere (o a cui ancora cercate una soluzione) a seguito del lancio della piattaforma mobile?

La prima sfida da affrontare è stata quella di scalare le piattaforme tradizionali di User Acquisition, ovvero Facebook e Google Ads. Fino a 6 mesi fa non riuscivamo a spendere il budget mensile perché il costo di acquisizione cliente saliva alle stelle non appena aumentavamo la spesa giornaliera. Abbiamo così deciso di creare una task force all’interno della Business Unit consumer. Ci facciamo chiamare Black Sails e ci occupiamo  esclusivamente della gestione delle campagne. La creazione del team ci ha dato l’opportunità di focalizzarci al 100% sulla gestione del processo di generazione di nuovi clienti. Inoltre abbiamo attivato preziosissime consulenze che ci hanno aiutato a migliorare le performance delle campagne.

Quante persone lavorano al progetto dell’applicazione mobile (sia lato prodotto che marketing)? E quante di queste fanno parte del team user acquisition?

Ad oggi il team di marketing consumer conta 23 persone di cui 5 sono parte del team di User Acquisition. Lato prodotto abbiamo 11 persone sul progetto app e stiamo continuando a cercare persone affiatate di crescita. 

Da un punto di vista marketing, a quali canali vi appoggiate per sostenere la crescita internazionale e nazionale? 

Quelli a cui si affidano tutti e sui quali le persone spendono la maggior parte del loro tempo: Facebook e Google Ads. In aggiunta investiamo su Apple Search Ads e Ironsource. Nel 2020 abbiamo in progetto campagne in programmatic e l’apertura di altri canali come Pinterest e Twitter.

Immagino che gli utenti che acquistino su mobile, non siano necessariamente gli stessi (o con le stesse necessità) di quelli che vanno a stampare fisicamente le foto. Che ruolo hanno giocato questi “nuovi” utenti mobile da un punto di vista di sviluppo prodotto? 

Per conoscere meglio i nostri nuovi clienti abbiamo messo in atto uno studio con il professor Boccia Artieri dell’università di Urbino. I nuovi clienti portati dal mobile sono millennials e sono principalmente donne: stampano le proprie foto per affermare se stesse e per fare i regali alle proprie amiche. Abbiamo così creato dei prodotti ad hoc come i Fotokit e le Vintage box, che sono adatti a questo nuovo segmento di pubblico. Inoltre abbiamo inserito nell’app la possibilità di ricevere il prodotto direttamente a casa, dato che i millennials, abituati con Amazon, prediligono la consegna a domicilio.

Se potessi tornare indietro al giorno in cui avete iniziato la vostra avventura nel mondo dei dispositivi mobile, cosa faresti diversamente?

Svilupperei subito anche l’app Android che è stata lanciata solo nel 2017. Inoltre aggredirei subito i mercati esteri: se lo avessimo fatto, oggi ci saremmo trovati un punto più alto della learning curve. Siamo stati la prima app Europea di stampa foto con il lancio della versione iOS nel 2012. Ora vogliamo andarci a riprendere il posto che ci spetta fra i big players di questo settore.

Pensando alle attività fatte per crescere sul canale mobile, che consigli daresti ad altri imprenditori che stanno intraprendendo una sfida simile?

Tre cose fondamentali: in primis creare un’alleanza di cervelli, per citare Napoleon Hill, che sia ispirata da una visione condivisa. Avere una squadra affiatata di successi fa la differenza fra un risultato straordinario e un risultato mediocre. Il team deve essere completamente dedicato al progetto dell’acquisizione in modo da costruire competenze verticali ai canali di acquisizione. Tuttavia la conoscenza va condivisa, ovvero “ideas Worth spreading” perché i nuovi learning su un canale possono portare esternalità positive anche sugli altri. Un bravo imprenditore deve creare un ambiente di sicurezza ideale dove le persone si sentono responsabili del successo del lavoro che fanno ogni giorno e scambiano continuamente idee e soluzioni con i colleghi. In questo mondo in costante mutamento le risposte non le trovi mai da solo, ma devi fare necessariamente affidamento alla tua squadra.

Un’altro consiglio che mi sento di dare a un imprenditore è di attivare delle consulenze. I consulenti esterni, quelli con esperienza sul campo ovviamente, portano un valore aggiunto al team di acquisizione con nuove proposte e consigli utili che derivano dalla loro esperienza in altri settori. Possono aprirci nuovi orizzonti su possibilità che non avevamo mai preso in considerazione proprio perché la iper-focalizzazione sul nostro business in alcuni casi ci impedisce di vedere nuove opportunità. Infine consiglio vivamente di partecipare agli eventi del settore come l’MGS, l’APS o altri eventi di Mobile marketing dove si possono attivare tante proficue collaborazioni. 

Un ultima domanda guardando al futuro. Cosa ci possiamo aspettare da PhotoSì (applicazione mobile) nei prossimi 12 mesi? 

L’obiettivo di PhotoSì è quello di facilitare sempre di più la creazione di prodotti personalizzati: abbiamo imparato che più è facile e divertente stampare le proprie foto, più le persone sono inclini a farlo e condividono volentieri l’esperienza.

Abbiamo intrapreso la strada dell’AI per raggiungere questo obiettivo e nel 2020 vogliamo fare un passo deciso in questa direzione. 

Grazie mille a Manuel e a tutto il team PhotoSì per il loro tempo!

 

ASO – App Store Optimization: stato attuale e trend per il 2020

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Nel mondo di oggi, 4 anni possono sembrare quasi una vita, specialmente in campo tecnologico. L’ASO – App Store Optimization – non è diverso, ed abbiamo visto molti cambiamenti dal 2015 fino ad oggi. Ci vorrebbe un intero libro per parlare in dettaglio di tutto quello che è cambiato, quindi abbiamo deciso di focalizzarci sui punti salienti più importanti (Leggi anche: App Store Optimization – Una Guida Completa [eBook]).

