Il blackout dei social media, evento più unico che raro, non è passato di certo inosservato. Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger sono ripartiti dopo sei lunghe ore di stop. È bastata una mezza giornata per mandare in tilt gran parte della popolazione mondiale, Zuckerberg compreso.
Oltre all’accesso estremamente lento e, nella maggior parte dei casi, impossibilitato, sono comparsi numerosi messaggi di errore sia dall’app che dalla versione web.
“Le nostre più sincere scuse nei confronti di coloro che sono stati colpiti dalle interruzioni dei servizi di Facebook. Stiamo riscontrando problemi di rete e i team stanno lavorando il più velocemente possibile per eseguire il debug e ripristinare il servizio”, ha detto ieri Mike Schroepfer, CTO di Facebook.
Sebbene il blackout dei social media abbia rappresentato un momento di socialità e condivisione per milioni di utenti, costretti a “tornare indietro di 15 anni”, lo stesso non si può dire per moltissime aziende. Basti pensare a tutti quei business che utilizzano Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger per comunicare con i propri clienti, per vendere i propri prodotti, fare advertising e molto altro. Una strategia Omnichannel, in questo caso, avrebbe diminuito il rischio di dipendere da Facebook.
Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha infatti utilizzato la piattaforma per scusarsi del blackout dei social media: “Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger stanno tornando online. Mi dispiace per l’interruzione di oggi – so quanto vi affidate ai nostri servizi per rimanere in contatto con le persone”.
Inoltre, Santosh Janardhan, VP Engineering and Infrastructure di Facebook, ha pubblicato delle scuse sulla sua pagina, rivelando che la causa del guasto ha influenzato molti degli strumenti e dei sistemi interni che Facebook utilizza nelle sue operazioni quotidiane, complicando i tentativi della società di diagnosticare rapidamente il problema e risolverlo.
È stata la peggiore interruzione della società dal 2008 e ha cancellato quasi $ 40 miliardi di valore a Facebook.
