La settimana scorsa Appsflyer ha annunciato un nuovo studio sulla frode pubblicitaria nel mobile per l’anno 2020. Da un punto di vista pubblicitario, ma non solo, quest’anno è stato caratterizzato senza dubbi dal COVID-19. Riduzione drastica del budget media e più attenzione alla spesa ne hanno fatto da padroni, poiché per molti inserzionisti sarà difficile finire l’anno con un ROAS positivo.
Proprio per questo motivo però, il report di Appsflyer apre una parentesi poco considerata nel mercato Italiano, soprattutto quando si parla di mobile marketing, ma senza dubbi importantissima. Inoltre, a causa del lockdown forzato durante i mesi di Marzo, Aprile e Maggio in molte aree del mondo, l’utilizzo del dispositivo smartphone, nonché il numero di download di applicazioni mobile, sono aumentati drasticamente, dando ai fraudster un’occasione imperdibile per arricchirsi alle spalle degli inserzionisti ignari.
Un dato molto importante che traspare dall’analisi fatta dal sistema di tracking e attribuzione (o MMP) è che la frode nel mobile si è evoluta. Infatti, c’è stato un aumento considerevole di attività fraudolente per eventi in-app, come acquisti, poiché il valore del CPA è molto più alto di quello del CPI.
Lo studio è stato fatto analizzando 12.500 applicazioni internazionali e ben 7.3 miliardi di installazioni su un periodo di 12 mesi, quindi dalla seconda metà dell’anno scorso.
Android o iOS: Chi soffre di più la frode pubblicitaria nel mobile?
I fraudsters preferiscono senza dubbi Android. Questa decisione però non è dettata semplicemente dal fatto che il sistema operativo per dispositivi smartphone di Google possieda la più grande fetta del mercato smartphone a livello globale. Infatti, iOS, così come tutto l’ecosistema Apple, essendo “chiuso”, offre più sicurezza agli sviluppatori. È bene ricordare anche che Android supporta gli APK di applicazioni fuori dal Google Play Store, aumentando così la vulnerabilità degli utenti che usano questi dispositivi, poiché molto spesso questi APK hanno preinstallati malware e adware (software malevoli che supportano le attività fraudolente).
Sebbene sia visibile dal grafico che anche per quanto riguarda Android, il totale delle installazioni mobile fraudolente sia in discesa, grazie all’utilizzo di sistemi anti-frode, si nota un chiaro aumento della frode pubblicitaria nel mobile nel mese di Marzo e Aprile di quest’anno a causa del COVID.
Gaming o Non-Gaming: Quale verticale è a più rischio?
Come tutte le attività fraudolente, i malintenzionati sono attratti da due fattori principalmente:
- La possibilità di un guadagno alto
- La minore conoscenza di come proteggersi da parte degli inserzionisti
Tradizionalmente, le app di gaming sono mobile-first dando loro un vantaggio netto in termini di conoscenza dell’ecosistema mobile, quindi del problema e della soluzione. Le app non-gaming, come quelle del settore Travel, oppure di Finanza o eCommerce, solitamente provengono dal mondo desktop e hanno meno familiarità con il problema della frode nel mobile marketing.
Per questo motivo, si vede come le app mobile del verticale non-gaming hanno subito una media di installazioni fraudolente del 31.8%, rispetto al 3.8% per le applicazioni gaming.
Qual è la metodologia più usata dai fraudster?
I bots sono l’arma preferita dei fraudsters a livello globale per perpetrare installazioni fraudolente. Qualche anno fa, era possibile vedere come la tipologia di frode utilizzata variava a seconda della regione del mondo. Oggigiorno, questo non è più vero però. Infatti, la conoscenza e la metodologia utilizzata “viaggia” molto velocemente da un punto all’altro del mondo, dando la possibilità ai fraudster di utilizzare continuamente nuove tecniche.
La frode non ha confini e per questo motivo è fondamentale per tutti iniziare a guardare al problema in maniera più attenta.
I fraudster vanno ben oltre il Costo per Install (CPI)
Come anticipato all’inizio di quest’articolo, lo studio fatto da Appsflyer mostra come i fraudster puntino sempre più ad attività in-app, poiché la ricompensa è decisamente più alta rispetto alla semplice installazione.
I dati condivisi infatti smentiscono senza alcun dubbio la nozione che le campagne CPA (costo per azione) aiutino a prevenire attività fraudolente. I fraudster hanno capito come emulare le attività in-app e lo fanno senza problemi e su tutte le categorie disponibili negli Store.
I fraudster hanno scoperto come fornire agli inserzionisti utenti reali o falsi che eseguono gli eventi chiave in-app, fornendo dati incorretti alle aziende, che poi tendono a muovere i budget media su questi canali.
Cosa succede in Europa?
In media, le attività fraudolente in Europa sono molto più basse rispetto a quelle del resto del mondo, però durante il lockdown a causa del COVD-19, questa differenza è andata diminuendo sempre di più, fino ad arrivare a poco più del 25%.
In particolar modo, se guardiamo a categorie specifiche si può notare come i settori Finanza ed eCommerce sono quelli che hanno sofferto di più la frode pubblicitaria nel mobile, rispettivamente con il 50% e il 30% di app install fraudolenti.
Anche in Europa, la metodologia utilizzata per le attività fraudolenti variano, anche se in media i bots ne fanno da padrona.
Uno sguardo al futuro
Le attività fraudolente più comuni rimarranno sempre quelle relative alle installazioni di applicazione mobile, poiché, per natura, sono più semplici da perpetrare. Detto ciò, la ricompensa per le campagne CPA, e quindi di azioni in-app, è diventata sempre più alta, poiché gli inserzionisti continuano a credere, erroneamente, che questo tipo di frode sia molto più complicata da fare. I dati condivisi nell’analisi fatta da Appsflyer però dimostrano chiaramente il contrario.
Difendersi diventa fondamentale per tutti gli inserzionisti e ignorare il problema, solo perché non si ha una conoscenza tale da evitare attività fraudolente, non è più giustificabile. Ogni qualvolta che si chiude un occhio e non si presta attenzione a questi fattori, si dà una ragione in più ai fraudster di continuare le loro attività fraudolente indisturbati.
Per evitare di ritrovarsi in questi problemi, si deve:
- evitare di lavorare con partner che non sono trasparenti su posizionamenti, bids e costi di acquisizione
- integrare un sistema di tracking e attribuzione e analizzare i “raw data” guardando a metriche fondamentali che indichino azioni fraudolente
Nel caso si voglia comunque lavorare con agenzie o partner che non offrono media buying su piattaforme meno esposte alla frode pubblicitaria (come Social, Google, o Apple) bisogna impostare delle restrizioni sulle campagne, come ad esempio:
- forzare tutti i publishers a passare IDFA e Google ID,
- settare limiti di CTIT e tassi di conversione,
- ricevere completa visibilità sui nomi dei publishers utilizzati
- appoggiarsi a esperti esterni che possano valutare la qualità del traffico ricevuto
Detto questo, il modo migliore di prevenire la frode nel mobile è di lavorare con un partner che si possa affiancare al vostro team e portare valore immediato, con attività trasparenti.
NEL CASO T’INTERESSI IL REPORT COMPLETO DI APPSFLYER, LO TROVI A QUESTO LINK.
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