L’ASO dal 2015 al 2019: cosa è cambiato e cosa è rimasto lo stesso

ASO 2015 Vs 2019Keywords

  • 2015: Riempire lo store di parole chiave era di gran moda. Le attività di ASO si concentravano in gran parte sull’inserimento di parole chiave nella descrizione senza molta considerazione del linguaggio naturale. Più parole chiave, meglio era da un punto di vista ASO.
  • 2019: Il “keyword stuffing” non è più efficace. L’attenzione si è spostata su parole chiave più lunghe (long-tail keywords), grafica e linguaggio naturale. L’idea è quella di scrivere in modo tale che Google possa determinare di cosa tratta l’applicazione. 

Frode

  • 2015: L’acquisto di recensioni positive e installazioni incentivate erano modi comuni per ottimizzare. Le frodi non erano considerate come un grande problema da App Store e Google Play.
  • 2019: App Store e Google Play sono letteralmente in guerra contro le frodi. Le recensioni false vengono prontamente cancellate, così come le installazioni incentivate. Gli account che utilizzano queste strategie sono spesso bannati.

Featuring

  • 2015: Essere scelti come app featured era il sogno di tutti. Se venivi inserito nella pagina “App del giorno”, avresti ottenuto moltissime installazioni organiche e ti saresti potuto definire uno sviluppatore “fortunato”.
  • 2019: Essere in primo piano è sicuramente un obiettivo, ma non abbastanza per far crescere veramente la tua audience e creare un’utenza di base a lungo termine.

ASO: i 3 grandi Protagonisti del 2019

Il 2019 è stato un altro anno di riferimento per ASO. Ora che l’anno sta volgendo al termine, abbiamo individuato gli aggiornamenti più importanti di cui tutti gli sviluppatori di app e gli editori dovrebbero essere a conoscenza.

1. Personalizzazione dello store

La personalizzazione è stata una tendenza enorme per tutti i settori al fine di creare  una differenza competitiva all’interno di mercati saturi, e il settore delle applicazioni mobili non è diverso.

La scheda “Oggi” nell’App Store è personalizzata quasi al 100%. Mentre le sezioni “App del giorno” e “Gioco del giorno” rimangono le stesse per tutti gli utenti, il resto delle pagine, invece, varia notevolmente a seconda degli interessi. Apple analizza gli acquisti e i download per cercare di presentare ai suoi utenti le collezioni più interessanti.

Per quanto riguarda la personalizzazione, l’App Store continua ad espandere le sue capacità di localizzazione. Ora è infatti possibile localizzare le pagine delle applicazioni in arabo ed ebraico, aprendo così la possibilità di espandersi in modo localizzato a nuovi mercati. Lo stesso vale per Google Play, che consente di personalizzare gli elenchi degli store per paese: è infatti possibile localizzare il testo in base a più dialetti (si pensi al francese per la Francia e la Svizzera) così come gli screenshot, le descrizioni, i sottotitoli, ecc. della vostra applicazione.

2. Combattere le sottoscrizioni fraudolente

Ricordate come abbiamo detto che App Store e Google Play sono entrambi in guerra contro le frodi? Questo include anche gli abbonamenti. Grazie all’aggiornamento di iOS 13, gli utenti ricevono un avviso nel caso tentino di cancellare un’applicazione con un abbonamento attivo. L’utente visualizza un pop-up che spiega le opzioni, sottolineando che l’abbonamento rimarrà attivo anche dopo l’eliminazione dell’app, a meno che non venga cancellato anche l’abbonamento. Gli utenti possono selezionare “gestisci abbonamento” o “mantieni”. Selezionando ”gestisci abbonamento”, l’utente sarà reindirizzato alla sezione dove sarà in grado di cancellare l’abbonamento stesso.

Questo aggiornamento non è una buona notizia per quelle applicazioni che basano la loro “ricchezza” su abbonamenti di utenti che hanno eliminato l’app dimenticandosi di cancellare anche la sottoscrizione all’abbonamento. Tuttavia, è un altro segno di come l’App Store stia cercando di “ripulirsi” di tutte le applicazioni fraudolente, incluse anche quelle app che rubano dati personali, le quali vengono individuate e bannate velocemente.

3. Aggiornamenti al sistema di valutazione di Google

Google ha finalmente aggiornato il proprio sistema di rating e valutazione delle app. In passato, il sistema guardava la valutazione complessiva, a partire dal primo giorno in cui l’applicazione era stata pubblicata su Google Play.

Nel nuovo sistema, gli ultimi 30 giorni rappresentano il 90% del peso del fattore di valutazione. L’idea è quella di permettere agli utenti di vedere lo stato più attuale di un’app e della sua esperienza utente, garantendo così che gli sviluppatori migliorino continuamente le loro app con nuovi aggiornamenti e correzioni di bug.

Bonus: il bug dei 30 simboli

Il bug dei 30 simboli è ancora un problema. Tutto è iniziato il 16 maggio, quando Apple ha smesso di indicizzare i sottotitoli con 30 o più simboli. Se hai 29 simboli o meno, non ci sono problemi, ma ricordati di controllare i sottotitoli in tutte le tue applicazioni in modo da non perdere l’indicizzazione delle parole chiave critiche sull’App Store. 

