Grindr

Grindr, famosa app di dating all’interno della comunità lgbtq+, è stata multata per una cifra pari a 9,63 milioni di euro per condivisione illegale di dati personali dei suoi utenti. I reclami riguardano inoltre le cinque aziende adtech – MoPub, AppNexus, OpenX, AdColony e Smaato – che hanno beneficiato dalla ricezione di tali dati attraverso l’app. 

Ad un anno dalla denuncia presentata dal Norwegian Consumer Council (NCC) e dall’associazione europea per la protezione della privacy Noyd, i reclami sono stati accolti e confermati. Così come molte altre app, Grindr condivideva i dati personali raccolti con centinaia di terze parti a fini pubblicitari. Nello specifico, le informazioni relative alla localizzazione o al semplice utilizzo dell’app venivano trasmesse ai vari inserzionisti, in modo da poter creare profili utente completi e utilizzarli per pubblicità mirate.

Quello che Grindr sostiene di aver ottenuto, è in realtà un consenso non valido: gli utenti non venivano informati adeguatamente su ciò a cui dovevano acconsentire  – spiega Bjørn Erik Thon, direttore generale dell’Autorità norvegese per la protezione dei dati -, ma venivano semplicemente spinti a dare il consenso all’intera privacy policy. Mancava dunque una chiara precisazione sui fini della condivisione di tali dati con altre aziende.

Ora Grindr dovrà far fronte ad una multa molto salata, che, considerando il guadagno del 2019 pari a 25,5 milioni di euro, risulterà in una perdita di un terzo del profitto.

 

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