Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo parlato con Valerio Raco, CEO e Co-fondatore di PunchLab, l’app per per allenarsi al sacco e migliorare il proprio stile di boxe. 

Ciao Valerio, raccontaci in breve chi sei e cos’è PunchLab.

Ciao a tutti i lettori di Mobile Marketing Italia, sono un appassionato di sport da combattimento e di analisi di dati. PunchLab nasce un po dalla combinazione di questi due aspetti. Si tratta infatti di un’app per analisi agonistica dell’allenamento al sacco da boxe. Usando i sensori di un comune smartphone, che viene attaccato al sacco da boxe tramite una fascetta elastica, PunchLab è in grado di misurare i colpi che vengono sferrati e generare statistiche in tempo reale, nonché analisi storiche degli allenamenti. Può essere definito come una sorta di runtastic per il pugilato.

Come è nata questa idea imprenditoriale? Perché puntare su un prodotto mobile?

PunchLab è nato da un bisogno personale. Qualche anno fa ho comprato un sacco da appendere in garage. Come spesso accade, passato l’entusiasmo iniziale ho cominciato a far fatica a trovare la motivazione necessaria per continuare ad allenarmi. In assenza di un allenatore, avevo bisogno di qualcosa che potesse aiutarmi a pormi degli obiettivi e che mi aiutasse a monitorare i miei progressi. Per mia sorpresa non esistevano tecnologie simili sul mercato, quindi ho deciso di costruirne una io. Sapevo che avevo bisogno di un accelerometro, per questo usare uno smartphone mi è sembrato il modo migliore per testare la mia ipotesi. Ovviamente, il fatto che siamo mobile e non abbiamo bisogno di hardware esterni adesso è il nostro principale punto di forza. 

Il claim “Dare to fight” sul vostro sito inquadra bene la nicchia di riferimento. Come mai la scelta di focalizzarsi sul segmento di mercato della boxe, piuttosto che andare sul fitness più generale?

Ci sono decine di app di fitness, e sinceramente iniziano ad assomigliarsi tutte un po’ troppo. Gli sport da combattimento non hanno mai goduto di molto interesse dal mondo tech, quindi per il momento restiamo fedeli alla linea e ai nostri utenti. Inoltre la boxe e gli sport da combattimento sono sempre stati la mia passione.

Quali sono i principali competitors di PunchLab e come vi differenziate da loro?

Tra i nostri competitors diretti abbiamo aziende come Fight Camp, usciti da 500 startups e YCombinator, o PIQ che é stato già acquistato da Everlast, Corner e Striketec. Quattro competitors, tutti decisamente più avanzati di noi dal lato business. Nonostante ciò tutti e quattro utilizzano la stessa tecnologia: un paio di sensori bluetooth da mettere nei guantoni. Come tutti gli hardware bluetooth, anche questi si rompono, si perdono e si scaricano spesso. Senza contare che hanno costi molto elevati sia per l’utente che per l’azienda che li produce. La nostra soluzione è 100% software, il che ci rende più veloci, più lean e ci permette di focalizzarci su quello che conta veramente: motivare i nostri utenti ad allenarsi, tramite l’uso di elementi di gamification e social.

Qual è il vostro modello di monetizzazione?

Al momento offriamo le classiche sottoscrizioni Apple e Google. Ma stiamo lavorando per creare un vero e proprio marketplace di allenamenti dove gli allenatori possono creare e distribuire i propri contenuti agli utenti.

Quali sono i vostri mercati di riferimento principali? Quali quelli in programma per il 2020?

Con un pizzico di incoscienza abbiamo puntato agli USA dal giorno uno. La scommessa ha pagato poiché ad oggi, il 70% dei nostri clienti viene dall’America e abbiamo mandato le nostre fascette in più di 60 paesi. Continueremo a spingere sugli stati uniti perché è un mercato decisamente più maturo per le app di fitness, ma abbiamo da sempre usato l’Italia un po’ come banco di prova per lo sviluppo di nuove features e collaborazioni con palestre. Il 2020 sarà un anno molto importante per noi, è ora che si inizia a testare il fitness post-lockdown e noi ci troviamo in un certo senso nel posto giusto al momento giusto. 

È di pochi giorni fa la bella notizia della chiusura di un nuovo round di investimento. In che ottica si posiziona ora una startup come PunchLab rispetto a grandi player internazionali?