Sfide attuali per l’ASO 

Assicuratevi di tenere d’occhio questi punti quando ottimizzate la vostra strategia ASO dal 2020 in poi:

  • Il numero di parole chiave è limitato. La maggior parte delle applicazioni ha solo 30-50 parole chiave rilevanti e 5-10 parole chiave principali. 
  • Apple conferma che il 65% di tutti i download sono il risultato di una ricerca. Tuttavia, abbiamo scoperto che sempre più utenti ricercano il nome del brand direttamente piuttosto che una parola chiave: ad esempio pensate a “Skyscanner” invece di “voli economici”.
  • Le parole chiave più lunghe non funzionano come ci aspettiamo. Mentre la gente cercherà “voli economici da Londra a New York per Natale” su Google, non farà lo stesso sforzo durante la ricerca di applicazioni sugli Stores. Detto questo, è ancora possibile sfruttare questa strategia per le nuove applicazioni in quanto  farà guadagnare dalle 10 alle 20 installazioni al giorno. 
  • I risultati della ricerca e le applicazioni consigliate sono altamente personalizzate per ogni utente. Si può dire con certezza che i giorni dell’ottimizzazione per risultati di ricerca specifici sono ormai ricordi lontani.

Cosa ci riserva il futuro per l’ASO?

Guardando oltre il presente, ecco cosa succederà nel campo dell’ASO nei prossimi mesi.

Modalità sfoglia e scopri

Il futuro dell’ASO? Potrebbe benissimo essere la modalità “sfoglia e scopri”. Anche se è attualmente sottovalutata dagli sviluppatori, questa sezione ottiene molto spazio e traffico. Infatti, quasi tutte le categorie di applicazioni ricevono la maggior parte del loro traffico dal canale “sfoglia e scopri”.

La categoria Salute & Fitness, per esempio, riceve un incredibile 84% del traffico dalla modalità “sfoglia”. Solo la categoria salute e quella della musica ottengono ancora la maggior parte del loro traffico dalla ricerca.

Risultati traffico App Store
Fonte: appfollow.io

I posizionamenti di Google Play raccontano una storia simile. Gli utenti possono trovare nuove apps nelle “applicazioni simili”, “potrebbe anche piacerti”, “suggerito per te”, e le sezioni consigliate. Google cerca di aiutare gli utenti a trovare le applicazioni di cui hanno bisogno, al punto che, anche se cercano un determinato brand, vedranno anche le applicazioni dei concorrenti.

Risultati traffico in Google Play
Fonte: appfollow.io

Solo la categoria fotografia e le applicazioni mediche stanno ottenendo più traffico dalla ricerca piuttosto che scopri su Google Play. Quindi, cosa significa questo per gli sviluppatori?

Alcuni suggerimenti:

  • Ottimizza le icone e gli screenshot per la sezione “sfoglia e scopri”.
  • Mostra un’azione in-app o una situazione di gioco per un’app gaming con gli screenshot 
  • Assicurati che a Google “piaccia” la tua descrizione.
  • Fai crescere il tuo brand in modo che gli utenti lo cercheranno.
  • Usa la stessa categoria, parole chiave e tag come i tuoi più grandi concorrenti, così la tua app apparirà nella categoria “Simile”.

Tasso di coinvolgimento e qualità complessiva dell’applicazione 

Un tema centrale per l’ASO nel 2019 è la qualità. App Store e Google Play stanno dando la priorità alle applicazioni di alta qualità che offrono le migliori esperienze utente. Anche se sembra ovvio, mantenere bassi i tassi di crash e rispondere alle reviews è fondamentale. Le applicazioni con un tassi di crash e ANR (app not responding) più bassi sono infatti consigliate più spesso su Google Play.

Con l’App Store la correlazione non è così diretta. I tassi di crash non influenzano direttamente il ranking, ma i frequenti crash hanno comunque un impatto sulle recensioni che, a loro volta, potrebbero influire sul ranking.

ASO 2019 crash report
Fonte: Google Play Consolle

ASO e Localizzazione

La quantità di spesa degli utenti nell’App Store sta crescendo in modo significativo nei paesi asiatici, e ormai non ci possiamo più limitare a ottimizzare gli stores per un singolo paese.

È necessario, invece, ottimizzare per tutti i mercati e dedicare tempo alla traduzione di screenshot e metadati. Successivamente è poi possibile analizzare quali paesi rispondono meglio agli sforzi fatti e ottimizzare la grafica, i colori e il branding per i mercati locali. Questa strategia può anche essere integrata con le vostre campagne pubblicitarie per aumentare le installazioni e le entrate. 

ASO 2019 spesa by country
Fonte: AppAnnie

Valutazioni e recensioni

Troppo spesso la gente dimentica quanto siano importanti le recensioni degli stores per raccogliere i feedback degli utenti. Nel 2015, le recensioni erano una cosa secondaria, molto spesso tralasciata, ma adesso tutti si stanno rendendo conto di quanto siano importanti le recensioni. Più alto è il punteggio medio della tua app, infatti, più installazioni riceverai, più utenti acquisirai, e più alti saranno i tuoi guadagni.

Con così tante recensioni in arrivo ogni giorno, come si fa a dare la priorità a chi rispondere? Non concentrarti solo sulle recensioni a bassa valutazione o a 5 stelle. Cerca invece le recensioni dettagliate, le recensioni presenti in ogni paese e le recensioni aggiornate (soprattutto se il tuo punteggio è diminuito).

ASO 2019 reviewsLe recensioni con valutazione decrescente sono tra le più critiche. Fonte: appfollow.io

Ricorda, più recensioni positive, meglio è! Le recensioni positive creano un effetto “airbag”, proteggendo la tua app dopo un aggiornamento non riuscito, per esempio.

