Per la sezione Startup Nel Mobile, dedicata alle startup Italiane che lavorano nel settore mobile, abbiamo fatto una bella chiacchierata con Nicolò Santin, CEO e Co-fondatore di Gamindo, l’app che ti permette di fare beneficenza giocando ai videogiochi.

Ciao Nicolò, raccontaci in breve chi sei e cos’è Gamindo.

Ciao a tutti i lettori di Mobile Marketing Italia e grazie per questa opportunità. 

Mi chiamo Nicolò Santin, ho 27 anni e sono il co-fondatore di Gamindo. Dopo essermi laureato in Economia e Gestione delle aziende all’Università Ca’ Foscari di Venezia ho deciso di intraprendere questa strada e di provare a trasformare la mia idea di permettere a chiunque di donare senza spendere e divertendosi in un’azienda.

Cos’è Gamindo: Gamindo è un aggregatore di advergame, ossia videogiochi brandizzati che nascono per promuovere un’azienda ed è un’applicazione scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store. 

Come funziona. Le aziende ci commissionano un videogioco e fissano un budget da donare in beneficenza. Il budget stanziato per la donazione da parte dell’azienda viene poi diviso in gemme, che gli utenti che giocano ai giochi di Gamindo ricevono al termine di ogni loro partita in base al punteggio fatto. Gli stessi utenti scelgono poi gli enti a cui donare le gemme che hanno raccolto giocando.Il budget per la donazione viene quindi interamente devoluto in beneficenza.

Con Discovery Italia, ad esempio, abbiamo sviluppato un gioco per il cartone Oggy e i Maledetti Scarafaggi. Dopo aver studiato assieme a Discovery il brief e la struttura del gioco, ci siamo occupati di svilupparlo e distribuirlo sulla piattaforma. Nel caso di Discovery, l’ente scelto da loro è stata l’Associazione dell’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano.

In Gamindo vincono tutti: le persone donano senza spendere e divertendosi, le aziende si promuovono in modo coinvolgente e fanno un’attività di responsabilità sociale d’impresa, gli enti non profit sensibilizzano la causa e raccolgono fondi. Win-win-win.

gamindo apps

Fare beneficenza giocando ai videogiochi. Come è nata questa idea? Come è cambiata nel tempo Gamindo?

L’origine dell’idea è un po’ bizzarra. È tutto nato con Gangnam Style. Ricordo di aver letto un articolo in cui si diceva che l’artista PSY aveva guadagnato diversi milioni di dollari, per gli introiti pubblicitari presenti su YouTube, dopo il primo miliardo di visualizzazioni della canzone. Ho così pensato: creo un video, convinco la gente a guardarlo dicendo “guardalo non ti costa nulla, ma i soldi degli introiti andranno in beneficenza” e dono tutto ad uno o più enti. Far guardare un video però non è semplice. Farli divertire, con un videogioco, lo è molto di più. Sono da sempre appassionato di videogiochi e quando all’esame di marketing ho scoperto gli advergame (videogiochi brandizzati creati dalle aziende per promuoversi) ho pensato che fossero il mezzo ideale per far donare le persone senza spendere. Da lì, ho scritto la mia tesi di laurea proprio su questo argomento. Ero talmente motivato e curioso di studiare questo argomento che ho finito per scrivere 700 pagine, raccogliendo 2500 questionari grazie ai miei cuginetti di 12 anni che si sono messi una t-shirt in spiaggia con scritto “Se compili un questionario, ti regaliamo un sorriso”.

Quanto ha influito il Coronavirus all’exploit di Gamindo?

Gamindo user

Il Coronavirus, per fortuna, non ha avuto un impatto negativo sulla nostra startup. All’opposto, la gente a casa ha cercato più applicazioni per giocare e trascorrere il tempo e per questo motivo abbiamo visto un forte incremento sia del numero di utenti che del tempo medio trascorso in app quotidianamente. Per quanto riguarda le aziende, inizialmente c’è stato uno stop temporaneo con i clienti ma poi è tutto tornato alla normalità. Purtroppo però sono saltati molti progetti legati a dei grandi eventi.

Quali sono i principali competitors di Gamindo e come vi differenziate da loro?

