Microsoft e Activision Blizzard

In un accordo sconvolgente, anche se a seguito di una serie di acquisizioni nel mondo del gaming, Microsoft ha annunciato oggi che ha accettato di finalizzare l’acquisizione di Activision Blizzard.

Secondo Bloomberg, l’accordo è valutato circa $70 miliardi. A paragone di acquisizioni, è bene ricordare che Microsoft ha speso $7,5 miliardi per Bethesda.

Activision Blizzard si è dovuta difendere da indagini su accuse tossiche sul posto di lavoro durante l’anno scorso. La vendita della società potrebbe però dare a tutti, incluso il CEO Bobby Kotick, una certa consolazione. Sebbene tutti i manager sarebbero ancora soggetti a qualsiasi conseguenza di quelle indagini, possono senza dubbi essere contenti di ricevere una lauta paga a seguito della vendita di un’azienda ormai in calo. 

Per Microsoft, questa acquisizione è significativa, poiché le dà accesso ad alcune delle più grandi proprietà di gioco della storia, tra cui Call of Duty, che ogni anno rilascia un best-seller. Il lato Blizzard della società è anche quella che mantiene le proprietà di Warcraft, StarCraft, Diablo e Overwatch. Activision, invece, possiede anche King, creatori della mega-hit mobile Candy Crush Saga. Microsoft potrebbe “riabilitare” l’immagine di Activision Blizzard dichiarando queste proprietà amate – o un tempo amate – come sotto nuova gestione.

Secondo Daniel Ahmad, analista senior di Niko Partners, Microsoft dovrà pagare 3 miliardi di dollari ad Activision Blizzard se l’accordo fallisce o viene bloccato.

Il CEO di Microsoft Gaming Phil Spencer afferma all’annuncio dell’accordo: “Fino alla chiusura di questa transazione, Activision Blizzard e Microsoft Gaming continueranno ad operare in modo indipendente. Una volta che l’accordo sarà completato, il business di Activision Blizzard riferirà a me come CEO di Microsoft Gaming”. Microsoft si aspetta che l’affare si chiuda nell’anno finanziario 2023.

Inutile rimarcare che questa acquisizione è l’ultima (solo in senso temporale) di una lunga serie di attività finanziarie volte a creare conglomerati di aziende che possiedono una quantità di dati innumerevoli, cercando, forse in qualche modo, di creare delle proprietà che permettono di eludere le nuove restrizioni di Apple, e prossimamente anche di Google, in termini di tracciamento. 

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