Key learnings

Wow! La situazione dell’ASO non è mai stata più grande o più complessa. Salvate questa guida mentre ottimizzate la vostra strategia per il 2020 e fateci sapere quali tecniche producono i risultati migliori. Mentre fate i vostri progetti, tenete a portata di mano questa lista di take away:

  • Concentrati sull’ottimizzazione dello store e della sezione sfoglia
  • Tieni d’occhio il tasso di coinvolgimento e la qualità complessiva dell’applicazione.
  • Localizza per i diversi mercati. Nuovi utenti ti aspettano!
  • Controlla la tua valutazione media e ricevi i feedback delle recensioni.
  • Assicurati che la strategia sia completa. Le strategie di localizzazione o le strategie di parole chiave da sole non sono sufficienti.
  • Rimanete coerenti e ripetete queste tattiche ogni giorno. 

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Ne vuoi sapere di più sull’App Store Optimization e su come attirare più utenti organici alla tua app mobile? Scrivici a info@mobile-marketing.it

Cos’è l’SDK Spoofing?

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cos'è l'SDK spoofing

La frode nel mobile marketing è uno dei problemi che tormenta i mobile marketing managers di aziende in tutto il mondo. Adjust ha riportato che solo nel 2019, la frode nel digitale abbia rappresentato circa 5 miliardi di dollari del budget investito a livello globale nelle attività di acquisizione, mentre nel Q1 del 2020 sono già 1.7 i miliardi di dollari di budget che sono stati esposti a diversi tipi di frode, tra cui l’SDK spoofing. Qui di seguito cerchiamo di spiegare in modo semplice cos’è l’SDK spoofing e come capire se le nostre campagne sono affette da questo tipo di frode.

Cos’è l’SDK spoofing?

Con spoofing dell’SDK si indica la pratica fraudolenta di creare app installs che hanno un aspetto legittimo e che hanno dati di dispositivi ed utenti reali, senza però avere delle installazioni effettive – ovvero senza che l’utente abbia effettivamente cliccato un banner, sia arrivato sullo store ed abbia deciso di scaricare l’app.

Come avviene lo spoofing di un SDK?

Per commettere questo tipo di frode nel mobile, i fraudsters corrompono la crittografia SSL tra la comunicazione di un SDK del tool di tracking (MMP) e i server che operano nel backend. In questo modo, i fraudsters possono poi generare una serie di installazioni test per l’app di cui vogliono generare frode.

Dopo aver appreso quali chiamate URL rappresentano specifiche azioni in-app, controlleranno quali parti delle URL sono statiche e quali dinamiche, e in questo modo possono poi testare la configurazione fatta dal loro lato e iniziare a testare con le parti dinamiche. Una volta che i fraudsters riescono a capire quale combinazione genera un’installazione tracciata con successo su un MMP, hanno fatto jackpot. In questo modo si possono generare migliaia installazioni dal nulla, semplicemente inviando false chiamate agli SDK del tool di tracking e attribuzione.

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Cos’è un’Attribuzione View-Through?

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Cos'è un'attribuzione view-through

Il mondo delle attribuzioni è diventato sempre più importante, considerato l’elevato numero d’interazioni un utente ha prima di scaricare un’app mobile. Ci sono diverse metodologie di attribuzione, una delle quali è quella view-through. Qui di seguito cerchiamo di spiegare in termini semplice cos’è un’attribuzione view through.

Cos’è un’attribuzione view-through?

L’attribuzione view-through, anche conosciuta come tracciamento per ad impression, è il nome che usiamo per indicare quando un’ ad impression ha generato un’installazione. Molto spesso, c’è una differenza di tempo tra il momento in cui un utente vede un’inserzione ed effettua l’installazione dell’applicazione mobile, creando difficoltà nel capire come sono le performance delle nostre creatività e dei nostri messaggi pubblicitari. Con un’ attribuzione view-through possiamo capire quali ad impressions hanno favorito l’install.

Perché l’attribuzione view-through è importante?

Senza un’attribuzione view-through, il traffico organico crescerebbe in apparenza poiché ci sarebbe la possibilità di attribuire le ad impressions. Poiché un’ad impression rappresenta un’interazione minore da parte dell’utente rispetto a un click, è importante riconoscerne anche l’influenza limitata sull’install.

Una situazione un po’ diversa avviene nel caso di installazioni che avvengono lo stesso giorno in cui l’inserzione è stata visualizzata da parte dell’utente. Solitamente un’ad impression influisce sull’install solo in un periodo abbastanza breve, per questo motivo è bene modificare la finestra di attribuzione a un periodo non superiore alle 48 ore.

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Cos’è Una Data Management Platform (DMP)?

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cos'è una data management platform

Un altro pezzo importante dello stack tecnologico di ogni azienda che si affaccia al marketing digitale in maniera seria è la Data Management Platform o DMP, che insieme ad altri “pezzi” del proprio portfolio tecnologico, aiuta i marketing manager a identificare nonché targettizzare gli utenti giusti. Qui di seguito cerchiamo di spiegare cos’è una Data Management Platform o DMP in termini semplici. 

Cos’è una Data Management Platform o DMP?

La DMP è uno strumento utilizzato per consolidare i dati che un’azienda possiede e acquisisce tramite i diversi canali pubblicitari. La DMP è molto importante poiché permette ai marketing managers di implementare una segmentazione corretta dei propri utenti ma anche di definire l’identità digitale degli stessi per poi andare a formare la giusta targettizzazione della audience.

In parole povere, una Data Management Platform colleziona i dati utenti da diversi canali, potenzialmente non collegati, e permette alle aziende di definire degli specifici segmenti della audience a cui poi poter presentare un’esperienza più personalizzata.

Perché è importante la Data Management Platform (DMP)?

Una DMP implementata con successo nel proprio stack tecnologico è fondamentale per aiutare i marketing managers di diversi team ad attingere da un dataset unico condiviso nell’azienda.