Ci sono altre piattaforme che permettono alle persone di donare senza spendere, come Charity Miles (più corri e più doni) e Wegiveit (più guardi spot video e più doni). Noi ci differenziamo da loro per la parte del gaming, che è il nostro grande punto di forza. 

Per quanto riguarda tutti i giochi che sono disponibili su mobile, ci vogliamo differenziare da loro per la mancanza di pubblicità invasiva all’interno dell’app e soprattutto perché in Gamindo non si ha la sensazione di perdere tempo giocando, ma di avere un impatto sul mondo.

Da un punto di vista imprenditoriale, come è nata la scelta di puntare su un prodotto esclusivamente mobile?

Nel mondo ci sono oltre 2.3 miliardi di gamer da mobile. Parliamo di un mercato enorme e in continua crescita. Un mondo in cui ci sono persone di tutte le età, visto che l’età media del gamer è di 34 anni. Per questo abbiamo deciso di puntare inizialmente solo sul mobile, con l’idea in futuro di espanderci in nuove tecnologie.

Qual è il vostro modello di monetizzazione?

Il nostro modello di business è lo sviluppo del gioco per le aziende, che possono inserire sulla nostra piattaforma o sui loro canali digitali (Swipe up su Instagram, sito internet, QR code, applicazione proprietaria ecc…)

Avete in programma di espandersi all’estero?

Assolutamente si, dopo il round di finanziamento di questa estate vogliamo strutturare il team ed espanderci subito. In Silicon Valley abbiamo capito l’importanza di andare globali subito.

Da un punto di vista marketing, dove avete focalizzato i vostri sforzi per il lancio dell’app?

Sul prodotto. Abbiamo sicuramente fatto delle attività di PR per fare un minimo di awareness su quello che stiamo facendo, ma il nostro focus resta il prodotto. Una piattaforma avrà successo il giorno in cui scatterà il passaparola incontrollato tra gli utenti, non se uscirà ogni giorno su un giornale diverso. Questa almeno è la nostra opinione.

Gamindo appsCome è composto il team di Gamindo? Quante persone si occupano di acquisizione utenti?

Il team è composto da 8 persone con competenze eterogenee, sia lato business che soprattutto lato sviluppo con frontend/backend/game dev. Attualmente mi sto occupando io di tutta la parte di user acquisition, essendo ancora un team piccolo, ma nei prossimi mesi assumeremo una persona dedicata su questo aspetto.

Quanto è importante l’App Store Optimization quando non si ha un budget illimitato?

L’ASO è fondamentale, infatti stiamo cercando ogni giorno di studiare sempre di più questo mondo che non è fatto solo da icona/descrizione/screenshot/keyword come molti pensano ma da moltissimi altri aspetti.

Investite al momento in acquisizione utenti a pagamento? Se si, quali sono i principali canali di acquisizione? Se no, perché?

Sto facendo delle sperimentazioni con Business Manager, quindi Facebook e Instagram. Parliamo di budget molto bassi (circa 20 euro al giorno) ma stiamo avendo già dei buoni risultati con dei cost per install di 15-20 centesimi. Ho voluto “sporcarmi le mani” io per poter capire come funziona questo mondo, ma prossimamente inseriremo una figura che si occuperà proprio di questo.

Nelle ultime settimane Gamindo ha ricevuto molta attenzione mediatica. Come distinguete gli utenti che arrivano in modo organico (per esempio a seguito di un servizio su Sky), da quelli che arrivano tramite campagne a pagamento?

In questo momento ci stiamo basando sui dati di Firebase e dei nostro backoffice soprattutto, ma stiamo valutando altri strumenti per avere una maggior precisione dei dati.

Quali consigli daresti, in termini di sviluppo del business ed acquisizione utenti, agli imprenditori che stanno pensando di lanciare un servizio legato al settore mobile?

In termini di sviluppo direi sicuramente di investire molto sulla ricerca del team di persone con cui sviluppare il prodotto. È importantissimo avere persone competenti e con cui si riesce a lavorare bene. Per quanto riguarda l’acquisizione utenti, non pensate che basti andare su un giornale o una televisione per avere milioni di download. Ci vuole un buon prodotto comunicato bene, a livello sia organico che paid.


Ringraziamo Nicolò per la sua disponibilità e per averci raccontato il suo percorso imprenditoriale e la storia di Gamindo.

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