Cos'è l'header bidding

Sebbene l’industria della pubblicità nel digitale si sia sviluppata negli anni per semplificare la gestione delle varie attività, c’è ancora tanta inefficienza nelle modalità di operazione. La pubblicità in programmatic doveva essere la risposta a queste inefficienze, portando automazione nella gestione degli spazi pubblicitari. In realtà, c’è ancora bisogno di tanto lavoro manuale dietro le quinte per connettere gli inserzionisti ai publisher.

Dalla necessità di aumentare i ricavi con la pubblicità mostrata (non solo in-app), l’header bidding è una nuova tecnologia che ottimizza l’inventario pubblicitario di un editore per ottenere guadagni maggiori. Sebbene fosse in circolazione da un po’ di tempo, l’adozione sta aumentando soprattutto in tempi recenti, grazie a nuovi prodotti sviluppati dai vari publisher con l’idea per l’appunto di aumentare il valore del traffico web e in-app.

In questo articolo scopriamo insieme cos’è l’header bidding e perché è importante.

Cos’è l’Header Bidding?

L’header bidding, anche noto come advance bidding o pre-bidding, è una tecnica avanzata utilizzata nel programmatic, in cui gli editori offrono il proprio inventario pubblicitario (web e in-app) a più Ad Exchange contemporaneamente, prima di effettuare chiamate ai loro ad server (o server pubblicitari).

L’idea è che permettendo a più inserzionisti di “biddare” (o fare offerte) sul loro inventario pubblicitario allo stesso tempo, le applicazioni mobile ed editori web aumentano il loro rendimento e, di conseguenza, anche i loro ricavi.

Sebbene possa sembrare complicato, è sicuramente un modo migliore (nonché trasparente) di ottimizzare il proprio inventario pubblicitario, rispetto alla tecnologia attuale.

Infatti al momento, i publisher sia mobile che web, per la maggior parte, offrono il loro traffico in maniera programmatica con il sistema a waterfall (o a cascata).

Con il sistema a waterfall, gli editori aprono il loro inventario pubblicitario (o ad impression) in un solo canale di vendita, e se gli inserzionisti lì presenti non le comprano, queste impression “scorrono” verso altri canali di valore minore più in basso nella cascata, fino a quando qualche inserzionista non fa un’offerta per quello spazio pubblicitario.

Il sistema funziona, ma è altamente frammentato e inefficiente. In più, gli editori si lamentano di perdere potenziali ricavi con questa modalità di vendita, poiché alcune ad impression non sono vendute.

Che cosa ci guadagnano i publisher con l’header bidding?

Il più grande vantaggio che l’header bidding offre agli editori è un maggiore rendimento sul loro inventario pubblicitario.

Secondo alcuni dati, l’aggiunta di una sola fonte di header bid può aumentare il guadagno del 10%. Inoltre, combinando il loro inventario pubblicitario in un’unica supply lato server, le applicazioni mobile possono vendere l’inventario per ad impression, dando loro più trasparenza sul valore effettivo di queste.

Ma quindi a cosa servono le SSP?

Originariamente le SSP (o supply side platform) erano quel pezzo di tecnologia nel panorama programmatic che dovevano risolvere l’inefficienza della compravendita degli spazi pubblicitari.

Il problema con le SSP è che dietro ognuna di queste c’è un’azienda che compete con altre aziende che offrono la stessa tecnologia. Questa competizione, nel tempo, ha portato a una frammentazione della richiesta da parte degli inserzionisti, rendendo il processo inefficiente per le attività di monetizzazione.

App-Header Bidding?

Fino a questo punto abbiamo spiegato l’header bidding come una soluzione identica per il web e per il mobile. In realtà però, nelle applicazioni mobile, non esiste un “header”, quindi a livello tecnico l’implementazione di questa tecnologia è un po’ diversa, ma il funzionamento è molto simile.

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