In questo modo si può assicurare agli utenti un’esperienza consistente attraverso i diversi canali di marketing utilizzati. Senza una DMP, le varie comunicazioni trasmesse alla propria base utenza tramite i vari canali – come social, display, email, tra gli altri – può diventare fragmentata a causa della diversa personalizzazione di cui ha bisogno ogni segmento della propria audience per assicurarne un’esperienza unica.

Come usare una DMP nella propria strategia marketing?

Questa è una domanda molto comune a cui tantissimi esperti cercano una risposta “corretta”, poiché le implicazioni di avere una DMP nel proprio stack tecnologico possono essere molteplici.

Una DMP, di base, non deve definire la strategia aziendale, bensì deve essere considerata uno strumento con la quale si può raggiungere l’obiettivo della propria strategia. Con una DMP un team marketing, ma non solo, può connettere i vari dati raccolti da diversi input e “mettere insieme le idee” per una strategia collettiva.

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I Pionieri del Mobile Marketing: Davide Sinigaglia – Goodgame Studios

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Davide Sinigaglia - Goodgame Studios - Pionieri del mobile marketing

Per la sezione “I Pionieri del Mobile Marketing” abbiamo incontrato Davide Sinigaglia, User Acquisition Manager per Goodgame Studios, una delle poche aziende Europee nel settore gaming di gran successo. 

Davide, racconta in breve ai nostri lettori il tuo percorso professionale fino ad arrivare a lavorare per Goodgame Studios.

Nato e cresciuto a Vicenza e studente a Trento da 5 anni, nel bel mezzo di una laurea magistrale molto insoddisfacente (e che si stava prolungando più del previsto), sognavo di trasferirmi all’estero e vivere in una grande città. Decisi di andare a fare il cammino di Santiago per chiarirmi le idee, ed è lì che ho conosciuto una ragazza tedesca che viveva a Monaco… Tre mesi dopo mi trasferivo a Monaco, con la scusa di uno stage in Ads Sales a InterNations.

Dopo una breve parentesi da traduttore, ho trovato un lavoro in una startup B2B, dove mi occupavo di un po’ tutto, da scrivere il blog aziendale, ad AdWords, passando per growth hacking e website design. Lì ho capito che la parte più “data-driven” del marketing era quella che mi interessava di più! Dopo un anno e mezzo a Soley mi sono deciso a lasciare Monaco per trasferirmi ad Amburgo dove, dopo una vita da “nerd”, non potevo non mandare una domanda di lavoro a Goodgame Studios!

Un ricordo particolare legato al mobile marketing che ha segnato il tuo percorso e che non scorderai mai?

La mia prima conferenza organizzata da Facebook. Il livello di sofisticazione del marketing mobile, e soprattutto mobile gaming, è qualcosa di eccezionale. A quella conferenza mi è diventato chiaro che voglio rimanere nel settore il più a lungo possibile!

Di cosa ti occupi al momento a Goodgame Studios?

Davide Sinigaglia - Goodgame Studios - Pioniere del mobile marketingIl mio titolo è User Acquisition Manager, lavoro che faccio soprattutto per giochi mobile, ma anche web. Questo include la gestione di campagne di svariati tipi (Facebook, Search, Native, CPE…) ma anche la gestione di progetti di più ampio respiro e coordinazione con numerosi altri team. Due esempi sono la cooperazione con lo studio per il lancio di un nuovo gioco, e la preparazione di budget e piani per il lancio sul mercato di questo nuovo prodotto, e il lavoro con un altro team di developers interni per la creazione di un nuovo tipo di dashboard che renda più efficiente il lavoro degli UA managers.

Qual è il tuo canale di user acquisition preferito?

Domanda difficile! Non ho ancora trovato un canale che non mi abbia fatto disperare per un motivo o per l’altro. Nonostante spesso sia più un nemico da battere che uno strumento di supporto, devo dire Facebook resta il mio preferito. Le possibilità di scalare le campagne e di controllare nel dettaglio un gran numero di variabili resta impareggiabile.

E qual è quello più efficace invece in base alla tua esperienza?

Se la domanda di prima era difficile, questa è impossibile! Dipende da un enorme numero di variabili. Alcune di queste sono ovvie, come prodotto, paese, audience, e obiettivo della campagna, ma anche il periodo dell’anno e il clima possono cambiare drasticamente i risultati. Inoltre, canali che risultano molto efficaci guardando ai KPI iniziali possono essere meno redditizi sul lungo termine di altri che iniziano più sottotono.

Goodgame Studios opera in un settore molto competitivo come il gaming, raccontaci come da un punto di vista marketing, ma anche innovazione prodotto, l’azienda riesce a rimanere competitiva anno dopo anno. 

Sia a livello aziendale che di dipartimento, ci è molto chiaro come sia fondamentale fare leva sui propri punti di forza e usarli per differenziarsi dalla competizione. Per riuscire a mettere in pratica questa strategia, serve che la comunicazione interna sia chiara e con pochi livelli gerarchici. È inoltre importante mantenersi aggiornati su trend e nuove idee nel settore, di cui bisogna tener conto senza però rinunciare alla propria identità.

Qual è un insegnamento del passato che ti sei portato dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

Non avere paura di fare domande. Ogni persona che incontri, ne sa più di te su un qualche argomento e nella maggior parte dei casi sarà più che contenta di condividere le sue conoscenze. Si impara ascoltando, non parlando.

Cosa ti aspetti d’imparare invece in questo nuovo anno?

Automatizzazione. Gaming e marketing non sono un’eccezione, il mondo sta accelerando nella ricerca di automatizzare sempre più parti del nostro lavoro quotidiano, e la scelta, secondo me, è piuttosto semplice: far parte di questo cambiamento, o venire lasciati indietro.

