Google si appresta a lanciare il suo nuovo ad targeting, un modello contestato, non più basato sui cookie ma su una segmentazione della audience. L’idea consisterebbe nel dividere la audience in segmenti a seconda delle loro ricerche nel sito e trasmettere quei dati direttamente a chi pubblica. 

Questo Federated Learning of Cohorts è stato avviato su una piccola percentuale di utenti statunitesti e del mondo. Per evitare di essere soggetti a questo ad targeting si possono disattivare i cookie di terze-parti nelle impostazioni di Chrome. 

Electronic Frontier Foundation, associazione per i diritti digitali, si è dichiarata contro questa tecnica definendo questi segmenti una rottura con la fiducia degli utenti. Infatti Google non sta neanche notificando gli utenti interessati, men che mai sta chiedendo loro il consenso. 

A questo proposito si è espresso Marshall Vale, product manager della privacy Google, : “Chrome non utilizzerà segmented audience sensibili, perché analizzerà le ricerche fatte dagli utenti, e, se il segmento presenta elementi sulle condizioni di salute o contenuti religiosi e politici, non userà quel gruppo.”

Ma i gruppi per i diritti digitali non sono gli unici a scontrarsi contro Google: l’altra settimana 14 procuratori generali hanno compilato una richiesta di antitrust perché ritengono che questo ad targeting sia anticompetitivo e vada verso un monopolio della compagnia nel campo di marketing e advertising.

Alcuni paesi che saranno sottoposti all’esperimento saranno il Giappone, l’Indonesia, la Nuova Zelanda, l’Australia, il Brasile, il Canada, le Filippine, l’India e il Messico, oltre a, chiaramente, gli USA. L’Europa rimane fuori da questo lancio a seguito delle preoccupazioni che questa tecnica avrebbe infranto il regolamento della privacy europeo (GDPR). 

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