Diciamo che questo investimento non poteva arrivare in un momento migliore: gli sport da combattimento si potrebbero considerare una nicchia-non-nicchia, in quanto contano più di 13 milioni di persone solo negli stati uniti. Ma mentre per le app di fitness “generalistiche” è in atto una durissima lotta per prendersi una fetta significativa del mercato, tecnologie per gli sport come il nostro sono rare o non esistenti. Noi, quindi, ci troviamo già dopo pochi anni come leader del settore continuiamo a guadagnare terreno rispetto ai nostri competitors diretti. 

Come ha influito il Coronavirus sui vostri piani di espansione?

punchlab appAbbiamo completamente stravolto il nostro piano di sviluppo e economico mid-due diligence! È stato incredibile, in due mesi abbiamo creato un’intera piattaforma per gli allenatori per permettergli di continuare a seguire i loro atleti a distanza e inviare allenamenti tramite l’app. Questo ha aperto le porte a quello che sta piano piano diventando un marketplace di allenamenti. Prima del virus avevamo una versione per palestre che gli permetteva di creare allenamenti sincronizzati con leaderboards in tempo reale su più sacchi differenti all’interno della stessa palestra. Prima di settembre trasporteremo tutto online permettendo agli allenatori di creare classi live e ricevere i dati degli utenti in tempo reale dovunque si trovino. Da un punto di vista vendite abbiamo riscontrato subito un aumento di cinque volte quando gli stati uniti sono entrati in lockdown. Questo ha sicuramente aiutato a chiudere un round di finanziamento in piena pandemia.

Da un punto di vista marketing, dove avete focalizzato i vostri sforzi quando avete lanciato l’app PunchLab?

Essendo un servizio per un target ben definito di utenti, le pubblicità di facebook funzionano particolarmente bene e hanno costi di acquisizione molto bassi. Inoltre come tutti gli sport, anche la boxe è un mercato dominato da “influencers”, nel nostro caso fighters e allenatori famosi. Influencers marketing funziona specialmente bene perché abbiamo la possibilità di far fare a questi atleti e allenatori workouts da mettere nell’app, creando quindi un valore reale per i nostri utenti che va oltre il semplice endorsement su Instagram.

Come è composto il team di PunchLab al momento? Quante persone si occupano di acquisizione utenti?

Fino ad oggi abbiamo lavorato soprattutto con freelancers. Questo ci ha permesso di rimanere estremamente lean fino a quando non abbiamo ottenuto i finanziamenti necessari per espandere il team in piena sicurezza. Oggi questi finanziamenti sono finalmente arrivati e stiamo iniziando a il processo per inserire questi collaboratori esterni all’interno del team. Al momento continuo ad essere io ad occuparmi della user acquisition e del marketing in generale insieme ad un collaboratore che lavora direttamente dagli USA. Prima di settembre allargheremo ulteriormente il team con due nuove figure. 

Quanto è importante l’App Store Optimization quando si ha un budget limitato?

Estremamente importante per il business. Sebbene gli investitori sembrano voler vedere i dati che vengono da canali di acquisizione “scalabili” come l’advertising, questi raramente sono strumenti di marketing sostenibili da una startup early stage. ASO e SEO amplificano qualunque altra operazione di marketing e possono dare risultati importanti senza bisogno di budget stratosferici. Inoltre bisogna sempre sottolineare che un utente organico vale 10 utenti acquisiti tramite ads, perché è un utente con un problema reale che stava attivamente cercando una soluzione.

Investite al momento in acquisizione utenti a pagamento? Se si, quali sono i principali canali di acquisizione? Se no, perché?

Si, principalmente Facebook e instagram ads. Non ancora con l’intenzione di scalare questi canali ma per testare nuove features e le nostre assunzioni di base. Avendo già un bel bacino di utenti paganti, Facebook ci permette di fare Look-a-like audience e ottimizzare per eventi in app. I risultati sono estremamente buoni a fronte di un setup e manutenzione minimi. 

Quali consigli daresti, in termini di sviluppo del business ed acquisizione utenti, agli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio legato al settore mobile?

Pensa in piccolo. Trova il tuo minimum viable market e li acquisisci i primi 10, 100, 1000 utenti che non vedono l’ora di usare il tuo prodotto. I primi utenti li troverai parlando su un blog, commentando un post di Facebook, o nella palestra di boxe sotto casa. Parti da un gruppo ben definito di persone e scordati di tutto il resto. Soprattutto dimenticati di concetti come market size e proiezioni da qui a 5 anni. Tutte cose che arriveranno più in fretta se ti focalizzi su un solo tipo di utente e un solo caso d’uso.


Ringraziamo Valerio per la sua disponibilità e per averci raccontato il suo percorso imprenditoriale e la storia di PunchLab.

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