Quali sono i tuoi KPIs per definire il successo delle attività di User Acquisition per l’anno che viene?

Davide Sinigaglia - Goodgame Studios - Pioniere del mobile marketing

 

In fin dei conti, quello che conta è ROAS di lungo termine e break-even point. CPI, ROAS-day7, Conversion Rate (quanti utenti che hanno installato il gioco, effettuano un pagamento?), e CPPU (Cost Per Paying User), nel settore gaming, sono quelli che chiamo soft-KPIs: sono indubbiamente utili per dare un’idea di come stanno andando le cose, ma vanno guardati tenendo in mente il contesto in cui sono stati generati.

Qual è la skills numero uno più importante che i mobile marketers dovrebbero imparare per emergere nell’industria? Perché la reputi così importante?

Per quanto siano indubbiamente stati i corsi che meno ho apprezzato all’università, la comprensione della statistica è un requisito imprescindibile per fare mobile marketing seriamente. Un marketer deve essere in grado di analizzare i dati a disposizione, formulare ipotesi, e creare test per provare o smentire tali ipotesi. Scambiare un trend per un paio di outlier (e viceversa) tende ad essere estremamente costoso.

3 consigli per i giovani che intraprendono adesso una carriera nel mobile marketing?

  1. Impara le basi tecniche (specialmente tutto ciò che ha a che fare col tracking) e tieniti aggiornato sugli sviluppi del settore, anche quando ti sembra non siano immediatamente pertinenti al tuo lavoro quotidiano.
  2. Le relazioni personali sono molto importanti, soprattutto nell’era digitale. Andare a conferenze è il modo migliore per fare amicizie nel settore ed avere buoni rapporti con i tuoi account manager non solo rende il lavoro più piacevole, ma aiuta anche nel lungo termine.
  3. Continua a sperimentare: le cosiddette best practices non sono necessariamente “best” per ogni prodotto e c’è sempre un nuovo strumento e una nuova fonte di traffico da provare (facendo attenzione alle installazioni fraudolente)!

I Pionieri del Mobile Marketing: Clara Zangirolami – N26

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Clara Zangirolami

Per la sezioni “I Pionieri del Mobile Marketing” abbiamo incontrato a Berlino Clara Zangirolami, precedentemente Senior Display Marketing Specialist di N26, Babbel e Zalando.

Clara, racconta in breve ai nostri lettori il percorso che ti ha portato fino a Berlino a lavorare per N26 ed essere un’affermata Mobile Marketer.

Sono arrivata a Berlino dopo svariate esperienze all’estero (in Asia) e in Italia. Mi incuriosiva il mondo delle start up e del digital e così sono approdata a Zalando per un tirocinio nel team affiliate marketing. Decisa a continuare un percorso nel mondo digital ho iniziato a lavorare da Babbel come Digital Marketing Manager (Display) dove ho supportato le attività di acquisizione clienti in Sud Europa. 

Un anno fa ho deciso di intraprendere una nuova avventura lavorativa cambiando settore e ho iniziato da N26. Il motivo per il quale ho scelto queste aziende è stato legato alla loro mission in primis e poi anche alle opportunità di crescita che offrivano.

Un ricordo particolare legato al Mobile Marketing che ha segnato il tuo percorso e che non scorderai mai?

Di ricordi ne ho molti. Alcuni più divertenti di altri. Diciamo che la vera sfida è stata fare la media buyer per aziende nelle quali è importante essere veloci a cogliere l’opportunità giusta di investimento.

E’ stato un continuo destreggiarsi tra ostacoli e provare a scommettere ogni volta sulla campagna più promettente. Un altro ricordo è legato ad una scommessa che feci con un collega: abbiamo partecipato ad un photoshoot da Babbel che ha poi usato le nostre foto per le “flag faces” utilizzate per fare pubblicità attraverso le piattaforme content e native. Ho vinto la challenge e per più di un anno le mie foto comparivano su tutti i blogs e i siti di news di tutto il mondo. 

Clara ZangirolamiDi cosa ti sei occupata nella tua recente esperienza a N26?

Da N26 mi sono occupata del set up tecnico del canale Display. Ho testato la scalability delle campagne su diverse piattaforme.

Mi sono occupata di fare un set up che comprendesse tutti i tools più appropriati per le attività di media buying: Demand Side Platform, Programmatic Native Advertising, Creative Management Platform ecc.

Quale consideri essere stata la soddisfazione più grande della tua carriera Mobile?

Da N26 mi sono occupata di sviluppare il canale GDN (Google Display Network) per acquisire clienti in tutti i paesi nei quali N26 è disponibile. Grazie al supporto dell’account manager di Google e ai continui test, sono riuscita a portare tutti i KPIs in target. Google mi ha invitato a presentare il mio lavoro come case study all’Online Marketing Rockstars Conference di Amburgo tenutasi a Maggio di quest’anno. Ero elettrizzata (e anche terrorizzata) all’idea di parlare di fronte ad una audience di più di 200 persone.

E’ stata la prima Display Masterclass organizzata da Google e la preparazione ha richiesto svariati workshops assieme al loro team ad Amburgo. E’ stata una vera soddisfazione e alla fine della presentazione mi sono sentita sollevata.

Clara Zangirolami

Qual è un insegnamento del passato che ti sei portata dietro negli anni, e che stai usando nel tuo ruolo attuale?

Tutti i mentori che ho avuto in passato mi vengono in mente ogni volta che devo affrontare situazioni più o meno complesse.

Il mio lavoro richiede molta resilienza e capacità di affrontare il fallimento. Ho imparato a dare il giusto peso ai piccoli fallimenti (ad esempio bruciare 2.000€ in una campagna pubblicitaria senza ottenere risultati) a quelli più importanti legati alla gestione dello stress. Il mio lavoro richiede una miriade di abilità che ho potuto sviluppare negli anni, e l’insegnamento più importante è quello di provare costantemente cose nuove, soluzioni ed escamotages che oggi possono non portare risultati, ma che tra qualche mese possono portare i loro frutti.

