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Mercoledì, una coalizione di procuratori generali dello stato ha lanciato una nuova causa contro Google, accusando il colosso della ricerca di abusare del suo controllo sul Play Store.

Questa storia non ci è nuova, anzi ormai è una situazione che si è ripetuta e continua a ripetersi diverse volte per l’azienda, solamente un mese fa veniva sanzionata dalla Francia, il mese prima dall’Italia e a metà Aprile si trovava in Senato con Apple per antitrust. Diciamo che la fila di persone e aziende che denunciano Google è lunga.

Questa volta, però, la causa è stata presentata da 36 Stati e Washington DC, nella corte federale della California. Le dozzine di stati contestano la politica di Google che costringe gli sviluppatori di app di Google Play a pagare una commissione del 30% sulle vendite effettuate attraverso l’app. Il colosso ha recentemente ampliato le tasse per coprire più beni digitali acquistati sul Play Store, prendendo di mira in particolare un certo numero di applicazioni importanti che erano state precedentemente in grado di eludere la tassa. La denuncia completa (visibile qui) elenca gli imputati come Google, Alphabet e filiali in Irlanda e Asia. 

“Google non solo ha preso di mira diversi app store potenzialmente concorrenti, ma ha anche assicurato che gli sviluppatori di app stessi non abbiano altra scelta che distribuire le loro app attraverso il Google Play Store” troviamo scritto nella denuncia. 

Il gigante della ricerca si difende in un post scrivendo “È strano che un gruppo di procuratori generali dello stato presenti una denuncia attaccando un sistema che offre più trasparenza e scelta che altri”. Aggiungendo anche “Questa denuncia ne imita una simile e insensata presentata dal grande sviluppatore di app, Epic Games, che ha beneficiato della trasparenza di Android distribuendo la sua applicazione Fortnite fuori dal Google Play Store”.

Durante l’anno Epic Games infatti ha citato in giudizio Google per motivi simil, ma allo stesso tempo anche Apple. Tuttavia, questa causa ha probabilmente più “forza”, provenendo da regolatori a livello statale. 

Solitamente, le luci sono state puntate maggiormente su Apple, ma la crescente pressione su Apple, ha messo in discussione a sua volta molti aspetti della struttura tariffaria del Play Store. Infatti, recentemente Google si è unito ad Apple nell’abbassare la sua tassa al 15% per i piccoli sviluppatori, una mossa ampiamente vista come una risposta alla crescente pressione pubblica. 

Infine, al momento l’accusata non ha ancora risposto a una richiesta di commento sulla causa. 

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