Apple concorrenza

L’autorità francese per la concorrenza (FCA) oggi ha respinto le richieste di IAB France, MMAF, SRI e UDECAM per intervenire preventivamente e bloccare la mossa di Apple, dicendo che attualmente non considera l’introduzione della funzione App Tracking Transparency (ATT) come un abuso di posizione dominante.

Apple ha respinto il tentativo da parte degli inserzionisti in Francia di utilizzare il reclamo sulla concorrenza per far deragliare i cambiamenti sulla privacy degli utenti in arrivo su iOS 14, che richiederà alle app di terze parti di ottenere il consenso degli utenti prima di poterli tracciare.

Tuttavia, il regolatore ha dichiarato di star continuando a indagare su Apple “nel merito” – specificando che cercherà di assicurarsi che il gigante tecnologico non stia applicando regole meno restrittive per le proprie applicazioni rispetto agli sviluppatori di terze parti (il cosidetto ‘self preferencing’).

Secondo l’agenzia Reuters, l’autorità garante della concorrenza avrebbe lavorato a stretto contatto con il cane da guardia della privacy francese, il CNIL, per respingere la richiesta di sospendere l’ATT.

TechCrunch ha riportato una dichiarazione di un portavoce di Apple in merito alla questione: “Siamo grati al FCA per aver riconosciuto che l’App Tracking Transparency in iOS 14 è nel migliore interesse degli utenti francesi di iOS. L’ATT fornirà un potente beneficio per la privacy degli utenti, richiedendo agli sviluppatori di ottenere il permesso degli utenti prima di condividere i loro dati con altre aziende a fini pubblicitari, o con i broker di dati. Crediamo fermamente che i dati degli utenti appartengano a loro e che sia un loro diritto sapere e poter controllare quando tali dati vengono condivisi e con chi. Non vediamo l’ora di impegnarci ulteriormente con la FCA su questa tema critico della privacy e della concorrenza”.

Già a gennaio Apple aveva annunciato che l’ATT sarebbe stato applicato a iOS dall’inizio della primavera. 

Da allora una denuncia da parte di una lobby francese di startup, France Digitale, è stata presentata anche al garante della privacy del paese – accusando Apple di ipocrisia sulla privacy.

Quel reclamo ha invocato allo stesso modo preoccupazioni per la concorrenza – contrapponendo il requisito ATT in arrivo alle impostazioni predefinite di iOS per le applicazioni di Apple che, secondo il reclamo, consentono il tracciamento. Tuttavia Apple ha chiamato le accuse “palesemente false”, dicendo che l’ATT sarà “ugualmente applicabile a tutti gli sviluppatori, compresa Apple”.

Quel che è certo, è che l’interruttore ATT in iOS risulta estremamente impopolare fra le aziende adtech come Facebook, le quali sostengono che la nuova funzione danneggerà la capacità degli sviluppatori di monetizzare le loro app. Facebook ha anche pubblicamente ammesso che la mossa di Apple intaccherà significativamente le sue entrate.

Apple, dal canto suo, ha accusato l’industria adtech di isteria e false affermazioni – continuando a denunciare il “complesso industriale dei dati” di volersi insinuare tra gli utenti per sfruttare i loro dati personali e cercare di manipolare le persone per il profitto.

Nonostante anche Apple si serva dei dati dei propri utenti per la pubblicità personalizzata sulle proprie applicazioni, l’azienda sostiene di mantenersi su “uno standard più elevato” rispetto al complesso industriale di dati adtech, perché permette agli utenti iOS di rinunciare a quello che chiama il suo “uso limitato di dati di prima parte” – sostenendo che questa caratteristica “ci rende unici”.

Un recente sviluppo simile ha coinvolto anche il colosso Google: un reclamo sulla concorrenza è stato presentato alla fine dell’anno scorso nel Regno Unito nel tentativo di bloccare i cambiamenti che intende apportare al modo in cui gli utenti del suo browser Chrome vengano tracciati da terze parti. La Competition and Markets Authority del Regno Unito ha annunciato a gennaio di star indagando su sospette violazioni della legge sulla concorrenza da parte di Google a seguito di una serie di reclami verso il cosiddetto piano “Privacy Sandbox”. 

Privacy Sandbox di Google è anch’esso decisamente malvisto dagli inserzionisti – che accusano il gigante tecnologico di abusare della sua posizione dominante bloccando la loro capacità di tracciare gli utenti mentre lui stesso continua a farlo.

Contemporaneamente, molteplici sono gli sforzi in corso da parte di tutta l’industria adtech per escogitare mezzi alternativi per tracciare l’attività degli utenti web – accelerati sia dalla prospettiva di Chrome, il browser dominante per quota di mercato, che sta ammortizzando il supporto per i tracker di terze parti, sia dall’implementazione delle novità di iOS 14 sulla privacy.

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