Cosa ti aspetti di imparare invece in questo nuovo anno?

Dopo questo anno di esperienza da N26 ho deciso di cambiare e ora sono alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa. È un momento nel quale sto tirando le fila del percorso che mi ha portato dove sono oggi, delle persone con cui ho lavorato e delle sfide che ho dovuto affrontare. Mi aspetto di poter mettere a disposizione le mie conoscenze per varie aziende e mi piacerebbe lavorare come freelance.

Qual è il tuo canale di user acquisition preferito?

Programmatic Advertising in particolare il Real Time Bidding e le soluzioni di Native advertising.

E qual’è quello più efficace invece in base alla tua esperienza?

L’efficacia si misura rispetto al momento preciso nel quale ci si ritrova a testare un certo canale. Non esiste una risposta univoca. Il programmatic native offre ottime potenzialità.

Quali sono i tuoi KPIs chiari per definire il successo delle attività di User Acquisition?

I KPIs nel Fintech sono la conversione di utenti. La sfida è portarli a registrarsi al sito, aprire un conto mobile e diventare utenti attivi. A livello tecnico abbiamo la “Registration”/ Lead, poi il KYC (Know Your Customer) e il FAU (Financial Active User).

I canali di acquisizione hanno il controllo fino alla registrazione di un nuovo utente, tutto quello che succede dopo è legato al lavoro in sinergia con altri team (Customer Support, CRM, brand ecc).

3 consigli per i giovani che si apprestano ad intraprendere una carriera nel mobile marketing?

Ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera dico una cosa: non abbiate paura di sbagliare, siate determinati verso i vostri obiettivi.

Auguro ai giovani di trovare persone che credano in loro, persone che gli diano fiducia e che si prendano anche la responsabilità della fiducia che accordano. Esattamente come è capitato a me. Consiglio anche di non prendersi troppo sul serio e di accettare che l’ecosistema del digital marketing è in continua evoluzione e quindi di non temere il cambiamento.

Grazie mille a Clara Zangirolami per il suo tempo e per i suoi preziosissimi insights!

CLV Customer Lifetime Value: Cos’è e perché è importante

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CLV customer lifetime value

Quando abbiamo una app mobile è molto importante tenere d’occhio alcune metriche di monetizzazione per capire e prevedere quanto profitto possiamo aspettarci dagli utenti che utilizzano l’app, e per capire quanto efficaci sono le campagne di Performance Marketing.

Cos’è il CLV – Customer Lifetime Value?

Il Customer Lifetime Value (CLV o CLVT) è noto anche come LTV, e fa riferimento al margine di profitto che un’azienda si aspetta di guadagnare per tutto il tempo in cui ha una relazione commerciale con i suoi clienti.

Al fine di ottenere una visione completa del lifetime value di un cliente, è necessario prendere in considerazione tutti i costi di acquisizione (CAC – Customer Acquisition Costs), le spese di marketing e di vendita, i costi operativi e il costo per produrre il prodotto o presentare il servizio.

Perché il CLV è così importante?

Il Customer Lifetime Value è importante perché aiuta a capire quanto vale un cliente medio per un’azienda. Conoscere il CLV aiuta anche a determinare quanto valgono il tuo brand e la tua applicazione.

I dati danno la possibilità di decidere qual è la target audience ideale della tua azienda, o se si deve cambiare strategia di targeting focalizzandosi su un nuovo pubblico o semplicemente aumentare gli sforzi per aumentare le vendite in up-sell e incoraggiare gli acquisti ripetuti in-app con i clienti attuali.

Come si calcola il Customer-Lifetime Value (CLV)?

Per calcolare il lifetime value dobbiamo moltiplicare il valore medio di una vendita, il numero medio di transazioni, e il tasso medio di retention del cliente.

CLV = (valore medio vendita) x (numero di transazioni) x (Retention Rate Period)

Possiamo trovare anche tool online per calcolare il CLV, come questo offerto da CleverTap

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Cos’è un Catalogo Facebook e perché è importante

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cos'è un catalogo facebook

A inizio 2015 Facebook ha introdotto il Catalogo (o product feed) per venire incontro alle esigenze dell’online marketing manager, rendendo la gestione delle campagne pubblicitarie più veloce e automatica. Non tutti i business, tuttavia, possono sfruttare le potenzialità a esso connesse, specialmente se ricadono nella categoria dei servizi, ma se la vostra azienda opera in una delle seguenti verticali: 

  • E-commerce
  • Travel
  • Real estate
  • Automotive

In questo caso non dovrete fare altro che testare tutte le opportunità che vi si aprono quando si carica il proprio catalogo su Facebook.

Cos’è un catalogo Facebook?

Come spiega il relativo support article di Facebook, un catalogo è un file che contiene informazioni sugli articoli del proprio inventario. Ad esempio, se vendiamo scarpe, il nostro inventario è la lista di tutti i singoli elementi in stock, descritti in base ad attributi vari quali colore, misura, marca, modello, ecc. Tutte queste informazioni possono quindi essere utilizzate per promuovere il nostro inventario e la nostra azienda, su tutti i placement e le piattaforme di Facebook, Instagram, Audience Network e Messenger. I cataloghi differiscono a seconda dei tipi di aziende, come e-commerce (aziende che vendono prodotti), viaggi (aziende che vendono voli, destinazioni o hotel), settore immobiliare e auto.

Cosa possiamo fare con un Catalogo Facebook?

Dopo aver visto cos’è un Catalogo Facebook, andiamo a vedere le principali 4 applicazioni:
Mostrare i nostri annunci alle persone che hanno già guardato o cercato i nostri articoli sul nostro sito o la nostra app (campagne re-engagement)

Taggare prodotti su Instagram: basta avere un profilo Instagram aziendale, collegato al nostro catalogo e-commerce, per avviare l’esperienza di shopping direttamente su Instagram

Aggiungere prodotti alla vetrina della propria pagina Facebook

Creare collection ads (inserzioni con raccolta), particolarmente utili per rendere la scoperta dei prodotti più immersiva e coinvolgente

Vuoi approfondire l’utilizzo del Catalogo Facebook per le shopping app? Leggi questo articolo.

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Il Catalogo Facebook: 4 Motivi per cui è Essenziale se Hai una Shopping App

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Pianificare e gestire la strategia di user acquisition, retention e re-engagement per il nostro business comporta molto lavoro, si sa. Innanzitutto bisogna conoscere bene il nostro prodotto, “farsi un giro” nella nostra app mettendoci nei panni dell’utente, con occhi per quanto possibile nuovi e neutri per identificare le conversioni fondamentali e i “wow moments”, capire dove avvengano e quali eventi debbano rappresentarli.

Poi bisogna fare un piano, e declinare le suddette strategie su tutti gli eventuali mercati in cui operiamo, con le dovute accortezze per tenere conto di ogni peculiarità a livello paese. Bisogna inoltre decidere con quale canale di marketing parlare del nostro brand e del nostro prodotto nei vari touch-points lungo la customer journey. Potremmo aggiungere tanto altro a questo proposito, perché la concezione di una strategia efficace – cosa, con quale mezzo –  è tutt’altro che scontata. 

Per semplicità, supponiamo che tutto questo sia già definito e che non ci resti altro che implementare, la parte più operativa del nostro lavoro che può decisamente richiedere molto tempo. Ogni partner (Google, Facebook, Twitter, Snapchat, Pinterest per citare i più grandi) mette a disposizione degli inserzionisti diverse soluzioni di ads e prodotti per agevolare i nostri compiti. 

In questa sede ci soffermiamo su uno di quelli che Facebook ha introdotto a inizio 2015 per venire incontro alle esigenze dell’online marketing manager e che rende la gestione delle campagne pubblicitarie più veloce e automatica. Sì, stiamo parlando proprio di lui, il beneamato catalogo (o product feed). Non tutti i business possono sfruttare le potenzialità ad esso connesse, specialmente se ricadono nella categoria dei servizi, ma se la vostra azienda opera in una delle seguenti verticali: 

  • E-commerce
  • Travel
  • Real estate
  • Automotive

In questo caso non dovrete fare altro che testare tutte le opportunità che vi si aprono quando si carica il proprio catalogo su Facebook.

Ma prima di tutto: cos’è un catalogo Facebook?

Come spiega il relativo support article di Facebook, un catalogo è un file che contiene informazioni sugli articoli del proprio inventario. Ad esempio, se vendiamo scarpe, il nostro inventario è la lista di tutti i singoli elementi in stock, descritti in base ad attributi vari quali colore, misura, marca, modello, ecc. Tutte queste informazioni possono quindi essere utilizzate per promuovere il nostro inventario e la nostra azienda, su tutti i placement e le piattaforme di Facebook, Instagram, Audience Network e Messenger. I cataloghi differiscono a seconda dei tipi di aziende, come e-commerce (aziende che vendono prodotti), viaggi (aziende che vendono voli, destinazioni o hotel), settore immobiliare e auto.

Cosa possiamo fare con il catalogo?

Ecco le principali 4 applicazioni:

  1. Mostrare i nostri annunci alle persone che hanno già guardato o cercato i nostri articoli sul nostro sito o la nostra app: la magia avviene in modo dinamico grazie al pixel (e/o al Software Development Kit di Facebook per le app), che monitora ciò che avviene sul nostro sito o mobile app e associa queste informazioni con quanto presente sul nostro catalogo. 
    product feed facebook
  2. Taggare prodotti su instagram: basta avere un profilo Instagram aziendale, collegato al nostro catalogo e-commerce, per avviare l’esperienza di shopping direttamente su Instagram; non bisogna far altro che taggare i prodotti del catalogo nei post e nelle storie di Instagram: gli utenti possono visualizzare i prezzi e le descrizioni con un semplice tap sul tag, nonché acquistarli direttamente dal proprio feed.
    catalogo facebook instagram

  3. Aggiungere prodotti alla vetrina della propria pagina Facebook: bisogna essere admin della pagina e dopodiché si può aggiungere il catalogo e dunque alcuni suoi prodotti alla vetrina, oppure taggare questi sui contenuti (post, video) che si pubblicano sulla pagina.
    catalogo facebook collections
  4. Creare collection ads (inserzioni con raccolta), particolarmente utili per rendere la scoperta dei prodotti più immersiva e coinvolgente. A partire da un video o una foto, l’utente infatti può scoprire il catalogo subito sotto il post a cui è collegato, con le relative informazioni e gli articoli che lo complementano.
    catalogo facebook collections

Con questa breve panoramica, spero di avere acceso la tua curiosità!

catalogo facebook eccellente(qui io quando vengo a conoscenza di soluzioni che posso testare nelle mie campagne)

Senza considerare che se ci si fa supportare da un Facebook Marketing Partner per la gestione in scala di account e campagne, si aprono ulteriori opportunità, come quella di poter creare annunci automatici (Automated Ads) non soltanto sulla base dell’user behavior sull’app o sul sito (quindi non solo per re-engagement e/o retargeting), ma anche per targetizzare audience nuovi, che non ci conoscono (prospect audiences).

Happy testing!